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Bankitalia bacchetta la Meloni

Prime critiche del capitale finanziario alla Manovra di Bilancio

di Federico GIusti

La premessa è d’obbligo, ossia non prendere per oro colato le posizioni del capitale finanziario nè tanto meno subirne i diktat. Già nel passato gli interventi della Banca Europea hanno decretato la fine di Governi regolarmente eletti, certo che oggi, dopo il via libera iniziale, anche Confindustria non lesina critiche all’operato dell’esecutivo di destra.

Intanto è bene ricordare la vera natura di questa Manovra e lo facciamo prendendo in prestito le parole dell’economista Mario Pomini dal suo blog su Il Fatto Quotidiano: “Giorgetti parla di una finanziaria prudente, ma in realtà si rivela poco equa e responsabile. La finanziaria Giorgetti-Meloni, al contrario, si rivela molto poco responsabile ed equa, prima sul piano economico e poi, ancora di più, su quello delle scelte sociali”.

Innanzitutto sul piano economico. La finanziaria 2023 si dovrebbe inserire in un percorso di rientro della finanza pubblica dopo gli interventi notevolissimi per tamponare le conseguenze negative dell’epidemia, documentate dall’esplosione del disavanzo primario.

Al contrario, questa finanziaria prevede un ulteriore scostamento di bilancio di 21,2 miliardi. Scostamento significa ulteriore deficit che servirà per finanziare le misure perviste. C’è da notare che la Nadef presentata dallo stesso Giorgetti a settembre prevedeva un rientro nel 2025 del nostro rapporto debito/Pil dall’attuale 144,6% al 131,2% nel 2025. Non è chiaro come il ministro riuscirà in questo autentico miracolo macroeconomico, soprattutto perché egli stesso inizia con un extra deficit non necessario…

Sul piano poi delle scelte sociali, la mancanza di responsabilità è ancora più evidente. Questa finanziaria, come ha osservato sempre Giorgetti, di basa su dei tagli. Si ritorna quindi a una austerità venata dalla consapevolezza dei problemi presenti e futuri della finanza pubblica? Non proprio. I tagli ai redditi di alcune categorie di cittadini e contribuenti sono più che compensati dai vantaggi assegnati ad altri, secondo una minuta chirurgia fiscale dal carattere squisitamente politico-elettorale. Si viene così a generare, e anzi ad acuire, una tensione sociale di cui la società italiana non ha bisogno. Esaminiamo alcuni casi principali.

Veniamo invece alle critiche del grande padronato italiano ossia Confindustria.

Bonomi al Corriere della sera: Sul Pnrr ci siamo smarriti. Serve coinvolgere i privati (confindustria.it)

La richiesta degli industriali alla Meloni è quella di coinvolgere i privati nella realizzazione degli obiettivi del PNRR perchè il Governo si faccia anche promotore di un nuovo fondo anti crisi a livello comunitario (UE). In altri termini la richiesta è quella di prevedere una copertura economica a favore delle imprese nell’immediato futuro consapevoli che la crisi sia tutt’altro che rientrata e si possa presto ripresentare come dimostrano le non certo rosee proiezioni economiche per il 2023.

La manovra di Bilancio è debole, prevede interventi la cui efficacia a metà 2023 potrebbe essere già terminata, nel frattempo si fa cassa con il mancato finanziamento dei contratti della Pa che riguardano 3, 2 milioni di dipendenti. E i soldi risparmiati con i tagli al Reddito di cittadinanza andranno a sostenere la Flat Tax per gli autonomi che, a scanso di equivoci, sono i settori che pagano meno tasse in assoluto.

Il corposo e analitico documento di Bankitalia Balassone 05122022.pdf (bancaditalia.it) tuttavia ha un merito, ossia ricondurre la crisi in corso alla guerra, alle sanzioni, al rincaro delle materie prime e alla crescita dell’inflazione. E contro le spese di guerra si sono mossi i sindacati di base indicendo lo sciopero generale del 2 Dicembre e con la manifestazione contro il Governo tenutasi il 3 a Roma.

Meloni, ma anche i centristi o il Partito democratico , non dice che la guerra in corso ha determinato la crisi e perdurando il conflitto in Ucraina le contraddizioni aumenteranno, da qui la necessità di sostenere la campagna per l’uscita dell’Italia dalla guerra Homepage-Fuori l’Italia dalla Guerra (fuorilitaliadallaguerra.it) e le iniziative intraprese sui territori contro la militarizzazione.

A conferma che sia proprio la guerra un elemento dirompente per l’economia sono i dati, a livello globale, dell’inflazione che sta superando il 9% mentre in Italia, ad Ottobre 2023, si è raggiunto il tetto del 12,6%.

Sempre Bankitalia ricorda che la Manovra determinerà l’aumento del debito, ora senza essere ostaggi delle politiche di austerità sorge spontanea una domanda: lo sforamento del debito va a vantaggio delle classi meno abbienti e di investimenti pubblici a livello sociale?

E la risposta è negativa perchè questa Manovra porta benefici ai lavoratori autonomi a mero discapito di quelli pubblici, si taglia la spesa corrente in sanità e anche la nuova indicizzazione delle pensioni non sembrerebbe portare benefici che invece sarebbero assai maggiori se applicassimo nuove aliquote fiscali ai redditi elevati o\e una Legge Patrimoniale che invece sarebbe invisa tanto al centro destra quanto a settori rilevanti del Grande capitale e della Finanza.

Saremmo i primi ad ammettere la bontà di una manovra di Bilancio coraggiosa se questa andasse nella direzione auspicata, ossia tassare i redditi elevati a beneficio di quelli bassi, aumentare la tassazione in senso progressivo a vantaggio della spesa sociale.

Ma non è questa la direzione della Meloni e di quanti in Parlamento la sostengono.

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