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Fallimenti bancari e politiche restrittive: riflessi sugli Usa e sull’Europa

di Federico Fioranelli*

La scorsa settimana, negli Stati Uniti, si è innescata una pericolosa tempesta che ha provocato in pochissimo tempo il fallimento di tre istituti bancari, vale a dire Silvergate Capital, Silicon Valley Bank e Signature Bank.

Se le chiusure della Silvergate Capital e della Signature Bank, banche specializzate in criptovalute, possono essere considerate, non senza alcuna ragione, dei casi circoscritti legati alla continua tendenza al ribasso del mercato delle monete virtuali e al collasso di Ftx, il fallimento della Svb è invece il risultato della corsa degli investitori e dei correntisti a vendere i propri titoli bancari e a ritirare i propri soldi dai conti correnti.

Da dove nascono tempeste finanziarie come queste, che possono poi facilmente diventare uragani?

All’origine vi è sicuramente la politica monetaria restrittiva della Federal Reserve. Infatti, gli aumenti dei tassi di interesse hanno creato forti problemi di credito alle imprese e, di conseguenza, alle banche, soprattutto quelle, come Silicon Valley Bank, molto esposte con piccole e medie imprese. Le banche, per evitare crisi di liquidità e di fiducia da parte di investitori e correntisti, sono così costrette a vendere le obbligazioni che hanno in pancia.

Tali obbligazioni, però, vengono cedute ad un prezzo molto più basso di quello iniziale, in quanto svalutate proprio dall’aumento dei tassi di interesse.

Dunque, gli alti tassi di interesse non determinano una diminuzione solamente della domanda, dei consumi, degli investimenti e dell’occupazione. Arrecano fortissimi danni anche al sistema bancario. Infatti, se da una parte le banche guadagnano di più se prestano il denaro ad un tasso di interesse maggiore, dall’altra i clienti ricevono di più per i loro depositi e le banche stesse, nei casi di mancato adempimento di famiglie e imprese debitrici e di forti richieste di rimborso da parte dei depositanti, possono trovarsi costrette a vendere massicciamente le obbligazioni detenute, tra l’altro svalutate proprio a causa della politica monetaria restrittiva.

Perché, allora, la Federal Reserve adotta una politica di questo tipo?

In primo luogo, per combattere l’inflazione, che resta molto elevata ed è indotta dalla domanda.

Negli Stati Uniti, infatti, la produzione e i posti di lavoro corrono oltre le attese. L’incremento dell’occupazione si traduce in un aumento del reddito, dei consumi e della domanda. Di conseguenza, crescono anche i salari e i prezzi.

Tuttavia, c’è anche un’altra ragione dietro l’aggressiva politica restrittiva delle autorità monetarie.

L’aumento dei tassi di interesse è anche un modo per mantenere l’egemonia del dollaro in un contesto globale in cui la Cina sta lentamente vendendo titoli di Stato americani.

La progressiva vendita dei titoli del debito pubblico americano da parte della Cina potrebbe, in prospettiva, rendere meno sostenibili le enormi spese militari o progetti come l’Inflation Reduction Act, che prevedono un massiccio pacchetto di sussidi pubblici.

Gli Stati Uniti devono, dunque, evitare che il loro debito pubblico non sia più sostenibile e che, il dollaro smetta di essere la valuta privilegiata. Per questo, sono costretti a mettere in campo una politica monetaria finalizzata ad aumentare gli investimenti mondiali in dollari e, quindi, a contrastare la de-dollarizzazione.

Dato che, in un’economia globalizzata, un battito d’ali di una farfalla a Pechino scatena un uragano a New York, quali effetti ha generato in Europa la tempesta finanziaria americana?

Se inizialmente in Europa si è registrata solamente una maggiore vendita dei titoli bancari a vantaggio dei più sicuri titoli di Stato, successivamente abbiamo assistito al crollo della filiale inglese della Svb americana e al tonfo del secondo istituto di credito svizzero, il Credit Suisse.

Tuttavia, nonostante sia concreto il rischio di contagio per altri istituti bancari e sia evidente che le ragioni di fondo di questo terremoto finanziario risiedano nelle politiche monetarie restrittive, la Banca Centrale Europea ha deciso di aumentare il tasso di interesse di altri 50 punti base in modo “assicurare un ritorno tempestivo dell’inflazione al suo obiettivo del 2% nel medio termine”.

A differenza degli Stati Uniti, l’inflazione in Europa non è indotta dalla domanda: nata come inflazione da costi, si è poi trasformata in un’inflazione da profitti dato che le imprese, nonostante la riduzione dei costi delle materie prime, hanno mantenuto elevati i prezzi per ottenere maggiori guadagni. Per questa ragione, l’inflazione non può essere combattuta con una politica monetaria restrittiva finalizzata a ridurre la domanda.

Perché la Banca Centrale Europea insiste ad affrontare in questo modo la dinamica inflazionistica?

Lo scopo è proteggere i profitti e far pagare l’aumento dei prezzi ai lavoratori. Infatti, la decisione di aumentare i tassi di interesse non incide sui prezzi ma genera conseguenze pesantissime sulle condizioni di vita delle classi subalterne: tiene bassi i salari, peggiora le condizioni dei mutui e crea le condizioni per precarizzare ulteriormente i rapporti di lavoro.

Se a questo aggiungiamo i possibili danni per il sistema bancario a causa dalle politiche monetarie restrittive e le difficoltà dell’Unione Europea a varare una riforma del Patto di Stabilità che offra ai Paesi con un debito pubblico elevato una certa flessibilità nel percorso finalizzato alla riduzione il debito, il rischio che i Paesi europei cadano a breve nella stagflazione (stagnazione o recessione con inflazione sostenuta) è altissimo.


* Docente di Diritto ed Economia

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Ascanio Bernardeschi
Monday, 27 March 2023 16:26
Può essere (non ho i dati) che l'inflazione in Usa sia da domanda, almeno in parte. Non è così senza dubbio nell'eurozona. La Bce, dovendo rincorrere l'aumento dei tassi Usa per non vedere fuggire capitali, è in qualche modo costretta ad aumentarli a sua volta. Qui però l'effetto è solo il peggioramento della solvibilità di banche e imprese. In un certo senso, come nel caso delle sanzioni alla Russia, gli Usa esportano la loro crisi e si avvantaggiano promuovendo la deindustrializzazione dell'Europa
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Alfred
Monday, 27 March 2023 23:09
Non sono molto ferrato in economia, ma e' dalla fine dell'anno scorso che Roubini (ma non e' solo) descrive quello che viene e che verra' inflazione compresa. Non e' il mio guru e non do fiducia, ma sta di fatto che deriva l'inflazione da politiche monetarie accomodanti, non da improvvisa impennata della domanda (parla di tutti i paesi, Usa compresi)
Suggerirei di leggerlo e leggere anche questo su sinistra in rete https://www.sinistrainrete.info/crisi-mondiale/25192-noi-non-abbiamo-patria-sul-fallimento-delle-banche-altro-che-fine-della-storia.html
Da nessuna parte risulta che in Usa o altrove sia in atto una domanda esagerata di beni. Risulta invece che la domanda che esiste (si deve pur campare) e' largamente basata su debito, anche per consumo.
 Poi chissa', potrebbe essere che con l'inflazione e l'aumento dei tassi stanno cercando di far rientrare il debito ... facendo crepare la societa' civile piuttosto che ... le banche e altri cialtroni. Questa ultima e' ipotesi inopportuna, ribadisco la mia ignoranza in materia.
Su Roubini e le previsioni nel suo libro di fine 2022
 https://www.finanza.com/notiziario/italia/nouriel-roubini-presenta-il-crash-inevitabile
Alcuni periodi, non necessariamenre quelli piu significativi

...lancia l’avvertimento sugli effetti devastanti della crescita dei debiti in tutto il mondo, anticipando il momento della resa dei conti per quei zombie insolventi che sono riusciti a farla franca, solo grazie alla droga di liquidità fabbricata dalle banche centrali.
Quella droga che ora le stesse banche  ecc

...Ma ora, l’inflazione – anch’essa alimentata dalle stesse politiche fiscali, monetarie e di credito ultra-accomodanti – ha posto fine a questa Alba finanziaria dei morti viventi “.
Il modo in cui il massacro degli zombie insolventi sta avvenendo è sotto gli occhi di tutti:
“Con le banche centrali costrette ad alzare i tassi di interesse al fine di ripristinare la stabilità dei prezzi, gli zombie stanno facendo fronte a netti aumenti dei costi di servizio del debito. Per molti, questa situazione rappresenta un triplo colpo, visto che l’inflazione sta erodendo anche i redditi reali delle famiglie e riducendo il valore dei loro asset, come quello degli immobili e delle azioni”. Ecc ecc
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Alfred
Sunday, 26 March 2023 23:02
Sara' una svista, ma negli usa tutti questi acquisti che portano inflazione... boh
E i dati?
E i dati dei prestiti e degli npl?
Lo chiedo perche' e' un Paese dove carte di credito non sempre sono , ehm, coperte da entrate in proporzione ..
Suggerisco brevi ricerche su quanti QE hanno immesso nel sistema finanziario dollari a go go, spesso spesi in speculazioni..
Mai sentito parlare di prossime bolle per mancato pagamento di mutui non solo casa, ma studi e credito al consumo? Si l'aumento dei tassi sembra oroduca questo, anche in Usa.
Alcuni sostengono che i dollari immessi per i salvataggli e in sostegno covid ...dovrebbero essere levati dalla circolazione e l'inflazione scenderebbe,
ma si tratta sicuramente di rumors di persone poco informate...
A proposito lo sapete che esistono una infinita' di edifici prima adibiti al commercio ... sfitti da anni e che, come gli npl vogliono dire qualcisa sulla reata' di un paese che se davvero avesse una inflazione perche' scoppia di salute.....
Scoppia davvero di salute (con domanda da inflazione) o invece scoppiera' di altro ... puff, come una Bolla ?
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