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marx xxi

Cosa c’entrano il gas e il gasdotto Nord Stream 2 con la crisi tra Russia e Ucraina

Intervista al Prof. Demostenes Floros

Cosa c’entra il gas con la crisi tra Russia e Ucraina, qual è il futuro del gasdotto Nord Stream 2 e qual è il ruolo degli Stati Uniti e della Nato. Lo spiega a Fanpage.it il professore Demostenes Floros, analista geopolitico ed economico.

Il professore Demostenes Floros, analista geopolitico ed economico e docente presso il Master in Relazioni Internazionali d’Impresa Italia-Russia, dell’Università di Bologna Alma Mater, ha spiegato a Fanpage.it la guerra della fornitura di gas naturale tra Russia e Stati Uniti, il ruolo del gasdotto Nord Stream 2 e cosa si nasconde dietro la crisi tra Russia e Ucraina, che “ormai non riguarda solo i due Paesi ma gran parte dei paesi Nato”, e soprattutto perché le tensioni non accennano a diminuire nonostante la minaccia di una guerra il cui prezzo più alto lo pagherebbe proprio l’Unione Europea.

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Professore cosa c’entra il gas naturale e i gasdotti con la crisi in corso tra Russia e Ucraina?

L’Unione Europea utilizza il gas naturale per coprire il 25% del proprio fabbisogno di energia primaria e di questa percentuale la Federazione russacopre circa il 40% dei suoi consumi, diventando di fatto il principale fornitore. Per quanto riguarda invece il paniere energetico dell’Italia, il gas ricopre il 41% dei consumi totali, che di per sé è anche un aspetto positivo visto che il gas è quello che emette meno CO2, e anche in questo caso il principale fornitore, che copre il 43% dei nostri consumi, è la Federazione russa. E questi sono dati che vanno letti in un contesto ben preciso che è quello della transizione energeticadove un ruolo centrale lo giocherà proprio il gas naturale, che farà da tramite al passaggio verso le energie rinnovabili, visto che questa transizione, lo abbiamo capito, non sarà così veloce come qualcuno aveva immaginato, anzi durerà decenni. I rapporti tra la Federazione russa, che ha come obiettivo quello di vendere gas, e l’Unione Europea e l’Italia non potrà che stringersi col tempo, e questo non è evidentemente ben visto dagli Stati Uniti d’America che non vogliono che si crei questo legame, tanto da arrivare a proporre agli Europei di sostituire il gas naturale russo con il gas liquefatto prodotto da fracking. Si tratta di fatto di una sostituzione impossibile per questioni logistiche, per costi ma anche per numeri, visto che l’Unione Europea nell’ultimo anno ha importato 285 miliardi di metri cubi di gas naturale, in aumento del 5,8% rispetto all’anno precedente.

 

E il gasdotto Nord Stream 2 dove si colloca in questa guerra del gas?

Vorrei ricordare che l’Unione Europea, e soprattutto l’Italia, non vivrebbe l’attuale situazione di un aumento così sostanziale del prezzo del gas che nel 2021, e che non è spiegabile unicamente con i fattori intrinsechi ad un mercato come offerta e domanda ma anche da eventi politici, se fosse stato costruito South Stream che avrebbe trasportato 63 miliardi di metri cubi di gas annui: con quel gasdotto noi oggi saremmo in una situazione diversa. Il progetto, nel quale erano coinvolti Eni e Gazprom, è venuto meno per le pressioni americane sulla Bulgaria, ed è in questo contesto, in cui l’Italia ha perso un’occasione, che i tedeschi ne hanno approfittato per raddoppiare il proprio gasdotto con Nord Stream 2, che a sua volta è bloccato da due anni sempre per le pressioni americane sull’Unione Europea.

 

Quindi la minaccia di bloccare il gasdotto da parte degli Stati Uniti spiega l’escalation della tensione da parte di Biden, come accusato da Putin?

La Federazione russa non mira ad aumentare la tensione o a invadere l’Ucraina, il suo unico interesse è quello di vendere gas naturale all’Europa proprio in virtù della transizione energetica. E in prospettiva venderlo attraverso altri gasdotti in Oriente, in Cina, dove ci sono paesi che utilizzano una percentuale altissima di carbone che dovrà essere sostituito necessariamente con altre fonti tra cui il gas naturale. Il 60% delle esportazioni russe è legato all’energia dove il gas naturale occupa una fetta importante: i russi non hanno alcun interesse ad aumentare la tensione, a mio avviso invece le tensioni arrivano principalmente dagli Stati Uniti che non vogliono questa complementarietà tra l’economica della Federazione russa e quella dell’Unione Europea. E chi sta pagando il prezzo maggiore è proprio l’Italia, che ha visto un aumento del prezzo a livello globale del mercato dell’energia molto più alto rispetto agli altri paesi, per questo auspico che i nostri politici facciano di tutto per una de-escalation.

 

Come cambierebbe lo scenario con un eventuale ingresso dell’Ucraina nella Nato?

Basta prendere una cartina geografica e guardare dove era la Nato nel 1989 e guardare dove è arrivata oggi, nonostante le premesse fatte al tempo a Gorbaciov, per rendersi conto che è la Nato che si sta muovendo verso Est arrivando a poche centinaia di chilometri da Mosca, inglobando nel tempo ex territori dell’Unione Sovietica. Detto ciò, le posizioni all’interno della Nato sono diverse: da una parte abbiamo gli Stati Uniti d’America e la componente che fa riferimento al Partito Democratico che invece sta alzando la tensione in maniera preoccupante, dall’altro abbiamo settori europei della Nato come Francia e Germania che stanno cercando di abbassare la tensione. Ma si sa che ognuno cerca di tirare l’acqua al suo mulino, come Macron che si muove per questioni di politica interna viste le elezioni che avrà tra qualche mese, stesso atteggiamento ma in direzione opposta da parte del leader inglese Boris Johnson. Negli ultimi giorni è stato proprio il presidente ucraino Zelensky, appoggiato anche dai polacchi, a prendere una posizione diversa da chi all’interno della Nato sta facendo di tutto per arrivare a uno scontro, scontro che tutti noi auspichiamo non ci sia.

 

Qual è il peggior scenario possibile?

Una guerra aperta che verrà combattuta sul territorio europeo. Per questo sono piuttosto preoccupato dall’irresponsabilità di una parte della classe politica del nostro paese che non si rende che stiamo parlando della nostra sicurezza. Mi aspetterei che l’Unione Europea ogni tanto tirasse le orecchie ai Baltici i quali non fanno altro che fomentare la tensione: indipendente da chi premerà per primo il grilletto, un attimo dopo quei Paesi spariranno dalla cartina geografica, Polonia compresa. Il loro è un atteggiamento irresponsabile e non capisco perché non stiano lavorando in una direzione di de-escalation. E mi preme dire una cosa importante: l’elezione del presidente Biden, e quindi il ritorno dei Democratici negli Usa, era stato salutato come un nuovo inizio per il calo delle tensioni internazionali e l’avvio verso un cammino di cooperazione e solidarietà, ma pare che siamo andati nella direzione totalmente opposta e su questo bisognerebbe riflettere.

 

Il presidente russo Putin però non ha fatto passi indietro

La Federazione russa non può fare passi indietro. Se l’Ucraina entra nella Nato, i missili della Nato in tre minuti sono alle porte della Russia, e questo è inaccettabile per qualunque capo di stato da un punto di vista della sicurezza. Il rischio però è che a quel punto i russi potrebbero attivare impianti missilistici a Cuba e quindi non si farebbe altro che aumentare le tensioni: per questo l’Ucraina non può entrare nella Nato, è un qualcosa che non è nemmeno nella sicurezza dell’Unione Europea.


Da https://www.fanpage.it

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