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domenico de simone

Che succede al Credit Suisse?

di Domenico De Simone

All’improvviso, il diluvio. Beh all’improvviso secondo i media nostrani, e per nostrani intendo tutti quelli dell’occidente a partire da quelli italiani che tra i ciechi sono quelli più ciechi di tutti. Nel senso che il “terzo occhio” non ce l’hanno mai avuto e i due di cui ci dota madre natura si sono spenti da tempo. Insomma, chi aveva occhi per vedere e orecchie per sentire sapeva già da tempo che prima o poi sarebbe successo il disastro. Ma non certo per quelle diatribe da quattro soldi sui nomi degli evasori americani che avevano nascosto i soldi in Svizzera, e nemmeno per la ventata di “trasparenza” (si fa per dire) che aveva preso il governo svizzero alle prese con accuse di avere un sistema bancario complice degli evasori, dei terroristi, dei riciclatori, eccetera eccetera.

Certo, anche questo ha contato, contribuendo a ridurre il livello dei depositi e degli scambi che ha da oltre un secolo fatto la fortuna del paese dei Quattro Cantoni. Anche se il colpo peggiore alla Svizzera è arrivato dalle criptovalute che hanno assorbito buona parte delle transazioni inconfessabili garantendo un discreto livello di sicurezza e di anonimato.

E poi, tutto sommato, essersi liberati di buona parte delle transazioni di dubbia provenienza ha fatto bene al sistema bancario svizzero, che ha potuto presentarsi sui mercati mostrando una faccia ripulita e vantando (vero) secoli di esperienza con i segreti della finanza per attirare nuovi capitali e investitori. E se il “sciur Brambilla” il suo milioncino a nero ha continuato a mandarlo in Svizzera, perché gli sta lì a due passi, perché al Brambilla gliene frega poco o niente della trasparenza, delle tasse, della solidarietà e della finanza, ma pensa (alla fin fine giustamente) a sé stesso e forse alla propria famiglia), questo ha inciso poco o nulla sulla nuova faccia pulita dei banchieri svizzeri e del loro governo.

E poi la Svizzera non è mica San Marino, dove sono bastate un paio di inchieste fatte bene delle Procure della Repubblica italiane per far saltare il tappo del vaso di Pandora delle centinaia di milioni di euro a nero depositati e riciclati da lì da speculatori di ogni risma ed in ogni parte del mondo. Adesso san Marino è una landa pressoché desolata, perché sarà pure carina la storia, il castello, le mura, la bandiera ma le attività economiche sono prossime allo zero da quando quelle finanziarie sono svanite. E dal punto di vista turistico in Italia ci sono mille posti più belli e interessanti. La Svizzera ha la sua economia (oddio, senza materie prime non è facile), il suo turismo, il suo ruolo in Europa, con il CERN, per esempio. Non basta, ma è certamente qualcosa di notevole.

Tutto bene, quindi, e allora che è successo? Il colpo che ha fatto saltare il banco è arrivato con la guerra in Ucraina. Perché il governo svizzero, contravvenendo a secoli di neutralità e non ingerenza del suo paese, ha ceduto alle pressioni americane e ha sanzionato, seppur blandamente, personaggi e compagnie russe o create da russi.

Il 28 febbraio 2022, Ignazio Cassis, Presidente della Confederazione, ha solennemente dichiarato che “Fare il gioco dell’aggressore non è compatibile con la nostra neutralità“, disponendo il congelamento dei beni dei russi in Svizzera e l’allontanamento di persone russe non gradite agli americani. Forte del consenso di statunitensi (forse in cambio di una minore pressione sulle richieste di trasparenza di certi conti di provenienza americani, ma questo non si sa) e di europei (forse con la stessa moneta di scambio), la Confederazione si è sentita forte abbastanza da dare un calcio ai russi odiati da tutto il mondo per la loro prepotente aggressione agli indifesi ucraini (questa è la favola che raccontano e tocca pure fare finta di crederci).

Trattandosi di una favola, si scopre che alcune parti del racconto non stanno proprio come sono messe nella favola: tutto il mondo che odia i russi è limitato ad alcuni staterelli dell’est europeo e agli americani che in fondo i russi non li odiano ma fanno i propri interessi, mentre il resto del mondo, la maggior parte degli abitanti della terra e dei paesi, con i russi convivono benissimo e ci fanno grandi affari. La conseguenza è stata che non solo i depositi russi sfuggiti al sequestro, magari perché erano dissimulati bene, hanno preso il volo verso lidi più tranquilli, come gli Emirati, ad esempio, ma anche molti altri paesi del mondo hanno cominciato a ritirare i loro soldi dall’ex forziere rossocrociato per portarli altrove.

I Sauditi, che posseggono il 10% del Credit Suisse, hanno subito dichiarato che non avrebbero messo un soldo per salvare la banca e d’altra parte, così come russi, cinesi, indiani, sudafricani, sudamericani e quant’altri ancora, hanno deciso da un anno a questa parte di mollare l’inaffidabile finanza europea che non garantisce più la neutralità effettiva e la fiducia essenziale perché si possano affidare i propri denari e quelli dei propri cittadini.

Robert Kiyosaki, noto guru nippoamericano, aveva previsto la crisi di Credit Suisse in un’intervista a Fox Business di qualche tempo fa, dicendo che la banca era destinata a saltare in aria per via della crisi del mercato obbligazionario, data la pioggia di vendite delle obbligazioni emesse da società occidentali a seguito dei fatti che ho raccontato sopra. Come fare a difendersi dalla furia sanzionatoria degli americani e degli europei, e che potrebbe colpire chiunque non sia così forte da poterli sfidare?

Se hanno sanzionato i russi e congelato persino le riserve della Banca Centrale Russa, perché non dovrebbero farlo con una scusa qualsiasi su quelle delle imprese cinesi o indiane o sudamericane o arabe? Basta agitare una qualche “rivoluzione colorata” in una sperduta regione dell’India, per esempio, e accusare il governo di Modi di reprimere il dissenso con la violenza e assumere sanzioni contro il suo paese e il suo governo congelando i beni di imprenditori, società ed enti pubblici indiani. Perché non dovrebbero farlo se gli occidentali volessero aumentare la pressione contro gli indiani, accusati oggi di essere troppo contigui a russi, cinesi e iraniani? È un esempio, ovviamente, ma nemmeno tanto fantasioso, visto che la tecnica è sempre la stessa da tanti anni.

È dovuta intervenire la Banca Centrale Svizzera a mettere 50 miliardi di euro per salvare la baracca del Credit Suisse, ma non si sa mica se basteranno. Se i principali depositanti se ne vanno e se continua il massacro sul mercato obbligazionario non c’è Banca centrale che possa salvarti.

Non era difficile prevedere che l’abbandono della neutralità che ha assicurato alla Svizzera secoli di prosperità e di pace perché si presentava come il forziere inespugnabile anche durante le tempeste più sconvolgenti, come la seconda guerra mondiale, ad esempio, avrebbe causato danni pesanti alla finanza della Confederazione. Ma ormai sappiamo che il livello di comprensione dei governanti dei paesi europei, nessuno escluso, è da tempo sceso a livelli inaccettabili, mentre ha raggiunto vette sublimi il loro servilismo verso gli americani. Staremo a vedere, ma come dice Kiyosaki è probabile che questo sia solo l’inizio di una tempesta perfetta che sconvolgerà il mondo occidentale.

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