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marx xxi

Il valore strategico dell’operazione militare speciale in Ucraina nella lotta contro il governo unipolare americano nel mondo

di Aginform

Il compito dei comunisti è quello di impegnarsi in un ampio movimento contro la guerra per impedire che l’Italia invii armi e risorse per alimentare la guerra per procura in Ucraina alla ricerca di una vittoria americana e NATO, tuttavia in questo momento è necessario anche puntualizzare il ruolo specifico che i comunisti dovrebbero esercitare nell’interpretare correttamente gli avvenimenti e svolgere una funzione di orientamento.

Fino ad ora, salvo rare eccezioni, non vi sono state iniziative serie in questa direzione ed è necessario riprendere la discussione sulle questioni che sottendono questa guerra, non tanto rispetto alle cause che l’hanno originata, quanto soprattutto per individuarne gli aspetti più generali, che riguardano la lotta contro l’imperialismo nell’attuale fase storica.

Quello che ci sembra manchi nell’analisi dei fatti è una corretta interpretazione del significato dell’operazione militare speciale che si sta sviluppando in Ucraina in relazione con lo scontro che è in corso a livello mondiale con il blocco imperialista occidentale e con gli avvenimenti che da decenni logorano e mettono in crisi l’egemonia americana nel mondo.

Questo tema dovrebbe interessare molto i comunisti italiani, ma data la loro esistenza di fatto più virtuale che reale, la questione rimane in sospeso, mentre rappresenta un nodo centrale per la comprensione della fase storica che stiamo attraversando.

Non si tratta delle responsabilità sulla guerra, anche se su questo la battaglia va fatta per dimostrare che finora gli unici che hanno voluto cambiare gli equilibri mondiali con le guerre sono stati gli americani e i loro alleati NATO e che anche nel caso dell’Ucraina le mosse americane di allargamento dello schieramento atlantico, di copertura dell’attacco contro le regioni del Donbass, di armamento dell’esercito ucraino per la guerra all’Est, sono andate nello stesso senso. Ciò che bisogna discutere, e dovrebbe interessare soprattutto i comunisti e gli antimperialisti, è il ruolo strategico dell’operazione militare speciale nello sviluppo del movimento contro il governo unipolare dell’occidente a guida americana. Questo è il punto su cui condurre l’analisi e la discussione.

Se andiamo a considerare infatti il declino americano nel mondo negli ultimi decenni, dovuto a sconfitte militari e alla crescita del ruolo economico di paesi come la Cina e non solo che hanno riarticolato le relazioni internazionali, possiamo evidenziare contestualmente che è andato avanti un progetto di accerchiamento militare della Russia e della Cina che è basato, da parte americana, sull’idea che la sfida globale per la riaffermazione del loro dominio unipolare non consiste più principalmente nell’intervento nei vari scacchieri dove gli USA cercano di difendere i loro interessi, ma punta direttamente a creare le condizioni per lo scontro con i veri nemici, la Russia di Putin e la Cina di Xi. Questo processo è stato del resto accompagnato da dichiarazioni esplicite del governo americano sul fatto i nemici sono Cina e Russia.

In Europa l’accerchiamento militare della Russia con la militarizzazione dell’Ucraina e la liquidazione del Donbass separatista stava arrivando al culmine. Quindi si doveva scegliere: o accettare che gli americani andassero fino in fondo, o porre fine all’espansionismo della Nato ad Est che metteva a rischio la sopravvivenza futura della Russia dal momento che gli USA erano intenzionati nei prossimi anni a creare le condizioni perchè manu militari i rapporti di forza cambiassero di nuovo a loro favore.

Alla luce di queste considerazioni si può facilmente dedurre che la questione dell’operazione militare speciale ha una portata che va ben oltre la vicenda specifica e diventa invece anche un banco di prova per chi voglia avere una posizione antimperialista e internazionalista coerente. In sostanza oggi si tratta di scegliere, e definitivamente, su quale binario si deve sviluppare la linea di coloro che, comprendendo le caratteristiche della fase storica attuale, ritengono necessario schierarsi nel fronte antimperialista.

I comunisti dovrebbero essere tra i primi a fare questa scelta perchè a ben vedere la situazione attuale è anche il punto di arrivo di una storia che è la loro stessa storia. Che cosa sono difatti Russia e Cina oggi?

Spesso si considera che la vicenda della rivoluzione d’Ottobre sia definitivamente chiusa dopo Gorbaciov e che la Cina sia solo un grosso emporio commerciale che fa concorrenza all’occidente. Ma questa visione delle cose contrasta con la dinamica effettiva di un processo storico che, dopo i fatti degli anni ’90 del secolo scorso, dimostra invece che le vicende rivoluzionarie russe e cinesi continuano a operare, seppure con caratteristiche diverse dal passato, tanto al loro interno quanto sul piano internazionale.

Un certo tipo di sinistra, che a volte si definisce comunista, ha troppo spesso utilizzato la retorica del romanticismo rivoluzionario per seppellire definitivamente un processo storico che produce invece effetti di lungo periodo, che vanno compresi con l’arma interpretativa del materialismo storico. Hanno pensato di dover buttare il bambino con l’acqua sporca. Ma i fatti dimostrano che le cose stanno diversamente e questi modi di ragionare vanno superati definitivamente anche e proprio in rapporto a quello che sta succedendo in Ucraina.

La conclusione che se ne trae dunque è che non solo la scelta antimperialista contro i progetti americani e NATO è contestuale alla politica dei comunisti, ma che si riapre la necessità che l’asse strategico su cui poggia, o dovrebbe poggiare, sia inserito saldamente negli avvenimenti che stanno trasformando il mondo. Se all’ordine del giorno dell’umanità c’è la mobilitazione contro l’allargamento della guerra e la prospettiva atomica, rimane anche il fatto che per i comunisti, aldilà del passaggio contingente, si pone la necessità di ridefinire le forme e i modi dello sviluppo di un nuovo internazionalismo. A ben vedere, per i comunisti italiani, che vagano da una esperienza fallimentare all’altra, si apre anche la possibilità di trovare un ancoraggio da cui partire per un progetto strategico credibile.

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