Print Friendly, PDF & Email

ilsussidiario logo

Effetto Ucraina. “Senza stop alla guerra l’Italia rischia un massacro sociale”

Lorenzo Torrisi intervista Sergio Cesaratto

La guerra in Ucraina rischia di avere costi sociali importanti in Europa, in particolare nei Paesi più indebitati come l’Italia

Secondo la Bce, l’inflazione, aumentata in maniera significativa nei mesi scorsi, rimarrà elevata e per questo, nel corso della riunione del Consiglio direttivo di giovedì, è stata confermata la riduzione degli acquisti netti di titoli di stato nell’ambito del programma App e la loro conclusione nel terzo trimestre dell’anno.

La fiammata inflattiva sembra dunque far più paura del rallentamento dell’economia. “Qualcosa – ci dice Sergio Cesaratto, professore di politica monetaria europea all’Università di Siena – deve essere mutato nei rapporti di forza all’interno della Bce per cui da dicembre (almeno) è in corso la ‘normalizzazione’ della politica monetaria”.

* * * *

Cosa pensa di quanto deciso dalla Bce giovedì?

Se guardiamo al bicchiere mezzo pieno, i tassi sono ancora fermi e la politica di riacquisto a scadenza dei titoli pubblici già in pancia all’Eurosistema è stato confermata.

Christine Lagarde ha anche precisato che tale riacquisto potrebbe avvenire favorendo i titoli eventualmente sotto attacco per assicurare un’uniforme trasmissione della politica monetaria in tutte le giurisdizioni. Certo siamo lontani da una politica europea che metta in sicurezza il debito pubblico italiano in una situazione che può diventare drammatica. La Presidente della Bce ha anche distinto fra la congiuntura americana dove vi sono segni di ripresa dei salari monetari, e quella europea in cui questi sono fermi, cioè non reagiscono (ancora) all’inflazione. Il plumbeo clima di guerra si sovrappone alla debolezza sindacale. Se l’origine dell’inflazione è esterna alle nostre società, vale a dire nei prezzi dell’energia e più in generale nelle interruzioni negli approvvigionamenti globali, sarebbe per ora inutile – così si ragiona – accrescere la disoccupazione per frenare gli aumenti dei salari. È comunque un ragionamento rivelatore del ruolo delle banche centrali.

 

In che senso?

Nel senso che la regolazione del conflitto sociale viene affidata all’azione brutale delle banche centrali che accrescono la disoccupazione per sedare le proteste dei lavoratori, invece che all’accordo sociale, per quanto complicato. Del resto a noi italiani questo ruolo della banca centrale è ben noto dalla stretta monetaria di Einaudi del 1947 e da quella di Guido Carli del 1963 – ruolo che le fu tuttavia impedito dalla forza dei lavoratori negli anni Settanta. Perché la Bce non perora politiche nell’eurozona volte a redistribuire equamente i costi della crisi? La verità è che essa è parte del progetto di distruzione dell’Europa sociale per il quale è nata l’Europa monetaria.

 

Per l’Italia tutto questo cosa significa?

I tassi di interesse sui titoli di Stato italiani stanno già aumentando, mentre le previsioni di crescita stanno peggiorando. Non parliamo poi della sciagurata possibilità di un embargo nell’acquisto del gas russo, irresponsabilmente perorata da un Enrico Letta cinico verso il suo Paese. Il dibattito sulla riforma della governance europea è peraltro fermo, né si sta parlando di nuovi “Recovery fund” a fronte della nuova emergenza, come avevamo sperato. L’Europa sembra subire il conflitto senza reagire da alcun punto di vista. Doveva essere più ferma prima nel rassicurare la Russia circa la neutralità dell’Ucraina e il rispetto degli accordi di Minsk. Ora dovrebbe comunque allontanarsi dalla logica bellicista americana e da quella di ulteriori estensioni della Nato, e pensare a nuovi equilibri di pace in Europa, nel rispetto della sicurezza e indipendenza di tutti i Paesi. È molto difficile, ma all’Europa ci devono pensare gli europei, e la Russia fa parte dell’Europa. La Russia è il Paese aggressore, va bene; ma la pace si fa coi nemici. Sono orgoglioso di aver insegnato per alcuni anni il “realismo politico”, la scuola di relazioni internazionali a cui si rifanno i migliori studiosi internazionali critici dell’atteggiamento occidentale. Nel testo straniero che usavo (pubblicato dalla Bocconi), già vent’anni fa si avvertiva dei pericoli dell’allargamento della Nato a Est. Il prossimo anno lo adotterò di nuovo.

 

Di fronte alle rivendicazioni salariali che stanno crescendo in Italia (vedasi le recenti dichiarazioni del Segretario generale della Cgil Landini), non c’è il rischio di innescare la spirale prezzi-salari che potrebbe anche peggiorare il quadro?

In questa situazione credo che la Cgil farebbe bene a collegare la difesa dei livelli di vita dei lavoratori con il tema della guerra. Sono molto tiepido sull'”internazionalismo proletario”, i sindacati dei Paesi nordici non hanno mosso un dito a difesa dei lavoratori greci massacrati dalla Troika. Però la guerra, questa guerra, non è nell’interesse dei popoli, doveva e poteva essere evitata. Le sue conseguenze sui salari, sullo Stato sociale, sull’istruzione, sulle prospettive dei nostri giovani saranno devastanti. Il disastro ambientale ne verrà accelerato. Se non si reagisce ci attendono decenni di tensioni internazionali, se non peggio; un nuovo medioevo. Naturalmente sciagurata è l’opposizione del centrodestra a qualunque misura redistributiva basata sul riequilibrio del carico fiscale fra chi paga e chi non paga le tasse. La vicenda del catasto urbano è esemplare. Il paradosso italiano è che le ZTL che ci perderebbero votano a sinistra, e le periferie che ci guadagnerebbero votano per il centrodestra. Possibile che nessuno glielo spieghi? 

 

Cosa pensa della decisione del Governo, sancita nel Def, di lasciare il deficit/Pil al 5,9% quest’anno e di tornare all’avanzo primario nel 2025?

Purtroppo se non si ferma questa guerra e si riafferma una volontà di pace, seppur difficilissima, i costi economici saranno tali da far tremare l’equilibrio finanziario del Paese e per molti anni. Senza un sostegno europeo, fiscale e monetario, sarà dura. Io spero che ci sia una rivolta popolare contro la guerra e i suoi costi sociali.

 

Se non potrà fare più deficit, e lo spread salirà, come farà l’Italia a sostenere l’economia? Dovrà fare ricorso al Mes?

II ricorso al Mes è stato sinora politicamente e socialmente improponibile, a meno di riforme alla Micossi, cioè trasformandolo in un’agenzia europea del debito. Nel quadro attuale l’armamentario europeo a fronte di un possibile crollo del debito pubblico italiano, cioè un balzo dei tassi di interesse a livelli insostenibili, è tuttavia ancora quello del “whatever it takes”: intervento della Bce e del Mes a sostegno dei titoli italiani, e Memorandum of understanding, leggi Troika. Sarebbe un massacro sociale. In un clima di guerra tutto diventa tuttavia possibile. 

 

Un’ultima cosa: si parla di un possibile ingresso di Christine Lagarde nel Governo francese in caso di vittoria di Macron alle presidenziali. Ci sarebbe da chiedersi in primo luogo, se questi rumors non segnalino una certa volontà a non vederla più alla guida della Bce, e, in secondo luogo, cosa accadrebbe nel caso effettivamente lasciasse il suo incarico: a quel punto la presidenza andrebbe verosimilmente a un tedesco…

Christine Lagarde ha perso la voce quando le è stato domandato in conferenza stampa… Mi sembrerebbe strano che Macron intenda rinunciare a una francese in una posizione chiave, con il possibile peggioramento degli equilibri nel Governing council della Bce, in fondo per assegnarle un ruolo che in Francia non è di spicco. Certo, ci mancherebbe un tedesco presidente della Bce… Francia e Germania pensino a garantire la pace in Europa sganciandosi dal treno americano. All’eventuale aggressività russa verso l’Europa ci possiamo pensare da soli.

Comments

Search Reset
0
renato
Saturday, 04 June 2022 17:45
....scusate il doppione ri incollato, ma il sistema per avere accesso e successo in questa operazione di invio risposte , mi è ancora parecchio oscuro e continuo a non capire perchè abbia questo livello di complicazione.
Like Like Reply | Reply with quote | Quote
0
renato
Saturday, 04 June 2022 17:42
Non c'è lotta , non c'è conquista senza un grande partito comunista (e non mi riferisco a quel Pci con tutto l'onore al merito pur dentro il perimetro istituzionale). Una laurea honoris causa a tutti i dirigenti , funzionari , intellettuali, militanti compreso me, che in tutti questi ultimi trent'anni hanno svolto tattiche e strategie ininfluenti e inconcludenti, minimaliste , preda del senso di colpa o fantasmi simili. L'inverno che verrà con il suo prologo autunnale sarà all'insegna del tirare la cinghia e tirà a campà ? Cosa abbiamo ancora da perdere di cosi' tanto nobile o sublime. Già l'identità formatasi quando c'era la classe operaia che lottava. Problema: oggi il proletario si identifica nei valori occidentali di lavoro e consumo, vita piccolo borghese con aspirazioni borghesi. Quindi senza una proposta , progetto concreto reale e visibile , condiviso di vita altra diversa da questa che continuiamo a passarci da una generazione all'altra, al massimo possiamo pensare ad una leggera redistribuzione della ricchezza (quella contabilizzabile e tangibile), ma anche qui ci vorrebbero dei partiti e sindacati europei , di cui non si vede forma da anni immemori. Ben che vada, l'unità a sinistra resterà un cartello elettorale per il 2032 . C'è solo da sperare nella continuità della Charitas e del suo intervento concreto di solidarietà a salvare almeno dalla fame , noi rivoluzionari poveri di idee.
Like Like Reply | Reply with quote | Quote
0
renato
Saturday, 04 June 2022 17:08
Non c'è lotta , non c'è conquista senza un grande partito comunista. (e non mi riferisco al PCI sia chiaro). Naturalmente come minimo a livello europeo. Si intravede all'orizzonte un freddo inverno ...tira la cinghia e tira a campà. Siamo quasi alla frutta senza dolcino e caffè. Una laurea onoris causa a tutti i dirigenti alti, medi e piccoli della cosiddetta sinistra ufficiale e istituzionale, per il bel lavoro tattico e strategico eseguito in questi ultimi 40 anni. Cosi sia. Non è sempre colpa dei capitalisti o delle forze immanenti del capitale, costoro fanno il loro lavoro e progetto distruttivo e ricostruttivo accumulativo sempre, senza sosta. Il comunismo non è una politica redistributiva delle risorse o un umanesimo caritatevole terreno, è un'altra storia, un altro modo di vivere.
Like Like Reply | Reply with quote | Quote
0
Franco Trondoli
Thursday, 28 April 2022 08:27
Alfred* mi pare di capire la tua tensione politica/esistenziale, è anche la mia, ma purtroppo sappiamo che "il popolo di riferimento" della Sinistra ha perso l'appuntamento Culturale con la Storia del Capitalismo. Esso si è "rivoluzionato", quelli che avrebbero dovuto essere "i soggetti veri" del cambiamento sono rimasti, appunto Culturalmente, parecchio indietro rispetto alla bisogna. Il Mondo va così, chi domina è più intelligente, c'è poco da fare. Bisogna riconoscerlo. Che poi si vada verso la Catastrofe purtroppo è evidente, e credo anche che le persone lo sappiano in gran maggioranza. "Finché la barca va lasciala andare ", è stata costruita una fortuna su questo ritornello. Si lascia andare finché va a sbattere. Le questioni sono molto complicate. Dobbiamo riuscire, individualmente nel nostro piccolo, a compiere una impresa titanica, metterci l'anima in pace senza rassegnarci.
Cordiali Saluti
Like Like Reply | Reply with quote | Quote
0
Alfred*
Thursday, 28 April 2022 12:08
Temo ci sia contraddizione tra la presunta intelligenza di chi comanda (io non confonderei tra potere e intelligenza ci si puo trovare per molti casi in una condizione di potere anche senza avere mai manifestato intelligenza) e l' inevitabile catastrofe a cui ci condannano e si condannano.
Credo di siano alcuni dettagli tra le nostre posizioni che non coincidono, comunque e' sempre gradevole la dialettica.
Saluti
Like Like Reply | Reply with quote | Quote
0
Alfred*
Wednesday, 27 April 2022 12:03
questa guerra, non è nell’interesse dei popoli, doveva e poteva essere evitata. Le sue conseguenze sui salari, sullo Stato sociale, sull’istruzione, sulle prospettive dei nostri giovani saranno devastanti.

Il problema e' come imporre (non far capire, non ci arriva e non gliene puo' fregare di meno) la cosa al dragomanno.

Dobbiamo poi considerare che lo Stolto che rappresenta l'alleanza occidentale a breve finira' il mandato e c'e' una prima fila di guerrafondai italiani in funzione di curriculum per poterlo sostituire alla guida Nato.
O ci svegliamo o questi str... ci faranno a pezzi, tra disonesta' intellettuale, incapacita' conclamata e cattiveria di fondo le nostre classi digerenti ci stanno trascinando in un baratro
Like Like Reply | Reply with quote | Quote

Add comment

Submit