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aldous

Aldous, o del presente

di Alberto Giovanni Biuso

Aldous Huxley inventa la propria utopia negativa all’inizio degli anni Trenta – Brave New World, 1932 –, la rivisita negli anni Cinquanta – Brave New World Revisited, 1956 – con un commento critico e attualizzante, nel quale sembra sorprendersi del progressivo avverarsi delle sue profezie. Da allora sono trascorsi più di sessant’anni e bisogna riconoscere a questo romanzo una capacità visionaria davvero singolare, tanto che lo spazio critico nel quale il testo che state leggendo viene pubblicato è dedicato appunto a lui, ad Aldous.

Se letterariamente Brave New World è forse inferiore a 1984, Huxley è stato capace più di Orwell di comprendere e descrivere «un nuovo tipo di totalitarismo non-violento» (Il mondo nuovo – Ritorno al mondo nuovo, trad. di L. Gigli e L. Bianciardi, Mondadori, Milano 1991, p. 333). La nuova società mondiale del VII secolo dopo Ford non fa infatti uso di quasi nessuna forma di violenza esplicita, anzi in essa la felicità è un vero e proprio imperativo. Condizione per essere felici è appartenere a una società stabile, senza guerre, malattie, conflitti sociali, fame.

Gli strumenti per conseguire una simile perfezione sono principalmente tre. Anzitutto una rigorosa divisione in caste, i membri delle quali lo sono fin dal loro “concepimento”. Esso non avviene più nelle forme “naturali” vivipare ma attraverso metodi di inseminazione artificiale e di crescita indotta o rallentata del feto. La famiglia quindi è abolita; la parola madre rappresenta una vera e propria oscenità della quale tutti arrossiscono; i rapporti sessuali sono liberi, incoraggiati, molteplici e sterili. Una volta nati, anzi travasati dalle loro provette, i bambini subiscono un massiccio condizionamento educativo, a fondamento del quale ci sono le tecniche pavloviane e behavioristiche dello stimolo-rinforzo. Nel commento al proprio romanzo, Huxley cita esplicitamente Watson e Skinner immediatamente dopo le seguenti affermazioni: «Ogni individuo è biologicamente unico e diverso da tutti gli altri. […] Per motivi pratici o teorici i dittatori, gli organizzatori e alcuni scienziati muoiono dalla voglia di ridurre questa forsennata diversità della natura umana a una qualche maneggiabile uniformità» (pp. 320-321). In generale, Huxley critica ogni etica sociale convinta che il comportamento umano sia frutto per intero dell’educazione, senza alcuna influenza di fattori innati.

A questa totale dipendenza educativa si aggiunge il soma, una droga sintetica dagli effetti nello stesso tempo calmanti, stimolanti e visionari e priva di controindicazioni organiche. Gli abitanti del Nuovo Mondo ne fanno uso ogniqualvolta debbono affrontare una difficoltà, apparire risoluti o semplicemente allo scopo di cancellare qualunque stato d’animo men che felice. I divertimenti sono esclusivamente collettivi così come i riti e gli entusiasmi. Non c’è tempo né voglia per stare con se stessi, tantomeno per meditare. La persona è il maggior pericolo e la solitudine rappresenta un vero e proprio crimine sociale che si fa di tutto per prevenire: «ognuno appartiene a tutti gli altri» (p. 38). A opporsi a una società siffatta sono, ovviamente, pochissimi.

Questa favola ironica e amara ci parla di noi. Nel Nuovo Mondo si ha il «dovere di essere infantili» (p. 87) e lo strumento principale per riuscirci – oltre il soma – è la televisione che «si lasciava funzionare, come un rubinetto aperto, dalla mattina alla sera» (p. 176). Il mezzo televisivo, infatti, non comunica qualcosa di vero o di falso ma, semplicemente, di irreale, di insignificante. Il Nuovo Mondo è l’«Era del Vizio Televisivo», con gli umani trasformati da carne da cannone in «carne da televisione» (pp. 304 e 282).

Nel Nuovo Mondo non ci sono prove iniziatiche né sgradevolezze; ogni difficoltà che aiuti a crescere è preventivamente annullata dalla struttura educativa e sociale.

Nel Nuovo Mondo si impedisce qualsiasi «intensificazione e raffinamento della coscienza», qualsiasi «accrescimento del sapere» poiché essi sarebbero d’ostacolo al raggiungimento dell’unico obiettivo: «il mantenimento del benessere» (p. 157). Metafisica, scienza, grande arte rappresentano infatti delle gravi minacce alla stabilità della società felice.

Nel Nuovo Mondo la dimensione esistenziale e psicologica dominante è il presente. La Storia viene disprezzata e si ingaggia una vera e propria «battaglia contro il Passato» (p. 47). Il Nuovo è sempre Bene e tutta la vita deve somigliare al particolare effetto che il soma regala: «radici e frutti erano aboliti; il fiore del presente sbocciava rosato» (p. 93).

Nel Nuovo Mondo, pertanto, si scoraggia la pratica della lettura. Alle motivazioni contro i libri che vengono enunciate da George Orwell in 1984 e da Ray Bradbury in Fahrenheit 431 qui si aggiunge la particolare ragione del consumo che i libri impedirebbero: infatti, «non si può consumare molto se si resta seduti a legger libri» (p. 46).

Nel Nuovo Mondo il vero e unico nemico è la persona capace di pensare al di là ed eventualmente contro i decisori politici, le celebrità mediatiche, coloro che hanno ridotto il sapere scientifico, tecnico, medico a dogma, minaccia, religione.

Contro ciò che definisce l’«avvelenamento da gregge» (p. 272), Huxley ribadisce il valore e il senso della libertà, fondata sulla differenza fra gli umani e sulla unicità genetica. La nostra specie non somiglia a quelle degli insetti sociali – api, formiche, termiti – ma al branco: lupi, elefanti. Il Principio del Nuovo Mondo, invece, è che «quando l’individuo sente, la comunità è in pericolo» (p. 84).

Televisione, infantilismo, conformismo; un’esistenza del tutto in superficie e volta a impedire qualsiasi anche piccolo “trauma psicologico”; il culto del nuovo e la negazione del passato; il disprezzo per la creatività e per il sapere a favore del “saper fare”; i libri sostituiti dalle immagini e dal consumo di inutili prodotti e miriadi di “distrazioni”; l’appartenere a una qualche forma di collettivo alla moda; la paura di star soli; l’adesione spontanea alle minacce, alle lusinghe e alle decisioni di chi comanda.

Il Nuovo Mondo è il Nostro Mondo.

Comments

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Enza
Friday, 05 August 2022 12:36
Il punto è che leggere o rileggere certi libri, non necessariamente distopici - di recente ho letto di Spephan Zweig, "Il mondo di ieri. Ricordi di un europeo", che consiglio per le analogie con questi tristi tempi - non ci ripara, non ci impedirà di precipitare di nuovo in incubi terrificanti.
Se i libri, che personalmente ritengo salvifici per ragioni su cui non mi dilungo, potessero fermare gli scellerati che ci scaraventano in inferni, non avremmo tanti orrori, passati e presenti.
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