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Questa volta è diverso

di Douglas MacGregor

Il colonnello a riposo Douglas MacGregor (del quale abbiamo già tradotto qui un colloquio in tre parti da non perdere sulla guerra in Ucraina) - veterano eroe di guerra e consulente del Segretario alla Difesa nell'amministrazione Trump, vicino alla scuola del realismo politico del prof. John Mearsheimer - su 'The American Conservative' commenta come Washington abbia gravemente sottovalutato le capacità di resistenza della Russia alla sua sfida in Ucraina e stia ora reagendo senza riflettere, negando la realtà della effettiva impreparazione, sia degli stessi americani che degli alleati Nato, ad una guerra totale di questa portata.

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Né noi né i nostri alleati siamo pronti a combattere una guerra totale con la Russia, né a livello regionale né a livello globale.

Finché Washington non ha deciso di sfidare Mosca con la minaccia militare esistenziale in Ucraina, si era limitata all'uso della potenza militare americana in conflitti che gli americani potevano permettersi di perdere, guerre con oppositori deboli nel mondo in via di sviluppo, da Saigon a Baghdad, che non rappresentavano una minaccia esistenziale per le forze statunitensi o il territorio americano.

Questa volta - una guerra per procura contro la Russia - è diverso.

Contrariamente alle speranze e alle aspettative iniziali di Washington, la Russia non è collassata al suo interno né ha ceduto alle richieste dell'Occidente collettivo di un cambio di regime a Mosca. Washington ha sottovalutato la coesione sociale della Russia, il suo potenziale militare latente e la sua relativa immunità alle sanzioni economiche occidentali.

Di conseguenza, la guerra per procura di Washington contro la Russia sta fallendo. Il segretario alla Difesa degli Stati Uniti LloydAustin è stato insolitamente sincero sulla situazione in Ucraina, quando il 20 gennaio, nella base aerea di Ramstein in Germania, ha detto agli alleati: "Abbiamo un’opportunità, da qui alla primavera", ammettendo: "Non c’è molto tempo."

Alexei Arestovich, consigliere e "spinmeister" del presidente Zelensky, recentemente licenziato, è stato più diretto. Ha espresso i propri dubbi sul fatto che l'Ucraina possa vincere la sua guerra con la Russia e ora si chiede addirittura se l'Ucraina potrà sopravvivere alla guerra. Le perdite ucraine - almeno 150.000 morti, di cui 35.000 dispersi in azione e presunti morti - hanno fatalmente indebolito le forze ucraine, con una conseguente posizione difensiva ucraina fragile che probabilmente andrà in frantumi nelle prossime settimane sotto il peso schiacciante dell'attacco delle forze russe .

Le perdite di materiale bellico dell'Ucraina sono altrettanto gravi. Includono migliaia di carri armati e veicoli corazzati da combattimento di fanteria, sistemi di artiglieria, piattaforme di difesa aerea e armi di tutti i calibri, compreso l'equivalente di sette anni di produzione di missili Javelin. In un contesto in cui i sistemi di artiglieria russi possono sparare in un giorno quasi 60.000 colpi di tutti i tipi - razzi, missili, droni e munizioni a nucleo duro - le forze ucraine faticano a rispondere a queste bordate russe con 6.000 colpi al giorno. Nuove piattaforme e pacchetti di munizioni per l'Ucraina possono sicuramente arricchire la comunità di Washington, ma non possono cambiare questa situazione.

Com'era prevedibile, la frustrazione di Washington per il fallimento collettivo dell'Occidente nell'arrestare l'ondata della sconfitta ucraina sta crescendo. In realtà, la frustrazione sta rapidamente cedendo il passo alla disperazione.

Michael Rubin, ex funzionario dell’amministrazione Bush e accanito sostenitore dei conflitti permanenti americani in Medio Oriente e Afghanistan, ha sfogato la sua frustrazione in un articolo sul sito 1945, affermando che “se il mondo permette alla Russia di rimanere uno stato unitario, e se permette al putinismo di sopravvivere a Putin, allora dovrebbe consentire all'Ucraina di mantenere una propria deterrenza nucleare, che aderisca alla NATO o meno ”. A prima vista il suggerimento è avventato, ma la dichiarazione rispecchia fedelmente l'ansia che serpeggia nei circoli di Washington sul fatto che la sconfitta ucraina sia ormai inevitabile.

I membri della NATO non sono mai stati saldamente coesi dietro la crociata di Washington per indebolire la Russia in maniera irreparabile. I governi di Ungheria e Croazia si stanno semplicemente adeguando all'opposizione dell'opinione pubblica europea alla guerra contro la Russia e al desiderio di Washington di posticipare la prevedibile sconfitta dell'Ucraina.

Sebbene solidale con il popolo ucraino, Berlino non sostiene la guerra totale con la Russia per conto dell'Ucraina. Ora anche i tedeschi sono a disagio per la condizione catastrofica delle forze armate tedesche.

Il generale in pensione dell'aeronautica tedesca (corrispondente a quattro stelle) Harald Kujat, ex presidente del Comitato militare della NATO, ha criticato duramente Berlino per aver permesso a Washington di trascinare la Germania in un conflitto con la Russia, osservando che per diversi decenni i leader politici tedeschi hanno attivamente portato avanti il disarmo della Germania e quindi privato Berlino di autorità o credibilità in Europa. Nonostante i tentativi di censura del governo e dei media tedeschi, i suoi commenti hanno avuto molta risonanza presso l'elettorato tedesco.

La cruda verità è che, nel suo sforzo per assicurarsi la vittoria in questa guerra per procura contro la Russia, Washington ignora la realtà storica. Dal XIII secolo in poi, l'Ucraina è stata una regione dominata da potenze nazionali più grandi e potenti, come Lituania, Polonia, Svezia, Austria o Russia.

All'indomani della prima guerra mondiale, i fallimentari progetti polacchi per uno Stato ucraino indipendente furono concepiti per indebolire la Russia bolscevica. Oggi la Russia non è comunista, né Mosca cerca la distruzione dello Stato polacco come fecero Trotsky, Lenin, Stalin e i loro seguaci nel 1920.

Allora, in che direzione sta andando Washington con la sua guerra per procura contro la Russia? Questa domanda merita una risposta.

Domenica 7 dicembre 1941 l'ambasciatore statunitense Averell Harriman era a cena a casa del primo ministro Sir Winston Churchill quando la BBC trasmise la notizia che i giapponesi avevano attaccato la base navale statunitense di Pearl Harbor. Harriman era visibilmente scioccato. Non faceva che ripetere: "I giapponesi hanno attaccato Pearl Harbor".

Harriman non avrebbe dovuto sorprendersi troppo. L'amministrazione Roosevelt aveva praticamente fatto tutto ciò che era in suo potere per spingere Tokyo ad attaccare le forzestatunitensi nel Pacifico, con una serie di decisioni politiche ostili culminate nell'embargo petrolifero di Washington dell'estate del 1941.

Nella seconda guerra mondiale Washington è stata fortunata per quanto riguarda il tempismo e gli alleati. Questa volta è diverso. Washington e i suoi alleati della NATO stanno sostenendo una guerra totale contro la Russia, mirata alla devastazione e disgregazione della Federazione Russa, nonché alla distruzione di milioni di vite in Russia e Ucraina.

Washington si fa prendere dall’emotività. Washington non riflette, ed è anche apertamente ostile all'empirismo e alla verità. Né noi né i nostri alleati siamo pronti a combattere una guerra totale con la Russia, né a livello regionale né a livello globale. Ma il punto è che se scoppia la guerra tra Russia e Stati Uniti, gli americani non dovrebbero sorprendersi. L'amministrazione Biden e i suoi sostenitori bipartisan a Washington stanno facendo tutto il possibile per farlo accadere.

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