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electomagazine

La grande menzogna sul grano ucraino. Kiev non è il granaio del mondo e neppure d’Europa

di Augusto Grandi

“La Russia vuole affamare il mondo, bloccando l’esportazione del grano ucraino per via mare”. È questa la nuova bufala dei media italiani di regime. D’altronde sul terreno l’esercito russo avanza e non si può continuare a raccontare di ripiegamenti delle armate putiniane pronte ormai alla resa. Dunque occorre cambiare la menzogna quotidiana. E cosa c’è di meglio di provocare una nuova ondata di indignazione e di terrore nel gregge italico? Il Covid non funziona più, il vaiolo delle scimmie non funziona ancora. Ma la carestia è sempre un tema di successo.

Tanto chi, nel gregge, andrà mai a controllare i dati reali? Basta raccontare che l’Ucraina è il “granaio del mondo” e le pecore si spaventano. Un tempo era considerata solo il granaio d’Europa, ma i tempi sono cambiati. Anche le produzioni ed i produttori, però. Così la produzione mondiale si aggira intorno ai 760 milioni di tonnellate e, grazie ai disinformatori di regime, viene da pensare che Kiev sia il primo produttore. Se no che “granaio del mondo” sarebbe?

Invece no. Per la delusione della squadra di Mimun al primo posto c’è la Cina, con (dati Fao 2020) con 134 milioni di tonnellate. Seguita dall’Ucraina, ovviamente. Macché, seguita dall’India con oltre 107 milioni. Va beh, Paesi lontani, con una produzione destinata a sfamare i propri abitanti. Falso anche questo, la Cina esporta e l’India esportava, prima che bloccasse le vendite subito dopo aver visto le sanzioni contro la Russia. Quella Russia che è al terzo posto con 86 milioni di tonnellate, 36 milioni in più degli Stati Uniti. E poi c’è il Canada, con 35 milioni. Insomma, i due Paesi patria della democrazia e delle libertà potrebbero impegnarsi a vendere il proprio grano a prezzi ridotti ai Paesi poveri, ma si guardano bene dal farlo.

E l’Ucraina? Non è neppure il granaio d’Europa perché è preceduta dalla Francia che produce 30 milioni mentre Kiev si ferma a 25, poco meno del Pakistan. Con la Germania a più di 22milioni, la Turchia a 20 e l’Argentina a poco meno di 19 milioni. L’Italia, che si è scordata la politicamente scorretta “battaglia del grano”, è molto più in basso nella classifica, con meno di 7 milioni.

Diventa difficile credere che la fame nel mondo dipenda dalle esportazioni della sola Ucraina. Ancor più difficile credere che il prezzo in forte rialzo sia una conseguenza del blocco del porto di Odessa. Soprattutto se ci si degna di leggere l’ottimo libro di Fabio Ciconte, “Chi possiede i frutti della terra”. Per scoprire, ad esempio, che due terzi di tutte le sementi commerciali del mondo fanno capo a soli 4 gruppi. E nessuno di loro è controllato dai russi. O per addentrarsi nei meccanismi dei famigerati Club dei diversi prodotti rigorosamente registrati. Con il Club che sceglie gli agricoltori che possono coltivare i rispettivi prodotti, in che modo, con quali fitofarmaci, con quali attrezzature. Agricoltori trasformati in operai che devono vendere la produzione al Club ad un prezzo concordato.

Ed in questo meccanismo globale perverso, con eserciti di avvocati pronti ad intervenire in ogni parte del mondo contro il singolo contadino che sogna un margine di libertà, davvero il problema è rappresentato dal blocco russo di Odessa? Dove, peraltro, il mare è stato minato dagli ucraini per impedire lo sbarco dei russi. La realtà è che la speculazione ha bisogno di creare panico per far aumentare i prezzi. Dando la colpa a Putin anche se piove troppo o troppo poco.

Comments

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Noi non abbiamo patria
Thursday, 02 June 2022 09:03
Ciao Enzo, l’autore dell’articolo è mosso da un fine ideologico caratteristico del ceto medio produttivo di fronte alla crisi generale di un modo di produzione che gli falcia la terra sotto i piedi: la deve negare perchè non puó combattere contro il meccanismo della produzione del valore.
Ora egli non ha alcuna possibilità di analizzare il movimento reale della accumulazione e fornisce un dato che è una “patacca”. Certo l’Ucraina sembra essere non decisivo per sfamare il mondo con il suo grano, mentre lo sarebbe la Cina. Peró la Cina, maggiore produttore di grano in termini di milioni di tonnellate, lo consuma quasi tutto. Mentre Russia e Ucraina esportano più della metà della loro produzione di grano, India e Cina non lo esportano quasi per nulla. La Cina ne importa sempre meno aumentando la propria produzione per non dipendere dalle produzioni USA di qualche decade fa. E l’Ucraina è il 6 esportatore mondiale di grano e frumento al mondo, con cui si sfamano le persone e gli allevamenti (foraggio come residuo del grano).
E infatti la Cina non compare come grosso esportatore, ma potenzialmente puó soppiantare l’export occidentale. Ma il grano accumulato nei granai è - come spiega Marx - capitale fisso accumulato. Ora è naturale che anche gli occidentali (Canada, Stati Uniti e Francia) che sono grossi esportatori di grano non potranno sopperire alla diminuzione dell’export Ucraino e Russo (primo esportatore al mondo per volume netto). Se proveranno a farlo (diminuendo il consumo sul mercato interno) dovranno scontrarsi con le riserve di grano Cinese e Indiano davvero maggiori e quindi a un minor prezzo unitario. Ossia il grano occidentale verrà venduto sul mercato estero ad un valore “svalutato” con tutte le conseguenze a catena relativo all’aumento del valore sul mercato interno. Perchè? Perchè potrà applicare un dazio sul grano importato per attutire la perdita sul mercato mondiale. In sostanza l’autore dell’articolo offre una patacca al posto della realtà materiale. Le statistiche piatte sono per i polli.
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Alfred*
Thursday, 02 June 2022 20:15
Ci sta tutto, ma la realta' della produzione del grano e di altri beni primari in questi ultimi anni sta facendo i conti non solo con la speculazione e le strategie di mercato. Ci sono state annate pessime negli Usa e in Canada e il prezzo dei cereali stava subendo rincari ben prima della guerra. Le statistiche e i numeri sulla realta' non sono mai da sottovalutare, si devono analizzare e valutare e dicono molto su quello a cui stiamo andando incontro.
L'India ha da poco bloccato l' esportazione anche se intende rispettare i contratti gia in essere. Anche se il grano viene spalmato sul loro territorio non potra' non subire gli aumenti che si registreranno a livello mondiale. Se i prezzi in India saranno calmierati in molti cercheranno di far ' espatriare ' le granaglie per lucrare sulla fame di altri disposti a pagare.
L'articolo ha molti limiti, ma sul cibo si stanno giocando partite di merda e si sta usando la Russia come capro espiatorio per tutto il letamaio.
Prestiamo attenzione
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Alessio
Saturday, 04 June 2022 20:05
Appunto la crisi di un modo di produzione è maledettamente reale e non una speculazione pubblicitaria
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Alfred*
Tuesday, 31 May 2022 23:22
- Ed in questo meccanismo globale perverso, con eserciti di avvocati pronti ad intervenire in ogni parte del mondo contro il singolo contadino che sogna un margine di libertà, davvero il problema è rappresentato dal blocco russo di Odessa?-

GRAZIE per avere ricordato le dimensioni della produzione ucraina (avevo allegato un piccolo schema in un commento qualche tempo fa) e anche per avere fatto presente che esistono leggi nazionali e internazionali che vigilano sul monopolio delle sementi, castrando qualsiasi comportamento agricolo che non si intruppa in questo meccanismo di estorsione.
A proposito dell' Ucraina avevo chiesto a chi e' piu' qualificato, e qui ripropongo, anche di valutare i quantitativi (su cui non ho dati) che vengono ceduti per permettere a ..elenski di comprare armi.
Gli ucraini rischiano di avere un anno senza semine e raccolto (guerra sul loro suolo e contadini che sono in trincea) e quindi, se si privano delle riserve ultime, letteralmente la Fame.
Ok, a chi vuole comprare la fame degli ucraini non interessa, interessa fare affari e addebitare altre magagne ai russi.
Ok, grazie alla speculazione e al blocco delle esportazionj di grano russo (credo siano attive anche su questo prodotto, ma non sono sicuro) la rischiamo tutti (la fame), se non altro perche' non avremo abbastanza soldi per pagare le pagnotte.
Su questo aspetto dell' aumento del costo del cibo addebitato ai russi credo bisogni fare molta informazione come anche sul costo del gas aumentato ben prima della guerra e grazie alle scelte dei politici europei di rinunciare ai contratti di lungo periodo che garantivano prezzi meno volatili e stabilita'. In questo caso i russi (stando a Demostenes Floros) avevano avvertito in diverse occasioni gli europei che invece sono andati avanti con le scelte tafazziane solite (ripeto, molto tempo prima della guerra).
Se manca informazione su queste scelte imbecilli delle nostre classi politiche la maggior parte delle persone attribuira' ai russi la responsabilita' di qualsiasi frustrazione personale o sociale e persino i disastri naturali.
Un capro espiatorio perfetto.
Preciso per l' ennesima volta
Non sono filo putin (che mi sta sui maroni) o filo russo, difendo il mio diritto di rifiutare ragionamenti/ informazioni idioti e lesivi dei miei interessi personali/sociali oltre che dei miei neuroni.
Saluti
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