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Studio sui vaccini Covid ai giovani: 18,5 eventi avversi per ogni ricovero evitato

di Raffaele De Luca

“La nostra stima mostra che è probabile gli obblighi vaccinali COVID-19 causino danni netti a giovani adulti sani, fattore che non è controbilanciato da un beneficio proporzionale per la salute pubblica”. È quanto sostiene un articolo scientifico pubblicato sul Journal of Medical Ethics. I ricercatori sono durissimi nelle conclusioni, affermando che “il fatto che tali politiche siano state implementate nonostante le controversie tra esperti e senza aggiornare l’unica analisi rischio-beneficio pubblicamente disponibile alle attuali varianti di Omicron né sottoporre i metodi al controllo pubblico suggerisce una profonda mancanza di trasparenza nel processo decisionale scientifico e normativo”, prima di concludere – riferendosi agli obblighi vaccinali imposti ai giovani – che “queste gravi violazioni della libertà individuale e dei diritti umani si sono rivelate eticamente ingiustificabili.

Sulla base dei dati forniti dal CDC (Centers for Disease Control and Prevention), i ricercatori hanno infatti stimato che per prevenire un singolo ricovero ospedaliero legato alla variante Omicron in un periodo di 6 mesi, tra 31.207 e 42.836 individui rientranti nella fascia d’età 18-29 anni avrebbero dovuto ricevere la terza dose di un vaccino ad mRNA nell’autunno 2022.

Le stime effettuate mostrano che per evitare un singolo ricovero ci sarebbero statialmeno 18,5 eventi avversi gravi da vaccini ad mRNA”, inclusi tra 1,5 e 4,6 casi di “miopericardite associata al richiamo nei maschi (che in genere richiedono il ricovero)”. Inoltre, si sarebbero verificati anche tra 1430 e 4626 “casi di reattogenicità di grado maggiore o uguale a 3″, i quali “interferiscono con le attività quotidiane” sebbene “in genere non richiedano il ricovero”.

Non è un caso, quindi, se all’interno del lavoro si legge che “è probabile che gli obblighi vaccinali universitari causino danni netti a giovani adulti sani che non sono controbilanciati da un beneficio proporzionale per la salute pubblica“. Del resto la stima sopracitata, che inevitabilmente pone in cattiva luce il rapporto rischio-beneficio nei giovani adulti, potrebbe propendere in maniera anche maggiore a favore dei rischi: essa, infatti – spiegano i ricercatori – “non tiene conto della protezione conferita da una precedente infezione o di un aggiustamento del rischio per lo stato di comorbilità”, motivo per cui la valutazione effettuata dai ricercatori “dovrebbe essere considerata conservativa ed ottimistica in ottica beneficio”.

La “analisi etica” svolta dagli autori, che contiene diverse affermazioni scientifiche degne di nota. I ricercatori infatti, parlando degli obblighi imposti agli universitari da centinaia di istituti nordamericani, li definiscono “non etici” non solo poiché “non si basano su una valutazione rischio-beneficio stratificata aggiornata alla variante Omicron” e perché possono “provocare un danno netto a giovani adulti sani”, ma anche poiché “i danni attesi non sono compensati dai benefici per la salute pubblica data l’efficacia modesta e transitoria dei vaccini contro la trasmissione”.

All’interno del lavoro, infatti, si legge che “i sostenitori degli obblighi hanno sostenuto che gli attuali vaccini prevengono la trasmissione, il che sosterrebbe una ragione etica standard a favore degli stessi: la protezione degli altri”. Tuttavia, tale ragione non sembra ormai sussistere, essendo “sempre più evidente che i vaccini attuali forniscono, al massimo, una protezione parziale e transitoria contro l’infezione, che diminuisce precipitosamente dopo pochi mesi, con limitati effetti sulla trasmissione secondaria”. Alla luce di quanto descritto, gli studiosi mettono nel mirino l’obbligo vaccinale verso questa fascia di popolazione, sottolineando che “i responsabili politici dovrebbero abrogarlo immediatamente”.

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