Print Friendly, PDF & Email

sinistra

Saverio Merlino e l’integralismo ideologico

di Salvatore Bravo

L’integralismo ideologico è una forma di esemplificazione dei dati e delle visioni prospettiche. L’esodo dagli integralismi ci restituisce una visione articolata della realtà storica e dei progetti politici. Non vi sono paradigmi valevoli per sempre e che possono semplicemente essere applicati ad ogni contesto storico. L’integralismo settario esemplifica e cade nell’irrazionale, poiché assimila ogni contesto a principi teoretici indiscutibili. La complessità esige la duttilità del logos capace di scorgere le differenze e specialmente di mediare la realtà effettuale con i principi e i fini dei progetti politici. Il settarismo, inoltre, è incapace di cogliere le innumerevoli variabili con cui deve confrontarsi per progettare nella concretezza. Si cade in forme di purismo narcisistico che rischiano di essere distruttive per il progetto politico e per gli esseri umani. Saverio Francesco Merlino è un esempio di intellettuale, di anarchico socialista che ha scorto la complessità, ma ha subito la violenza degli ideologici dell’esemplificazione. I suoi testi semisconosciuti sono granai contro il semplicismo ed il settarismo ideologico.

Nelle verbose discussioni in cui tutto è riportato a categorie politiche senza la consapevolezza del valore teorico delle affermazioni, si perde con la complessità dialettica la concretezza dell’effettualità storica per rifugiarsi in rassicuranti categorie: destra e sinistra. L’abitudine al settarismi si spinge verso forme di rifiuto del libero esame delle idee per fondare “una nuova chiesa” con i suoi dannati e salvati:

Spettacolo umiliante quello di vedere uomini che discutono de’ problemi sociali preoccuparsi di sapere se quello che dicono e quello che si propongono di fare viene a dar ragione ai socialisti, o ai conservatori. La grande questione ridotta ad un puntiglio! Lo spirito settario che uccide il libero esame e l’amore alla giustizia e alla verità!1”.

 

Lotta di classe e senso critico

Non si può risolvere la storia ad un unico parametro interpretativo, è necessario utilizzare una pluralità di mezzi dialettici per far emergere la verità. La lotta di classe è paradigma valido per taluni periodi storici, ma non può essere strumento unico di interpretazione. Nella realtà effettiva si constata la possibile alleanza tra classi e prospettive socio-economiche differenti, poiché le idee hanno la potenzialità di trascendere gli interessi di classe, poiché sono universali, e dunque possono essere catalizzatori trasversali del movimento della storia:

Il fenomeno della lotta di classe non è tutto il contenuto della storia. Fra le classi si è venuto formando un patrimonio comune di idee, di sentimenti, di principii di condotta, d’interessi, di bisogni, di affetti: e questi spingono l’umanità verso il Socialismo2”.

Saverio Merlino ha articolato il suo pensiero riflettendo, da socialista ed anarchico, sui limiti e i pericoli dell’ideologia socialista. Essere socialisti significa, in primis, indicare i pericoli che potrebbero far fallire il progetto politico e comportare il discredito sulla stessa ideologia. I militanti devono acuire il senso critico verso l’ideologia praticata per difenderla da fragilità ideologiche sempre possibili. Il socialista napoletano palesa il pericolo del capitalismo di Stato, se ogni iniziativa e responsabilità individuale è neutralizzata in nome dello Stato che gestisce ogni bene e trasforma il popolo in salariato a suo servizio, non vi è socialismo, in quanto si riproduce lo stesso sistema capitalistico con le sue gerarchie e sudditanze alienanti. Socialismo è riconoscimento della dialettica individuo-collettività e specialmente partecipazione:

Quando lo Stato o la collettività esercita per suo conto una o parecchie industrie, questo è Capitalismo di Stato, non è Collettivismo: manca la possibilità del piano unico di produzione, e della determinazione autentica, ufficiale del valore di cambio, ossia, in ultima analisi, della remunerazione dell’ora di lavoro3”.

 

Socialismo e democrazia

Socialismo è responsabilità dei singoli che partecipano alla costruzione del socialismo. Quest’ultimo è progetto politico della collettività e non della sola nomenclatura di potere. Pur anarchico di formazione Merlino giudica lo Stato non secondario per costruire il socialismo libertario. Bisogna evitare scissione tra base e vertice non può che comportare la fine del progetto. Responsabilità personale e funzioni statali devono collaborare, altrimenti il cittadino si autopercepisce come suddito e ciò non può che comportare la fine del progetto socialista:

Il piano è questo: concedere all’individuo o al gruppo volontariamente costituito l’uso degli strumenti di lavoro, lasciandogli libertà, iniziativa e responsabilità: avocare alla collettività il dominio diretto almeno dei grandi mezzi di produzione (terra, macchinario, grandi fabbriche, ecc.), quindi le rendite tutte, industriali ed agricole; far servire queste rendite a mantenere nella società l’uguaglianza delle condizioni (…)4”.

Il socialismo è democrazia, ma democrazia decentrata, in cui i corpi medi diffusi e partecipati costituiscono la democrazia diffusa, in cui il potere è gestito da tutti. Di altro genere è la democrazia parlamentare nella quale i rappresentanti sono espressione dei potentati economici e i cui accordi si consumano fuori delle aule parlamentari. Democrazia socialista è prassi della lotta, solo chi lotta impara ad essere libero:

L’essenza della democrazia mi sia lecito ripetere sta nell’assenza d’un potere centrale e nella ricerca delle forme di amministrazione che lasciano minore arbitrio possibile agli amministratori. In questo senso non v’è differenza sostanziale tra democrazia e anarchia5”.

La partecipazione insegna che l’uguaglianza non è eliminazione delle differenze tra le soggettività, ma abolizione di ciò che impedisce la pari dignità delle persone. Se le differenze vengono abolite, si omologa, mettendo in atto processi di reificazione tipici dei regimi borghesi. L’uguaglianza è riconoscimento dell’altro nella sua differenza, la quale non è mai assoluta, poiché più forti delle differenze sono i valori universali che uniscono ed accolgono la comune umanità:

Non si può sopprimere tra gli uomini ogni distinzione e stabilire una perfetta uguaglianza di condizione e capacità. Ma si possono e si devono abolire le gravi ineguaglianze attuali di condizioni e dare alla società una base egualitaria6”.

Al catastrofismo risolutivo e pericoloso di un certo socialismo bisogna opporre l’evoluzione graduale del sistema. L’evoluzione permette l’intima trasformazione delle relazioni e non l’attesa fatale del crollo. Socialismo è, dunque, Streben (sforzo) intellettuale condiviso che parte del basso e trova soluzioni condivise ai problemi e agli ostacoli che l’esperienza socialista incontra nel suo cammino:

Alla concezione catastrofica del Socialismo deve succedere la concezione evoluzionista, non nel senso del placido tramonto o della trasformazione lenta e secolare senza bruschi mutamenti di nessuna specie; ma nel senso che il Socialismo non si attua semplificando, ma bensì rendendo più complesse le relazioni e più complicato il congegno sociale; nel senso che la società socialistica è morfologicamente lo sviluppo e il perfezionamento dell’attuale7”.

I grandi pensatori, coloro che deviano dalla corrente, restano, malgrado la loro libera marginalità. Nel nostro tempo storico nel quale prevale indifferenza e omologazione rileggere gli eretici dal circuito ideologico può essere valida occasione di confronto per riprendere il cammino della storia.


Note
1 Francesco Saverio Merlino, L’utopia collettivista, Fratelli Treves editori, 1898 pp. 12 13
2 Ibidem pag. 103
3 Ibidem pag. 22
4 Ibidem pag. 67
5 Ibidem pag. 91
6 Ibidem pag. 118
7 Ibidem pag. 105

Add comment

Submit