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lavocedellelotte

La crisi in Italia peggiora: per un piano di lotta e una politica della classe lavoratrice!

di FIR - Frazione Internazionalista Rivoluzionaria

La crisi nel nostro paese è a tutto campo: caduta del governo e elezioni antidemocratiche, inflazione a livelli storici, bollette alle stelle, fondi a pioggia per le aziende e per le spese militari, e nuovi attacchi alla classe lavoratrice e alla popolazione povera.

Il prossimo governo sarà al servizio dei banchieri, di Confindustria, dei capitalisti, della NATO, esattamente come il governo Draghi. La classe lavoratrice, la gioventù, le donne devono intervenire attivamente nella crisi perché non decidano sempre dall’alto, a nostre spese.

Appoggiamo e uniamo le lotte sociali. Discutiamo e elaboriamo un piano di lotta comune con nostre rivendicazioni indipendenti, rivendichiamo lo sciopero generale, battiamoci con la burocrazia sindacale perché la si finisca con concertazione e passività.

Le lotte da sole non bastano: serve una politica della classe lavoratrice, non la corsa alle alleanze a perdere coi partiti “progressisti”.

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La crisi in Italia e lo scenario delle elezioni

La caduta del governo Draghi ha riaperto la crisi politico-istituzionale, in un contesto già grave di crisi a più livelli nel nostro paese.

Gli appelli a “Super Mario” a resistere da parte di imprenditori, sindaci, burocrati sindacali, eccetera, invocavano la stabilità proprio perché sanno che l’equilibrio sociale in Italia è fragile e ci sono molti conti da presentare alla classe lavoratrice e alla popolazione povera, così da non far pagare i costi della “ripartenza” dopo la crisi mondiale del Coronavirus ai capitalisti. E questa corda, che si continua a tirare, potrebbe dare segno di spezzarsi, come si è spezzato l’equilibrio tra la condotta autoritaria, tecnocratica di Mario Draghi, e i piani politici di alcuni dei suoi soci di governo.

Le elezioni indette per il prossimo 25 settembre sono il segno più evidente che i “grandi” partiti parlamentari hanno tutto l’interesse a incassare prima possibile una legittimazione formale per continuare ancora per un po’ a imporre misure pesantemente anti-popolari, sperando che non si scateni nessuna opposizione sociale attiva, di vasti strati della popolazione.

Un’elezione fatta a ridosso dell’estate come mai era successo nella storia della Repubblica, con una legge incostituzionale sotto più punti di vista, volta a favorire ampiamente chi in parlamento c’è già dentro. Un colpo di mano che mostra la fragilità dei “grandi partiti”, e quanta paura ci sia a dover governare i prossimi mesi, dovendo rendere conto della situazione grave in cui ci troviamo.

Si va alle elezioni per allontanare una insorgenza di massa, per scacciare lo spettro di un movimento di “gilet gialli” italiani… o peggio, di una grande mobilitazione indipendente della classe operaia organizzata.

Al costo di riaprire una crisi politica, come è successo, si è preferito non consumare fino in fondo il profilo di Mario Draghi stesso e del suo governo in uno scenario del genere, o comunque nella frizione quotidiana di un malcontento diffuso durante il prossimo autunno-inverno.

Mentre la pandemia del Coronavirus è tutt’altro che finita, l’inflazione all’8% è a livelli storici in Italia come altrove; il caro bollette e il caro benzina continuano; si aumentano le spese militari e si continua l’intervento indiretto con la NATO nella guerra in Ucraina; il cambiamento climatico si sta mostrando con tutta la sua forza e si parla ancora di una “emergenza” come se fosse temporanea; i fondi del PNRR con cui verremo poi strozzati per ripagarne i debiti finiscono sostanzialmente alle aziende, ai capitalisti.

In questa crisi che tocca tutti gli aspetti della società, l’avanzata e la probabile vittoria elettorale delle destre è inseparabile dalla passività e dall’assenza di un’iniziativa politica della classe lavoratrice e delle sue organizzazioni. Senza un forte riferimento politico anche per gli altri movimenti sociali, per la popolazione povera, per tutti gli oppressi, l’alternativa rimane tutta nel campo dei partiti che vogliono governare con le stesse regole con cui hanno governato i rappresentanti della burocrazia europea Monti e Draghi.

Avere come principale arbitro politico del proprio campo il PD e, subito dopo, i 5 Stelle, è il segno più evidente di una sinistra che ribalta il mondo reale, facendolo dipendere dal parlamento e dai suoi occupanti. Il fatto stesso che le sinistre ragionino quasi soltanto di come conquistare la maggioranza e andare al governo di questa società, senza porsi il problema di costruire i rapporti di forza organizzativi e politici necessari a ribaltarla, non fa che consolidare i partiti che apertamente vogliono conservare l’ordine basato su sfruttamento e repressione. E infatti il consenso elettorale della sinistra sottomessa ai partiti di governo rimane marginale.

Non conosciamo ancora le liste definitive che si presenteranno, ma i tentativi disperati di Sinistra Italiana di coalizzarsi con PD e M5S, e di Luigi De Magistris per conto di Unione Popolare (cioè Potere al Popolo e Rifondazione Comunista alla coda dell’ex-sindaco di Napoli) di allearsi ai Cinque Stelle, anche se dovessero fallire, testimoniano come il principio dell’indipendenza politica della sinistra dai partiti delle classi dominanti è completamente stracciato da queste forze politiche.

 

Abbiamo bisogno di una risposta di lotta, di una politica della classe lavoratrice

Noi salariati, noi giovani, noi donne non possiamo rimanere passivi di fronte a questa crisi, di fronte all’eterna bancarotta della sinistra riformista: la risposta all’avanzata della destra non può consistere in un ruolo subordinato nell’alleanza di centrosinistra, cioè di quegli stessi settori che hanno governato con la destra o che ne condividono buona parte delle politiche anti-operaie, anti-immigrati, filo-clericali; allo stesso modo, la “riscoperta” del Movimento 5 Stelle significa solo dare una copertura di sinistra a un ceto politico di arrivisti disposti a tutto pur di avere qualche posto nella “casta” che denunciavano anni fa, e che rivendicano la pace sociale e la passività della classe lavoratrice a favore delle aziende.

Di fronte alla possibile elezione della prima premier donna del nostro paese, Giorgia Meloni, che però ha posizioni reazionarie di attacco ai diritti civili, di genere e riproduttivi, mentre asseconda il negazionismo nei confronti della crisi ecologica e si prepara ad attacchi frontali contro i lavoratori e in particolare quelli più poveri e ricattabili, come attestano le sue campagne d’odio contro gli immigrati e i percettori di reddito di cittadinanza.

Discutiamo un nostro programma di lotta perché siano i capitalisti a pagare la loro crisi!

Come Frazione Internazionalista Rivoluzionaria, proponiamo alcune misure centrali per far convergere una mobilitazione classista e indipendente contro i capitalisti e il loro prossimo governo.

Contro ogni politica di guerra e di aumento della spesa militare: guerra alla guerra! Basta alla guerra per procura in Ucraina, basta al saccheggio di interi paesi!

Contro la repressione del nostro movimento: basta attacchi a militanti sindacali, politici, di movimento! Le lotte per la giustizia sociale non sono un crimine! Per la rimozione di tutte le controriforme che ci hanno tolto diritti, a partire dagli attacchi allo Statuto dei Lavoratori!

Mobilitiamoci e lottiamo per un aumento generalizzato dei salari e delle pensioni, per la parità di salario per le donne, con un salario minimo intercategoriale di 1500 euro che copra il paniere di base di una famiglia, con un meccanismo di scala mobile che si aggiorni ogni mese, secondo l’inflazione reale e non con truffe come l’indice IPCA.

Non limitiamoci alla prospettiva immediata di opporci alla cancellazione del Reddito di Cittadinanza: proponiamo di superare questa misura insufficiente e arbitraria, e di combattere la disoccupazione con la ripartizione del lavoro tra tutti e tutte.

Per una grande campagna comune per la settimana lavorativa di 30 ore a parità di paga!

Lottiamo perché i sindacati siano il motore di nuovi cicli di mobilitazione ampia, di giornate di lotta, rivendicando uno sciopero generale e generalizzato. Basta alla passività e alla compiacenza verso i governi da parte della grande burocrazia sindacale!

Contro carovita e caro bollette, contro i profitti scandalosi durante la crisi, per la nazionalizzazione delle banche, delle imprese energetiche e dei servizi pubblici, senza indennizzo e sotto controllo dei lavoratori.

I prezzi dei beni essenziali devono essere controllati da comitati di consumatori e lavoratori, non dai monopoli capitalisti o da burocrazie al loro servizio.

I piani industriali nel nostro paese devono essere sottomessi alla necessità di una reale transizione ecologica: più rapida possibile, radicale, in linea coi bisogni essenziali della popolazione e rispettosa dell’ambiente, pianificata grazie all’intelligenza collettiva della classe operaia, dei tecnici, della comunità scientifica.

Ribaltiamo i piani industriali decisi da pochi capitalisti e burocrati loro sottoposti, rigettiamo progetti inquinanti, licenziamenti e chiusure!

I fondi per misure a favore della grande maggioranza ci sono, basta prelevarle da chi ne ha in abbondanza: per una patrimoniale fortemente progressiva sulle ricchezze!

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Queste e altre misure che rispondono alla crisi in corso e ai bisogni della classe lavoratrice e della popolazione subordinata non saranno mai “fattibili” nella routine della gestione del mercato capitalista e dello Stato che ad esso si adatta, per quanto “democratico” possa essere. Non ci sono partiti “progressisti” o “popolari” che tengano, nessun appoggio o alleanza con PD e 5 Stelle potranno cambiare questa situazione.

Per questo rivendichiamo una mobilitazione e una politica indipendente della classe lavoratrice in questa crisi, e rivendichiamo la prospettiva di un governo dei lavoratori e delle lavoratrici basato sulla loro mobilitazione e auto-organizzazione diffusa, non su alleanze elettorali con l’obiettivo di avere il 50%+1 dei voti e riformare tutto “dall’alto”. Ma più in alto del parlamento ci saranno sempre i capitalisti, finché lasceremo a loro il potere.

Come Frazione Internazionalista Rivoluzionaria, partecipiamo alle mobilitazioni e alle discussioni del prossimo periodo con questa prospettiva, e siamo impegnati a contribuire alla costruzione di un partito anticapitalista della classe lavoratrice e di tutti gli oppressi, in Italia e a livello internazionale con la Frazione Trotskista, per dare un’organizzazione, una forza, una direzione alle lotte che verranno. Non per rattoppare e riformare questa società, ma per rivoluzionarla.

Perché siano finalmente i capitalisti a pagare la loro crisi.

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