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Draghi al fronte, e non è un bel vedere…

di Dante Barontini

Il discorso con cui Mario Draghi ha comunicato al Parlamento e al paese le intenzioni sue, dell’Unione Europea e della Nato rispetto alla guerra in Ucraina segna un passaggio storico di cui sarebbe stupido sottovalutare la portata.

E’ stato infatti una dichiarazione di entrata in guerra, per ora solo indirettamente, attraverso strumenti finanziari, progetti di investimento nel settore militare, forniture di armi ad un paese in guerra (in barba al dettato costituzionale).

E’ stato – anche per questo motivo – un discorso pieno di falsità sparse a piene mani e senza vergogna alcuna. Ed anche di svarioni, dimenticanze, confessioni involontarie… Una quantità di cose che non possono entrare in un solo articolo e che ci costringe dunque a immaginare una “seconda puntata”.

Falsità ribadite e sintetizzate – fra l’altro – nel secondo discorso, quello di risposta agli interventi (pochi quelli critici) in Senato:

Quando ci sono grandi cambiamenti, la sensazione è di entrare in periodo completamente diverso di quanto visto finora, in questi momenti la prima pulsione è di fare i conti con se stessi e con gli altri, di dire ‘Io avevo visto giusto, tu no, ho ragione’ oppure dire ‘io ho sbaglio però per buoni motivi’. Ho la sensazione che questo sia marginale, non è il momento di fare i conti con se stessi e con gli altri ma di fare i conti con la storia, non quella passata ma di oggi e di domani. A questo punto il passato, quello che abbiamo fatto, gli errori… Tutto questo è utile perché migliora la consapevolezza personale, ma è inutile se ci divide. Quello che abbiamo davanti è qualcosa che ci deve unire“.

Traduciamo liberamente per i lettori meno informati sugli ultimi trenta anni: “è vero, abbiamo esagerato con l’espansione a Est della Nato, magari anche con tutte quelle guerre a paesi che avevano rapporti migliori con la Russia che con noi e non volevano obbedirci; è vero che abbiamo fatto noi occidentali milioni di morti altrove… ma a che serve discuterne? Dobbiamo combattere, adesso, e non è tollerabile che ci si chi mette in discussione la catena di comando che ha fatto fin qui solo cazzate”.

In pratica, coloro che hanno creato le premesse per la spropositata reazione di Putin pretendono di continuare a gestire le cose nello stesso modo, zittendo chi fa notare che sono stati – e rimangono – dei pazzi scriteriati convinti che il mondo fosse “cosa loro” (degli Usa e dei gruppi multinazionali maggiori), e che perciò procedevano come rulli compressori si stati, regole e persone.

Gente che rifarà gli stessi errori, non avendoli neanche ammessi e metabolizzati, ma su una scala dimensionale che è fuori dal controllo di chiunque.

A Napoli si direbbe “chi ha avuto, ha avuto, ha avuto, scordammoce o’ passato e continuate ad obbedire”.

Per corroborare questa linea di condotta, naturalmente, occorre una narrazione totalmente falsaria della storia recente. Una breve lista di “perle draghiane” è pertanto indispensabile.

1) “Negli ultimi decenni, molti si erano illusi che la guerra non avrebbe più trovato spazio in Europa. Che gli orrori che avevano caratterizzato il Novecento fossero mostruosità irripetibili. Che l’integrazione economica e politica che avevamo perseguito con la creazione dell’Unione Europea ci mettesse a riparo dalla violenza. Che le istituzioni multilaterali create dopo la Seconda Guerra Mondiale fossero destinate a proteggerci per sempre”.

Molte menzogne in poche frasi. La più evidente riguarda “la guerra in Europa”, che si è manifestata con terribile violenza in Bosnia e poi nel 1999 con l’attacco a Belgrado, a conclusione del processo di dissoluzione pilotata dell’ex Jugoslavia. Furono i bombardieri della Nato a semidistruggere una “capitale europea”, colpendo intenzionalmente persino l’ambasciata cinese.

Questa è una verità storica registrata nei libri e nelle videoteche di tutte le televisioni del mondo. Mario Draghi era allora Direttore Generale del ministero del Tesoro, aveva 50 anni e certo non può essergli sfuggito il “piccolo dettaglio” che il suo paese e il suo governo partecipavano ad una guerra in Europa.

Se omette di parlarne in sede parlamentare, insomma, è per una decisione falsaria, non certo per dimenticanza.

Che “l’integrazione economica e politica che avevamo perseguito con la creazione dell’Unione Europea ci mettesse a riparo dalla violenza” è poi una vera bufala, più che “un’illusione”. Lo hanno sperimentato più di tutti i cittadini greci, nel 2015. Draghi direbbe che non di “violenza” si è trattato, ma di “regole”. Ma fu proprio lui, da presidente della Bce, a bloccare l’erogazione dei denaro dai bancomat di Atene, una delle tante “misure” decise dalla Troika per piegare la resistenza del primo governo Tsipras…

Infine, le “istituzioni multilaterali create dopo la Seconda Guerra Mondiale” hanno smesso di essere tali con la caduta dell’Unione Sovietica. Da allora, e purtroppo, sono servite da foglia di fico per decisioni unilaterali dell’Occidente neoliberista, spesso con la complicità della stessa Russia.

2) “L’eroica resistenza del popolo ucraino, del suo presidente Zelensky, ci mettono davanti una nuova realtà e ci obbligano a compiere scelte fino a pochi mesi fa impensabili”.

Questa è forse l’unica cosa vera, nel suo discorso. In effetti, dall’atteggiamento dello stesso Biden (“non manderemo un solo soldato in Ucraina”) traspariva chiaramente zero fiducia nella capacità di tenuta del governo di Kiev. Al punto da fargli offrire “un passaggio in taxi” per condurre l’ex comico in qualche capitale occidentale.

A quel punto, con l’Ucraina “perduta”, sarebbe ripreso il solito tran tran per cercare di destabilizzarla sul lungo periodo e far pagare un prezzo alto a Mosca. Ma senza rischi di escalation incontrollabile.

E invece questa variabile imprevista costringe ora “a compiere scelte fino a pochi mesi fa impensabili”. Il cui esito non è prevedibile da nessun “pilota automatico” (altra espressione di cui Draghi ha il copyright e che, guarda caso, non viene più pronunciata da parecchi mesi).

Ciò significa che questi apprendisti stregoni si trovano davanti ad una situazione di fatto che non sanno come governare, ma che li costringe ad alzare il livello della “risposta” ad altezze molto pericolose.

c) “Non si tratta soltanto di un attacco a un Paese libero e sovrano, ma di un attacco ai nostri valori di libertà e democrazia e all’ordine internazionale che abbiamo costruito insieme”.

Spariti in un attimo anni di giaculatorie giornalistiche e governative contro il “sovranismo”. E dà da pensare il fatto che se l’Ucraina fosse stata inserita per tempo nell’Unione Europea, e in quella posizione avesse contestato (come i semifascisti del “gruppo di Visegrad”) alcuni aspetti dei “trattati europei”, le giaculatorie contro il “sovranismo” avrebbero certamente colpito anche quel paese…

Quanto alla “democrazia e all’ordine internazionale”, sarà bene stendere una lapide pietosa… L’unico “ordine” previsto è quello privo di regole che siano in contraddizione con la volontà Usa e, in subordine, della Ue. Quanto alla democrazia, gli ultimi anni sono un repertorio degli orrori, fra limitazioni alla rappresentanza politica, ai diritti sindacali, alla possibilità di manifestare e – ora – persino di fare informazione istituzionale rispettando almeno qualche parvenza di obbiettività (l’attacco al corrispondente Rai da Mosca, Marc Innaro, in Commissione di vigilanza, da parte del Pd [!]) è da manuale orwelliano).

4) Non è invece una menzogna, ma una confessione su quale sia il “pantheon” ideologico di Draghi, la sua citazione dello storico “Robert Kagan, la giungla della storia è tornata”. Si tratta di uno dei fondatori del “Progetto per un nuovo secolo americano”, think tank famoso ad inizio millennio per aver inserito la Cina tra i “nemici” contro cui bisognava preparare la guerra prima che si modernizzasse troppo.

Casualmente, Kagan è anche il marito di Victoria Nuland, incaricata – sotto la presidenza di Barack Obama – della cura dei rapporti diplomatici con Europa ed Eurasia. Diventata famosa per aver detto, off records, “fanculo all’Unione Europea” che esitava a schierarsi con i nazisti che stavano mettendo a ferro e fuoco Majdan, nel 2014.

5) “Tollerare una guerra d’aggressione nei confronti di uno Stato sovrano europeo vorrebbe dire mettere a rischio, in maniera forse irreversibile, la pace e la sicurezza in Europa.”

Qui Draghi, semplicemente, dà prova di quanto sia pericoloso il “pensiero unilaterale” che abita nelle teste della borghesia europea.

Perché è sicuramente vero che “tollerare un’aggressione è un rischio” (è, non paradossalmente quel che dice Putin, dopo aver tollerato per oltre venti anni l’espansione a Est della Nato e altre “dispetti” occidentali).

Ma è altrettanto vero che “non tollerarla”, e dunque mettere in campo strumenti di guerra (finanziaria e militare) espone ad altri rischi. Il più pericoloso dei quali è quello dell’escalation, che sfugge per definizione alle decisioni di uno solo degli antagonisti in campo ed è al contrario alimentata dalle risposte reciproche.

E’ così che nascono le guerre davvero pericolose per l’umanità intera. Quando i “soggetti forti” non sanno mettersi un freno e sedersi al tavolo con “il nemico”, incamminandosi così su una strada che nessuno voleva davvero percorrere fino in fondo. Quella in cui i cataclismi solo minacciati escono dalla sfera innocua delle parole e diventano fatti. Irreversibili.

Servirebbero statisti, non banchieri…

Comments

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Ugo
Sunday, 06 March 2022 16:35
Draghi è tante cose tra cui mentitore per il suo ruolo. Strano che Contropiano lo abbia ritenuto credibile per le menzogne e le imposizioni relative al Covid e ai lucrosi vaccini.
Chi è servo di interessi per conto terzi, oltre ai suoi, non agisce mai per il bene degli italiani.
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