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lantidiplomatico

Papa Francesco e la "sinistrucola"

di Savino Balzano

Due sono le cose che mi hanno colpito recentemente in merito alle dichiarazioni del Santo Padre: le sue parole, ovviamente, ma anche (e forse soprattutto) quelle di chi lo ha criticato.

Ora, premettiamo una cosa: il fatto che Francesco sia diventato il nuovo punto di riferimento della sinistra del paese è, a mio avviso, assolutamente indicativo del grado di decadenza che la nostra politica ha raggiunto. Il fatto che la sinistra non riesca a trovare altri punti di riferimento, altri contenuti, altre parole d’ordine, rispetto a quelle pronunciate dal capo della Chiesa a me lascia decisamente perplesso. Basta fare un giro la sera attorno al colonnato del Bernini per cogliere la contraddizione esistente tra le frasi pronunciate e la disperazione di chi è costretto a dormire per strada, con tanto di tende e cartoni per coprirsi. Storia vecchia.

Il Papa si è incazzato con i giovani: «le coppie non vogliono più figli, ma hanno cani e gatti. Questo toglie umanità». Un’uscita semplicemente inaccettabile, figlia dell’anomia nella quale ormai siamo precipitati, indifferente alla condizione di prostrazione che molte donne e molti uomini vivono nel nostro tempo, soprattutto i più giovani.

Cosa significa oggi mettere al mondo un figlio?

Significa dare la vita ad una creatura in una delle fasi storiche più incerte che si possano immaginare. Durante questi due anni una cosa l’abbiamo certamente compresa: nulla è intoccabile, nulla è immutabile, nulla è al sicuro. Venivamo da trent’anni di precarizzazione: certamente sui luoghi di lavoro, è noto e lo diciamo spesso, ma in generale la condizione delle persone è più incerta anche in relazione alla complessiva destrutturazione dello stato sociale. Oggi lo Stato non ci è più amico, non ci è più vicino: non è detto che interverrà per aiutarci nei momenti di massima difficoltà e lo abbiamo visto durante quella che è più corretto definire come crisi sanitaria. Molti, moltissimi, dei morti che abbiamo dovuto contare infatti dipendono dall’inadeguatezza della nostra sanità, vessata da anni e anni di tagli lineari: molti dei quali operati da governi che si qualificavano proprio di sinistra. A questo si aggiunga che anche le nostre certezze più salde, le più granitiche, vengono meno: basta un dpcm per stabilire che non esci più di casa, per decidere che se non ti sottoponi a un trattamento sanitario (non obbligatorio!) non hai più accesso ai basilari servizi essenziali, e fine dei giochi.

E allora, piuttosto che ribattere al pontefice con frasi demenziali del tipo «il santo di cui porti il nome sarebbe d’accordo con chi ha cani e gatti» (peraltro chi scrive vive con un gatto da 15 anni), forse bisognerebbe evidenziargli come mettere al mondo un figlio oggi necessiti di tanto coraggio quanto amore.

Un figlio è la proiezione di sé: è quasi un modo per lanciarsi oltre la morte, per vivere dopo la vita, e serve una prospettiva, una visione, un senso di potere. Dinanzi a un mondo nel quale tutto è possibile, governato peraltro costantemente mediante l’artificio dell’emergenzialismo (terroristico, economico, sanitario, ambientale), nel quale nessuno di noi ha più la possibilità di incidere politicamente e democraticamente, quale prospettiva è possibile?

Questa forse avrebbe dovuto essere la risposta, una risposta di sinistra. Non ho mai creduto nell’idea che alla Chiesa debba essere vietato di esprimersi circa i grandi temi, anche politici, del nostro tempo: non solo è suo diritto, ma per certi aspetti penso che sia davvero un suo dovere. Tuttavia, ciò a cui la Chiesa non dovrebbe mai derogare è il mandato che le impone di essere vicina agli ultimi, ai più fragili, a chi non ce la fa.

Cristo era un socialista, Papa Francesco certamente no: se ne faccia una ragione la sinistrucola e guardi altrove.

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