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I nostri salvatori?

di Enrico Euli

C’è una spinta dall’alto che devasta il clima e avvelena la terra, ci chiude nelle case per consumare energia sempre più costosa e digitalizza gusti, spostamenti e condizioni di salute di tutti. Non possiamo fare nulla per fermare quei processi, dicono quelli che sono in alto, nel migliore dei casi, chi sopravvive, può imparare a conviverci. L’ultima spinta, che in realtà in diversi angoli dimenticati del mondo è presente da tempo, è l’adattamento alla guerra quale condizione vicina nello spazio e permanente nel tempo. In questo scenario siamo in grado di abbandonare forme di lotta tradizionali, dall’organizzazione di cortei alla firma di petizioni, passando per le richieste al parlamento e le urne? Secondo Enrico Euli no, gli Stati sanno porsi sempre come i salvatori. Da una barchetta come Comune, la realtà, per dirla con Bloch, ci sembra però sempre dinamica, il “non-ancora” in qualche modo esiste già (si tratta di diventare ogni giorno, per quanto difficile, “consapevoli produttori della nostra storia”), ma di certo Euli ricorda un nodo cruciale: oggi affidarci agli Stati per trasformare il mondo finisce per rafforzare la spinta dall’alto.

* * * *

Dopo aver verificato, nell’esperimento Covid, la capacità di adattamento dei propri cittadini a regole, imposizioni e clima di terrore, gli Stati ora si avviano a nuovi esperimenti.

L’adattamento ai cambiamenti climatici è già in corso: avendo deciso di fallire nella possibilità di arrestarli o anche solo di mitigarli e rallentarli, l’unica via che ci impongono è ormai solo quella di imparare a conviverci, coltivando la nuova esaltante virtù chiamata resilienza. Gli agricoltori, dopo essere stati illusi da pesticidi e brevetti, ora assistono impotenti alle grandinate ed alle gelate, alternate a siccità e inaridimenti. In città, ci chiudiamo in casa, a consumare energia sempre più costosa, sperando che regga il tetto di casa nostra e che il supermercato di sotto resti aperto e rifornito di merci sempre più care. L’adattamento al controllo completo delle nostre vite si insinua nello sviluppo totalitario della digitalizzazione e dell’informatizzazione dei nostri dati: preferenze, gusti, spostamenti, ingressi e uscite, condizioni di salute, documentazioni, trasgressioni. In questo caso, sono riusciti a ottenerlo senza neppure darci la sensazione di subirlo, ma come se fosse anzi un regalo, un’opportunità, una festa a cui non si può essere così folli da non partecipare.

Così come per il riscaldamento globale, milioni di atti collaborativi automatici – apparentemente ininfluenti, ovvii e ingenuamente incolpevoli – determinano un effetto di massa irrefrenabile, irreversibile e incorreggibile. Ora si avvia apertamente, anche per le popolazioni occidentali, il processo di adattamento alla guerra quale condizione vicina nello spazio e permanente nel tempo delle nostre brevi vite. Non sappiamo ancora con certezza quando, come e dove accadrà. Forse tra pochi giorni in Ucraina, forse altrove tra un po’.

Ma quel che è certo è che i popoli, nella loro maggioranza, daranno ancora supporto ai loro Stati nazionali, sorretti da autogiustificazioni più o meno credibili e apparentemente in contrasto con i loro stessi interessi (economici, sociali, esistenziali…). É già accaduto più volte nella storia, anche recente, e riaccadrà. In barba a qualunque analisi razionale dei costi-benefici e di qualunque teoria sull’attore razionale, di qualsiasi opposizione, come sempre. E in barba a qualunque differenziazione di regime: rispetto alla decisione di far guerra (ai russi, come ai virus) le democrazie rendono impotenti e obbligati i loro cittadini a seguirle quanto i regimi autocratici rispetto ai loro. Senza eccezioni di sorta. Lo vediamo in questi giorni, se non fossero bastati i due anni che li hanno preceduti: possiamo solo stare qui, in attesa delle loro decisioni, proseguire a far finta di vivere come se potessimo farlo davvero, e solo e soltanto adattarci a quel che sta per accadere, senza che si possa far nulla per arrestarlo o cambiarlo.

E quando anche la guerra ci avvolgerà, la finiremo di illuderci ancora che abbia senso votare parlamenti, firmare petizioni, organizzare cortei? No. Così come per l’inquinamento e per l’invadenza digitale, gli Stati sapranno porsi – proprio mentre proseguono a distruggere i delicatissimi equilibri della mente e del cosmo – anche come i nostri salvatori, in qualità di depuratori e garanti della privacy. E noi – incredibile dictu – ci crederemo, ci crederemo ancora.

Comments

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Mirko
Monday, 28 February 2022 14:26
Come affrontare la tragedia e aiutare gli altri ad affrontarla

L'editore di Monaco ha pubblicato il libro intitolato “Ogni terza donna”. La scrittrice, ha dedicato il libro a tutti i bambini stellati e ai loro genitori.
I bambini stellati in Germania vengono chiamati mai nati, quelli che sono morti durante il parto o quelli che sono deceduti poco dopo la loro nascita. Nel suo libro, la scrittrice dà voce alle donne che hanno perso i loro figli non ancora nati, ma non hanno rinunciato a una gravidanza con lieto fine, e anche al uomo che è sopravvissuto al dolore della interruzione della gravidanza della sua dolce meta. Queste storie dimostrano: coloro che hanno vissuto un trauma psicologico così grave dovrebbero assolutamente lavorarci su e non essere lasciati nella solitudine con il problema.
La stessa scrittrice ha affrontato un problema simile ai suoi tempi. – “Mi dispiace signora, ma non sento più il battito cardiaco del feto”, la stessa è rimasta senza parole dopo le fatidiche parole del medico durante uno dei suoi controlli di routine. Come ammette l’autrice del libro, non aveva mai vissuto un tale shock.
Gli specialisti della clinica di medicina riproduttiva del prof. Feskov hanno a che fare con storie simili ogni giorno e sanno quanto sia importante il sostegno per le famiglie che lo attraversano. Sono sempre pronti ad offrire soluzioni per coloro che sognano di diventare genitori.
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