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Punto critico?

di Pierluigi Fagan

Siamo ad un punto critico della guerra in Ucraina? Proverò a sviluppare una tesi ipotetica, troppe cose non sappiamo per aver certezze e sebbene esplorerò una tesi, si potrebbero interpretare le stesse cose in altro modo. Il punto è: si inizia a pensare a come uscirne?

I fatti, almeno quelli pubblicamente noti. Biden, ad un fundraising a casa del figlio di Murdoch, ha detto: 1) siamo nella più grave crisi di rischio atomico dai tempi dei missili a Cuba; 2) conosco personalmente Putin, non scherza; 3) se in virtù di una sostanziale non vittoria sul campo sente minacciato il suo potere e si mette ad usare l’atomico tattico, da lì in poi è escalation senza via di uscita; 4) sto allora pensando quale potrebbe essere una via d’uscita.

Blinken ha rilanciato “noi siamo pronti a trovare una soluzione diplomatica, ma i russi vanno in direzione opposta”. I russi, nei giorni scorsi, hanno detto più o meno lo stesso, dal loro punto di vista. Alcuni sostengono che da tempo i due si parlano dietro le quinte e quindi quello che noi vediamo è schiuma quantistica sopra fatti ignoti.

Se veramente di tratta, le dichiarazioni pubbliche vanno interpretate. Sono spiragli, tentativo di delimitare il campo, trattativa su come fare una trattativa, porre linee rosse che poi diventano rosa e svaniscono quando effettivamente si finisce al tavolo? Cos’è irrinunciabile per l’uno e per l’altro?

Alcuni hanno voluto leggere una nuova volontà di abbassare i toni da parte americana nel far uscire dichiarazioni CIA su NYT a proposito dell’attentato alla figlia di Dugin per colpa di una parte dell’establishment ucraino (c’è una parte trattativista ed una oltranzista com’è ovvio ci sia in questi frangenti?).

Altri hanno evidenziato il crescente fastidio americano per le continue richieste ucraine sempre molto pretendenti, oltretutto con una situazione sul campo che mostra una certa autonomia operativa ucraina, pare, non sempre gradita a Washington.

C’è anche chi ha osservato che l’uscita di Elon Musk, che ha fatto imbestialire Kiev, potrebbe esser pilotata.

Ieri abbiamo scritto un post sul fatto che sta montando una forte insofferenza per l’annunciato Armageddon economico-finanziario planetario. Per ora si sono espressi a mezza voce cinesi, indiani, i 24 dell’Opec. Sempre ieri alla Commissione diritti umani delle UN è stata negata la proposta americana di istruire una indagine ufficiale per il maltrattamento degli uiguri da parte dei cinesi nel Xinjiang. Voti contrari su asse musulmano-africano ma con aggiunte asiatiche. La questione del missile di Kim ha portato i coreani del sud a spararsi un missile vero (armato) addosso, brutta performance.

Giorni fa, funzionari ucraini si sono lamentati con una certa disperazione per il fatto che l’Europa non fa arrivare i fondi promessi (notoriamente a Bruxelles non sono così disponibili quando si tratta di cacciare i soldi) e non promette bene anche per i mesi a venire. La macchina statale e bellica ucraina mangia miliardi al mese, poi c’è la ricostruzione e così sarà molto a lungo. Di contro, sappiamo l’Europa a cosa va incontro nei prossimi mesi e pensare di destinare congrui fondi alla guerra mentre qui imperversa freddo e disoccupazione, va oltre il realistico.

Sempre qualche giorno fa è uscito su Rep un interessante articolo di Franceschini, portavoce degli ambienti strategici americani. L’articolo riferiva delle preoccupazioni che circolerebbe nei pensatoi strategici americani, Atlantic Council e Carnegie Endowment, a proposito della possibile frammentazione della Russia sconfitta nella guerra con crollo del potere centrale e scomparsa di Putin. Nuovi stati e staterelli, alcuni “canaglia” (vedi Kadyrov, non a caso promosso da Putin l’altro giorno, della serie “se non vi piaccio io potreste sempre trovarvi un Kadyrov in futuro”), ma con l’atomica, un incubo.

Così, da qualche giorno, piovono articoli preoccupati sul fatto che Putin potrebbe sì perdere il potere con violenza, ma non da parte di amici liberali, da parte di gente ben peggiore di lui. Ora, dobbiamo salvare Putin per non andar di male in peggio?

In più, un enorme spazio di possibile allargamento dell’egemonia cinese ad est, nessun alleato nell’area su cui far perno per pilotare gli eventi. In verità, queste cose erano note da tempo ed erano solo metà della questione che invece prometteva anche molti vantaggi geostrategici per gli americani. Sintomatico però oggi si faccia uscire solo il lato preoccupante.

In più, va notata la montante paranoia nucleare qui in Europa ed in parte negli stessi US. Quanto è reale il rischio? Se è reale ma non così probabile, perché monta la paranoia? È un effetto amplificazione mediatica tipo paranoia da Covid su legge delle audience o c’è un interesse ad avanzare questa “causa di forza maggiore” per aprire ad un ripensamento del “credere, ubbidire e combattere” in auge fino ad oggi?

Che calcoli reali di sostenibilità economico, sociale e politica si stanno facendo a proposito dell’Europa ma a questo punto anche degli USA che vanno ad elezioni a novembre? Dopo la Svezia e l’Italia, si teme che ci saranno elezioni anticipate anche in Danimarca ed anche lì pare che la destra abbia significative ed inedite chance di vittoria. Ci sono state elezioni in Bulgaria domenica scorsa ed ha perso la parte europeista-liberale, si è affermato il centro-destra, ma si è formato anche un partito contro le sanzioni, stile Orban. Pare non riusciranno comunque a fare un governo, dovranno andare - credo la quarta volta- ad elezioni in breve tempo, ma la tenuta del fronte scricchiola in tutta evidenza. E quando Orban farà il tenuto referendum per chiedere “democraticamente” al popolo se supporta o meno le sanzioni e relativo peso, che succederà? E siamo solo ai primi di ottobre.

Ripeto, questa è una selezione di fatti, ce ne sono anche altri e di senso diverso. Questi stessi potrebbero esser diversamente interpretati. Però rimane il fatto delle dichiarazioni aperturiste di ieri di Biden e questo è una “prima volta”, di cui pender nota. Vedremo.

Putin si è arroccato con il suo piccolo bottino del suo 15-20% di territorio ucraino mettendoci sopra l’ombrello nucleare e dicendo “io mi accontento così, parliamo?”. Zelensky ha risposto portando a legge una sorta di impossibilità a trattare. Biden dice: attenzione perché quello mena se perde di brutto. Così i think tank paventano Balcani nucleari pieni di coatti islamici o siberiani assai pazzerelli.

L’America ha ottenuto molto, rilancio NATO in grande stile, Finlandia e Svezia (sempre riescano a soddisfare Erdogan, la questione è ancora appesa), cattura egemonica dell’Europa totale ed irreversibile almeno per qualche anno, vendita armi e shale per qualche anno, comunque una bella botta per i russi e con prospettive di sanzioni lunghe un bel tarlo che agirà nel tempo. In più sanno tutti che la vera partita strategica è in Asia. Quanto le costerebbe provare ad ottenere di più? Trattiamo?

Comments

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Leonardo
Sunday, 09 October 2022 16:28
Vedremo... io continuo a pensare che Pierluigi Fagan (pensatore che stimo enormemente) stia sopravvalutando lo stato di salute degli USA.

Non credo affatto che la Russia sia alle corde, né che sia disposta a trattare senza ottenere almeno quello che si è prefissa finora.

Al momento le zone che i Russi hanno annesso sono ancora occupate dall'Esercito Ucraino e un congelamento del conflitto in queste condizioni sarebbe inaccettabile e veramente potrebbe portare alla sostituzione di Putin.

Allo stesso tempo, l'Europa e gli USA stanno andando incontro ad una crisi economica che rischia di finire per essere ben più grave e distruttiva di quella Russa.

Gli USA hanno già bruciato più della metà delle riserve strategiche di petrolio a disposizione nel tentativo di calmierare il prezzo dei carburanti in vista delle elezioni di novembre e stanno cannibalizzando l'Europa nel tentativo di posticipare la crisi economica interna.

Qualche giorno fa Medvedev ha scritto un post su Telegram in cui fondamentalmente sostiene che la Russia deve piegare i suoi nemici economicamente, fino a provocarne una resa incondizionata. E non si riferiva all'Ucraina.

La Russia sembra convinta che Europa e USA non possano sostenere la guerra in Ucraina nel lungo periodo, sia perché non hanno la capacità industriale per farlo, nel breve periodo, sia a causa di un calo di supporto interno all'opinione pubblica dovuto alla devastazione economica che si prospetta.
Già adesso ad esempio gli USA stanno esaurendo i proiettili da 155mm da poter inviare all'Ucraina, al punto che stanno cominciando a trasferire obici e munizioni da 105 mm. La produzione di munizioni in America è nettamente insufficiente a soddisfare le necessità delle forze ucraine: si parla di meno di 20.000 proiettili al mese, sufficienti per una manciata di giorni di combattimenti.

Nel frattempo i Russia stanno continuando a far affluire rinforzi ed equipaggiamento nell'est dell'Ucraina (ci sono decine di video con convogli carichi di armi pesanti in moto su rotaia) e continuano a infliggere enormi perdite alle forze di Kiev, anche quando sono costretti a retrocedere per inferiorità numerica.

Ammesso e non concesso che veramente gli USA non vogliano il regime change e vogliano trattare, non credo lo facciano per paura di un crollo del sistema politico russo e di una sostituzione di Putin con un personaggio più intransigente.
Se lo fanno, secondo me lo fanno perché consapevoli che la loro posizione nel conflitto è precaria e destinata a peggiorare nel futuro.
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renato
Monday, 10 October 2022 11:46
Lo viene a dire direttamente a noi? poveri tapini del click illusi che ci sia ancora un est amico o fraterno. A ovest come est ci sono solo piu' ipernazionalisti o nazisti che si sfidano per il controllo unipolare del mondo o per la sua suddivisione . Sempre di imperi si tratta e che vadano affanculo comunque e per sempre. io sono di un'altra storia , progetto , fine politico. il comunismo non ha nazione , internazionalismo e rivoluzione. Punto e a capo.
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