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Ipotesi sullo sguardo asiatico

di Pierluigi Fagan

Se assumessimo l’obiettivo strategico americano verso la Cina, ovvero se non proprio isolarla metterla seriamente in difficoltà, mettere dell’attrito sul corso della sua crescita economica, quindi di potenza e di stabilità interna, come dovremmo valutare il viaggio della Pelosi?

Il primo guaio degli articoli e commenti che leggo a riguardo è che essi sono fatti con una mentalità occidentale e si rivolgono ad un pubblico occidentale. Ma la partita è prettamente orientale. Non solo è orientale la Cina, è orientale il sistema in cui è inscritta la Cina. E’ questo sistema, il sistema asiatico, che alimenta la crescita cinese e di pari vi dipende.

Il secondo guaio è il tipo di immagine di mondo che ha l’analista. Ora vanno molto i geopolitici dopo un lungo dominio degli economisti. Purtroppo però, così come gli economisti fanno analisi monofocali che ignorano la grammatica geopolitica, i geopolitici scontano altrettanta parzialità monofocale verso o fatti economici. E’ un bel guaio, dato che lì nella realtà delle cose, così come nelle mentalità politiche degli attori in campo (capi dei vari governi dell’area) non esiste tale divisione, al realtà con la quale avere a che fare è una.

Il terzo guaio con cui abbiamo a che fare è l’arruolamento degli osservatori occidentali in sistemi di giudizio coinvolti nell’argomento. Possono essere atlantisti e quindi recitare una sequenza di concetti e giudizi del tutto scombinati come m’è capitato di leggere stamane in un articolo di Marta Dassù o all’opposto citare gli infuocati editoriali di Global Times. Così, ad esempio, coloro che in spregio alla millenaria mentalità del conflitto asimmetrico cinese, s’immaginavano caccia cinesi che abbattevano l’aereo della Pelosi in pure stile Top Gun, cioè Hollywood.

Ora, io non mi voglio vendere per ciò che nono sono, non sono un esperto di Asia, non sono un esperto di alcunché, sono un generalista che si occupa di complessità, quindi di molte cose. Proverò però a fare una analisi in base al poco che so, cercando di evitare le tre citate distorsioni di giudizio.

1. La Cina fa quasi il 50% del suo import dall’Asia e poco meno, il 46% quanto ad export. Si può dire che la consistenza economica e commerciale cinese sia essenzialmente asiatica e verso l’Asia, dà (cioè importa) più di quanto prenda (esporta). La Cina risulta il primo paese per entrambi gli item per ognuno dei poco più 50 stati asiatici e quando non è il primo è il secondo o in rari casi il terzo. Si può dire in via sistemica che per il sistema Asia, per il bene comune asiatico ovvero l’interesse comune di tutti gli stati asiatici, la Cina funge da locomotore, cuore sistemico, pompa centrale della circolazione di ricchezza. Il che comporta che eventuali problemi di impeto nel locomotore cinese, verrebbero pagati da tutto il treno asiatico. Si deve anche ricordare i molteplici forum (fora) e accordi che legano tra loro i paesi asiatici con la Cina, RCEP, AIIB, SCO etc.

2. Di contro, la Cina è un gigante demografico e di potenza nel quartiere asiatico. Con scarsa attitudine all’imperialismo sul circondario nella sua storia, almeno negli ultimi secoli, se sei uno stato asiatico, specie adiacente, è ovvio tu possa nutrire qualche preoccupazione. Le varie questioni sui confini dei mari, gli stretti, la diaspora cinese, il grande potenziamento tecno-militare cinese recente, pur non essendo sempre direttamente minacciosi, certo non sono rassicuranti. Va anche ricordato però, che la Cina non ha tradizione di manipolazione dei governi altrui, non risulta a registro quella attività di finanziamento politico, di think tank, di lobbying, di influenza stampa e molto altro che connota l’impero ibrido statunitense.

3. Abbiamo quindi due dinamiche, una che spinge a tessere relazioni strette con la Cina, l’altra che consiglia una qualche contro-assicurazione, quello che in Relazioni Internazionali, si può dire il classico “bilanciamento”. Il naturale candidato al bilanciamento sono gli Stati Uniti, il nemico del mio amico/nemico. Il più nitido attore che esemplifica questa postura bilanciata è l’India. Nella SCO, nell’AIIB e soprattutto nei BRICS con la Cina, flirta militarmente e tecnologicamente con l’America (ed in vero anche con la Russia quanto ad energia e armi).

4. Nei tanti meriti e capacità degli americani, non risultano alcune qualità tipicamente asiatiche: la pazienza, la strategia di lungo periodo, la diplomazia, l’arte del conflitto-cooperante, le forme indirette, oblique e diagonali di interagire. A dire che GT cita una serie di diplomatici ASEAN e non solo, sconcertati dalla decisione presa dagli americani sul viaggio della Pelosi. GT non fa nomi e soprattutto -di solito- fa propaganda; tuttavia, per quel che posso sapere della mentalità asiatica, l’informazione pare molto credibile. Anche perché plasticamente confermata dal fatto che il presidente coreano ha fatto finta di esser in vacanza (a casa sua a Seul, pare) pur di non dover incontrare l’americana e stante che un incontro tra sudcoreani ed americani non sarebbe stato assolutamente scandaloso anche agli occhi di Pechino. Altresì, nei giorni scorsi, alcune fonti asiatiche, affermavano che la stessa Taipei aveva pregato la Pelosi di soprassedere, ma invano. Poco o nulla è più opposto della mentalità asiatica e quella del far west, mi limito a fotografarlo, non interessa il giudizio che se ne possa dare.

5. Taipei dipende per il suo 28% di export da Beijing e per il 24% per il suo import, la RPC è di gran lunga il suo primo partner, com’è ovvio. Da notare che la reazione cinese, al di là dei fuochi artificiali antica tradizione bellico-spettacolare dell’area, ha mostrato come facilmente Taipei potrebbe esser oggetto di blocco navale. Un blocco navale porrebbe un bel problema agli Stati Uniti. Taiwan non è uno stato riconosciuto all’ONU e dalla comunità internazionale, se la Cina facesse un domani un blocco navale serio, qualora gli americani andassero a forzarlo, si macchierebbero formalmente di aggressione. Blocco navale più blocco economico soffocherebbe Taiwan in tempi ragionevoli. Ma già dai blocchi di esportazioni fatti dai cinesi (ad esempio la sabbia che giornalisti della nostra grande stampa segnalavo essenziale per le costruzioni non sapendo che è anche silicio, anche se non molto puro) in punizione all’incontro delittuoso, si mostra come il fine cinese sia mettere il potere economico taiwanese (che è quello che domina l’isola) contro il potere politico che è tutt’altro che monolitico. Debbo anche segnalate che tutta la paranoia eccitata sparsa a piene mani già il secondo giorno della guerra in Ucraina dai media occidentali imbeccati dagli americani, rispetto al fatto che la Cina starebbe in procinto di invadere Taiwan è inconsistente. Taiwan deve rientrare nella RPC entro ventisette anni (2049) e non c’è alcuna ragione per affrettare i corsi. Anche perché è probabile che i cinesi continentali vogliano convincere i cinesi isolani o loro buona parte alla inevitabilità del fatto, prima di compiere alcuna mossa più decisa. Sia perché governare poi un territorio ostile è un problema, sia perché mostrerebbe una faccia eccessivamente aggressiva verso i vicini-partner asiatici.

Detto ciò, l’operazione è tutt’altro che facile, i cinesi non si conoscono come campioni di soft power, i taiwanesi preferirebbero rimanere autonomi, gli americani, inglesi e tutta la coorte occidentale farà di tutto per mettere i bastoni tra le ruote. Tuttavia, geografia, antropologia ed economia ed il buon uso del tempo, sono a favore.

Di questi tempi è essenziale comprendere e per comprendere ci sono veramente un sacco di cose da studiare. Cerchiamo di studiare di più e giudicare di meno, l’ansia è nemica di un buon adattamento all’era complessa. Avrete vissuto l’esperienza sconfortante del vedere in qualche film straniero come trattano a botte di luoghi comuni il nostro esser italiani proiettando su di noi i loro poveri e stupidi schemi mentali. Ecco non fate altrettanto con gli asiatici, non è un buon modo per orientarsi nei tempi futuri verso il 60% della popolazione mondiale. Se certe cose non si sanno si può sempre stare zitti, no?

[Il libro segnalato è fantastico, lo consiglio vivamente, del massimo esperto di mentalità cinese che si abbia qui in Europa, un Maestro, figura davvero rara di questi tempi frettolosi e superficiali]


Comments

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Minardi
Monday, 08 August 2022 19:58
sono un generalista che si occupa di complessità , molto bello
Complimenti e ringraziamenti per i suoi scritti
Ho appena riletto oggi un suo articolo :
il conflitto permanente come culla del nuovo mondo multipolare,
che meraviglia e già le caratteristiche del conflitto Ukraina sono chiare.
Tra i molti altri lei ha letto i due libri di Liang Qiao, meno interessante l'arco dell'impero, piu' interessante l'arte della guerra asimmetrica, letto un decennio fà e ormai invecchiato.
Lei ha senz'altro letto Il trattato dell'efficacità del grande François Jullien
L'arco del tempo a volte come ora si torce, nodi vengono al pettine,
viviamo nel momento storico di grandi faglie, seguendo Arrighi
e Braudel, il passaggio di faglie crea terremoti storici
Non mi resta che concludere con Gramsci: il pessimismo della ragione, l'ottimismo della volontà :)
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