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poliscritture

Il volto di MedUSA

di Paolo Di Marco

La danza Butoh proviene da Hiroshima; ci parla di lei, o forse siamo noi visti attraverso i suoi occhi. Trasforma il modo stesso in cui viene visto il corpo e la sua relazione col mondo e colle emozioni. Da quando ho visto i Sankai Juko molti decenni fa a Milano non ho più potuto vedere balletti e opere. C’è un coinvolgimento emozionale tale nel loro indicibile che brucia ogni altra esperienza simile.

Nel 2016 John Pilger realizza un documentario ‘The Coming War on China’, oggi su Netflix e YouTube. E aggiunge all’indicibile parole e immagini.

 

1- le isole Marshall

Inizia con le isole Marshall, di cui l’atollo di Bikini è parte, dove per 12 anni ogni giorno che un dio beffardo manda in Terra veniva fatta scoppiare una bomba atomica sperimentale. E dove per 28 anni gli abitanti sono stati convinti e costretti a restare, spiegando che andava tutto bene, per servire da cavie sugli effetti delle radiazioni assorbite da acqua, suolo ed aria. E dove quasi nessuno è morto di cause naturali.

Dove l’ospedale della capitale, Moreia, non fornisce medicine e cure ai nativi ma fa solo radiografie e test.

Dove c’è un piccolo paradiso artificiale creato per i dipendenti della più grande base di missili e razzi per le guerre spaziali, e sul lato opposto della baia la peggiore baraccopoli del Pacifico per i nativi dipendenti. Ogni razzo lanciato in quelle acque di prova costa cento milioni di dollari, ma l’ambasciatore/amministratore non ha un dollaro da dedicare allo slum.

Sembra copiato pari pari dalle regole di Auschwitz, dr Mengele incluso.

 

2- il pivot verso la Cina

Ma le isole Marshall sono solo il fulcro di un perno (pivot) che si estende lungo tutto il Pacifico e che circonda con una morsa implacabile la Cina: sono un centinaio di basi militari che corrono lungo tutto il mare intorno alla Cina, e comprendono isole come Okinawa e l’Isola della pace in Corea (sic) fino all’Australia, il Giappone, la Corea del Sud stessa. Un cappio pronto a stringersi per bloccare gli approvviggionamenti, un insieme di missili puntati verso le principali città cinesi.

Se a qualcuno viene in mente l’accerchiamento Nato nei confronti della Russia è giustificato, perchè la funzione è identica. La Cina è, nelle parole di Trump prima e Biden poi, il nemico strategico numero uno, l’unico capace di sottrarsi al dominio politico, economico e militare degli USA.

E del resto, un’industria poderosa da 600 miliardi di dollari l’anno ha bisogno di un nemico. E se non c’è si immagina…

Con buona pace di tutti i boccaloni che bevono le frottole sulla ‘difesa della libertà’. La libertà che ci lasciano è solo un residuo, quello che resta quando ci hanno tolto tutte le autodeterminazioni che contano. In Italia dovremmo anche ricordarcene meglio che altrove, sapendo da dove venivano i soldi a De Gasperi e Saragat, sapendo per conto di chi sono state messe le bombe nelle banche, sui treni, nei musei.

 

3- Stranamore

Ci sono nel mondo 147 basi militari USA, la maggior parte dotata di capacità nucleari. Alcune di queste basi sono semisegrete, con un organico limitato specializzato in missioni di sabotaggio. Le peculiarità della catena di comando della forze armate USA in questi casi rende possibile evitare molti dei passaggi intermedi, lasciando una libertà di azione quasi assoluta, come nel caso della famigerata Delta Force 4 che opera(va?) In Iraq e Siria.

Oltre alla terra e al mare le armi nucleari ora fan parte del controllo dello spazio, con reti satellitari armate che girano in permanenza sopra la nostra testa.

Del resto, col suo proverbiale acume, l’Accademia svedese delle scienze, dopo aver dato il Nobel della Pace al macellaio Kissinger, l’ha dato anche a Pinocchio Obama, che aveva grandiosamente dichiarato di eliminare il pericolo nucleare mentre in contemporanea aumentava gli stanziamenti e le ricerche di sistemi nucleari sempre più sofisticati e pericolosi. Cominciamo a capire che Biden non fa altro che continuare gli stessi legami e la stessa linea.

Ma se ci sono tante armi in giro qualcuno a cui prude il dito sul grilletto c’è sempre, come dimostrano gli stessi USA con le stragi nelle scuole.

Al tempo della crisi di Cuba, quando Kennedy ordinò l’allerta nucleare in tutte le basi militari, a Okinawa un maggiore ordinò il lancio di tutti i missili- orientati tanto verso la Russia che la Cina. L’ordine venne fortunosamente bloccato 3 secondi prima del lancio.

E l’umanità si salvò per un capello.

È stato calcolato che il risultato sarebbe una nube di polvere che oltre che radioattiva oscurerebbe il sole per 3 anni, portando la temperatura di tutto il pianeta sotto lo 0 e impedendo qualsiasi coltivazione per 10 anni.

Più si moltiplicano le armi, più dimensioni occupano maggiore è il rischio che un grilletto venga attivato malignamente, che un ordine venga esagerato, che una reazione venga male interpretata. C’è un elenco ufficiale degli eroi, fra cui due russi, che hanno evitato guerre per sbaglio. È come per la guerra batteriologica: su centinaia di incidenti ci sono state almeno tre epidemie; una in Russia soltanto, l’ultima la conosciamo tutti.

Fino a quando dobbiamo solo incrociare le dita?

 

4-noi e loro

Durante la crisi del terzo secolo dell’impero romano in 50 anni le città si chiusero in mura. Fu uno sforzo tecnico gigantesco, e insieme un cambiamento drastico di atteggiamento: il mondo ora era diviso in due, noi dentro le mura, gli altri fuori.

Siamo tornati a quel periodo, anche da parte di persone apparentemente insospettabili. L’imperialismo è stato il culmine di una divisione tra noi bianchi e civili e loro colorati e selvaggi. Il nazismo ha portato questa divisione all’interno degli stessi confini bianchi. Oggi loro sono i cattivi, quelli moralmente e ideologicamente diversi ed oppressivi.

Non sappiamo se nell’11 Settembre sia stato calcolato anche questo effetto, ma ha permesso di allargare il divario in maniera di nuovo non concentrata su confini ma diffusa: i terroristi e i loro sostenitori e simpatizzanti.

Negli USA il livello di semplificazione culturale è tale da permettere che il ‘pericolo giallo’ abbia ancora una valenza attuale; tanto più se associata al ‘pericolo rosso’ (anche se nella Russia e in Cina di comunismo non ve n’è ombra…ma qui altri approfondimenti si imporrebbero, chè il socialismo è sempre stato ben altra cosa dal comunismo).

In una Europa che del superamento dei confini e delle discriminazioni aveva fatto la sua bandiera queste divisioni sembrerebbero meno probabili, ma ormai anche l’Europa è sparita, conseguenza non involontaria di una politica USA che nella crisi ucraina ha avuto un primo sbocco.

Dato per scontato che di buoni, almeno a livello collettivo, non ce ne sono, forse è venuto il momento di chiedersi chi siano veramente i cattivi.

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