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mutanteassoluto

Non questo nè quello, sia questo che quello

di Nicola Licciardello

Con “guerra di religione”, nel precedente articolo, intendevo guerra acerrima e difficilissima (ben arrotata nella r di quasi ogni lingua), radicata nell’animo umano tanto da essere virtualmente infinita, sospesa per alcun tempo e poi ripresa – come quella che ha condotto alla Partizione fra indù e musulmani e ha fatto morire milioni – il digiunante Mahatma Gandhi già di crepacuore prima degli spari. Perché le guerre di religione sono le più cruente ? Perché sono le più ideologiche, ossia nascondono interesssi economici, finanziari, imprenditoriali, oppure vertono sulla proprietà di beni o territori – come quelle fra cattolici e protestanti in Europa nel ‘500, o come le Crociate contro gli Infedeli maomettani, conclusesi infine a Lepanto, ma poco dopo con la disfatta dell’Invincibile Armata cattolica. Noi occidentali abbiamo poi il tema biblico del fratricidio di Caino che uccide Abele, in Italia riprodotto da Romolo e Remo, fratelli di latte della Lupa. Le guerre di religione sono le più sanguinose perché sorgono fra consanguinei, quelle dinastiche sono le più inevitabili e raramente incruente.

E così quella fra russi e ucraini: uno dei due dovrà uccidere, sterminare l’altro ? Così dicono i capi di stato occidentali, la Nato e quasi tutti i media: se il pazzo aggressore non si arrende, verrà ucciso e il suo popolo sottomesso. Anche se l’aggressore, specialmente nel primo mese di guerra, ha usato ogni cura per risparmiare le vite dei fratelli. E anche se, a livello religioso, le due parti sono molto vicine. Del resto, persino tra i Nemici di sempre, Usa e Russia, potrebbe non esservi un abisso, essendo entrambi fondati su un monoteismo. Ma andando a vedere da vicino, emergono differenze assolute. Oltre Atlantico, la nascita di una Nazione pseudomassonica: lo Stemma degli Stati Uniti, impresso sulla banconota da 1 dollaro, ha l’Occhio di Horus o della Provvidenza che irraggia su una Piramide interrotta di 13 scalini, quanti le colonie nel 1776, con sotto la scritta Novus Ordo Seclorum, “Nuovo Ordine dei Tempi”, e in alto Annuit Coeptis, ossia “(Egli, l’Occhio) approva le (nostre) decisioni”[1]. Ma, forse non troppo casualmente, l’Occhio è anche sulla banconota da 50 corone estoni e su quella da 500 grivnie ukraine !

E’ interessante come la storia della Russia sia indissolubilmente intrecciata a quella ukraina: inizia infatti intorno al X secolo con la stirpe scandinava dei Rus’, che proprio a Kiev si cristianizza secondo il rito ortodosso di Costantinopoli[2]. Una cronaca leggendaria tramanda che nel 987 il principe Vladimir, dopo aver consultato i boiardi, inviò messi nelle nazioni confinanti per scegliere quale religione adottare per la Russia. Gli riferirono che i Musulmani del Volga erano tristi e puzzavano per le loro restrizioni sull’alcol e la carne di maiale; dai messi ebraici intuì che gli ebrei erano stati abbandonati da Dio, avendo perso Gerusalemme; nelle buie chiese tedesche non v’era bellezza, ma infine dell’Haghya Sofia di Costantinopoli gli dissero di “non sapere se era in cielo o in terra”, così Vladimir scelse il rito ortodosso. Ma la Chiesa non ha protetto la Russia dall’invasione dei Tartari: le occorreranno secoli prima di riprendersene, sotto Ivan III il Grande, poi con Ivan il Terribile. L’alleanza fra i due poteri qui è stata quasi sempre a relativo vantaggio dello zar, che se ne serve come pura consacrazione ‘interna’: addirittura Lenin restaurò il Patriarcato di Mosca, per secoli interrotto dal Sinodo delle Chiese ortodosse. Qui dunque decisivo è l’impegno alla continuità.

Al contrario, nello stemma americano – la cui impronta massonica cela il religioso – vediamo l’incompiutezza (rottura allo scalino 13), l’implicita corsa al progresso, al dover in-cludere e con-concludere la Storia. E’ questo l’archetipo, profondamente biblico dell’America – la sua missione religiosa, letteralmente apocalittica. Letteralmente, perché il tempo escatologico non implica una scadenza cronologica: le cose ultime sono sempre, ma i coloni si sono posti come esecutori della sua attualizzazione. Se poi l’acume dei rabbi ha precisato che l’Impero è il katéchon, il potere che ‘frena, ritarda’ l’apocalisse e la Parusìa, lo stesso è incluso nella missione americana, arbitra del destino mondiale perché ha dentro l’approvazione (“annuit”) di Dio: With God on Our Side cantò Dylan già nel 1963, Dio sta dalla nostra parte. E’ per questo che essa non tollera un secondo, essendo il Potere unico. Il laico massonico dunque non inganni, esso da’ un monopolio politico a chi lo ha formulato per primo, di lì a poco il (problematico) motto Liberté Égalité Fraternité di Jean-Paul Marat e poi Camille Desmoulins inizierà a significare che solo l’Occidente è titolare dei diritti, formalmente estesi a tutti i popoli solo dopo la seconda Guerra mondiale.

E’ così dunque, vincerà l’uno o l’altro, sopravviverà solo uno dei due ? Non è proprio questa esclusività della logica occidentale il suo male, non sta qui l’impossibilità di risolverlo alla radice, il suo male e quindi poi tutti i mali che ne derivano? Non è proprio quell’aristotelico A = A l’errore originario ? Non è quel tertium non datur l’errore ? La Scienza (e la filosofia) più avveduta dello stesso occidente se n’è accorta da almeno un secolo. La logica dell’Occidente, cui siamo tanto affezionati, sbagliava già per il fatto che era basata su una società schiavista. E’ vero, ha prodotto capolavori di geometria come il Partenone, ma la sua logica formale finisce col girare in circolo, come si accorgerà venticinque secoli dopo Wittgenstein. A non sarà mai uguale ad A, ma a qualcosa di più o meno. Non solo perché vi è uno scarto tra la forma e la vita, ma perché noi stessi non possiamo misurare tutte le dimensioni della forma: così Heisenberg nel 1928 lancerà la sua bomba atomica sulle certezze dell’occidente col suo “Principio d’indeterminazione”: non possiamo sapere al tempo stesso posizione e velocità dell’elettrone. Da qui la cascata di conseguenze, a partire dalla tragica constatazione che l’osservatore modifica la cosa osservata, e dunque non esiste la famosa “neutralità” della scienza (con buona pace della recente mostruosa campagna mediatica vaccinale).

Nel caso della guerra, il pensiero dicotomico ha le conseguenze più nefaste – non solo perché la guerra è di per sé dolorosa e distruttiva (di solito soprattutto per una delle due o più parti), ma perché condiziona e plasma anche tutta la propaganda – che oggi è più che mai pervasiva, decisiva almeno per il pubblico che assiste e incita i belligeranti. La critica dell’avversario, anzi nemico, diventa assurda, cattiva fino all’inverosimile, eppure funziona. La critica-propaganda ha una sua logica di escalation, dovendo mirare al gradimento, e dunque moltiplica l’effetto negativo a livello politico. Oggi siamo qui, dopo due anni di condizionamento sociale orwelliano, che ha abbassato le difese immunitarie, non solo culturali ma biologiche della specie umana. I livelli dell’essere, dal più astratto e razionale al più capillare e sensibile, sono interdipendenti. Non c’è mai una sola causa (questo l’aveva capito anche Aristotele), perché non c’è una gerarchia pre-stabilita, ve ne sono fra le componenti di un flusso. Infiniti sviluppi sono avvenuti dopo la rivoluzione probabilistica, non possiamo qui ripercorrerli, dobbiamo però accennare a qualche altra via o ‘terapia’ per uscire dal pensiero dicotomico, non solo per gli scienziati, ma per la gente comune. Einstein disse che non è possibile risolvere un problema con gli stessi parametri nei quali è sorto – occorre un ‘salto’, non quantico (non gli piaceva troppo la fisica dei quanti), ma un salto nell’ordine di pensiero, ovvero un’uscita dal pensiero lineare, che è quello del tempo ordinato dell’orologio. Eppure, lui stesso diceva che per la vita di tutti i giorni, per la velocità umana bastano le coordinate cartesiane, danno misure affidabili. Dove non valgono più è a livello dello spazio cosmico, con il quale non possiamo commisurarci, già non possiamo pensare il tempo del sole come quello sulla Terra. Ecco, la relatività: possiamo pensare uno Spazio che s’incurva, accelerando il tempo. Einstein inventa lo spazio-tempo, con cui misurare grandezze macrocosmiche e microcosmiche, stellari e…(sub)atomiche. Il suo universo tiene, “Dio non gioca a dadi”. Ma noi siamo molto più in pericolo ora che prima della sua invenzione.

E dunque, vi sono altre possibilità ? Altre due sono la mistica e la poesia. Nemmeno la mistica è per tutti, “bisogna esserci portati”. Rimane la poesia, che almeno è scritta nella lingua comune. Ma per chi giustamente odia la poesia come si studia a scuola, dove (tranne eccezioni) la si distrugge, riducendola a “contenuti” lineari, cioè a prosa, vi sarebbe ancora la via classica, oggi apparentemente sempre più facile a tutti: il Viaggio in altre culture. Però, come si dice, “al netto” degli affollamenti, vuoi geografici che informatici, turistici o pubblicitari. Non è facile, dicono continuamente i cubani, eroi della tradizione politica, poetica, danzaria della loro isola. Che forse madonna Povertà ha aiutato a mantenere meglio che altrove. Non sto suggerendo un viaggio a Cuba – dove una preparazione medica sacrificale è riuscita a produrre un vaccino forse più efficace e meno dannoso dei vari Big americani – accenno solo a un’ultima suggestione, presente nel titolo del presente articolo. Non questo né quello – sia questo che quello, ed infiniti altri: neti neti (na iti), “non così non così” dice il sanscrito, enumerando ogni possibile aspetto di ciò che non è mai l’ultima realtà, il brahmān – solo ineffabile, non verbalizzabile, innominabile essere d’ogni cosa.

E così, non vi è pace, ma potrebbero esservi trattative per innumerevoli configurazioni di convivenza e co-esistenza, di collaborazione, infinite possibili convenzioni di scambio: accordi, turnazioni, complementarietà – rinunciando a una cosa soltanto: ad aver più Ragione da una parte e meno dall’altra, o assegnando definite quantità di colpa a questo o a quello. Che sono principi di malattia e di morte. La vita non funziona così, ma con l’accordo pieno, con la fiducia nell’intelligenza dell’altro, capace come me di accorgersi di un inganno o una sfumatura scorretta… Così come non possiamo con trucchi ingannare la natura, l’ecologia del pianeta non può più sostenere sfruttamenti intensivi né tantomeno guerre ! Diciamo pure che il capitalismo stesso è assai vecchio, e che la Tecnica, come anticipava Emanuele Severino, proprio in esso incontra il suo maggiore ostacolo: ma allora lo spazzerà via, perché la Tecnica è l’inarrestabile conflitto con l’umano.


Note
[1] Come un secolo più tardi la Statua della Libertà, opera dei francesi Gustave Eiffel e Frédéric Auguste Bartholdi,  rappresentante la luce della Ragione, lo Stemma americano fu suggerito dal francese Pierre Eugene du Simitiere.
[2] https://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_ortodossa_russa.

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