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“Guerra e Rivoluzione”: “Cumpanis” presenta ad Ancona il libro di Carlo Formenti. La cronaca del Convegno

a cura della redazione di “Cumpanis”

Venerdì 17 marzo u.s.: “Cumpanis” organizza ad Ancona, presso la sede della USB, la presentazione pubblica del libro di Carlo Formenti, “Guerra e Rivoluzione”. Alle 17,30 giungono in sala i militanti di “Cumpanis”, di “No guerra No Nato”, alcuni militanti e dirigenti del PCI e dell’Unità Sindacale di Base di Ancona.

Ad aprire il convegno e presentare i relatori (Marco Pondrelli, direttore di “Marx21” e lo stesso Autore del libro, il sociologo e saggista Carlo Formenti) è la professoressa Laura Baldelli, della redazione nazionale di “Cumpanis”. Laura mette immediatamente in luce il perno concettuale, l’essenza filosofica dell’opera di Formenti: l’antidogmatismo, l’antipositivismo con i quali l’Autore di “Guerra e Rivoluzione” punta a rilanciare il pensiero rivoluzionario di Marx. “Formenti ricorda a tutti noi – afferma Laura Baldelli – come il marxismo non sia un sistema di pensiero ossificato collocabile nell’archivio della storia della filosofia, non sia una disciplina accademica come tante altre, ma sia, innanzitutto, uno strumento, uno strumento centrale, della lotta di classe, una straordinaria ‘cassetta degli attrezzi’ di estrema utilità per analizzare, di volta in volta, fase capitalistica per fase capitalistica, fase sociale per fase sociale, la situazione concreta e per lottare contro il nemico di classe del movimento operaio complessivo”.

Marco Pondrelli riprende, sviluppandolo, il tema: “I comunisti hanno un bisogno estremo, per rilanciare il proprio ruolo politico, di affrontare con molta più profondità di quanto è sinora avvenuto e sta ancora avvenendo, i nodi teorici, politici, sociali della fase reale che stanno vivendo, che vive quell’intero mondo del lavoro, e del non lavoro, da nessuno più compreso, ‘letto’ e rappresentato. I comunisti hanno, innanzitutto, bisogno di saper di nuovo decodificare lo stato reale di cose presenti. Il primo motivo di interesse che suscita il libro di Carlo Formenti (il primo di due volumi) sta proprio qui, nel tentativo di non limitarsi ad un approccio metodologico ma di affrontare e discutere nel merito queste questioni. Questo è un tentativo radicale, perché approccia i temi della ricostruzione di un pensiero e di una prassi comunista dalle radici. Coerentemente l’Autore si misura con ‘testi sacri’ senza timore reverenziali, la stessa spregiudicatezza (ovverosia assenza di giudizi sviluppati a priori) che guidò i grandi pensatori della tradizione comunista. La prima parte del libro è la cassetta degli attrezzi, Formenti rifiuta la visione del marxismo ‘come paradiso in terra’ che nella visione di Bloch diventa un esempio perfetto di commistione fra discorso grande-narrativo e discorso deterministico naturalistico. Un marxismo eccessivamente intriso da un’impostazione positivista ha assunto connotati di forte determinismo, che spiega perché nel suo ‘Significato e fine della storia‘ Karl Löwith polemicamente univa a Marx non solo pensatori come Hegel e Voltaire ma anche Gioacchino da Fiore, presentando il marxismo come una secolarizzazione del cristianesimo. Queste considerazioni si legano alla critica della rivoluzione come prodotto delle società avanzate e sviluppate, mentre la storia, scrive l’Autore, dimostra il contrario e non si può semplificare limitandosi a sottolineare i limiti soggettivi di chi guidò tentativi rivoluzionari come ad esempio quello tedesco. Centrale è in questa analisi il ruolo di Lukács nel ridare centralità al lavoro, operazione teorica che il marxista ungherese pone alla base della critica del materialismo meccanicista”.

“Questo primo volume – conclude Pondrelli – come chiarito dall’Autore nella prefazione, rappresenta la pars destruens e il secondo che verrà edito a breve rappresenterà la pars costruens: dobbiamo sperare che quest’opera apra un profondo dibattito a sinistra e fra i comunisti, perché è solo dal confronto e anche dallo scontro, che può nascere una nuova prassi che rilanci la lotta in Italia”.

È la volta di Formenti, del quale così sintetizziamo, in questa breve cronaca, il complesso intervento: “Il positivismo, il meccanicismo, hanno ridotto il marxismo ad una filosofia, in una ‘legge’ sovra ordinatrice della storia che toglie ogni libertà alla ‘classe’, ai popoli, all’uomo, di agire nella storia. Paradossalmente, la straordinaria analisi che Marx fa della struttura spoliatrice del capitalismo, un’analisi che doveva servire e deve servire alla liberazione della ‘classe’ e dell’uomo, nella degenerazione positivista diviene la prigione della ‘classe’ e dell’uomo. Se la storia – come impone una lettura deterministica della storia stessa – è ‘dettata’ dallo sviluppo delle forze capitalistiche, se il socialismo stesso è ‘dettato’ da questo sviluppo, noi siamo di fronte all’impotenza della ‘classe’, alla paralisi della soggettività umana. E ciò fu l’impotenza della Seconda Internazionale, fu l’impotenza di una classe operaia italiana che, guidata dai socialisti di Turati, fu una classe senza rivoluzione e senza la forza di reagire contro il fascismo nascente. Occorreranno il pensiero e la prassi rivoluzionaria di Lenin, la sua azione soggettiva libera dal vincolo determinista a rimettere in moto la storia, ad aprire la strada all’Ottobre, a forgiare la concezione rivoluzionaria dell’anello debole della catena, ad indentificare, cioè, il punto di rottura non ‘predeterminato’ rivoluzionario. E sarà lo stesso Gramsci a ‘ratificare’, in un suo scritto famoso, l’esigenza dell’azione soggettiva nel divenire storico, quando afferma che ‘la Rivoluzione d’Ottobre è una Rivoluzione contro il Capitale’, e cioè contro la lettura positivista e degenerata del pensiero di Marx”. “Ed è a partire dall’assunto centrale – conclude Formenti- del pieno rilancio di un pensiero rivoluzionario in grado di sottrarsi dal dominio positivista costituendosi invece nell’analisi dello stato presente delle cose e nella prassi della lotta che potrà ricostruirsi in Italia una forza comunista degna di questo nome e all’altezza dei tempi e dello scontro di classe”.

Dopo relazioni tanto dense come queste, i partecipanti potrebbero trarre un sospiro di sollievo, alzarsi e salutare. Se invece i partecipanti rimangono tutti e dalla sala sia alzano una decina di domande e interventi, vuol dire che il convegno ha destato veramente interesse. Ed è ciò che accaduto a questa davvero politicamente densa presentazione del libro di Carlo Formenti “Guerra e Rivoluzione”, di cui abbiamo scritto la cronaca.

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