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marx xxi

Ucraina, la guerra e la storia. Franco Cardini e Fabio Mini

di Marco Pondrelli

Il fatto quotidiano ha pubblicato un interessante volume che porta la firma di due autori che seppur in due campi diversi, uno storico ed un generale, condividono il rigore nelle loro analisi questo li rende capaci di superare le banalità che sul conflitto ucraino stanno abbondando. È interessante che questo libro lo abbia pubblicato una casa editrice che fa riferimento ad un giornale molto critico verso la Russia, atteggiamento che ha portato il quotidiano ad avvallare ipotesi come quella degli stupri ad opera dei soldati russi che meriterebbero un maggiore approfondimento. Che sia un giornale fieramente ‘antiputiniano’ a criticare l’atteggiamento occidentale verso il conflitto pubblicando questo volume, da ancora più valore alle tesi di chi chiede una soluzione diplomatica.

Il libro si divide in due parti. La prima è scritta da Franco Cardini e ricostruisce le vicende storiche che hanno portato al 24 febbraio, sono ragionamenti svolti sulla carta e quindi non lasciano la possibilità a qualche invasato conduttore di talk show di interrompere per dire che queste analisi non servono.

Cardini afferma che ‘gli italiani e gli occidentali non riescono per la maggior parte ancora a capire neppure perché sia iniziata [la guerra]…dal momento che – disinformati dai nostri media e dai nostri politici – sono all’oscuro del fatto che essa non è cominciata con l’annuncio di Putin in quel mattino di febbraio’ [pag. 21]. Quando Sara Reginella ha presentato il suo libro a Bologna ha raccontato di come pochi giorni dopo il 24 febbraio si trovava ad un salone del libro dove la sua opera era stata salutata come un instant book.

Il denominatore comune di tutto il volume è la denuncia delle gravi responsabilità statunitensi nella guerra. Quando la Nato avviò l’esercitazione Anaconda, siamo nel 2016, lo fece in Polonia con chiaro intendo di intimorire la Russia, tanto è vero che Sergio Romani affermò ‘la Nato sta certamente sbagliando’ [pag. 63]. Le conclusioni di Cardini sono nette ‘a questo punto la federazione Russa non aveva scelta: doveva affidarsi alle armi per la tutela delle due autoproclamate repubbliche del Donbass; e farlo al più presto per precedere un eventuale ingresso ufficiale ucraino nella Nato che le avrebbe rovesciato addosso tutto il potenziale bellico dell’intera alleanza se avesse fatto qualcosa dopo tale evento’. [pag. 67]

Spesso, anche e sopratutto a sinistra, si sente sostenere la tesi in base alla quale gli Stati Uniti dopo aver provocato la Russia avrebbero anche costruito la trappola perfetta, fare entrare le truppe in Ucraina per poi logorarle con una guerra di tipo afghano. Cardini demolisce questa posizione sottolineando come ‘la penetrazione occidentale era ormai giunta massicciamente e capillarmente in profondità nel tessuto civile ucraino’ [pag. 28], il rischio per la Russia sarebbe stato trovarsi fra un anno di fronte all’appartenenza di fatto dell’Ucraina alla Nato. Porre questo tema non vuole dire limitarsi ad analisi geopolitiche, certo alcuni potrebbero pensare che di fronte a due opposti imperialismi occorre stare con la classe operaia di entrambi i paesi, posizione romantica ma scarsamente efficace, forse oggi come non mai sarebbe importante rileggere (o leggere) Lenin. Il ruolo che ha oggi la Russia è di contrasto al nemico principale, gli Stati Uniti d’America, una sconfitta di Mosca avrebbe ripercussioni anche sulla classe operaia italiane ed europea.

Ancora più esplicito è il generale Mini che afferma ‘da ventiquattro anni la Russia è soggetta a un costante accerchiamento politico’ [pag. 84], se non si parte da qui non si capisce nulla di quello che sta succedendo oggi, sarebbe come volere capire la Seconda Guerra Mondiale studiandola dall’aprile del ’45. Il contributo di Fabio Mini è molto rilevante rispetto a quella che è la conduzione militare delle operazioni da parte russa. I miti da distruggere sono molti a partire da quello della volontà di una guerra lampo (difficile da realizzare ammassando mesi prima truppe al confine), dalla volontà di occupare tutta l’Ucraina, finendo con il disastro militare russo.

L’obiettivo russo non è mai stato la conquista dell’Ucraina e l’instaurazione di un governo fantoccio, questo è il metodo statunitense, funzionale a chi vuole creare instabilità, il contrario di quello che vuole la Russia ai propria confini. Mettere un governo di propri rappresentanti a Kiev vuole dire che occorre proseguire l’occupazione se non si vuole ripetere l’esperienza statunitense in

Afghanistan, l’obiettivo strategico russo e quello di proteggere la parte russofona e fare dell’Ucraina un Paese neutrale. Le truppe russe che sono state ammassate vicino a Kiev avevano una funzione di pressione politica, tanto è vero che si sono ritirate non in seguito ad una sconfitta ma per concentrare gli sforzi in Donbass.

La narrazione del disastro militare russo che non aveva considerato una fantomatica resistenza popolare non regge all’analisi militare che fa l’Autore, il quale ricorda la concezione della guerra di Gerasimov con l’utilizzo di una moderata violenza (ma sempre di guerra si tratta) che ha portato ad una ‘strategia deliberatamente limitata’ della capacità operativa nell’ordine del 15% [pag. 89], continua Mini ‘quello che non è successo (ancora) è esattamente ciò che noi occidentali

ci aspettavamo […] ciò che avremmo fatto (come abbiamo fatto) al posto dei russi: la pirotecnica dei bombardamenti notturni’ [pag. 90].

Una ricostruzione degli avvenimenti molto diversa da quella fatta dai nostri media. Così come la spiegazione dei motivi di fondo. Mini sottolinea la paura strategica degli Stati Uniti. L’unione Economica Euroasiatica si sta sposando con la Nuova via della Seta, se a questo disegno si unisse l’Europa (come sarebbe nei suoi interessi fare) il ruolo di Washington sarebbe marginalizzando, tesi sostenuta anche da Alberto Bradanini. Purtroppo nonostante i distinguo di Francia e Germania (ed ultimamente anche dell’Italia) la strada non è questa. Come sostiene Cardini stiamo andando verso una contrapposizione fra Euroamerica e Eurasia [pag. 76]. In questo quadro l’operazione che vuole portare avanti il Regno Unito è quella di rafforzare la Nato del nord isolando le parti più dialoganti. Non solo questa è una guerra contro di noi ma siamo noi a pagarla. L’unica cosa in cui sperare è che qualche politico italiano legga questo libro.

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