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sinistra

Elezioni

di Salvatore Bravo

“L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.

L’articolo I della Costituzione è chiaro nel suo intento politico l’Italia è una Repubblica, l’autorità la esercito il popolo mediante le elezioni.

Ieri sera a Carta bianca dalla Berlinguer un Massimo Cacciari stizzito discuteva di elezioni e riforme. Il tono del filosofo era sempre alterato, investiva con le sue critiche Mieli e i presenti, i quali erano preoccupati dell’incompetenza della destra che si approssima al potere. Cacciari accusava di incompetenza tutti i governi a prescindere dal presunto e dichiarato orientamento politico. Nessuno è stato capace di portare a termine le riforme di cui la nazione necessita. Le riforme sarebbero le controriforme liberiste nobilitate col termine “riforma”, senza di esse l’applicazione del PNRR non risulta possibile. L’ottica del simposio era dunque limitata, nessun progetto politico e nessuna autonomia ma applicazione del PNRR, i partiti devono svolgere solo tale ardita operazione.

Il velo della mistificazione è caduto all’improvviso, anzi si è smascherato e squarciato completamente, ma senza scandalo di Mieli, Friedman e Cacciari. Erano concordi nel dire che chiunque vada al governo deve strettamente attenersi nei binari decisi da Bruxelles. I binari quale immagine/metafora di un politica che non c’è, la quale deve solo obbedire, ricordano i binari che spesso appaiono nei documentari prima di entrare nei lager. I binari determinano la politica, in quanto il percorso è già tracciato, forze superiori a prescindere dalle discussioni e dal teatrino delle contese organizzato per il popolo hanno stabilito l’agenda. I simposianti avevano trovato un punto comune indiscutibile, a dir loro l’80% delle decisioni sono state prese in Europa, chiunque vinca dovrà stare nei binari e seguire destinalmente la via, pertanto abbiamo l’opportunità e la responsabilità fatale di dover votare chi meglio applicherà gli obiettivi europei. Dinanzi a tali parole pronunciate senza discussione, ma come fossero il dogma della trinità, è evidente quanta la filosofia politica sia raminga nei nostri magri tempi. Con tali parole che tutti possono ascoltare si dice che le elezioni sono una farsa per tenere il popolo bue al guinzaglio, lo si invita a scegliere, si finge una campagna elettorale, si staccia la Costituzione, ma tutto ciò non provoca nessuna azione e reazione nell’intellighenzia nazionale. Se la verità è dichiarata con tanta immediatezza, si può supporre che ciò avvenga, perché sono sicuri di aver distrutto una democrazia, non resta che uno spettro senza sostanza a cui si può il colpo finale. Una democrazia con elezioni farsa, è solo copia di una democrazia e teatrino con i suoi pupari di una dittatura. Noi siamo un niente istituzionale. Non c’è una Repubblica, ma un teatro feroce e cinico.

Non solo ancora una volta la Russia è stata accusata di essere antidemocratica, i giornali vengono chiusi con notevole ridimensionamento della democrazia. Un illuminato, non è ironia, nello studio ha ricordato che anche la trasmissione della Berlinguer stava per essere chiusa perché democratica. La conduttrice gongolante ha affermato che lei ce l’ha fatta, quindi la democrazia, si deduce, un pochino, c’è. Lo squallore non ha limiti. D’ora in avanti dovremo dividere le nazioni in due categorie: nazioni a dittatura conclamata e nazioni a dittatura con elezioni farsa. Concludo con le parole illuminanti di Costanzo Preve su cui dovremmo riflettere:

CP: La domanda che ci si deve porre è questa: la crisi scoppiata nel 2008 rappresenta una crisi strutturale della globalizzazione oppure una crisi di un momento parossistico di essa? Pur non essendo un economista qualche idea ce l’ho. Questa crisi non inizia con la fine del comunismo novecentesco, ma dagli anni ’70 e inizio ’80 (Thatcher-Reagan per intenderci), con il passaggio da un modello keynesiano legato dunque al mercato interno e alla sovranità monetaria nazionale, a un capitalismo globalizzato multinazionale in cui gli stati perdono il controllo sulla sovranità monetaria, rendendo impossibili le politiche sociali. Gli ultimi venti anni io li vedo come una specie di orgia del capitale finanziario mondiale, liberato dalla presenza del comunismo novecentesco e dallo stato keynesiano. Questo ha portato a una finanziarizzazione dell’economia incredibile, il cui effetto principale è il lavoro flessibile e precario normale, la vera novità, perché non tocca più solo i vecchi artigiani, ma riguarda tutti; tutti sono esercito industriale di riserva. Naturalmente la corporazione universitaria non si è affatto occupata di questo, si è inventata la biopolitica, come se il problema non fosse il lavoro precario, ma il controllo poliziesco, alla Foucault. Si tratta di un pensiero alla fine del quale risulta che un maestro elementare e un una guardia carceraria sono entrambi agenti della repressione: un altro tradimento dei chierici1”.


Note
1 Costanzo Preve, Apriamo i sigilli, Petite Plaisance, Pistoia, pag. 14

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