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sbilanciamoci

Le sanzioni non sembrano ottenere grandi risultati

di Vincenzo Comito

Tolto per ora il gas dal tavolo, perché impraticabile il blocco in tempi rapidi almeno per alcuni paesi tra cui l’Italia, le sanzioni alla Russia sembra che non contribuiranno a far deviare Mosca dai suoi obiettivi, mentre si cerca di aggirarle

Gli obiettivi delle sanzioni

Sono passati quasi tre mesi da quando le sanzioni alla Russia sono state avviate dai paesi occidentali e ci si può cominciare a chiedere se e quali risultati esse stiano ottenendo e se, in particolare, esse stiano raggiungendo gli obiettivi in qualche modo indicati all’inizio; tra questi, vengono elencati dalla stampa l’intento di punire la Russia per l’invasione dell’Ucraina, poi di obbligare il paese a terminare la guerra – e questo per mancanza di risorse finanziarie, per il fatto che si priva così anche l’esercito di rifornimenti di base – o, per altro verso, l’obiettivo di spingere affinché siano le sofferenze del popolo indotte dalle stesse sanzioni a costringere Putin a cambiare le sue decisioni, anche persino sperando che le difficoltà conducano a rovesciare il presidente russo e il suo gruppo di potere. Curiosamente le sanzioni colpiscono, a parte molti oligarchi, anche la supposta amante di Putin, la ex-moglie e persino sua nonna (Wright, Cameron-Chileshe, 2022).

Bisogna ricordare che solo su di un arco temporale molto più lungo si potrà valutare complessivamente l’efficacia dei provvedimenti adottati, ma si può intanto cercare di fare il punto sui risultati che si intravedono al momento.

Come ha osservato Lucio Caracciolo, direttore di Limes, un risultato, certamente, le sanzioni spinte da Biden lo hanno attenuto: quello di rompere i legami tra l’UE e la Russia. Questo nell’ambito di un più vasto programma statunitense volto ad isolare non solo la Russia, ma soprattutto la Cina, dal resto del mondo, tra l’altro con un’attività diplomatica che negli ultimi mesi è diventata frenetica in tutti i continenti. L’ossessione di evitare la perdita della leadership mondiale appare ormai il principale obiettivo della politica estera statunitense.

Non ci occuperemo dei danni che le sanzioni stanno procurando e minacciano di procurare ai paesi promotori, in particolare all’UE, mentre accenniamo soltanto al fatto che esse stanno avendo degli effetti globali sulle economie dei paesi del Terzo Mondo, mettendo in pericolo la loro sicurezza alimentare ed energetica, come ha sottolineato il presidente del Messico per quanto riguarda l’America Latina (Montoya, 2022). Qualcuno ha stimato che ci sarebbero in particolare 53 paesi in Africa, Asia, America Latina, che ne soffriranno molto.

 

Le sanzioni passate

Ricordiamo, preliminarmente, che non è certo la prima volta che i paesi occidentali, con in testa gli Stati Uniti, amano dedicarsi a questo esercizio delle sanzioni, né sembra, a respirare l’aria che tira, che essa sarà l’ultima e può essere utile quindi almeno accennare ai risultati ottenuti in alcuni dei casi precedenti.

La lista dei paesi sottoposti a sanzioni di vario ordine, grado e durata è lunga e si va dall’ex Unione Sovietica, a Cuba, Sud-Africa, Venezuela, Iran, Nord Corea, Myanmar, Russia (The editorial board, 2022) e abbiamo certamente dimenticato qualcuno.

Le sanzioni non hanno mai avuto l’effetto di cambiare i regimi in carica e quasi mai di far cambiare i comportamenti dei governi dei paesi sanzionati. Cuba, Venezuela, Corea del Nord, Iran, non si sono in alcun modo piegate ai desiderata americani. Qualche effetto possono averlo avuto a suo tempo sul cambiamento di rotta del Sud-Africa, ma questo è stato a suo tempo soltanto uno dei fattori che vi hanno contribuito (The editorial board, 2022).

 

I risultati ad oggi

E veniamo all’oggi.

Hanno forse le sanzioni isolato la Russia dal resto del mondo? Certamente no; non solo la Cina, ma anche paesi come l’India, il Pakistan, l’Arabia Saudita, il Sud Africa, l’Iran, il Venezuela, il Messico e molti altri hanno continuato ad avere rapporti amichevoli con il Cremlino. Stati che comprendono al loro interno quasi i due terzi della popolazione mondiale non hanno seguito l’Occidente su questa strada.

Una cosa che appare certa è quella che non c’è stato almeno sino ad oggi lo sperato collasso dell’economia, né la Russia ha fatto default, avendo ripagato le rate in scadenza dei debiti esteri, capitale e interessi, , anche se gli Stati Uniti hanno cercato in qualche modo di impedirlo.

Per quanto riguarda l’andamento del Pil del paese, le ultime previsioni della Banca di Russia parlano di una riduzione nell’anno in corso pari all’8-10%, un risultato che dovrebbe oscillare tra lo 0% e il -3,0% per il 2023, mentre ci potrebbe essere, sempre secondo le stime della Banca Centrale, un ritorno alla crescita nel 2024.

Per quanto riguarda i tassi di interesse di riferimento della stessa banca centrale, abbiamo già visto una loro discesa al 14% nelle scorse settimane da un massimo del 17% che avevano raggiunto precedentemente; le previsioni sono ora per un 5-7% nel 2023 e per un 4% per il 2024.

Un caso relativamente simile a quello russo che viene alla mente, e che abbiamo già evocato in un altro articolo apparso su questo sito, riguarda l’Iran, che con le sanzioni di Trump ha visto il suo Pil calare del 15% nel 2018-2019 , registrando anche un alto livello di inflazione; l’economia si è poi stabilizzata, il paese è riuscito a continuare ad esportare in misura rilevante il suo petrolio anche attraverso il contrabbando e comunque ha rimediato almeno in parte alla carenza di beni con una politica di import substitution.

Per quanto riguarda i rapporti di cambio del rublo, all’inizio la moneta è sembrata quasi crollare, poi si è ripresa fortemente ed oggi viaggia su valori superiori a quelli pre-crisi. Come riferisce anche The Economist (The Economist, 2022), il consumo di elettricità – che è di solito un indice affidabile dell’andamento di un’economia – ha tenuto abbastanza bene tanto che i caffè e i ristoranti appaiono pieni come prima della crisi.

Infine il saldo della bilancia commerciale, grazie al forte aumento dei prezzi dei prodotti energetici, dovrebbe registrare nel 2022 il valore più alto della sua storia.

Naturalmente, le sanzioni dei riescono a procurarli anche danni rilevanti; si pensi al blocco dell’import dei semiconduttori o a quello dei pezzi di ricambio per gli aerei o al freno indotto sui possibili programmi di innalzamento del livello tecnologico del paese.

 

Le contromosse

La risposta russa si è svolta su diversi piani. Intanto si è provveduto a mettere in atto controlli sui movimenti di capitale, si sono portate avanti soluzioni alternative a Visa e Swift e è stata fatta qualche nazionalizzazione. In generale, ogni volta che ci sono delle sanzioni si registra un più grande intervento dello Stato nell’economia e una maggiore dipendenza delle imprese private dallo Stato (Merwe, 2022).

I rilevanti aumenti dei prezzi dei prodotti energetici stanno aiutando il paese, per cui anche il possibile paventato blocco delle esportazioni di petrolio verso l’Occidente non dovrebbe essere alla fine un grande colpo per tutta una serie di fattori. L’Opec si rifiuta di accrescere in misura rilevante la produzione dell’oro nero, mentre Cina e India stanno aumentando le loro importazioni e la possibile riduzione nelle vendite sembra poter essere anche compensata dai probabili ulteriori aumenti dei prezzi, anche se vanno presi in considerazione dei rilevanti problemi logistici che si registreranno nello spostamento delle consegne della materia prima dall’Europa all’Asia (Astrasheuskaya, Ivanova, 2022). Anche l’Europa avrà rilevanti problemi questa volta nel sostituire il petrolio russo con quello del Medio Oriente, dal momento che la gran parte delle raffinerie del nostro continente sono attrezzate per processare il primo, più pesante di quello della penisola arabica (Astrasheuskaya, Ivanova, 2022).

In Russia si stanno cercando vari metodi di evasione del blocco, come quello di far trasportare le merci da navi battenti bandiere di paesi terzi o quello di utilizzare per il pagamento le criptovalute o reti finanziarie particolari. Il dipartimento del Tesoro statunitense cerca di bloccare questi tipi di operazioni (Rappeport, 2022).

Una delle ragioni della tenuta dell’economia russa è relativa al fatto che è un sistema abbastanza autosufficiente, almeno per quanto riguarda i prodotti di base, da quelli energetici a quelli alimentari, di cui il paese è semmai, come è noto, esportatore netto.

Va anche ricordata, a osservare la calma che regna nel paese, la grande e tradizionale capacità di resistenza e di sopportazione della popolazione, fattore comune anche agli ucraini.

 

Conclusioni

I risultati delle sanzioni non sono trascurabili, ma sembra altrettanto sicuro che esse non contribuiranno in alcun modo a far deviare la Russia dai suoi obiettivi.

Certo, l’arma assoluta sarebbe quella di bloccare gli acquisti di gas, ma essa appare impraticabile nella sostanza almeno per qualche anno, dal momento che porterebbe gravi danni alle economie europee, in particolare ad alcuni dei paesi. Al momento in cui l’UE bloccasse tali importazioni, sarebbero comunque ormai molto avanzati i lavori per aumentare fortemente gli sbocchi in Asia, in particolare in Cina, con il progetto appena avviato per la costruzione di un nuovo gasdotto, opera che porterebbe la materia prima dei giacimenti oggi riservati all’Europa verso il paese asiatico.

Per altro verso, appare anche impraticabile la strada di infliggere sanzioni “secondarie” ai paesi che stanno aiutando la Russia, in particolare l’India e la Cina; nel primo caso ci sono delle ragioni politiche a frenare tale azione, nel secondo il fatto che la Cina potrebbe porre in essere a sua volta ritorsioni molto pesanti.


Testi citati nell’articolo
-Astrasheuskaya N., Ivanova P., Russian economy could weather impact of EU oil ban, www.ft.com, 5 maggio 2022
-Merwe B. van der, Don’t count on sanctions to push Putin from power, www.newstatesman.com, 19 aprile 2022
-Montoya A., « Les sanctions ont del effets globaux », Le Monde, 14 maggio 2022
-Rappeport A., The Treasury Department takes action to crack down on Russian sanctions evastion, www.nytimes.com, 20 aprile 2022
The Economist, ‘Tis but a flesh wound, 7 maggio 2022
-The editorial board, Can sanctions really stop Putin ?, www.nytimes.com, 22 aprile 2022
-Wright R., Cameron-Chileshe J., Sanctions target “shady network” backing Putin, UK says, www.ft.com, 13 maggio 2022

Comments

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renato
Tuesday, 24 May 2022 17:04
Perfettamente d'accordo. A me sembra inoltre che alcuni considerevoli spezzoni di piccola borghesia produttrice , non indifferenti settori della grande industria , compresi i proletari sottostanti vessati dall'inflazione e crisi strisciante occupazionale e salariale siano ben consapevoli di questa enorme farsa ma concreta commedia geopolitica che non ha nient'altro che conseguenze sul tirare a campare. Il problema numero uno è la mancanza di una voce altra , oppositiva , autorevole, indipendente , neutrale che sappia chiamare alla lotta su obiettivi minimi di ribaltamento delle posizioni . Il campo per ora è occupato (non completamente) dalle destre populiste o dallo sconforto e disillusione privatistica. Il giorno che tutte le forze che si richiamano all'anticapitalismo o alla difesa delle classi subalterne , che sono contro la nato , la guerra di Putin, i nazionalismi quindi, si riuniranno in un piano minimo di unità di azione concreta per risalire la china (non vincere le lezioni o prendere il potere statale e d economico) sara' sempre troppo tardi, almeno per tutti i proletari europei o se vogliamo occidentali, compresi quelli russi . Cosa abbiamo ancora da perdere? L'identità microstorica e microgeopolitica di fazioni del passato rivoluzionario corretto e rivisto da una globalizzazione delle coscienze e del vivere quotidiano. Bella roba . Allora è meglio far carriera politica nei partiti tradizionali o alla rai raccontando le balle che vuole la macchina impazzita del capitale della sorveglianza e del feticismo senza tanti fronzoli e mediazioni estetiche o culturali.
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Alfred*
Sunday, 22 May 2022 13:12
Morale:
Una delle ragioni della tenuta dell’economia russa è relativa al fatto che è un sistema abbastanza autosufficiente, almeno per quanto riguarda i prodotti di base, da quelli energetici a quelli alimentari, di cui il paese è semmai, come è noto, esportatore netto.

Viene da chiedersi: sti coglioni della Nato hanno coscienza (avevano conoscenza) di questo?
Perche' si puo anche pensare (un pensiero di merda) di fare guerra alla Russia e anche di usare i poveri ucraini, ma nel momento in cui si procede bisognerebbe avere almeno idea di come puo sostenersi e sopravvivere la Russia e non passare al solito automatismo di sanzioni tafazziane che colpiscono solo chi le propone e dispone. Il resto del mondo e' indifferente alla cosa e continua bellamente ad acquistare tutto quello che i russi vendono o in chiaro o con triangolazioni (triangolazioni utili anche all' europa sia per vendere che per comprare)
Ci sono esperti coperti d' oro dai governi per elaborare strategie e piani a, b, c e via alfabetando.
Non avevano studiato la geografia russa? si sono accontentati di doparsi e dopare le analisi di cocaina?
Perche' oltre a provare orrore per una guerra che poteva essere evitata con scelte di neutralita' (anziche' piazzare missili nei bidet dei russi) assistiamo anche a una Nato che promuove conflitti di cui sembra ignorare (non aver studiato, analizzato) i possibili sviluppi.
Non so se qualcuno di voi considera machiavellico fare questa guerra per staccare l' europa dalla russia e poi poter anche attaccare la Cina.
Personalmente considero una simile strategia cialtronesca e dilettante.
Molto piu machiavellico Putin (che non e' certo un mio idolo) che ha impiegato anni a ricostruire la potenza militare russa e solo quando in Siria ha visto che i collaudi erano positivi ha deciso di riprendersi il cortile di casa.
Per anni i russi si sono limitati a contestare le scelte Nato in tutte le sedi sino a permettere cose che gli Usa non avrebbero mai concesso in america centrale.
Si sono preparati e guadagnano terreno, lentamente, ma inesorabilmente e lo faranno fino a quando la Nato dovra' accettare di contrattare con una Russia in una posizione di forza.
La differenza tra la Nato e i russi e i cinesi e' che a occidente si fanno delle campagne di sboronaggine informativa, russi e cinesi (e altre potenze emergenti) procedono cautamente, assicurandosi di poterlo fare e preparandosi all'uopo.
Poi puo' darsi che falliscano, ma almeno mostrano maggiore serieta' dei rambo Usa Uk e Nato.
Non amo nessuna delle fazioni, ma ammiro la serieta' con cui altri governi muovono le loro pedine, noi siamo dentro un apparato elefantiaco nelle dimensioni, ma mosso da meningi inesistenti.
Come se ne esce? Se non vogliamo comprare le materie prime russe con triangolazioni (da Ungheria o India, per esempio) con relativa cresta dobbiamo levare le sanzioni e dare alla Russia la distanza dalle basi Nato necessaria alla sua sicurezza.
Altro che far entrare la Finlandia nella Nato, sarebbe necessario fare uscire da questa idiota allenza tutti i Paesi che confinano con la Russia e garantire la loro neutralita' militare con trattati vincolanti sia per Nato che per Russia.
Comunque vada ne usciremo con le ossa rotte e forse piu' vicini al terzo mondo che al primo.
Poi non e' detto che gli Usa avranno il potere di tenerci come colonia, altre realta' potrebbero avere piu' potere e quindi anche piu influenza ...

PS
Su questo siamo sicuri?
'Naturalmente, le sanzioni dei riescono a procurarli anche danni rilevanti; si pensi al blocco dell’import dei semiconduttori o a quello dei pezzi di ricambio per gli aerei o al freno indotto sui possibili programmi di innalzamento del livello tecnologico del paese.'

non so se queste affermazioni sono supportate da dati...
Il problema dell' import dei semiconduttori non credo sia solo un problema russo. Per un certo periodo, e tuttora, e' un problema mondiale, tanto che l' europa prima della guerra aveva gia stanziato miliardi di euro per ridurre la dipendenza dai pochi produttori e anche gli Usa stavano andando in questa direzione oltre ai soliti cinesi che stanno cercando di stroncare il quasi monopolio (per le versioni piu sofisticate) di Taiwan e Corea del Sud.
La Cina resta per i russi non solo un mercato per vendita gas e materie prime, ma sicuramente anche una fonte di provviste sia che siano prodotte in Cina che triangolate. Certo e' che non sono cose che proclameranno ai quattro venti. Quindi la sensazione che ho che i russi non solo non manchino di niente, ma che non mancheranno neanche in futuro.
Sarebbe interessante vedere cosa manchera' agli occidentali sia causa sanzioni sia perche' grossi produttori di granaglie e oli nel secondo e terzo mondo stanno vietando le esportazioni per contenere i prezzi e la stabilita' interni. Nel frattempo in Usa e Canada ci sono state e forse sono ancora in corso, brutte annate (siccita', inondazioni) per la produzone di cereali.
Non parliamo poi delle nostre industrie dentro il tritacarne dell'aumento di energia e materie prime e ... si tratta pur sempre delle attivita' che pagano i nostri miseri stipendi.
Morale: smettiamola di pensare a come stanno i russi e cominciamo a pensare a come stiamo e staremo noi altri ... forse, presto, molto peggio di loro
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