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generazionifuture

Il cammino del nuovo CLN

di Ugo Mattei

Il nuovo CLN viene presentato come necessità storica, volta a liberare l’ Italia dal giogo neoliberale ultra-atlantista, l’ 8 gennaio del 2022 in Piazza Castello a Torino. C’erano in piazza almeno 3000 persone, ma i media nazionali iniziarono subito a mentire indicando quella piazza gremita come un flop e dividendo per 10 la cifra reale.

Si scomodarono l’ ANPI e perfino una figlia del gappista Pesce, da me evocato in piazza, per delegittimare, con la solita strategia del NO VAX, un progetto politico serio e determinato, non voluto dal sottoscritto ma dalla storia. Perfino l’Università di Torino ritenne di “prendere le distanze” con un goffo comunicato stampa, come se un professore nella propria attività politica, parlasse a nome del proprio ateneo.

I paralleli storici fanno paura. La società dello spettacolo cerca di cancellare la storia, compresa quella a noi più vicina, dove la Grecia ci insegna il costo che si paga a non agire direttamente, ai primi sentori, fidandosi invece di promesse di qualche capo popolo di ottima eloquenza subito pronto a tradire.

Dicemmo a gennaio che il CLN è necessario oggi in Italia per scongiurare la guerra civile che ogni occupazione autoritaria prima o poi genera.

L’ Italia a gennaio non era ancora stata trascinata nella folle e incostituzionale avventura Ucraina. Eppure già era chiaro che il CLN era una necessità. Oggi le condizioni sono molto più spaventose rispetto allo scorso inverno. Le persone coinvolte e portate sull’ orlo del baratro (tutto l’ indotto di piccola e media impresa italiana; tutto il settore pubblico ed i pensionati) sono molto più numerose dei discriminati del green pass. Il default tecnico annunciato e l’orgia di austerità che ne seguirà metterà tutti costoro sul lastrico. Queste persone, se non sono venduti o traditori, vanno risvegliate e accolte. Se sono imprenditori o borghesi dotati di un patrimonio farebbero bene a utilizzarlo anche per aiutare il CLN piuttosto che attendere che l’inflazione lo divori…

Nei mesi successivi abbiamo lavorato a uno statuto semplice e provvisorio, purtroppo non di rado sotto fuoco amico. Il CLN per essere efficace sul piano nazionale deve dotarsi di un coordinamento, espressione di liberi cittadini raccolti in libere piazze nell’ esercizio della più pura partecipazione democratica, quella dell’ Agorà greca, del villaggio algonchiano o dei liberi comuni medievali. Esso è processo corale autentico che non può dunque sempre piacere a leader autoproclamatisi tali. Solo quando questo legittimo coordinamento sarà pronto il CLN esisterà davvero, come prodotto della storica necessità di rimediare con la partecipazione al fallimento della politica costituita, rappresentativa o referendaria. Per ora abbiamo eletto coordinatori in Campania, Piemonte, Lombardia, Liguria, Umbria, Valle d’ Aosta, Trentino, Veneto. Chiunque abbia partrecipato ha colto il nostro spirito e si è attivato.

I caucus del CLN sono infatti embrioni di nuove istituzioni di democrazia partecipativa. Da essi nascono i primi nuclei di una nuova organizzazione istituzionale, dettagliata e radicata sul territorio e fondata su due principi fondamentali: la libertà e la solidarietà. Ai caucus si presentano e si conoscono i nuovi protagonisti della liberazione dell’ Italia dal giogo dell’ estremismo atlantista, che da anni calpesta e deride la nostra autonomia. Il draghismo oggi mostra quanto tale dispositivo di occupazione straniera del nostro paese costituisca il pensiero unico del ceto politico di governo e di finta opposizione.

Terminati i caucus in luglio, su 33 persone che fanno parte del Coordinamento Nazionale del CLN ben 21, una larga maggioranza, saranno stati eletti dal popolo libero convocato in modo trasparente in libera piazza. Costoro si saranno già attivati per diffondere il caucus come modalità di lavoro politico, che costruisce piazze di proposta e decisione e non solo di protesta, in ogni provincia, comune e ambito più piccolo del territorio. Nessuna organizzazione politica può immaginarsi più aperta, libera e legittima del CLN oggi. La nostra modalità di costruzione di nuove istituzioni è figlia di anni di studio e di pratica della democrazia partecipativa. Attraverso l’incubazione di Generazioni Future, ai cui azionisti ogni libero cittadino italiano deve oggi un grazie, abbiamo messo a disposizione un processo comune libero e condiviso che nessuno di noi controlla. I 21 eletti se vorranno potranno modificare lo statuto CLN essendo molto più numerosi dei fondatori.

Parecchi hanno interpretato il CLN come soggetto volto alla partecipazione elettorale nel 2023. Ciò ha generato la sospettosità in chi fatica a distinguere la Politica dai partiti, la partecipazione dalla rappresentanza. Per il CLN la questione elettorale, proprio come quella programmatica dall’ alto, non è prioritaria in questa contingenza storica. Serve adesso, subito, liberare l’ Italia, difendere il popolo da un attacco finale che probabilmente giungerà in autunno, organizzare una difesa politica contro i prossimi strappi costituzionali, dotata di una visione Politica alta e lungimirante, diversa da quella di occupare qualche seggio in un Parlamento inutile e corrotto. Se si manterranno condizioni di agibilità democratica almeno formale non si può escludere a priori quella strada, ma personalmente sono molto scettico sulla riformabilità dell’ Italia dall’ interno del sistema. Come il nazifascismo era irriformabile, altrettanto lo sono l’ atlantismo estremista e neoliberale, che oggi controlla tutte le istituzioni economiche, politiche e di garanzia. La sua sconfitta non può avvenire per via elettorale senza prima una cesura costituzionale, o una rivoluzione culturale, che il CLN deve avere il coraggio di provocare.

A questo piano di difesa e solidarietà nazionale basato sulla radicalità della partecipazione lavoriamo, come coordinamento provvisorio, nel girare tutta Italia per aiutare la organizzazione e gestione di caucus che a breve devono operare come piccoli e stabili nucei del CLN, sparsi ovunque e capaci di agire come un sol uomo. Solo così sapremo resistere a ulteriori involuzioni autoritarie del potere o nel caso in cui si determinino le giuste condizioni materiali, passare all’ offensiva. Il lavoro da svolgere direttamente e da parte di tutti e ciascuno di noi è lavorare a tessere relazioni stabili e di fiducia, a localizzare luoghi dove ci si possa incontrare ed eventualmente rifugiare o nascondere, a connettere quanto già esiste in chiave di mutuo soccorso e a costituire nuclei CLN nuovi, fondati sulla orizzontalità e la solidarietà che stiamo apprendendo nei caucus in tutta Italia.

Cuba, da sempre sotto minaccia di invasione Statunitense, ha sviluppato su tutto il territorio nazionale una rete di comitati in difesa della rivoluzione, luoghi fisici, anche molto semplici, in cui le persone si incontrano, discutono, pianificano e socializzano magari con momenti conviviali e comune accumulo di risorse sempre pronte alla bisogna. La California, sempre sotto la minaccia di un devastante terremoto, ha sviluppato da anni piani di azione, immediati localizzatissimi di vicinato, in modo che ciascuno sappia cosa deve fare quando improvvisamente non ci sono più né acqua né energia. Ecco il nostro CLN deve essere nulla meno di questo. Dobbiamo essere pronti al peggio, un nuovo lockdown, un blackout, un colpo di Stato volto ad opprimere il dissenso. Tutti devono sapere cosa fare nelle prime ore di tale eventualità. Non possiamo più farci prendere di sorpresa, come nel marzo 2020 accettando restrizioni assurde nella maggior parte del paese. Tale accettazione ha dato la stura a ogni abuso perpetrato dal ceto dominante sul popolo. Ecco: grazie al CLN non succederà più. Appena completato il coordinamento nazionale, definiremo linee chiare di difesa in caso di nuovi abusi. Se nuovi abusi ci saranno e il CLN sarà in campo, sfideremo il potere fino a quando non ripristineremo un ordine democratico e autonomo in ogni angolo del nostro paese. Solleveremo la “questione Italia”, (proprio come l’ Ucraina un paese marionetta nelle mani degli Stati Uniti) a livello internazionale, metteremo i nostri corpi e la nostra vita a difesa del bene comune per una nuova liberazione della nostra terra. E’ già avvenuto in Portogallo contro Salazar, quando esercito e forze dell’ ordine hanno capito dove stava il giusto ordine da difendere, sicché la rivoluzione democratica, come è avvenuta allora, puo’ nuovamente avvenire si spera, senza alcuno spargimento di sangue.

I regimi cadono a causa di avventure belliche sconsiderate che affamano il popolo! Sapremo esprimere in modo autorevole e convincente ad ogni livello ciò che la giustizia e la pace vogliono. Appena ne avremo la forza, organizzeremo una consultazione popolare autonoma e capillare, certificata giuridicamente e con osservatori internazionali. Non faremo mai promesse di risultati che non potremo mantenere ma saremo tutti giudicati dalle nostre azioni qui e ora. Il CLN non è un noi che dice qualcosa e fa promesse a voi.

Il CLN è il risorto spirito dell’ Italia libera. È il tempo delle scelte. Non si può stare con il piede in due staffe. È importante da subito registrarsi al CLN, informarsi dei prossimi caucus, documentarsi e dare un mano; chi può fare una donazione.

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Proverbio Enzo
Sunday, 26 June 2022 08:18
CLN evoca una struttura storica che ha operato nel nostro Paese in una fase precisa dell'epoca allora caratterizzata dalla lotta di liberazione antifascista, dalla guerra di Liberazione, della costruzione di un regime costituzionale alternativo a quello albertino sfociato poi nel fascismo mussoliniano per volontà dei poteri economici, politici e militari del tempo. L'uso della sigla CLN oggi richiede necessariamente una spiegazione comparata e dettagliata che aiuti ad affrontare il periodo storico attuale, completamente diverso, immerso in una cultura sociale molto influenzata da quella americana e un protagonismo partitico corrotto indegno di rappresentare il Paese.
La proposta di CLN lanciata dal prof. Ugo Mattei a Torino l'8 gennaio di quest'anno ha creato aspettative soprattutto nel popolo antifascista e nei militanti che non hanno trovato nell'Anpi una risposta adeguata allo scontro con le forze guidate da un governo (e da un presidente della Repubblica) dei più pericolosi fra quelli sperimentati nel nostro Paese.
Il problema di dare continuità alle forze democratiche che si ispirano alla memoria storica, che vogliono liberare il paese dal dominio imperialista nordamericano , che vogliono porre al sicuro il territorio nazionale oggi presidiato dalla nato e da basi militari colme di ordigni atomici, aerei bombardieri strategici, navi da guerra potrebbe essere affrontato partendo da questa nobile sigla proprio per quanto essa evoca di democratico e di rivoluzionario.
E' inoltre tempo di bilanci per esaminare lo stato di arretramento che hanno subito le nostre massime istituzioni , i nostri diritti politici e sociali, le nostre libertà nelle mani di governi antipopolari che si sono succeduti a quelli democristiani e berlusconiani.
La Costituzione italiana è stata, nella realtà, progressivamente svuotata e al suo posto agisce una pratica totalitaria a regia reazionaria borghese che si avvale, per raccattare il consenso tra le masse, dell'opera del PD (pur non rappresentando più questo partito la storia della sinistra italiana né tanto meno, nei fatti, l'ideale progressista contenuto nella Carta costituzionale).
C'è prioritariamente da domandarsi, al momento che si propongono percorsi di lotta liberatori, quale è il nostro giudizio sulle ragioni di tanta decadenza.
In particolare chi si propone come guida di tale nuovo percorso deve rispondere a questo quesito basilare: premesso che la Carta è il capolavoro dei padri e delle madri costituenti come mai nel corso del dopoguerra è stata possibile tale lenta ma progressiva degenerazione ?
Io ritengo che la causa principale di questo decadimento sia dovuto alla sottovalutazione da parte della sinistra del carattere rivoluzionario della Costituzione e l'abbandono degli obiettivi portanti della Carta.
Per esporre queste visione critica al gruppo dirigente nazionale Anpi un gruppo di compagni iscritti all'organizzazione ponevano a fine anno 2020 al nuovo Presidente Nazionale Gianfranco Pagliarulo, al Vicepresidente Nazionale vicario  Giorgio Ghezzi (organizzazione) al Presidente emerito Carlo Smuraglia, in vista del 73° anniversario della entrata in vigore della Costituzione ,la richiesta di porre all'ordine del giorno dell'organizzazione, il tema della piena occupazione che sta alla base della Repubblica democratica italiana nata dalla Resistenza individuando la ragione principale del non funzionamento pieno della Costituzione la non attuazione del suo pilastro fondamentale: la questione del diritto-dovere al lavoro per tutti i cittadini.

Questo il contribuito di riflessione allora posto all'attenzione dell'Anpi
“Scriveva Emilio Lussu nel
…...........“Il prof. Mortati, della Democrazia Cristiana, uno dei costituzionalisti più autorevoli all'Assemblea Costituente e che ha avuto una parte notevole nella preparazione della Costituzione, commentandola, ha scritto: La nostra Costituzione ha in primo luogo conferito al lavoro la funzione di componente fondamentale della struttura del nuovo Stato, e in secondo luogo ha imposto ai pubblici poteri l'obbligo di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono ai lavoratori il pieno sviluppo della loro personalità e la loro effettiva partecipazione all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.......(da Emilio Lussu: saggio sulla vita delle democrazia italiana, contributi di A.Battaglia – P.Calamandrei – E.Corbino – G.De Rosa – E.Lussu – M.Sansone – Leo Valiani “dieci anni dopo 1945-1955” editori Laterza Bari 1955)
73 anni dopo l'entrata in vigore della Carta fondamentale dello stato constatiamo che mai, in questo tempo che ci separa dal varo di quella Carta, è stata, dai governi che si sono succeduti nel nostro Paese, data attuazione a questa funzione cardine che regge tutto l'impianto costituzionale.
Eppure, al tempo, tutti i partiti che hanno partecipato alla Resistenza e alla Liberazione, gli stessi che hanno trovato poi l'accordo per scrivere le regole fondamentali della nuova Repubblica, si sono presentati al popolo italiano con un programma che prevedeva la fondazione di uno Stato completamente  diverso da quello esistente prima e durante il fascismo che era basato sul profitto e sugli interessi del grande capitale e delle grandi proprietà terriere.
In questi 73 anni,  orientati da una pratica reale che si è  ispirata al principio non costituzionale “l'Italia è una repubblica fondata sull'impresa e sul profitto privato” la classe al potere che ha governato il Paese ininterrottamente dal 1948 ad oggi ha costruito le sue fortune sullo sfruttamento dei lavoratori, su un modello di ricostruzione funzionale al profitto e non alla società a misura d'uomo, un modello di servizi sociali costruito per creare assistenzialismo, parassitismo e clientelismo politico. I risultati di questa gestione dello Stato sono sotto gli occhi di tutti: esistenza di sacche di schiavismo e semischiavismo, disoccupazione e sottoccupazione giovanili; mondo del lavoro privato degli elementari diritti; fragilità del tessuto urbano e del territorio che è incapace neppure di reggere il confronto con gli eventi naturali; sanità incapace di fronteggiare situazioni, pur prevedibili, di epidemie ma anche delle più elementari necessità di salute della popolazione;   privatizzazione dei beni dello Stato; scorribande del capitale monopolistico internazionale che saccheggia le imprese nazionali  e trasferisce a suo piacimento attività produttive nazionale laddove le sue insaziabili mire di profitto lo inducono; deperimento della partecipazione dei lavoratori all'organizzazione politica e sociale del Paese.
Di fronte a questa situazione che è sotto gli occhi di tutti occorre un radicale cambio di rotta.
Occorre riportare la realtà a quei principi e a quegli ideali che hanno ispirato la Resistenza, in tutte le sue versioni, comunista, azionista, socialista, cattolica, liberale e anarchica attraverso l'attuazione di tutti gli articoli non pienamente attuati della Costituzione, in primo luogo di quelli che riguardano il lavoro ovvero il 1° e il titolo III che è lo sviluppo articolato dell'art. 1 e dei successivi 2, 3, 4 dei principi fondamentali di cui è centrale il 4, specie al secondo  comma sugli ostacoli di ordine economico e sociale da rimuovere.”

Il suddetto contributo di idee sottoposto all'Anpi non ha avuto alcun seguito ma quello che più impressiona è che anche le forze politiche nate dopo il tramonto del PCI non hanno mai posto all'ordine del giorno questa basilare questione con dovuta veemenza.

Ed è proprio questa ultima osservazione che mi induce a consigliare i i promotori del nuovo CLN a non sottovalutare la necessità che la costituzione di questo nuovo organismo di massa che sopperisce alla carenza di iniziativa dell'Anpi sia in un rapporto dialettico con la necessaria e irrinunciabile azione di riconquista di una direzione di classe del sindacato e di ricostruzione del Partito Comunista gramsciano in Italia. La Resistenza italiana insegna che senza la presenza attiva del gruppo dirigente del movimento operaio e popolare non sarebbe stato possibile vincere la prima grande tappa per dare al nostro paese la vera democrazia.
Spetta a noi proseguire su questa linea senza rinunciare al patrimonio di esperienza che i compagni (“leader autoproclamatisi tali”?) che in questo trentennio che ci separa dalla liquidazione del PCI hanno (senza, purtroppo, ottenere risultati tangibili) generosamente offerto al Paese.
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