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I cannibali, le politiche d’emergenza e la Finestra di Overton

di Davide Simone e Francesca Capelli

Come si arriva al Male Assoluto? A piccoli passi. Le riflessioni che vi proponiamo sono legate alla teoria della Finestra di Overton (forse a sua volta ispirato dalla famosa storiella della rana bollita) che mostra come sarebbe possibile manipolare l’opinione pubblica per farle non solo accettare, ma anche sostenere e difendere, qualsiasi idea, pur se una volta ritenuta esecrabile e intollerabile. Con una piccola premessa: il concetto di Male Assoluto può avere due significati. Quello di male infinito, che non ammette limitazioni, costrizioni relativamente a se stesso e alle condizioni in cui si esercita. Ma l’etimologia latina ab solutum indica anche l’idea di un male sciolto da qualsiasi referente oggettivo. Non c’è un vantaggio pratico nell’applicarlo nell’esercizio quotidiano (qual era il vantaggio per il tedesco medio nello sterminio di milioni di ebrei? Cosa toglie agli eterosessuali il fatto che le coppie gay possano sposarsi?) e solo la sospensione del pensiero può consentirlo. Proprio perché, come dice Hannah Arendt, il pensiero non ha a che vedere con la conoscenza, ma con la capacità di distinguere il bene dal male. Scegliendo il primo.

Veniamo dunque alla teoria sviluppata negli anni Novanta del secolo scorso dal sociologo e attivista staunitense Joseph Paul Overton (1960-2003) e che porta il nome del suo creatore. Si snoda in sei passaggi, detti, per l’appunto, finestre. L’idea sarà quindi progressivamente:

-Impensabile, ossia inaccettabile, proibito

-Radicale, ossia ancora proibito ma con alcune eccezioni

-Accettabile

-Ragionevole

-Diffusa

-Legalizzata

Filosofo e studioso di comunicazione e propaganda, il Prof. Gianluca Magi riprende un esempio del regista russo Nikita Michalkov per spiegarne le dinamiche:«Il regista Nikita Mihalkov, in un video in lingua russa, per descrivere i passi delle Finestre di Overton e farne comprendere la micidiale efficacia, propone un esempio provocatorio ed estremo: il tabù sociale del cannibalismo. Questo esempio intollerabile ci consente di osservare i meccanismi operativi della persuasione politica, sociale ed economica della nostra società.

Alla finstra 1, l’idea di legalizzare i diritti dei cittadini di mangiarsi a vicenda è assoluamente “impensabile”, impossibile, terribile, inaccettabile. E’ un’idea studiata a tavolino, allo stadio 1, in cui un personaggio pubblico o famoso o un politico s’incarica di utilizzarla in modo provocatorio affinché la socieà o la politica reagisca con grande foga. Questa idea inaccettabile è stata ora lanciata e una seconda Finestra è pronta ad aprirsi per accoglierla.Alla finestra 2, infatti, questa provocazione viene gradualmente portata nella sfera dell’informazione, come una chiamata “radicale”, per attirare sempre più l’attenzione della società sull’idea di cannibalismo . Si organizzano, per esempio, simposi etnologici dal titolo “Riti esotici e antropofagia nelle società trdizonali” in cui antropologi, scienziati sociali e delle idee parlano del fenomeno del cannibalismo sotto i riflettori delle tv e dirette streaming dei social, a cui seguiranno dibattiti spontanei pubblici e privati tra utenti e approfondimentiorganizzati sui vari media.

Nella finestra 2 l’argomento tabù è così rimosso dalla zona proibita e l’ “impensabile è traslato sul “radicale”: l’argomento è messo in circolazione, il tabù della sua discussione è infranto e si comincia a diffonderlo e a profilare una revisione psicologica dell’opinione pubblica esistente. A questo punto, la società assisterà ai successivi passaggi in modo automatico, inesorabile.

Nella finestra 3, si abbellirà o si renderà emotivamente neutrale la parola “cannibalismo” in modo da sradicare dalla coscienza collettiva la forma della parola dal suo contenuto, in modo da fornirle una colorazione semantica “accettabile”, per sviare l’essenza del problema. Come scrisse il romanziere Philip Dick: “Lo strumento fondamentale per la manipolazione della realtà è la manipolazione delle parole. Se puoi controllare il significato delle parole, puoi controllare le persone che devono usare le parole” (si pensi anche agli studi di George Lakoff, ndr). Solitamente noi consideriamo le parole una descrizione del mondo, ma è più esatto il contrario: il mondo è una descrizione delle parole. Come la parola “guerra” diventa “missione di pace”, come l’espressione “finanziamento monetario della spesa pubblica” diventa “quantitative easing”, così non si dovrà parlare di “cannibalismo” ma di “antropofilia”, ovvero “amore per il genere umano”. Antropologi, psicologi e sociologi proseguiranno il lavoro facendo circolare sempre più l’idea di “antropofilia”, riportando o creando precedenti di riferimento del mondo mitologico storico, attuale o inventati di sana pianta che verranno presto legittimati. Si insinuerà che il concetto di “antropofilia”, in linea di principio, ha una sua dignità, una sua ragionevolezza interna che non va esclusa dall’ambito della conoscenza e chi vi si sottrae è un ipocrita o un ignorante.

In questo modo stanno spalancando la Finestra 4: la “ragionevolezza” dell’ “antropofilia”. Vengono quindi creati artificiali campi di bataglia nella coscienza pubblica, rinfocolati da “esperti” mediaticamente veicolati, nei quali si fronteggiano due fazioni contrapposte: i difensori, armati di ragioni storiche e culturali, del carattere naturale e inerente all’uomo della “antropofilia” e chi ancora ostinatamente resiste e si dissocia dall’insosenibile idea di mangiare carne umana. Quest’ultimi riceveranno dai primi lo status di “haters” radicali, retrogradi, reazionari e via dicendo.

Lo slogan “Vietato vietare” l’antropofilia!” chiude la Finestra 4 e apre la Finestra 5: la crescente “popolarità” del fenomeno in questione. Statistiche sulla crescente popolarità dell’ “antropofilia”, voci autorevoli, esempi di personaggi famosi amati dalle folle che sposano l’idea, talk e reality show che ribadiscono la presenza di questo fenomeno nella coscienza pubblica, film da botteghino che esaltano il piacere dell’ “antropofilia” renderanno “cool”, “pop” e “mainstream” quello che un tempo era considerato un crimine abietto.

L’apertura della finestra 6 è ora così servita: la “antropofilia” è trasferita dalla sfera popolare all’agenda politica di discussioni in sede istiuzionale di questioni urgenti che richiedono una soluzione legale; infine, in sede legislativa, se ne decreterà ufficialmente la legittimità, la legalità e la protezione della “minacciata” minoranza che rifiuta l’antropofagia. E’ approvata la legge sulla “antropofilia”. L’argomento è inserito nei programmi degli asili e delle scuole: una nuova generazione non saprà che è possibile pensare diversamente.In questa ipotetica progressione geometrica, che coinvolge opinone pubblica, media, politica e istituzioni, l’inaccettabile può diventare non solo accetabile, ma radicarsi all’interno della società tanto da diventare legge.

La violenza subdola e graduale sulla mente rende possibile il trasferimento ideologico occultato, che sfugge alla coscienza, al punto da chiederci: quante e quali idee si trovano oggi in una Finestra intermedia dello schema di Overton che un giorno si troveranno ad essere legalizzate con la costante complicità delle vittime ignoranti o sprovvedute?».All’apparenza estremo e inverosimile, il caso proposto risulta tuttavia drammaticamente realistico, se ad esempio si analizza la deriva illiberale di molti paesi, anche occidentali, transitati nel vicinissimo Novecento dalla democrazia alla dittatura, all’autoritarismo, al totalitarismo.Analizzando d’altro canto la millenaria storia della propaganda e l’ormai vastissima produzione scientifica e multidiscpilinare sui suoi effetti, ci potremo rendere facilmente conto di come la Finestra di Overton non derivi da un approccio ideologico ma, nella sostanza, dalla comprensione e dall’acquisizione di scenari e meccanismi concreti e oggettivi.

Scopo del breve contributo non è fornire assist ad una certa dietrologia golpistica, che interpreta questa fase storica come un grande banco di prova per sovvertire l’ordine democratico, ma segnalare i rischi, anche stavolta concreti, che possono derivare da una compressione dei diritti fondamentali e delle libertà costituzionali, e offrire, per quanto possibile, gli strumenti adatti a decodificare, e dunque a neutralizzare, le tecniche usate per orientare l’opinione pubblica verso l’accettazione dell’inaccettabile, dell’ “impensabile”.


Riferimenti e suggerimenti bibliografici: “Goebbels. 11 tattiche di manipolazione oscura”, di Gianluca Magi, ed. Piano B; “Non pensare all’elefante! Come riprendersi il discorso politico”, di G. Lakoff, ed. Chiarelettere; Besogon.TV, videoblog di Nikita Mihalkov

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