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lantidiplomatico

Libia. Costituzione, elezioni negate e interessi occidentali

Michelangelo Severgnini intervista Ali Al-Hilali

Intervista esclusiva al portavoce della Conferenza per il Cammino Costituzionale

Mentre l’opinione pubblica italiana riprende a dibattere e a scontrarsi sui migranti in fuga dalla Libia attraverso il Mediterraneo, in Libia c’è un popolo che non si rassegna ai gruppi armati, all’interferenza straniera, insomma a quel caos che il solo evocarlo provoca in noi rassegnazione, e che in definitiva potrebbe produrre quella svolta democratica che porrebbe fine alla tratta di esseri umani sul territorio libico.

Non è facile però quando le milizie presidiano e occupano la capitale Tripoli, rendendo l’interferenza straniera in grado di boicottare qualsiasi sforzo sincero di unità nel Paese.

Lo scorso 24 dicembre si sarebbero dovute tenere elezioni parlamentarie e presidenziali in Libia, ma ad una settimana dal voto l’Alta Commissione per le Elezioni, da molti raccontato sotto la minaccia delle armi, dal proprio palazzo a Tripoli annulla le elezioni.

Sebbene il motivo ufficiale non sia mai stato reso noto, in Libia anche i muri sanno quale ne sia stato il motivo: Saif Gheddafi era dato in vantaggio nei sondaggi e sarebbe stato eletto Presidente.

Ogni volta che le legittime autorità libiche (esiliate nell’est del Paese) cercano di ricondurre il discorso all’interno di un percorso democratico, intervengono e autorità di Tripoli (che non godono del suffragio popolare) a negare al popolo libico il diritto di riaffermare la propria sovranità.

Per questo motivo un gruppo di giovani politici e attivisti libici nei mesi scorsi ha dato vita ad una Conferenza per il Cammino Costituzionale allo scopo di preparare una bozza costituzionale sulla quale inchiodare ogni tipo di istituzione in Libia, legittima e illegittima, così che al momento del voto non ci siano più pretesti validi per annullarlo.

L’iniziativa popolare sta infiammando la Libia. Nei mesi scorsi si sono tenuti decine di incontri in tutto il territorio libico che hanno coinvolto la società libica a più livelli.

La campagna attorno alla bozza costituzionale ha già raccolto oltre 600 mila firme. Se consideriamo che i libici registrati al voto delle scorse elezioni erano 2 milioni, ci rendiamo conto della misura del successo di questa campagna.

Abbiamo intervistato Ali Al-Hilali, portavoce della Conferenza per il Cammino Costituzionale, tra i primi principali promotori di questa iniziativa.

Facciamo notare che durante l’intera intervista nessuno degli attori politici libici viene citato, per rispetto istituzionale. Ad ogni modo, ormai in Libia quando si parla di “forza maggiore”, soprattutto dopo il video, si intende Saif Gheddafi, l’innominato.

* * * *

Con quali obiettivi è stata creata la Conferenza per il Cammino Costituzionale?

Un insieme di forze nazionali si sono incontrate per trovare una base costituzionale su cui concordare, e da cui procedere allo svolgimento delle elezioni, rappresentate da circa venticinque partiti politici e componenti sociali, oltre ad attivisti della società civile, istituzioni civili e sindacati professionali. Hanno deciso all'unanimità di incontrarsi e di raggiungere un consenso su una bozza costituzionale da cui partire per tenere le elezioni che sono state sospese. Sono stati inclusi tutti i commenti dei diversi partiti. Sono stati inclusi attraverso il comitato di redazione che era presente a questa conferenza. E poi il Comitato di redazione ha aperto l'orizzonte per comunicare con le varie componenti che non hanno potuto partecipare per un motivo o per l'altro, includendo commenti e alcuni emendamenti e l'opinione dei partiti che non hanno partecipato, dei candidati alla presidenza e dei candidati al parlamento. Tutte le osservazioni sono state inserite in questa bozza costituzionale annunciata in una conferenza stampa l'11.8.2022 a Tripoli. Questi sforzi sono stati coordinati con il Presidente della Camera dei Rappresentanti, al quale è stata presentata l'idea, che l'ha sostenuta e considerata un vero progetto nazionale libico. E uno sforzo libico. Dopo che tutte le componenti politiche e sociali hanno comunicato tra loro e si sono accordate su questa bozza costituzionale, la copia è stata consegnata alla Camera dei Rappresentanti e al Consiglio di Stato, mentre una copia è stata consegnata al Consiglio presidenziale. Oltre al dipartimento costituzionale della Corte Suprema e alla Commissione per le Elezioni. Abbiamo bisogno di una base costituzionale da cui partire per tenere le elezioni o per riprendere le elezioni quando si sono fermate e portare il Paese fuori dal collo di bottiglia in cui è caduto a causa della confusione che si è verificata nell'incompatibilità tra i due organi legislativi (la Camera dei Rappresentanti e il Consiglio di Stato, la prima nell’est della Libia, vitata dal popolo, i secondo a Tripoli, privo del consenso popolare ma utilizzato dalla comunità internazionale per interferire nelle faccende libiche, nda). Finora tutti i comitati hanno fallito e tutti gli incontri che hanno avuto luogo tra di loro per produrre un vero consenso erano falliti. Ora abbiamo trovato il consenso su una bozza costituzionale.

 

In mezzo alle differenze politiche e alla polarizzazione in atto, come può la bozza costituzionale raggiungere il necessario consenso tra tutti i partiti?

Le differenze e le incompatibilità si verificano perché sono dettate da una parte estranea alla Libia. Questa volontà, le opinioni o le proposte degli altri partiti, possono non essere accettate, ma la cosa positiva della bozza costituzionale è che è il risultato di un consenso sociale molto ampio dei candidati presidenziali e parlamentari, delle componenti politiche e dei partiti che hanno prodotto questa bozza costituzionale. Quando diciamo che questi partiti si sono alzati e le componenti sociali, i consigli sociali, i candidati parlamentari, i candidati presidenziali e le istituzioni della società civile sono tutti unanimi. Dove sarà la disputa? Non ci sarà alcuna controversia, a meno che una parte non voglia imporre la volontà di un'altra parte.

 

In che misura la bozza costituzionale può contribuire a mettere la locomotiva libica sul binario del futuro?

Tutti gli incontri che si erano tenuti finora, erano avvenuti tra particolari partiti che rappresentavano particolari organismi. In realtà, si sarebbe dovuto trattare con tutte le componenti del popolo. Non tutto il popolo libico infatti è in questi organismi, e la voce del popolo libico non è ascoltata.

(…)

Ma questa bozza costituzionale che metterà il Paese sulla giusta strada non è venuta dall'esterno o da un partito specifico, ma è emersa da tutti i partiti che vi hanno partecipato. Inoltre, il cittadino libico si sente parte del processo politico perché ha contribuito alla definizione della bozza costituzionale o alla sua modifica e ha contribuito a determinare il percorso attraverso il quale si realizza il processo elettorale e a specificarne i dettagli. Ora si sta conducendo una campagna per la raccolta di firme alla quale i cittadini libici stanno aderendo, e questo deriva dal fatto che il popolo è la fonte del potere.

 

Le elezioni sono la richiesta di tutti e tutti dicono di voler tenere le elezioni, che però avrebbero dovuto svolgersi il 24 dicembre 2021 e sono state annullate all’ultimo momento. Quali sono i motivi che ne hanno impedito lo svolgimento e pensa che la bozza costituzionale sia sufficiente per riprendere il processo elettorale?

Nessuno sa perché le elezioni siano state annullate. Nessuno lo sa perché fino alle elezioni, fino ad una settimana prima, l'Alta Commissione Elettorale aveva espresso la sua disponibilità a tenere le elezioni. Hanno chiarito che tutto stava andando per il verso giusto e che le elezioni si sarebbero svolte. Il popolo libico è rimasto sorpreso dal fatto che ci sia qualcosa che possa aver fermato il processo elettorale o impedito il suo completamento nel modo in cui avrebbe soddisfatto le speranze del popolo libico di costruire la propria patria. La questione è l'incapacità o il mancato svolgimento delle elezioni per ragioni che non sono state chiarite ufficialmente. Sono state motivate con la presenza di “una forza maggiore” che ha impedito queste elezioni. Le elezioni sono la soluzione perché il popolo libico dovrebbe avere la possibilità di scegliere e assumersi la responsabilità delle proprie scelte. È un guardiano ed è libero di esprimere la sua volontà e di scegliere chi ritiene più opportuno. Le liste definitive dei candidati presidenziali o parlamentari sono annunciate e le scelte sono lasciate al popolo libico. Il popolo libico sceglie una persona, se ne assume la responsabilità. Ma ora, l'esistenza di questi organismi politici (non votati dal popolo, come il Consiglio di Stato a Tripoli o come il governo Dabaiba sempre a Tripoli, nda) è stata rifiutata dal popolo libico, senza che ci sia una verità. Tuttavia per ogni organismo, c’è un gruppo che lo accetta e un gruppo che lo rifiuta. L'unica soluzione è che il processo elettorale venga riaperto da dove si è fermato e che la scelta venga lasciata al popolo libico, e poi la persona scelta dal popolo libico si assumerà la responsabilità.

 

Uno dei principali punti di contesa tra i partiti politici è rappresentato dalle condizioni per candidarsi alla presidenza. Ogni partito sta cercando di porre le condizioni per la rimozione di coloro che i suoi avversari considerano come la soluzione stabilita dalla bozza costituzionale.

Ogni componente e ogni partito sta cercando di porre delle condizioni e questo è stato il motivo della mancanza di consenso su una base costituzionale e su una piattaforma da adottare per arrivare alle elezioni. Aprire le porte alle candidature e lasciare che il popolo libico decida la sua scelta, perché alla fine è il popolo libico a scegliere chi lo guida e chi si prende cura di lui. C'è qualcosa che il popolo libico ha conquistato: la consapevolezza e la maturità, tratta dall'esperienza che ha accumulato nelle elezioni che il popolo libico ha tenuto, comprese le elezioni parlamentari (nel 2014, nda), le elezioni comunali e le elezioni che hanno portato alla conferenza.

 

Mentre il processo democratico in Libia, da un lato, sta cercando di accelerare per portare il Paese a nuove elezioni, dall'altro sembra che la scena militare interna si stia avvicinando a un momento di vero conflitto. Pensa che il processo democratico possa fermare la soluzione militare a Tripoli? Cosa le dà questa fiducia?

Il fulcro della disputa è su chi dovrebbe essere in prima linea sulla scena, ovvero il conflitto è di solito una lotta per imporre la propria volontà e una lotta per impadronirsi delle forze. Poi, quando si lascia al popolo libico la scelta di indire le elezioni, il popolo diventa l'avanguardia della scena per raggiungere il potere attraverso il voto. Attraverso il numero di voti, non il numero dei morti. I seggi elettorali saranno una soluzione contro il conflitto armato. Non ho bisogno di accendere una guerra o di combattere e di far sprofondare il popolo libico e gli innocenti, o di rendere orfane le famiglie e di distruggere questo Paese. L'unica e più sicura soluzione è lasciare la questione alle urne, sono loro a determinare chi debba essere in prima linea sulla scena e chi al potere. La guerra e i combattimenti non causano il progresso del popolo, ma al contrario, causano di battute d'arresto, e noi diciamo che non c'è nessun nemico libico per i libici. Lasciamo la scelta al popolo libico, che non sbaglierà il percorso verso il suo Stato, che vuole costruire con pace e speranza.

 

Che ruolo hanno avuto i governi europei nella storia moderna della Libia? Pensa che siano davvero pronti ad accettare la volontà del popolo libico o saranno gli interessi internazionali a determinare i parametri della soluzione?

Abbiamo visto i risultati degli interventi stranieri in questo Paese. I problemi della Libia non possono essere risolti senza un patto libico-libico. Le altre parti non ci capiranno e non saranno consapevoli della sofferenza del popolo libico. Le altre parti non esaudiranno i nostri desideri. Noi diciamo sempre che nulla di ciò che viene dall'Occidente è facile per il cuore. I Paesi stranieri sono qui per interessi e la Libia non gli riguarda. Chi si preoccupa che il Paese sia sicuro e protetto è il cittadino libico, perché è il proprietario della terra ed è lui che vuole avere un futuro per i suoi figli. E anche il nostro affidamento sulla questione della comunità internazionale. Siamo ormai vicini a un decennio o più. Non siamo avanzati di un millimetro sulla questione della soluzione. Hanno sostenuto le divisioni, ma posso vedere che quando i libici si sono incontrati, i problemi sono stati risolti. Solo il cittadino libico sente il dolore del cittadino libico, e solo il cittadino libico realizzerà le sue ambizioni.

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