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lantidiplomatico

Cile, la sinistra che volta le spalle alle masse popolari viene sconfitta

di Carlo Formenti

Non mi piace esprimere giudizi su situazioni che non conoscono abbastanza (almeno sul piano della conoscenza indiretta se non su quello della conoscenza sul campo) e la situazione cilena, al contrario di quelle boliviana, venezuelana ed ecuadoriana sulle quali molto ho letto e ragionato (in Ecuador ho anche passato mezza estate nel 2013) è precisamente una di queste. Il poco che ne so viene infatti da articoli di giornale. Tuttavia, anche solo così devo confessare che le notizie raccolte nei mesi scorsi mi lasciavano un retrogusto di disagio, al punto che la sconfitta (pesante: più del 60% di no!) del referendum sulla nuova Costituzione non mi ha stupito più di tanto.

Mi azzardo quindi, non a emettere un giudizio, ma a esprimere una sensazione. Mi è parso che, ancor più delle costituzioni di Bolivia, Ecuador e Venezuela, che ho avuto modo di leggere attentamente, nel progetto cileno si sia ulteriormente impegnato nel tentativo di integrare principi e valori caratteristici delle sinistre e dei movimenti occidentali (che in America Latina sono ancora più associati a ideali, interessi e bisogni della piccola borghesia urbana di quanto non lo siano qui in Europa, per tacere degli Usa).

Se a ciò aggiungiamo le prime analisi della composizione sociale del voto, che ha visto la netta prevalenza del no fra le classi lavoratrici e i meno abbienti, ne ricavo l'impressione che siamo di fronte all'ennesima sconfitta determinata da un'ideologia che privilegia l'attenzione nei confronti degli strati intermedi rispetto a quella nei confronti delle larghe masse popolari. E' un errore che costa caro...

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