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Blocco dei salari. Draghi pensa alla “soluzione finale”

di Claudio Conti - Usb

Sotto la cappa di piombo della guerra, il governo Draghi può tranquillamente preparare autentici golpe economoci e sociali, senza che nessuno ne sappia nulla fin quando non si vedono davanti agli occhi. Perché finalmente approvati da un Parlamento ridotto a schiacciabottoni.

Alcune notizie vengono comunque fuori, quasi per sbaglio o per disattenzione.

A Repubblica, ieri, il segretario della Cgil ha rilasciato un’intervista in cui si dichiara indisponibile a firmare un “blocco dei salari”. Il problema è semplice: nessuno sapeva che il governo (su richiesta, consiglio o ordine di Confindustria) stesse preparando un decreto per impedire che i salari e le pensioni vengano adeguati all’inflazione.

L’obiettivo è chiaramente criminale. Con un’inflazione accertata, nel mese di marzo, al 6,7% (quella europea è anche più alta, al 7,5), bloccare i salari significa togliere potere d’acquisto – in proporzione – a lavoratori e pensionati.

Per fare un esempio semplice: un modesto salario da 1.000 euro al mese permette già oggi di acquistare merci e servizi (le bollette!!) che prima compravamo con 930 euro.

In pratica è come se salari e pensioni venissero abbassati a velocità crescente (l’inflazione sta salendo per tutte le merci, a partire dall’aumento dei prezzi energetici, che entrano nella formazione del prezzo di qualunque cosa).

Con il blocco dei salari, insomma, si fa costare di meno il lavoro disponibile per le imprese. Le quali, naturalmente, sono libere di scaricare sui consumatori – dunque anche sugli stessi lavoratori – gli aumenti delle materie prime che trasformano (petrolio, gas, grano, metalli, ecc).

Traduciamo. In presenza di un’inflazione galoppante un “blocco dei salari” serve a garantire soltanto i profitti delle imprese. Per chi lavora, o a maggior ragione per disoccupati, ecc, c’è un impoverimento drastico.

C’è da aggiungere che, sul piano macroeconomico, si tratta anche di una mossa idiota. Meno potere d’acquisto per lavoratori e pensionati significa meno consumi. E quindi minori vendite per le imprese. Un circolo vizioso che alla fine non torna a vantaggio neanche di chi pensa di guadagnarci (o meglio: molte imprese dovranno chiudere, alcune faranno più profitti).

Una misura del genere – criminale e ingiusta, ripetiamo – avrebbe un qualche senso economico se fosse davvero possibile prolungare il modello mercantilista che si è imposto in Europa a partire dal crollo dell’Unione Sovietica, e che ha sostituito il “modello sociale europeo” di stampo socialdemocratico.

Nel mercantilismo, infatti, la crescita deve essere trainata dalle esportazioni. Dunque i salari bassi sono “utili” – sul piano macroeconomico – perché non sono i lavoratori di quest’area a dover/poter comprare le merci che vengono prodotte qui, ma ignoti acquirenti di altre aree del mondo.

E’ un modello che presuppone la “globalizzazione”, ovvero catene del valore estese senza ostacoli su tutto il pianeta, con un mercato reale rappresentato da tutti i paesi del mondo.

Il problema è che questo modello, già in crisi da oltre dieci anni, è definitivamente morto con la guerra. Le sanzioni, infatti, fatte per “isolare la Russia” e i paesi che mantengono relazioni commerciali con Mosca, di fatto creano “aree reciprocamente separate” quanto a penetrazione commerciale, monetaria, ecc.

Insomma: ora se il capitale occidentale vuole continuare a “crescere” deve creare un mercato interno (all’area euroatlantica, quanto meno) in grado di assorbire la propria produzione, visto che con una parte del mondo non si può più commerciare.

Per creare questa “domanda interna”, logicamente, bisognerebbe alzare i salari anche al di sopra dell’inflazione, in modo che chi lavora, i pensionati, ecc, possano acquistare ciò che viene prodotto qui.

Ma questo deprimerebbe un po’ (neanche di moltissimo…) i profitti aziendali sensibili soprattutto alle “relazioni trimestrali” da presentare al mercato per far salire le quotazioni di borsa.

Il governo Draghi è però esattamente un governo criminale che si muove nel solco di una stagione finita. Un governo che, come i tossicodipendenti, di fronte a una crisi di astinenza non sa far altro che aumentare la dose della stessa droga. La fine è nota…

Un’ultima annotazione. L’unico esempio storico, in Italia, di “blocco dei salari” risale a Mussolini e al fascismo. Non male per un governo con tutti dentro (anche la Meloni, che recita il ruolo di “dissenso autorizzato e responsabile”) che ci vuole portare in guerra per “difendere i valori della democrazia”.

E che intanto taglia la spesa pubblica per sanità e scuola perché deve obbedire al diktat euroatlantico: aumentare le spese militari…

Qui di seguito la nota di Usb, che ha notato la stessa notizia, sia dal punto di vista sindacale che per la sua connessione con la guerra.

*****

Landini ci informa che Draghi vuole bloccare i salari, la risposta è ambigua e insufficiente

di USB

Dall’intervista di Landini a La Repubblica il grande pubblico scopre che siamo alla vigilia di una nuova richiesta del governo di accollare ai lavoratori il costo della crisi internazionale, operando ancora una volta su salari e pensioni.

Un nuovo “patto sociale” – o “accordo”, come preferisce chiamarlo Landini, anche se la sostanza rimane identica – attraverso cui decidere quanta parte di sacrifici per contenere la crisi debba essere accollata ai lavoratori.

La risposta di Landini, dura nella forma, è debolissima nella sostanza.

Non una parola sulla guerra, sulla scelta del governo e dell’Unione Europea di prendere parte a un conflitto che ogni giorno di più si sta configurando come devastante per le popolazioni e per gli equilibri politici e geoeconomici mondiali.

Non una parola per fermare il conflitto, fermare l’invio delle armi dal nostro Paese e dai Paesi europei all’Ucraina che alimentano una guerra per procura che sta facendo e farà danni incalcolabili sia sul terreno di battaglia che sul fronte interno, quello delle condizioni di vita delle masse popolari e dei lavoratori, in primis dell’Ucraina e della Russia ma anche, e già se ne vedono i primi effetti, di tutti i Paesi europei.

Il costo della vita, già impennatosi prima dell’avvio del conflitto per lo spropositato aumento delle fonti energetiche, sta diventando insostenibile a causa delle sanzioni imposte alla Russia, e quindi dell’aumento dei costi dell’approvvigionamento dei beni e servizi per i paesi che le applicano.

I prezzi di generi alimentari, benzina, beni di prima necessità e materie prime stanno schizzando in alto ogni giorno di più mentre i salari sono fermi e non tengono l’aumento dei costi.

La scomparsa del meccanismo di adeguamento dei salari al carovita, voluto dal padronato e concesso graziosamente da Cgil Cisl Uil ha prodotto un impoverimento di massa che pone il nostro Paese agli ultimi posti in Europa per capacità di tenuta dei salari di fronte all’inflazione e alle fluttuazioni delle dinamiche economiche, sempre esposte agli avvenimenti geopolitici come sta avvenendo in questo frangente.

La scelta di avere un meccanismo europeo, l’Ipca, di relativo controllo dell’aumento del costo della vita senza considerare il peso dell’aumento proprio del costo dell’energia, è stato un cedimento gravissimo degli stessi che oggi lo ritengono inadeguato, accettato nonostante fosse chiaro a tutti che quel meccanismo avrebbe prodotto un arretramento fortissimo della capacità dei salari di adeguarsi al carovita.

È a dir poco inaccettabile che Landini oggi riparta proprio da un “piano energia” per avviare la discussione con il governo.

Non ci può essere alcun confronto serio senza la fuoriuscita immediata dell’Italia dalla guerra, senza un intervento deciso e definitivo attraverso la ripubblicizzazione delle aziende che producono e distribuiscono gas ed energia elettrica che solo può calmierare i prezzi riportandone il controllo sotto l’egida pubblica.

Non ci può essere nessun confronto che non parta dall’introduzione di un salario minimo di almeno 10 euro l’ora previsto per legge per chiunque lavori, affiancato da un reddito di cittadinanza senza condizionalità per chi non ha lavoro e da un blocco degli sfratti per chi non è più in grado di pagare affitti senza controllo, ma soprattutto serve un aumento immediato dei salari e delle pensioni che sono oggi al minimo storico rispetto a tutto il resto d’Europa.

Insomma, abbassare le armi e alzare i salari, come giustamente chiedono con forza quelli, gli operai, i braccianti, i facchini della logistica, i portuali e tutti coloro che approfitteranno dello sciopero del 22 aprile per portare in piazza a Roma la propria rabbia e la determinazione a tornare ad essere protagonisti della ripresa di un forte e determinante movimento di classe senza delegare a nessuno, tanto meno a Landini & co. la gestione delle loro vite.

Comments

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Franco Trondoli
Tuesday, 19 April 2022 18:37
Bisognerebbe conoscere con una certa precisione la situazione interna Russa per poter valutare l'attacco militare. Capire se la Russia ha attaccato per paura di essere a sua volta attaccata e quindi "difendersi" dalle "provocazioni" subite a partire dal 2014, o anche prima; oppure se esistono anche altre ragioni strategiche espansionistiche elaborate dalla dirigenza Russa. Che Russia e Cina si muovano sul terreno internazionale è fuori dubbio ovviamente. Vedendo le cose da un punto di vista di un suddito occidentale degli Usa, La Russia di Putin è caduta nel trabocchetto tesogli. Ora appare la causa prima della crisi economica che si produrrà in Europa (diciamo pure UE, anche se in diversi modi). Naturalmente gli effetti saranno scaricati sui gruppi più deboli, compreso un ceto medio già eroso dalla crisi derivante dall'inceppamento dei meccanismi di profittabilita'. Ora bisognerebbe capire se l'impoverimento solo UE favorirà più gli Usa o la Russia o anche i Cinesi, e/o reciprocamente, chi sfavorira' di più. Ho la tragica impressione che Usa e UE insieme non possano perdere la partita. Pena la sconfitta storica Usa, con tutte le conseguenze del caso. Usa e UE devono logorare dall'esterno/interno "Putin" fino al raggiungimento del cambio interno. Per quello che potrebbe durare "molto" tempo il conflitto. Altrimenti gli Usa devono attaccare apertamente e sarà guerra atomica.
Insomma se Putin non manda a gambe a l'aria la popolazione Russa, potrebbe anche vincere la partita. Dipende chi sarà chi perde meno consenso nel periodo di guerra convenzionale. Ma ancora, agli Usa perdenti "in difensiva", non resterà che l'atomo. Non vedo una linea di compromesso possibile in questa terribile situazione. Non so se tutte due le Potenze rinunceranno a qualcosa che potrebbe valere molto.
Perseguire la Pace la vedo dura, molto dura. Chi ci riesce fa un Capolavoro.
Cordiali Saluti
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Franco Trondoli
Tuesday, 19 April 2022 10:45
Con la fine del Capitalismo Fordista la sinistra si è squagliata. A mio parere, quasi tutti i gruppi rimasti, organizzati in vario modo, intellettuale e pratico, e la stragrande maggioranza della popolazione "orientata a sinistra", continuano a non comprendere che, la Sinistra nel periodo Fordista, è potuta crescere essendo in un rapporto reciproco di sviluppo capitale/lavoro. Più aumentava lo sviluppo Capitalistico, più aumentava il lavoro Capitalistico. Questa è stata una particolare forma di simbiosi storica data dall'intreccio tra accumulazione del capitale, con relativo saggio di profitto , sviluppo tecnico scientifico e "compatibilità ambientali". Tutto questo in Occidente naturalmente. Lo stesso processo è stato trasferito, all'incirca negli ultimi quarant'anni, in Cina, con specifiche caratteristiche Cinesi ovviamente. Dappertutto, le cosiddette "lotte di classe" sono state e sono tutte relative alla distribuzione del profitto realizzato. Il modo di produzione Capitalistico è cambiato in Occidente dopo quello Fordista, e non riproducendosi il lavoro Capitalistico nella stessa forma, quantità e modo, tutto va in crisi. Il Capitalismo Finanziario è stato la risposta in Occidente come tutti sappiamo. La Cina, la Russia e altri grandi paesi non occidentali attraverseranno, già lo fanno adesso, le stesse problematiche dell'occidente. Nello sviluppo delle sue forme concentrazionarie, il Capitalismo si "mangia" il lavoro Capitalistico. Non può fare altro. Gli esseri umani sono scarti. Nella sua logica non servono a nulla. Non c'è scampo, o finisce il Capitalismo o finisce la vita umana sulla terra. Mi pare che siamo alle prime avvisaglie...
Cordiali Saluti
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AlsOb
Tuesday, 19 April 2022 21:25
Già Rosa Luxemburg scrisse con acume e preveggenza nel The Junius Pamphlet che "Today, we face the choice exactly as Friedrich Engels foresaw it a generation ago: either the triumph of imperialism and the collapse of all civilization as in ancient Rome, depopulation, desolation, degeneration – a great cemetery. Or the victory of socialism, that means the conscious active struggle of the international proletariat against imperialism and its method of war." (Solo la citazione di Engel nei termini di socialismo o barbarie è probabilmente imprecisa).
Capitalismo e imperialismo rappresentano l'affermazione della violenza della moneta, del valore di scambio come unico valore e della degradazione dell'essere umano da parte della classe dominante a scarto utile solo nella misura in cui fornisce plusvalore.

L'imperialismo finanziario e del dollaro, che domina da decenni, (in pratica inizialmente in nuce da Bretton Woods), è una forma di guerra dissimulata, che ha causato milioni di morti, seppure non immediatamente visibili e visti. Esso esige che tutti i capitalismi nazionali si sottomettano all'impero e alla sua azione predatoria e che pertanto sviluppino una accumulazione subordinata e limitata. (Da ciò si può immaginare che Lenin sarebbe per alcuni aspetti un "sovranista" oggi).

Dal momento in cui alcuni paesi raggiungono (o ambiscono raggiungere) un grado di sviluppo economico e tecnologico più avanzato e nazionalistico lo scivolamento verso la guerra diventa inesorabile. A meno che non si faccia ricorso a una modifica dei rapporti imperialistici e a una nuova gestione più coordinata del capitalismo e dei capitalismi, sulla falsariga per esempio, in campo di realpolitik, dei suggerimenti di Kissinger.

Nulla di ciò è accaduta e anzi si è andati in direzione opposta, a partire dagli anni settanta la classe dominanta, disturbata dagli effetti "marxiani" della dinamica di crescita del capitalismo in un quadro più democratico ha metodicamente e sistematicamente imposto il passaggio a imperialismo finanziario e capitalismi neoliberali fascisti.
Una delle conseguenze è stata la pianificazione della rimozione di Marx e della sua analisi dai vari ambiti accademici di istruzione e culturali ingenerale. Ogni tipo di critica alle grandi narrazioni ha avuto di mira solo Marx e il comunismo. L'operazione è stata agevolata dalla astuta cattura dei vari partiti di sinistra e pseudointellettuali affini, che progressivamente sono diventati promotori del capitalismo neoliberale fascista. Fino a diventate apertamente sostenitori dei nazisti, carne da cannone della proxy war, e della probabile trasformazione del 25 aprile nella ricorrenza della riabilitazione del nazismo.

Le classi inferiori sono pertanto disorganizzate, smarrite e prive di una grammatica per capire il mondo non solo o tanto perché la produzione in fabbrica è cambiata e il progresso tecnologico è stato elevatissimo, ma per una pianificata azione dei dominanti, per imporre esclusivamente il capitalismo neoliberale fascista e impedire l'acquisizione di categorie e architetture mentali adeguate, ritenute rischiose per le problematizzazioni e problematiche sociali e politiche a cui possono dare origine.
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Franco Trondoli
Tuesday, 19 April 2022 23:57
Grazie AlsOb
Cordiali Saluti
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AlsOb
Tuesday, 19 April 2022 09:07
Non vi sono molti margini di dubbio sul fatto che l'attuale governo neoliberale, nato secondo coordinate e raccordi extraparlamentari e poi sostenuto da una vasta maggioranza parlamentare preoccupata soprattutto del destino dei propri stipendi e pensioni, mostri condiscendenti tratti di fascismo.
Nel caso della pandemia senza alcuna remora e freno costituzionale ha adottato misure esplicitamente fasciste e prive di una base scientifica, che non fosse la compiaciuta applicazione del metodo del manganello e dell'olio di ricino, per "educare" i sudditi.
Nel caso della zelante adozione del marcato atteggiamento belligerante nei confronti della Russia, si è distinto per il decisionismo nel rimuovere l'interesse nazionale, cosî da causare pesanti danni economici e inflazionistici, e per il ricorso a giustificazioni propagandistiche tragicomiche e surreali.
Siccome a livello di protesta sociale non ha incontrato particolari critiche e reazioni, sembra che si possa concludere che gran parte della popolazione concordi e che sia ora anche pronta a sostenere stoicamente enormi costi in termini inflazionistici e occupazionali.

Davanti all'incremento dell’inflazione Bankitalia ha svelato il trucco dell'indipendenza, invece di astenersi dall'intervenire nella guerra di classe e parteggiare per un contendente, si è politicamente pronunciata e schierata per far pagare i costi ai salariati e alle classi inferiori, in piena sintonia con il governo del rinomato maggiordomo del capitale Draghi. Quanto ai sindacati principali, da decenni sono cinghia di trasmissione, perciò non vanno oltre un poco di teatro.

Il fenomeno inflazionistico che si sta manifestando, fortemente dipendente dalle politiche ordoneoliberali in ambito di decarbonizzazione, dalla situazione di guerra contro la Russia e conseguente disastroso blocco degli scambi commerciali e dagli effetti causati sia dalla pandemia che da guerre tecnologiche e commerciali già precedentemente avviate, è caratterizzato dalla combinazione micidiale di riduzione della torta, del surplus reale e dell'aggiuntivo incremento di costi.
Pertanto la guerra di classe sul surplus sarà un massacro per le classi inferiori e i prezzi registreranno l’esito distributivo con la loro sconfitta e impoverimento.
Del resto profitti,rendite e remunerazioni dei sicofanti sono l'assoluta e unica priorità nel capitalismo. La normalità.
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Enza
Tuesday, 19 April 2022 15:03
La tua analisi è ineccepibile.
Purtroppo non abbiamo rimedi, come si evince dal tuo e dagli altri commenti. Si farà uno sciopero il 22 aprile organizzato da Usb e con la partecipazione di studenti.
Bene. Mai gettare la spugna.
Intanto per milioni di italiani si prospetta la fame. Oltre alla paura.
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Enza
Monday, 18 April 2022 16:54
Fermare Draghi, è una urgenza assoluta. Ma non è possibile. Si sono portati troppo avanti grazie anche all'autostrada covid.
Siamo candidati perfetti al massacro.
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marku
Sunday, 17 April 2022 21:24
domanda
siccome sappiamo che draghi
è un serpente a sonagli della finanza occidentale
ovvero un maggiordomo delle oligarchie atlantiste
che quindi ordinano e dispongono
non è che il blocco dei salari
che unito all'inflazione
si trasforma in una doppia tassa sulla povertà
che come da voi ben esposto ripiega su una
contrazione dei consumi
padre di tutte le stagflazioni
e nipote di ogni recessione
sia un fatto voluto?

sono ammattiti?
suicidio geopolitico?

Niente di tutto questo
due più due
fa sempre quattro

stagflazione
più guerra
uguale scarsità di prodotti

ma sappiamo che in guerra
servono solo due merci
cibo
e armi
(alla carne da cannone ci pensa la propaganda del dio patria e famiglia)
quindi dinamica economica
utile alla produzione di due sole grandi macro tipologie di beni

ed al popolino il tanto
per sopravvivere

un piccolo esempio pratico
in ucraina ed in russia oggi
pensate ci possano essere scioperi contro il carovita
e per l'aumento delle pensioni e dei salari?

quindi occhio alla penna
landini è uno sprovveduto all'avventura
e guarda al dito del blocco salariale
noi come classe
abbiamo l'imperativo
di vedere la luna internazionalista
della pace
e magari
il sol dell'avvenir
della liberazione
dal lavoro e dalle merci

CHE VIVA ROBESPIERRE
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