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fattoquotidiano

Ricordare Carlo Giuliani mentre Draghi chiede l’incoronazione ha un significato maggiore

di Paolo Ferrero

Oggi Mario Draghi chiede l’incoronazione ma io sarò, come tutti gli anni, a Genova a ricordare l’assassinio di Carlo Giuliani e le giornate di protesta contro il G8. Ci saremo con la consapevolezza che avevamo ragione noi. 21 anni fa a Genova c’era il G8, cioè il G7 più la Russia, e in quella riunione venne deciso l’ingresso della Cina nell’Organizzazione Mondiale del Commercio che avvenne a dicembre di quello stesso anno.

Oggi la globalizzazione è crollata sotto le sue stesse contraddizioni e la Russia e la Cina sono considerate nemiche pubbliche numero uno dai paesi occidentali che non sanno fare di meglio di un gigantesco piano di riarmo (che non ha pari al mondo e nella storia) e di sostituire il consumo di gas con quello di carbone.

In questi anni le storture della globalizzazione neoliberista che denunciavamo a Genova sono emerse in tutta la loro drammatica forza distruttiva:

1) E’ tornata la guerra, cioè il contenzioso su chi comanda, su chi ha il potere sovrano. I potenti non hanno voluto costruire una cooperazione mondiale e oggi ci troviamo all’inizio della Terza guerra mondiale;

2) La concorrenza economica è diventata esasperata e distruttiva. I potenti non hanno voluto costruire una economia fondata sulla cooperazione invece che sul profitto e il contenzioso sull’accaparramento del bottino è diventato ingestibile e barbarico;

3) Il cambiamento climatico viene commentato ma non contrastato. La scelta delle classi dominanti di riaffermare il diritto al consumo infinito da parte di chi ha i livelli di consumo più alti, in un sistema di risorse scarse, la logica della guerra e del profitto stanno facendo passare in ultima fila il problema più grande dell’umanità.

Guerra guerreggiata, guerra economica, distruzione delle condizioni di vita sul pianeta: questi sono gli effetti della globalizzazione neoliberista a 21 anni dalla mattanza di Genova in cui ci volevano chiudere la bocca con la repressione. Il disastro in cui ci hanno portato è la piena realizzazione di ciò per cui Draghi si è battuto tutta la vita. Ha lavorato alacremente per rendere il nostro mondo peggiore, per salvaguardare gli interessi di pochi a scapito del benessere e a questo punto della stessa possibilità di vita dei molti.

Il Draghi che viene oggi osannato dai media mainstream è uno dei principali responsabili a livello mondiale di questo disastro. Draghi ha attraversato in questi anni varie postazioni di comando in cui ha potuto applicarsi con dedizione al peggioramento del mondo e all’utilizzo della ricchezza sociale a fini negativi per l’umanità. Crimini legalizzati che non vengono puniti con il Codice Penale perché tutelano interessi così potenti da non essere sanzionati dalla legge, da essere sopra la legge. Interessi così potenti da poter riscrivere la storia – come denunciava Orwell – da poter manipolare i fatti al fine di plasmare la memoria e non solo le vite delle persone.

Prendiamo il “whatever it takes”. Sulla base di questa frase Draghi viene glorificato come l’uomo che ha salvato l’euro e – implicitamente – la nostra economia, la nostra civiltà, al fondo, le nostre vite. Draghi quindi come salvatore, come uomo della provvidenza che ha saputo dire nel momento giusto le parole giuste. Nel momento giusto? Per nulla: Draghi non ci ha salvati ma ha utilizzato il potere che aveva per obbligare gli Stati a distruggere il welfare e ad abbassare gli stipendi.

Ricordiamo infatti che la speculazione sui debiti sovrani europei nel 2011 e 2012 era resa possibile dal fatto che la Banca centrale non intervenisse a loro sostegno. Infatti quando la Banca centrale intervenne la speculazione “magicamente” terminò. Ma chiunque capisce che la Bce, se aveva il potere di intervenire, avrebbe potuto farlo anche prima, avrebbe potuto bloccare la speculazione all’origine. Perché non lo fece? Perché la Bce scelse deliberatamente di lasciare campo libero alla speculazione in modo da mettere in ginocchio gli stati più indebitati? Per una ragione semplicissima: la Bce e l’Unione Europea utilizzarono il terrore prodotto dalla speculazione per far firmare agli Stati il Fiscal Compact, un trattato criminale iperliberista che strozza gli Stati e li obbliga strutturalmente a politiche recessive insostenibili. Solo dopo che Spagna e Italia firmarono il Fiscal Compact Draghi pronunciò la famosa frase e la speculazione terminò.

Draghi non ha salvato l’euro ma ha utilizzato la speculazione internazionale per obbligare gli Stati ad accettare politiche economiche strutturalmente antipopolari e dopo averli piegati ha fermato la speculazione. La speculazione è stata usata e poi fermata quando non serviva più, quando aveva svolto il suo compito… Come in quei film di gangster dove ci sono i poliziotti mafiosi che chiedono un pizzo ai negozi e – fin quando i negozianti non pagano – li lasciano in balia dei gangster, stando a guardare, senza fare nulla, senza intervenire. Solo dopo che i negozianti accettano di pagare il pizzo la polizia tira fuori le pistole e dice fermi tutti. E tutti si fermano. Quel film è stato applicato ai popoli europei e Draghi ha contribuito non poco alla regia e alla sceneggiatura.

Il banchiere che oggi chiede l’incoronazione dal Parlamento italiano è questo e non altro. Per questo oggi il ricordo di Carlo Giuliani e delle giornate di Genova ha una valenza ancora maggiore: perché l’alternativa ai Draghi, ai banchieri, ai mafiosi e ai poliziotti corrotti, a questa globalizzazione esplosa e barbarica, ha le sue radici in quelle giornate di Genova, in quei ragazzi e ragazze massacrati dalla polizia perché dicevano irriverenti: “il re è nudo”.

Il Parlamento italiano oggi incoronerà Draghi ma l’alternativa ha le radici ben piantate nelle giornate genovesi di 21 anni fa. Carlo è vivo e lotta insieme a noi non è solo uno slogan ma è il punto di partenza dell’alternativa.

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