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sinistra

Cittadinanza a punti

di Fernanda Mazzoli

Ci sono fondati motivi di ritenere che il green pass non sia veramente destinato all’archiviazione in un piccolo museo degli orrori dedicato alla storia recente, né si può fare affidamento sulla benevolenza dei nostri governanti che hanno deciso, dal primo maggio e ultimi in Europa, di allentare un pochino la pressione sui sudditi, sempre a condizione che questi non abusino della libertà vigilata cui sono sottoposti.

Non importa nemmeno che le tante varianti del Covid 19 abbiano smentito l’efficacia del Green pass quanto a controllo e limitazione dei contagi e neppure che esso abbia sostanzialmente fallito come soluzione finale per indurre alla vaccinazione i renitenti, i quali, in gran parte, hanno preferito subirne le pesanti discriminazioni piuttosto che il ricatto. Il green pass ha, comunque, raggiunto il suo scopo primario, che è quello di plasmare un nuovo habitus mentale capace di ridisegnare nuovi rapporti fra le persone e fra queste e le istituzioni e di preparare il terreno ad un passaggio il più possibile indolore dalla condizione di cittadino, frutto di secoli di lotte politiche, sociali e culturali, a quella di suddito di un neofeudalesimo postmoderno.

Aveva visto giusto il filosofo Giorgio Agamben, affermando che scopo del green pass, al di là dei toni isterici della campagna vaccinale, è il green pass stesso.

La sua implementazione digitale e la sua versatilità, nonché adattabilità -la sua resilienza sono promessa di lunga ed operosa esistenza, ben oltre l’occasione fornita dall’emergenza pandemica che, tra l’altro, non pochi professionisti di sventura già prevedono rianimarsi in un futuro molto prossimo.

Comunque vadano le cose, oggi il green pass è così vitale che ha da poco partorito due creaturine, una dal carattere dispettoso e ruvido, l’altra più perbene e smart.

Entrambe hanno visto la luce nella regione più avanzata ed inclusiva d’Italia, ovvero l’Emilia Romagna. Entrambe devono al prototipo l’idea base del meccanismo premiale, fondato su una semplice polarizzazione: buoni - da includere- e cattivi - da escludere- , il quale condiziona l’accesso ad una serie di servizi. Insomma, una variante locale della carta dei crediti sociale che furoreggia in Cina, a cui già strizzava l’occhio il nostro lasciapassare verde, come era evidente sin dall’inizio a tutti coloro che alle chiassose sirene della propaganda hanno contrapposto ragionamento e buon senso.

A Fidenza, l’Acer ( Azienda Case Emilia Romagna) ha approntato una bella patente punti per gli inquilini delle case popolari ai quali, come è noto, difettano portafoglio e buone maniere e sono pertanto da tenere d’occhio e da educare ai corretti comportamenti condominiali. Quando i punti (50) finiscono, l’assegnatario perde il diritto all’alloggio.1 La verifica è affidata ad un agente accertatore, ma è evidente che non sarà disdegnata la collaborazione degli altri affittuari nel denunciare condotte non ammesse.

A Bologna, il Comune sta mettendo a punto lo smart citizen wallet, il portafoglio del cittadino virtuoso che, da settembre e su base volontaria, offrirà un riconoscimento ancora in via di definizione a chi dimostra di praticare corretti stili di vita, ovvero differenziare i rifiuti, gestire bene l’energia, usare i mezzi pubblici (e se non vi è ammesso perché non vaccinato? ), non prendere multe e risultare “attivo con la Card cultura”, 2 ovvero frequentare musei, cinema, teatri , mostre (e se è costretto a tenersene alla larga per i motivi di cui sopra?)

A Bologna, come è noto, giovialità, sorrisi e pacche sulla spalla sono di casa, si incoraggia e premia piuttosto che punire e sfrattare gli inadempienti, si crede nella formazione e nel valore della cultura, i punti non li si nega a nessuno e alle masse sono spalancate le porte del paradiso socialista degli ipermercati Coop. E infatti, come gongola esultante l’assessore all’Agenda digitale, l’idea l’hanno pescata proprio lì, dalle raccolte punti dei supermercati.

Il modello è, dunque, collaudato e di sicuro successo e non fa che perfezionare ulteriormente il passaggio di matrice neoliberista dai diritti ai servizi, dal cittadino al consumatore e all’utente. L’infrastruttura digitale su cui queste cards si appoggiano veicola, inoltre, in modo ormai naturale il principio delle community della rete: chi non accetta le condizioni stabilite dagli amministratori della piattaforma è escluso dai servizi della stessa, che è poi il principio su cui si fonda il green pass adottato sul territorio della Repubblica .

Il modello bolognese che, al momento, non esclude, ma premia secondo una modalità ben nota e apprezzata dai consumatori, è perfetto come cavallo di Troia per legittimare una formula dalle potenzialità notevoli. Esso rappresenta l’altra faccia della medaglia di un dispositivo che con una mano elargisce, con l’altra toglie, sulla base di condizioni insindacabili decise da un’autorità pubblica che autorizza, favorisce, limita o addirittura sopprime l’ esercizio di diritti e libertà che, fino all’inizio delle politiche di confinamento, continuavano ad essere ritenuti intrinsechi alla cittadinanza, malgrado la loro progressiva erosione da parte del modello neoliberista affermatosi dagli anni ‘80.

Come non bastasse, il supporto digitale necessario all’attivazione di lasciapassare e cards comporta una enorme raccolta di dati che apre una straordinaria possibilità di controllo sociale, di fronte alla quale il Panopticon di Bentham appare come l’innocuo passatempo di un nevrotico.

Controllo e disciplinamento mirano, naturalmente, a diffondere capillarmente la virtù principale per il potere, l’obbedienza; nulla di nuovo sotto il sole, ma mentre il vecchio suddito doveva prendere atto della volontà del signore e regolarsi di conseguenza, il servo dei nostri tempi è chiamato, invece, a collaborare sorridendo alla costruzione della gabbia in cui lo si imprigiona, a fornire spontaneamente e gratuitamente i dati richiesti e a vendere l’anima, ringraziando l’acquirente che gli concede l’ineffabile sensazione di sentirsi superiore moralmente rispetto ai disobbedienti. Insomma, il potere ha segnato un punto decisivo a proprio favore, è arrivato a metabolizzarsi all’interno degli stessi che vi sono soggetti, chiede educatamente il consenso informato, pur non rinunciando a manifestarsi, a chi glielo nega, con fragore di decreti legge punitivi o mulinare di manganelli polizieschi.

Il vecchio suddito aveva due possibilità : adeguarsi in qualche modo o ribellarsi, con tutte le conseguenze del caso; il nuovo servo ha due possibilità: adeguarsi fra applausi e sorrisi, o ribellarsi, con tutte le conseguenze del caso.


Note
1Per maggiori dettagli, cfr. https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/22672-nico-maccentelli-un-laboratorio-di-disciplinamento-sociale.html

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