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lafionda

Si scrive Costituzione, si legge poltrona

di Alessandro Somma

Il Piddì e i suoi cespugli – da alcuni ancora definiti in termini di sinistra radicale – sono da anni le mosche cocchiere del neoliberalismo. Non stupisce dunque se anche in questo patetico avvio di campagna elettorale quella parte politica resti fedele alla sua natura, tanto che non sarebbe neppure il caso di prendere carta e penna per rimarcarlo. Le retoriche impiegate per nascondere la deriva neoliberale sono però talmente urticanti da imporre la denuncia del loro carattere autenticamente sovversivo.

È sovversivo innanzi tutto agitare la possibilità che le destre ottengano alle prossime elezioni una maggioranza dei due terzi, tale da consentire loro di modificare autonomamente la costituzione: numeri alla mano, si tratta di un risultato impossibile. Eppure è il risultato che viene ritenuto plausibile dal Piddì e da Alleanza verdi sinistra, e che consente loro di legittimare una scandalosa ammucchiata per le poltrone come una alleanza a difesa della Carta costituzionale.

Il Piddì pensa che il massimo della politica di sinistra sia la difesa della cosiddetta Agenda Draghi: il rafforzamento del vincolo esterno e quindi la definitiva svendita dell’Italia ai mercati internazionali. Alleanza verdi sinistra ha qualche dubbio, se non altro perché persino i suoi militanti hanno detto le peggio cose ai dirigenti della nuova formazione intenzionati a fare patti con il Piddì.

Ecco allora che viene evocata la Costituzione, anzi per dirla con Letta la più bella del mondo, e per dirla con Fratoianni e Bonelli l’altarino sul quale sacrificare gli avvertimenti della base. Ma ci rendiamo conto? Da tempo la Costituzione italiana non è la più bella del mondo, e se questo è successo è anche e soprattutto per colpa del Piddì. È stato il Piddì a far approvare la riforma che nel 2001 ha aperto le porte alla cosiddetta autonomia differenziata, ovvero alla cosiddetta secessione dei ricchi: il perverso meccanismo che consentirà ai leghisti veneti e lombardi e ai piddini emiliano romagnoli di rompere a loro favore la solidarietà nazionale.

Nel 2012 la più bella del mondo è stata poi violata dalla previsione per cui il Paese è tenuto all’equilibrio di bilancio: al netto dei tecnicismi, il divieto di realizzare politiche di piena occupazione e di difesa del welfare per onorare l’ortodossia neoliberale imposta da Bruxelles.

E come dimenticare che il Piddì ha promosso la riforma Renzi Boschi, quella che voleva cambiare in senso autoritario la Costituzione italiana, in particolare degradando il Parlamento a organo sottomesso al governo?

Bene, ora torniamo al 2022. Dicevamo che il Piddì e i suoi patetici cespugli invocano la difesa dell’Agenda Draghi e la reputano il boccone amaro da ingoiare per difendere la Costituzione, che il Piddì ha violato e che ora intende continuare a violare nel nome del vincolo esterno. Letta, Fratoianni e Bonelli pensano davvero che una supercazzola concepita per promuovere una spartizione di poltrone possa essere scambiata per alta strategia politica? Non si rendono conto di come le loro mosse geniali preparino il trionfo delle destre o nella migliore delle ipotesi dell’astensione?

Ma soprattutto: perché tutto questo casino? Per compiacere Calenda, che dopo sole ventiquattro ore dice che comunque corre da solo? Con Letta che si rifiuta di accordarsi con i Cinque stelle perché hanno fatto cadere Draghi e poi fa carte false per imbarcare Fratoianni che ha sempre votato la sfiducia al banchiere? E poi dicono che uno si butta… a destra!

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