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marx xxi

Le mappe inconfessabili di Kiev

di Fabio Mini

Delle operazioni russe – fallimentari, è ovvio – sappiamo luogo e nomi dei generali. Di quelle ucraine nulla. Svelerebbero la massa di armi fornite dagli Usa dal ’94. E una catena di comando a croci uncinate

Dopo due mesi di guerra, le mappe delle operazioni che ci vengono generosamente offerte dall’ucraina o dal Pentagono (sono le stesse) sono ancora semi mute. Parlano delle zone conquistate o perdute dagli ucraini, ma non dicono dove e quali sono le forze impiegate. Gli stessi esperti internazionali si sprecano nell’indicare numero, livello e posizione delle forze russe, ma non dicono dove sono quelle ucraine. È sempre più evidente che le cosiddette “mappe delle operazioni” che appaiono sui nostri televisori vogliono presentare una situazione surreale nella quale esiste soltanto un attore irresponsabile. Le mappe dei tecnici e degli “esperti”, più dettagliate, sono sullo stesso livello e, senza indicare nessuna unità ucraina, tendono a presentare come brutali e criminali le operazioni russe riuscite e “fallite” quelle che non si sono svolte come da loro stessi anticipato, previsto, auspicato e sognato.

È chiaro l’intento di disinformare facendo riferimento a una sola parte, ma è legittimo il “sospetto” che si voglia aumentare la propria credibilità con numeri sempre rigorosamente dispari (prima regola della manipolazione: i numeri pari non sono credibili) e precisando gli identificativi dei reparti russi in combattimento, nomi e cognomi dei comandanti e delle loro famiglie.

Del resto gli hacker hanno già compilato le liste di proscrizione su 120.000 soldati russi ricavate dalle liste di leva e nemmeno aggiornate. Se fossimo sicuri che gli ucraini leggono i nostri giornali e guardano le nostre televisioni dovremmo aspettarci ringraziamenti per questa partecipazione attiva più di quanto dovrebbero fare (ma non fanno) per l’invio di armi. Un altro legittimo sospetto che nasce dalle mappe semi mute è che il motivo dell’omissione non sia soltanto una misura di sicurezza operativa: in ogni guerra, a partire da quella di Troia, gli Stati maggiori non sono mai arrivati ad “ammutolire” completamente la rappresentazione delle forze contrapposte. La ragione vera può invece stare al livello superiore a quello militare e locale. E qui sicurezza operativa e censura sono obbligate non tanto per evitare l’effetto sull’avversario quanto quello sul proprio fronte interno e su quello esterno degli alleati e simpatizzanti. Nel lanciare l’invasione, la Russia per bocca del suo presidente ha indicato subito, fra gli altri (i.e. neutralità e non adesione alla Nato), gli obiettivi strategici di demilitarizzazione e denazificazione dell’ucraina. Entrambi non riguardano la popolazione “civile”, ma chi combatte: militare, paramilitare, civile, volontario o obbligato, a contratto o a gratis. Potrebbero sembrare parole ovvie, retoriche o sibilline a chi partecipa agli eventi da lontano, con bibita e pop corn in mano non sapendo cosa succede e perché; ma chi le ascolta e valuta in base a quello che sa ha un’impressione diversa. Zelensky le ha infatti prese molto sul serio perché sa a cosa e chi si riferiscono. Le grandi mappe dell’ucraina che gli hanno mostrato i suoi stati maggiori quando ha assunto la carica nel 2019 e quelle mostrate dal Pentagono nel 2021, e successivamente dagli inviati della Nato e della Ue comprendevano tutte le risorse disponibili e quelle che si sarebbero rese disponibili in caso di guerra.

In particolare, le carte dell’intelligence politico-militare indicavano chiaramente chi era nel mirino dei russi. Se nei giorni precedenti l’invasione il presidente Zelensky ostentava sicurezza e giocava al ribasso nel giudizio sulle intenzioni dei russi e se addirittura durante i primi giorni di conflitto intendeva trattare su tutto, non era soltanto perché era stato convinto che i russi stavano bluffando, o che avrebbe ricevuto il sostegno militare necessario alla vittoria, ma perché era certo che nessuno dei suoi alleati e sostenitori avrebbe sindacato su quante e quali forze avrebbe messo in campo. Tuttavia proprio quelle mappe avrebbero avuto un effetto disastroso sull’immagine del presidente eroe e dell’ucraina democratica sottoposti a una invasione illegale e immotivata. L’annunciata demilitarizzazione russa si riferiva in particolare a tutte le forze armate regolari e irregolari, a tutte le armi fornite negli otto anni precedenti dagli americani e dalla Nato e significava render conto del fiume di denaro ricevuto dall’ucraina a partire dal 1994. La denazificazione si riferiva a tutte le forze e le istituzioni controllate dagli estremisti ultranazionalisti e neonazisti, ai contractor pagati dal Pentagono e dagli oligarchi. Il presidente Zelensky non poteva e non può permettersi di mostrare in una mappa qualsiasi nessuna di tali forze e se volesse farlo non glielo permetterebbero proprio coloro che da vent’anni hanno puntato sull’ucraina per fottere la Russia e l’europa. Cancellando dalle mappe operative gli obiettivi della demilitarizzazione e della denazificazione sarebbe rimasto di “presentabile” soltanto ciò che riguardava i russi: esattamente ciò che si vede da due mesi. Le parole demilitarizzazione e denazificazione hanno fatto entrare in tilt anche l’europa e la Nato. La demilitarizzazione dell’ucraina porterebbe allo scoperto e al fallimento l’intensa attività di militarizzazione di quel Paese svolta dalla Nato e dall’europa e renderebbe inutile lo sforzo di completare la militarizzazione dell’intero continente: un cuscinetto neutrale e disarmato in Ucraina, oltre a essere contagioso, impedirebbe il riarmo europeo chiesto e ottenuto dagli Stati Uniti. Per questo ogni trattativa in tal senso deve essere bloccata.

Ma ancora più devastante sarebbe la denazificazione. Se sulla mappa dell’ucraina si applicassero i simboli filonazisti che normalmente usano i miliziani dell’azov, e non solo, in corrispondenza delle più alte sfere di governo e parlamentari, della classe politica, finanziaria e imprenditoriale, degli enti paramilitari, di polizia e civili fino ai sindaci e capi villaggio che pretendono di essere nazionalisti ma che in realtà sono sotto il controllo di gruppi e individui neonazisti, la carta geografica dell’ucraina sarebbe disseminata di croci uncinate e simboli simili. E se gli stessi simboli si applicassero sulle mappe dell’europa, della Nato e degli Stati Uniti in corrispondenza di governi, gruppi e individui ultranazionalisti, guerrafondai, maccartisti, intolleranti, razzisti, sovranisti, primatisti, nazifascisti e seminazisti la nostra presunzione collettiva d’innocenza, libertà e democrazia cadrebbe assieme a quella dell’ucraina e in modo ancor più rovinoso. E allora dobbiamo renderci conto che Zelensky ha ragione: l’ucraina è Europa, è Nato e insieme dobbiamo combattere fino all’ultima goccia di sangue perché le mappe continuino a essere semi mute. Dai poli all’equatore.


Da il fatto quotidiano 23 aprile 2022

Comments

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E Sem
Monday, 02 May 2022 09:54
Non si puo' non condividere questo scritto. Sarebbe interessante rileggere alcuni studi cinesi di un decennio di anni fa sul controllo delle masse: religione cattolica, consumi "indispensabili" e calcio erano stati individuati come elementi indispensabili per creare un popolo bue. Non avevano pensato (?) ad una pandemia. E' chiaro che derubare l' europa bue postpandemica e il controllo delle materie prime russe e artiche e' nei piani dei nazicomunisti dem di oltre oceano da sempre. Noi il nostro compito suicida lo stiamo svolgento diligentemente. I burattini non ci sono solo in ucraina.
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ndr60
Friday, 29 April 2022 15:31
A volte i generali sono più saggi dei politici, e non c'è da stupirsi, visto che la guerra la vedono da vicino.
Quanto al PD, non è mai stato un partito di sx: gli unici a crederci sono stati i suoi elettori, molti dei quali continuano imperterriti a votarlo. Saranno azionisti di Minniti&Elkann?
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marku
Friday, 29 April 2022 15:25
la mia domanda è questa

tra i combattenti ed i "partigiani" a pagamento (così definiti dalla mummia ventriloqua del colle) internazionali che oggi combattono
per la patria ucraìna ed i valori occidentali

che domani a guerra finita
cavalcando il malcontento popolare
per le incessanti e procicliche crisi economiche
per esistenze da girone infernale
finanziati dagli oligarchi e dagli autocrati €uropei
andranno in giro a formare
partiti di reduci e nostalgici dell'abbondanza capitalistika
naturalmente di ispirazione nazionalsocialista

c'è per caso un caporale?

CHE VIVA ROBESPIERRE
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Alfred*
Friday, 29 April 2022 15:33
Uomini non se vedono .... restano solo caporali ...
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marku
Friday, 29 April 2022 16:41
La tua battuta ci sta alla grande

però io intendevo
il giovane adolf .......
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Alfred*
Friday, 29 April 2022 20:22
... sempre di caporali si tratta ...

CHE VIVA ROBESPIERRE
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Alfred*
Friday, 29 April 2022 14:12
Se sulla mappa dell’ucraina si applicassero i simboli filonazisti che normalmente usano i miliziani dell’azov, e non solo, in corrispondenza delle più alte sfere di governo e parlamentari, della classe politica, finanziaria e imprenditoriale, degli enti paramilitari, di polizia e civili fino ai sindaci e capi villaggio che pretendono di essere nazionalisti ma che in realtà sono sotto il controllo di gruppi e individui neonazisti, la carta geografica dell’ucraina sarebbe disseminata di croci uncinate e simboli simili. E se gli stessi simboli si applicassero sulle mappe dell’europa, della Nato e degli Stati Uniti in corrispondenza di governi, gruppi e individui ultranazionalisti, guerrafondai, maccartisti, intolleranti, razzisti, sovranisti, primatisti, nazifascisti e seminazisti la nostra presunzione collettiva d’innocenza, libertà e democrazia cadrebbe assieme a quella dell’ucraina e in modo ancor più rovinoso

Il mondo alla rovescia, mi tocca ringraziare un'altra volta un generale. Non aggiungero' niente a quello che viene denunciato.
Il mio e' l' ennesimo sfogo
Non ne posso piu', la mia passata gioventu' si ribella, noi odiavamo i generali. Ricordo bellissime caricature con trine e bottoni.
oggi alcuni di loro sono tra le persone meno guerrafondaie in un paese dal parlamento pieno di armatevi e partite.
Le considerazioni che fa Mini andrebbero tatuate sulla fronte di molti, forse leggendole piu volte potrebbero anche ricordarle. Soprattutto quel nutrito gruppo di grandi burocrati in lista d'attesa per sostituire lo Stolt... norvegese.
Il nazismo come faceva dire Borges a un nazi in uno dei suoi racconti, ha vinto. Noi lo vediamo risorgere in ogni dove, testimonial attuale l'Ucraina e i suoi battaglioni. Li'si osa glorificare i nazi anche se ciascuno ha in casa i suoi tenuti a bada, per poco, da residue costituzioni. Questo deve spaventare tutti soprattutto l'Anpi che e' sottoposta a un attacco demente per un briciolo di buon senso espresso.
La Resistenza lottava Contro i nazi-fascisti, chi la ricorda oggi non puo abbinare il suo ricordo ai battaglioni nazi-ucraini.
Sono molto stanco degli avanzi decomposti di un'area che vorrebbe presentarsi come sinistra e fa gli interessi dei nostri padroni attuali, i maggiori azionisti della Nato: Usa e Uk
Se i battaglioni azov e ka Nato sono i nemici interni degli ucraini quello nostro interno e' la Nato che ci sta trascinando a un suicidio socio economico e in guerra.
Sentire le voci di Orsini, Gaiani, il generale Mini, Floros e altri che parlano della realta' che si prospetta e assistere ai deliri piddini e di analoghi sinistri guerrafondai....
Neanche nei peggiori film che ci siamo fatti in gioventu' o anche in eta'adulta. Lottiamo contro questa deriva e soprattutto scalziamo i piddini da area di sinistra centro sinistra o anche centro, questi ci stanno facendo rimpiangere i peggiori dc
.... fare questa ultima affermazione su rimpiangere i dc mi provoca una fitta notevole, spero non sia infarto. .. li possino
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