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pianocontromercato

Fine del dollar standard

di Pasquale Cicalese

Pubblico qui di seguito altri tre contributi rispetto al dibattito suscitato dall’editoriale di Guido Salerno Aletta sulla de-dollarizzazione, una filosofa, un consulente d’azienda e un imprenditore. Oggi su Italia Oggi la bestemmia della de-dollarizzazione ha avuto spazio presso un economista che scriveva esattamente queste cose. Lo scontro tra potenze non so dove porterà, i tre contributi cercano di fornire un quadro della situazione. Non mi soffermo sulle tematiche militari, non è il mio campo, cerco di capire gli effetti socio-economici di tutto ciò. Di certo un mondo, iniziato con la fine degli accordi di Bretton Woods, sta per finire, l’asset inflation basata sul dollaro e pompata per 50 anni lascia il campo ad altre soluzioni. Mi chiedo, le confische avvenute per la Banca centrale russa o di miliardari russi nelle piazze anglosassoni ed europee, che effetti avrà? Siamo sicuri che in giro per il mondo chi ha denaro abbia ancora fiducia nel sistema finanziario occidentale? Anche queste sono domande da porsi. I contributi sono lunghi, vi chiedo pazienza, sono efficacissimi, basta avere un pò di pazienza e trarrete le vostre conclusioni, magari con commenti. Vi ringrazio dell’attenzione e vi auguro buon wwek end.

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Filosofa

Quarant’anni fa, il capitalismo americano fuggì dal lavoro, avviando l’esportazione di questa noiosa fonte di potere sociale in Cina (noi pensiamo sempre a Thatcher e Reagan, ma la vera svolta storica furono gli accordi diplomatici fra Carter e Deng Xiao Ping nel 1978), e rifugiandosi nel “paradiso della rendita”. Quello che si è sviluppato da allora negli USA assomiglia di più a ciò che David Graeber in “Bullshit Jobs” descrive come “feudalesimo manageriale” che al capitalismo produttivo a cui siamo abituati a pensare: un sistema in cui i profitti non derivano dalla produzione, ma dalla rendita – non solo la rendita del capitalismo finanziario del settore FIRE, ma anche la rendita delle posizioni oligopolistiche supportate dallo stato del settore petrolifero e minerario e del complesso militare industriale.

Siccome il potere nascerà pure dalla canna del fucile, ma soprattutto e sul lungo periodo nasce dal lavoro produttivo, questo sistema sta assicurando agli USA un inesorabile declino. L’unica carta rimasta in mano agli USA è, appunto, la canna del fucile NATO, ed è questa la carta che si sono giocati con le provocazioni delle esercitazioni militari ai confini della Russia e persino nella teoricamente ancora neutrale Ucraina (https://sicurezzainternazionale.luiss.it/2021/07/07/usa-ucraina-polonia-lituania-annunciano-le-esercitazioni-militari-three-swords/ ): è chiaro che, come dice l’economista americano Michael Hudson, fino al 24 marzo il problema per gli strateghi americani non era la minaccia rappresentata da Russia e Cina, ma l’assenza di tale minaccia, e il fatto che in assenza di tale minaccia non c’è nessun bisogno per gli alleati di sacrificare i propri interessi commerciali e finanziari e di rinunciare al gas russo.

“Embedded” è una parola che ho imparato ai tempi della Guerra del Golfo, che indica i giornalisti che le truppe si portano dietro per il lavoro di propaganda.

La vera vittima delle sanzioni e della guerra è certamente l’Europa, e l’unica vera domanda è come mai le oligarchie europee abbiano accettato così prontamente di schierarsi con la NATO e contro gli interessi dell’Europa, ma paradossalmente, e forse al di là di quello che gli strateghi USA avevano previsto (Wikileaks ci ha insegnato che non si tratta necessariamente di strateghi intelligenti), la vittima delle sanzioni potrebbe essere proprio l’impero americano, con il rafforzamento delle alternative cinesi al sistema dominato dagli USA del FMI e della Banca Mondiale e la sostituzione del Cross-Border International Payments System (CIPS) cinese allo SWIFT. Inoltre, in un mondo (quello occidentale) dominato dalla rendita finanziaria la confisca americana delle riserve monetarie russe, che segue la confisca di quelle afgane, colpisce al cuore il fondamento stesso del Dollar Standard, la fiducia che i crediti in dollari saranno esigibili.

La guerra crea una nuova cortina di ferro, senza dubbio, ma in questo nuovo bipolarismo il potere, quello vero e non quello che nasce dalla canna del fucile, sta tutto dall’altra parte del muro.


Riferimenti:
Michael Hudson – America’s real adversaries are its European and other allies – Brave New Europe, 16/02/2022 https://braveneweurope.com/michael-hudson-americas-real-adversaries-are-its-european-and-other-allies
Michael Hudson – America Defeats Germany for the Third Time in a Century – Brave New Europe , 28/02/2022 https://braveneweurope.com/michael-hudson-america-defeats-germany-for-the-third-time-in-a-century

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Un consulente d’azienda

La prima crisi economica globale, generata dalla cartolarizzazione dei crediti legati ai mutui sub prime, ha mostrato chiaramente i limiti di un sistema finanziario globale basato su una moneta nazionale. Il dollaro. Ma non basta sostituire il dollaro con un’altra moneta nazionale. Sarebbe la stessa cosa. Poiché quando un moneta esce dalla giurisdizione dei confini dello Stato emittente, diviene poco più di una promessa di pagamento… Il futuro è nella block Chain e nelle cripto.

Già nel 2009 la Cina aveva cercato di scardinare l’attuale sistema dei pagamenti internazionali. Tuttavia senza riuscirci. La crisi Ucraina, le scelte geopolitiche precedenti e conseguenti il conflitto rischiano di anticipare l’avvento del secolo cinese. Infatti, allo stato, la Cina pare l’unico player globale ad uscire rafforzato dall’innaturale alleanza sino russa. Purtroppo anche in questa occasione l’UE ha perso l’occasione di mostrare un peso politico degno della propria storia e delle proprie potenzialità, limitandosi a far proprie le ragioni dello Zio Sam.

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Un imprenditore

La De dollarizzazione è iniziata

La visione di quanto sta accadendo a livello mondiale, europeo e nazionale non può prescindere da un attenta valutazione su quanto sta accadendo negli USA, questi si trovano in una condizione finanziaria senza precedenti “tetto del debito federale, arrivato alla cifra record di circa 28500 miliardi di dollari. Persino Jamie Dimon, attuale amministratore delegato di JPMorgan Chase, la più grande banca al mondo, ha espresso timori quanto all’evento “potenzialmente catastrofico” di una eventuale insolvenza creditizia da parte degli Usa. Inoltre, un portavoce di Morgan Stanley ha avvertito la possibilità di un default del credito statunitense”. https://www.orizzontipolitici.it/gli-usa-a-rischio-default-il-problema-del-debito-americano/ Gli USA hanno necessità di attrarre investitori per sostenere il debito pubblico oltre a mantenere alti i livelli produttivi a garanzia della sostenibilità del debito stesso. Questi due elementi si stanno verificando entrambi, si pensi al Canada dove il conferimento dei poteri speciali al premier per sopprimere le manifestazioni sulle restrizioni COVID ha generato un’ondata di paura che ha portato l’immediato trasferimento negli USA di 500 Miliardi a dimostrazione che l’instabilità genera vantaggi indotti, stessa cosa potrebbe iniziare ad avvenire (o forse è già iniziata) anche in Europa con l’instabilità venutasi a creare le cui conseguenze si acuiranno nelle prossime offerte di titoli di stato che inizieranno a dover riconoscere tassi di interesse sempre più attraenti.

Rispetto ai livelli produttivi con le congiunture favorevoli create sono ripartiti settori che i grafici di borsa davano per moribondi, con il covid è ripartita l’industria della farmaceutica, con il conflitto in Europa è ripartito il richiamo agli stati a maggiori investimenti nel settore bellico e quindi di conseguenza si iniziano a commercializzare le produzioni belliche favorendo lo svuotamento dei mega depositi pieni fino all’orlo, si sono aperti nuovi mercati per il settore del gas Americano con il GNL, si apriranno enormi praterie per il settore grano e cereali in genere venendo a mancare le forniture Russe e Ucraine. Gli USA hanno conquistato forzatamente il mercato Europeo chiudendo il fronte forniture Russo, l’Europa è stata annessa come mercato per andare a dare sfogo al sistema produttivo americano.

L’Europa, un entità destinata a dissolversi, le troppe contraddizioni che la compongono, emergeranno sempre più vistosamente, l’Europa si impoverirà rapidamente e cresceranno le tensioni sociali oggi rinviate con i vari sostentamenti che i vari stati hanno creato (https://

www.openpolis.it/il-reddito-di-cittadinanza-e-i-sussidi-nel-resto-deuropa/). È caduta la neutralità storica della Svizzera generando fughe di capitali ancora non quantificate… la prossima sarà

l’Olanda che ha creato in Europa un paradiso fiscale a tutti gli effetti. Tutto a vantaggio del Delaware e del mercato USA, come avvenne per Panama. In tanti lo ignorano, ma i governanti Europei per disincentivare proteste e contestazioni hanno accelerato il progetto dell’identità digitale …. Sarà lo strumento di controllo delle masse contro l’insurrezione dei popoli?

La de dollarizzazione è lontana, prima dovrà implodere l’Europa e a quel punto gli USA che sono già pronti nel mondo Crypto riusciranno a ultimare l’avvicinamento e l’alfabetizzazione dei cittadini Americani a questo nuovo tipo di moneta. Emblematica fu la risposta di Biden all’annuncio di Draghi che l’Europa avrebbe creato un proprio Euro digitale…. Biden rispose “superato esistono già le Stabil Coin”.

Le Stabil Coin sono Crypto valute il cui valore è espresso in dollari ed è un valore stabile nel rapporto 1/1 (1 stabil Coin = 1 Dollaro USA). Con questa relativamente nuova moneta si è data stabilità al prodotto Crypto per renderlo utilizzabile nella vita quotidiana. In America, ma come in tutti i paesi del mondo le Cryptovalute vengono già utilizzate come metodo di pagamento, non il conosciuto Bitcoin che è instabile in termini di apprezzamento di valore ma le stabil coin.

A mio avviso questo paradigma si concluderà quando verrà distrutto il tessuto industriale del centro Europa, sarà completato il saccheggio mantenendo in vita una guerra che coinvolgerà l’Europa fino a portarla a fine paradigma allo scioglimento facendola ritornare un entità geografica e non politica dove opportunisticamente gli USA privilegeranno rapporti, con quegli stati a loro necessari (Italia e Francia – Mediterraneo) (Romania e Polonia area cuscinetto con la Russia) per il resto buona fortuna a chi rimarrà fuori dagli interessi Americani.

L’unica variabile è rappresentata dall’atteggiamento del blocco (Cina, India, Russia) rispetto a questo paradigma del nuovo mondo… un paradigma probabilmente destinato a subire un brusco arresto a Novembre quando Trump potrebbe vincere le elezioni, a quel punto avendo una mentalità anche imprenditoriale capirebbe, come ha già capito che gli USA non sono pronti industrialmente a sostituire le forniture asiatiche nel breve periodo e quindi rischierebbero realmente il default e forse anche la guerra civile, il blocco produttivo mondiale Cina, India e Russia hanno in mano la bomba atomica del terzo millennio “L’INFLAZIONE”.

Comments

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Alfred*
Wednesday, 09 March 2022 14:43
Quindi sembra di capire, correggetemi se sbaglio
Gli Usa potrebbero perdere supremazia del dollaro, ma anche no
Gli Usa sono alla canna del gas (non quello russo) e quindi seminano caos da cui traggono vantaggi (ad esempio creando fratture tra Europa e Russia)
L'Europa si conferma zerbino e terreno di sfruttamento e piattaforma militare per Usa e Nato.
Piu il fatto che gli Usa sembrano sempre sul punto di implodere, poi si mettono a stampare dollari e, come diceva Stiglitz, sino a quando le rotative vanno non si devono preoccupare del debito interno.
Tante cose, forse tutte giuste.
Dal mio modesto osservatorio invece sono molto preoccupato di come reagiremo quando (a breve e per sostenere il sogno mostruoso di Zelenski) saremo al freddo, pagheremo il triplo ogni cosa e avremo gli stessi stipendi da fame. Tutto questo fermo restando i paradisi fiscali, la supremazia dollari-armi e quant'altro. Presto qui saremo in preda alla psicosi da profughi (anche se alti belli e civili) e anche al freddo e alla fame. La domanda terra che forse dobbiamo porci e': come contiamo di aggregarci? Per cosa contiamo di aggregarci (escludo per armarci o analoghi)? Come dobbiamo muoverci rspetto a una realta' nostra, di tutti noi, impoverita e misera che avra'davanti a se i soliti populismi e populisti. Ovviamente non voglio sminuire i grandi ragionamenti intorno alla geopolitica e alla geoeconomia, ma siamo in procinto di affrontarne altri molto piu' pressanti e terra terra. Che fare?
Sono fuori tema, ma spero scuserete. Saluti
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