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theunconditional

La scienza medica va al mercato

di Sonia Savioli

Nell’aprile 2022, tale Matteo Bassetti, soprannominato anche da una percentuale consistente di suoi connazionali “Venticonflittidinteresse” (1), ci rendeva edotti da Lisbona, dove si trovava per partecipare all’ECCMID (Congresso Europeo di Microbiologia e Malattie Infettive), che “vivere senza l’obbligo della mascherina al chiuso, è meraviglioso“.

Dato che il suddetto è stato uno dei protagonisti mediatici della campagna terroristico-pandemente di questi ultimi due anni, un tempo sarebbe stato onorato dall’attribuzione all’unanimità della qualifica “Faccia di bronzo”, o di tolla, a seconda delle regioni.

Poiché però l’individuo in questione non agisce da solo ma fa parte di un sistema strutturato “in modo tale da costituire un vero e proprio soggetto politico: attraverso una partecipazione attiva nelle rappresentanze istituzionali… capacità di creare un sistema di interdipendenze e di costruire legami di reciproca convenienza con la politica, l’economia, ed il mondo delle istituzioni” (2), dare un’occhiata al congresso sopracitato sarà oltremodo istruttivo per capire il “sistema” odierno del capitalismo farmaceutico.

La microbiologia è una scienza moderna e in rapida espansione che si sta specializzando nell’attribuire ai virus i danni e le malattie prodotte dai farmaci e dai vaccini. Forse per questo è in rapida espansione.

Dovete sapere che il mercato dei farmaci è vasto e variegato, affollato e, specialmente negli ultimi tempi, in crescita a velocità supersonica: anche perché, essendo così affollato, se non cresce rischia di asfissiare. Per questo è sempre alla ricerca di nuove “nicchie” da sfruttare e riempire. Siccome in medicina le nicchie sono malattie, se mancano bisogna inventarle e/o crearle. Per farlo servono delle reti sinergiche tra università, medici, istituzioni, compagnie farmaceutiche, media.

A questo scopo sono nate da tempo tante “associazioni” europee di questo o quella branca della sempre più specializzata “medicina”. Chiamiamola così, finché non troveremo un nome più appropriato per definirla.

C’è l’ESC (Società Europea di Cardiologia), che decide quali sono i valori normali della nostra pressione arteriosa e del nostro colesterolo; c’è l’ESE (Società Europea di Endocrinologia), che decide quali sono i valori normali dei nostro ormoni tiroidei; c’è l’EASD (Associazione Europea per gli Studi del Diabete), che decide quali sono i valori normali della nostra glicemia, e tante altre ancora.

I valori normali si abbassano sempre più, nella stessa proporzione in cui il mercato si affolla sempre più.

Dunque, i dirigenti delle società europee di questa o quella branca della “medicina” sono coloro che decidono se siamo malati o no, modificando di volta in volta, i valori normali delle sostanze che il nostro corpo produce.

Dopotutto, cos’è la “normalità”, se non un’opinione.

La loro opinione, aiutata dall’industria farmaceutica, dai suoi ricchi premi e cotillons, decide la nostra salute o malattia.

In un secondo tempo, la decidono i farmaci prescritti dai nostri medici, su indicazione delle suddette “società”, le quali non fanno mistero di essere sponsorizzate da una pletora infinita di compagnie multinazionali del farmaco.

Gli effetti dei farmaci sul vostro organismo non sono più un’opinione, e contribuiscono a sviluppare il mercato. Continuano però ad essere un’opinione per la “scienza” medica e, peggio ancora, un territorio sconosciuto e inesplorato per la maggior parte dei medici curanti, che di esplorarlo non sentono alcun desiderio. Del resto, essendo i farmaci ormai numerosi come le stelle in cielo (nel senso che è impossibile contarli), il territorio da esplorare sarebbe sconfinato.

Le opinioni sugli effetti dei farmaci, in particolare, sono diverse a seconda che lo scienziato lavori per le compagnie farmaceutiche o lavori solo in centri di ricerca universitari e ospedalieri e non abbia conflitti di interesse. Questi ultimi scienziati non vanno neanche ai cosiddetti “congressi” delle succitate “società”.

Perché non ci vanno?

Forse voi pensate a un congresso come a una serie di relazioni, discussioni, approfondimenti; tutto un esporre, dibattere e concludere molto “scientifico”. Be’, in questo tipo di congressi medici non è più così. A parte che ai partecipanti viene pagato il viaggio, il vitto, l’alloggio e non in una pensione casalinga o in un agriturismo contadino (chi paga? Gli sponsor-multinazionali), questi “congressi” sono delle fiere. Come la fiera del vino, quella delle macchine agricole, quella del libro ahimè.

Ci sono gli espositori coi loro stand, che pubblicizzano i propri prodotti e offrono magari dei “campioncini”, oltre ai soliti opuscoli, biglietti da visita, pubblicazioni pubblicitarie. C’è il buffet. Poi ci sono le “conferenze” sugli argomenti e i prodotti che vanno per la maggiore e che devono “andare” ancora di più.

Per esempio, nel congresso detto ECCMID, congresso con più di cento sponsor, dalla Pfizer alla Sanofi, da Novartis a Novavax, da Moderna a Janssen a GlaxoSM, Gilead, Takeda, Menarini… le conferenze chi le tiene? Le conferenze, che spiegano e magnificano le virtù di tale o tal altro prodotto di nuova e brevettata realizzazione, sono tenute dai dipendenti e collaboratori degli sponsor.

Nel programma di “studio” del congresso ECCMID, prendendo un giorno a caso, il 23 aprile, troviamo questo programma di “istruzione” di virologi-microbiologi: dalle 12.15 alle 13.15 li istruiva Abbott o Astra Zeneca o Glaxo o Copan Italia, a scelta; dalle 13.30 alle 15.30 li istruiva MSD o Pfizer o Gmbh o Menarini o SD Biosensor, e via così un giorno dopo l’altro. (3)

Dimenticavo. Per iniziare bene, ci sono i premi e le sovvenzioni.

Strani congressi, vero? E’ la scienza del mercato, la scienza prevalente nei tempi in cui viviamo.

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