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linterferenza

Fascismo modernista

di Ferdinando Pastore

All’armi! all’armi! Un coro si agita sulle nostre teste, si diffonde implacabile dagli altoparlanti che un giorno potrebbero far urlare gli allarmi.

L’antropologia liberale ha costruito minuziosamente l’apologia del totalitarismo bellicista. Congegnato alla perfezione l’essere umano caratterizzato dai giudizi morali implacabili. La dicotomia Bene/Male è stata progettata nell’ambito sociale. La competizione genera scarti. Vincenti e perdenti. Su questa stratificazione classista si è determinata l’esclusione politica degli sconfitti. Certo apparentemente, formalmente, non razziale, ma che presupponeva i medesimi imperativi d’intolleranza.

Ha elevato una qualità impalpabile a confine per la cittadinanza. Il merito. Colpevolizzato gli ultimi, individualizzato la vulnerabilità sociale. Chi non godeva delle concessioni meritocratiche si appellava alla recriminazione impolitica, alla cura farmacologica e psichica, alle pratiche di rigenerazione del presente.

Ma soprattutto ha permesso l’individuazione di un criterio generale per delimitare il diritto alla parola. I penultimi, cioè coloro che seguendo direttrici astratte, avrebbero la forza per sollevarsi da soli perché comunque inseriti nel tessuto sociale e di prossimità, possono essere rinchiusi in un recinto. Arcaici, lamentosi, parassitari. Fuori dalla modernità democratica.

Sono stati i salotti buoni ad amalgamare progressismo e modernità. Confondendoli. E convinsero della ricetta anche chi rischiava di più. Torino con la sua marcia dei quarantamila spezzò vecchie concezioni sull’umanità. Facile a quel punto far passare qualsiasi altra dottrina politica per passatismo riottoso. Ma pian piano quella nuova coloritura del presente ha assunto toni ultimativi. La democrazia era roba da far maneggiare a chi usava con sapienza un mondo incastonato sulle personalità compatibili all’evoluzionismo modernista, alla gara fratricida per un posto al sole o per un impiego scarnificato della sicurezza.

A differenza dei penultimi, gli ultimi diventavano cavie da esibire al pubblico. O confezioni per ammonire sulla necessità morale dei sacrifici personali o campionari pedagogici sulle virtù personali. Di chi sconfitto in partenza non ha mollato la presa e ha trovato combattendo il proprio tappeto rosso.

Seguendo il medesimo percorso è stato facile innalzare il meccanismo ai popoli non intrigati dal sistema concorrenziale. Coloro che non si piegavano agli input dei mercati, ai giochi della colonizzazione persuasiva, diventavano brutalità, inospitalità, antiquariato. Utilizzando la democrazia e misurandola con l’equivalenza tra modernità e progresso, semplice incasellare ogni altra organizzazione nell’alveo del Terrore, delle Dittature. In un unico contenitore ogni esperienza storica passata diventava omogenea. Tutte però risultavano de-storicizzate.

Così da un lato la guerra ai popoli non modernizzati diventava impalpabile, operazione poliziesca di civilizzazione, nella quale i morti erano anonimi e senza volto, dall’altro si ricuciva la morale modernista con il fascismo storico, perché reinterpretato in termini di atteggiamento conservatore. Se tutto l’estraneo è fascismo, quello vero non esiste o non è poi così male.

Per questo oggi assistiamo a una duplice riabilitazione. Guerra e fascismo. Nella più totale indifferenza delle intelligenze progressiste. Formatesi gustando pane e affermazione. Sanna Marin e Magdalena Andersson rappresentano il prototipo di quella pietanza tutta buoni propositi manichei. La loro missione educativa le spinge difatti a non sentire ragioni. Svezia e Finlandia nella NATO. Ora e subito. Le conseguenze inevitabili. Una nuova sensibilità femminile al potere.

Nel belpaese intanto, per stigmatizzare la Russia indolente e impermeabile alla società aperta, si esaltano le cellule neonaziste che combattono per la libertà. Con veri e propri panegirici accademici. Giuliano Ferrara ci esorta a renderlo stile di vita quel nazismo progressista. Tanto da celebrare la missione eroica degli alpini che, alleati delle SS, si sacrificarono nell’impeto di pulizia etnica dell’Asse. Il Draghismo concepisce, nella sbornia autoritaria da doppiopetto nero, una postilla al PNRR secondo la quale i dipendenti pubblici dovranno utilizzare “correttamente” i social network.

La Polonia richiama i riservisti e i giovani emigrati per la coscrizione alla leva. Pena la perdita della cittadinanza.

Mélenchon è un antisemita.

Si deve combattere all’arma bianca.

Ma sullo sfondo il nemico sembra essere il socialismo.

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