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L’orchestrina di Auschwitz

di Nico Maccentelli

Un mio caro amico, un compagno che è tra i gestori di un centro sociale (ovviamente non menziono né nome né luogo) ha disdetto una ricorrenza piuttosto significativa: quella dello striscione del Drago dell’Autonomia Operaia del ’77 bolognese. Per fare la festa sarebbe occorso il green pass. E ve lo immaginate compagne e compagni che ancora si riconoscono in quella storia di sinistra rivoluzionaria e di classe, dover esibire il pass che oggi discrimina le persone… un ossimoro, una contraddizione palese e diciamolo: umiliante.

Così, questo compagno ha fatto un esempio, pur paradossale, ma che mi ha fatto pensare: controllare il green pass sarebbe come l’orchestrina di Auschwitz che accoglieva i deportati usciti dai vagoni bestiame e che andavano incontro al loro tragico destino. Una musica ironica per dei buoi che oggi non capiscono dove vanno e che accettano inconsapevoli il macello.

Buoi tra i buoi indottrinati dalla propaganda di regime… è quello che si sono rivelati molti compagni e intere piccole organizzazioni della sinistra di classe e sindacale, diciamolo, ininfluenti da decenni e ora si capisce anche il perché.

Compagni che nel momento in cui si ha la grande svolta reazionaria, il bio-autoritarismo pseudo-sanitario organizzato nella gestione criminale della pandemia da parte dei gruppi dirigenti del grande capitale, non se ne accorgono minimamente e si inventano campagne vaccinali salvifiche invocando Cuba, che è tutta un’altra storia.

I quaranta militanti con striscione davanti a una prefettura o un luogo simbolo sarebbero per loro il movimento di massa collettivista, mentre il corteo di migliaia di persone di tre mesi fa, la cui testa arrivava al palazzo della Regione mentre la coda era ancora a porta Zamboni sarebbe il movimento individualista, magari di una massa di egoisti piccolo borghesi che non vuole porgere il braccio ai sieri genici.

Ma torniamo alla metaforica orchestrina e al totalitarismo che avanza oggi. Quando sei in una gabbia hai una scelta: o accetti la gabbia e semmai cerchi di avanzare migliori condizioni: e questo è il tratto comune a ogni riformismo. Oppure cerchi di romperla ed evadere o annientare il nemico che lì ti ha costretto. E questa è la strategia di ogni processo rivoluzionario.

Ogni lotta e rivendicazione sacrosanta, come per esempio il potenziamento della sanità, i tamponi gratuiti, il potenziamento dei trasporti, la messa in sicurezza con investimenti della scuola, ha senso se è inquadrata nella questione che riassume ogni vertenza: l’abolizione del green pass e delle restrizioni che ormai hanno capito anche le pietre che non sono di carattere sanitario.

E mi chiedo ma come ha potuto una parte significativa della sinistra antagonista ridursi così? Perché questo accanimento “terapeutico” a farsi del male? Lo dico mentre in tutto il paese tante compagne e compagni si stanno riorganizzando al di fuori dei soliti sepolcri imbiancati di un sinistrismo ormai morto politicamente, di un comunismo ortodosso che non ha nulla di meglio da fare che rispolverare un diamat ancora più demeziale onorando la Cina del credito sociale come paese socialista.

E’ tempo di cambiare musica. E per farlo va cambiata l’orchestra.

Comments

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Francesco Demarco
Thursday, 03 February 2022 13:50
Hanno fatto un accordo, il fumo è raddoppiato di prezzo, ma è di migliore qualità; si attendono nuove conquiste nel campo della birra...
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