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Lotta di classe e conflitto: Associazione a delinquere?

di Federico Giusti

La solidarietà di "Cumpanis" ai delegati e dirigenti Sicobas e Usb della logistica arrestati con accuse pesantissime che trasformano, agli occhi dell' opinione pubblica, il conflitto sindacale in una vera e propria associazione a delinquere. Fermiamo la criminalizzazione delle lotte sindacali frutto del partito unico della guerra e della normalizzazione sociale

Perquisizioni e arresti all’alba del 19 Luglio contro dirigenti nazionali del Sicobas e di Usb, inchiesta avviata da tempo dalla Procura di Piacenza ; le accuse ai sindacalisti sono pesantissime, si parla di associazione a delinquere per avere compiuto atti di violenza privata, resistenza a pubblico ufficiale, sabotaggio, interruzione di pubblico servizio in occasione di scioperi e picchetti .

Siamo di fronte ad una operazione della Magistratura che si sarebbe avvalsa di lunghe indagini, quello che è evidente è l’applicazione dei Pacchetti Sicurezza che avevano già previsto pene assai dure contro reati di piazza e legati al conflitto nei luoghi di lavoro, azioni che fino a pochi anni fa erano considerate legittime dentro una vertenza sindacale ma oggi sono equiparate a reati che comportano anni di carcere.

Si vuole delegittimare, con il codice penale, tutte le azioni a supporto degli scioperi; il classico blocco stradale o il picchettaggio dei cancelli sono ormai considerati un’ autentica minaccia alla pace sociale costruita ad arte sulla pelle dei lavoratori e delle lavoratrici che in 40 anni hanno perso potere di acquisto e di contrattazione.

Le accuse mosse agli attivisti Si Cobas e Usb non sono nuove, ci sono già state inchieste analoghe con arresti e centinaia di denunce, innumerevoli processi sono ancora in corso condannando gli attivisti ad anni di carcere e pesanti pene pecuniarie (lo strumento economico è assai utile per piegare la resistenza), si parla ormai esplicitamente di azioni illegali, di una vera e propria associazione a delinquere costruita per “estorcere” da padroni e padroncini condizioni di “miglior favore” non a beneficio dei lavoratori ma solo per la visibilità e le casse del sindacato. Un’autentica narrazione tossica che trasforma il conflitto nella logistica in azione a delinquere, le lotte contro le cooperative e le aziende che non applicano contratti nazionali diventano una sorta di perseverante azione illegale e penalmente perseguibile.

Pochi giorni fa le associazioni datoriali della Logistica (ne hanno parlato l’Indipendente e l’Osservatorio Repressione oltre a varie realtà sindacali come Cub, Sicobas, Adl e altri ancora) avevano ottenuto dal “Governo dei Migliori” una deroga al codice degli appalti, ossia la deresponsabilizzazione del committente davanti ai mancati pagamenti della forza lavoro negli appalti: il datore, da oggi in poi, potrà dormire sonni tranquilli e accertarsi solo della regolarità del durc (documento unico di regolarità contributiva), salvo poi disinteressarsi delle condizioni di vita e di lavoro negli appalti. Viene così meno ogni responsabilità della committenza e si favoriscono i processi di delocalizzazione e di esternalizzazione, si porta acqua al mulino delle privatizzazioni in un settore nevralgico per il capitalismo italiano come quello dei servizi.

Non ci meraviglia che davanti a questi fatti prosegua il silenzio assenso della Cgil, che invece si è dimostrata, nei giorni della crisi governativa, assai solidale con il premier Draghi sostenendo il governo con innumerevoli interviste e comunicati indecorosi.

Equiparare la lotta di classe ad una associazione a delinquere è possibile non solo perchè esiste un codice penale che prevede pene pesantissime per i reati di piazza ma perchè nel nostro paese esiste, inalterata, da 40 anni una legislazione di emergenza rafforzata dai pacchetti sicurezza 1 e 2 che prevedono pene pesantissime per reati stradale e il picchettaggio che poi sono armi storiche del conflitto sindacale.

Noi crediamo che questa, l’ennesima, manovra repressiva sia la risposta del “Governo dei Migliori” e dei suoi sostenitori al conflitto sociale e sindacale, alla mera rivendicazione di salario e diritti sociali. Da anni ormai i sindacati rappresentativi hanno scelto la strada degli scioperi virtuali dentro quel rinnovato consociativismo con le associazioni datoriali alle quali accordano deroghe ai contratti nazionali, gli stessi sindacati che da anni rinnovano i contratti nazionali al di sotto del costo della vita e a mero discapito delle tutele collettive ed individuali.

Quanto accade a Piacenza, dopo anni di arresti, denunce, processi e dopo l’uccisione di due attivisti sindacali travolti ai cancelli dei magazzini mentre partecipavano a picchetti, ci riguarda tutti\e, non solo i sindacati direttamente coinvolti ma l’intero mondo del lavoro, le realtà sociali e di movimento.

Che la repressione avvenga nella logistica non è un fatto nuovo perchè in questi magazzini transitano le merci destinate al mercato: bloccando la circolazione delle merci il sistema capitalistico italiano entrerebbe in una nuova crisi che il “Governo dei Migliori” e i sindacati complici non possono permettersi.

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