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lantidiplomatico

La verità su Deutsche Bank (e sul sistema bancario italiano)

di Giuseppe Masala

A poche settimane dal clamoroso fallimento della banca americana Silicon Valley Bank e ad una settimana dall'altrettanto clamoroso salvataggio in extremis della banca svizzera Credit Suisse è partito il tam tam dei mass media tradizionali e dei siti internet sul prossimo fallimento del colosso bancario tedesco Deutsche Bank.

Ad innescare queste voci è stato lo spettacolare aumento del costo dei CDS (Credit Default Swap) che assicurano dal fallimento i creditori di Deutsche Bank. A sua volta l'aumento di questi particolari titoli derivati ha innescato il crollo di borsa delle quotazioni azionarie del colosso tedesco.

In tempi di isteria massmediatica questo è bastato per far vaticinare a molti un cataclisma bancario europeo con tutte le conseguenze immaginabili sul sistema finanziario mondiale.

È certamente vero; dopo il fallimento di Lehman Brothers tutto è possibile, anche l'impensabile. Però non bisogna mai dimenticarsi di analizzare i cosiddetti fondamentali relativi alla nazione dove l'azienda in questione è radicata prima di lasciarsi andare a vaticini quantomeno spericolati.

La Germania ha un sistema paese (ancora) ricchissimo con una posizione finanziaria netta positiva per circa 3000 miliardi di dollari (significa che la nazione tedesca è creditrice sul resto del mondo per questa cifra stellare), lo Stato tedesco ha (ancora) ampi margini di intervento con un rapporto deficit/pil pari al 4,1% e un rapporto debito/pil pari al 72% (sono i dati ufficiali del 2022) e inoltre dove i privati hanno ampi margini di intervento grazie agli enormi capitali accumulati anche all'estero.

Pertanto non bisogna essere Tiresia per pronosticare che un'alchimia per salvare Deutsche Bank i tedeschi la troveranno comunque. Se sarà default (ma non sarà) questo sarà controllato e con il solo scopo politico di "punire" in parte gli azionisti, gli obbligazionisti e il management della banca ritenuti responsabili. Insomma né più e né meno di quello che è avvenuto solo pochi giorni fa con Credit Suisse; salvataggio garantito se necessario e punizione per i capri espiatori.

Allora dov'è il problema? Perché molte banche occidentali stanno fallendo o rischiano di fallire? Il problema è – secondo me - il deflusso di risorse finanziarie (quelle saudite, cinesi e russe tanto per non fare nomi) dai circuiti finanziari occidentali verso altri lidi. Conseguentemente i tassi si alzano perché di fronte a una domanda costante di moneta, se la disponibilità di liquidità è inferiore, la lotta per l'accaparramento spinge all'aumento dei prezzi (che quando si parla di moneta sono i tassi di interesse).

A questo punto esplodono per esempio i problemi negli strumenti derivati presenti nel portafoglio di molte banche; ma nel medio termine l'aumento dei tassi andrà anche ad incidere sulla capacità di rimborso dei prestiti delle imprese, facendo aumentare le insolvenze e conseguentemente erodendo redditività e capitale.

Dunque ci troviamo di fronte sia a problemi di liquidità immediata che a problemi di ricapitalizzazione in prospettiva. I primi sono risolvibili con iniezioni della banca centrale e i secondi con aumenti di capitale dove investitori privati e pubblici sono chiamati a sottoscrivere le azioni di nuova emissione.

Per quanto riguarda le iniezioni di liquidità, tutte le banche centrali occidentali, dalla FED fino alla Bank of Japan passando per la BCE, hanno dichiarato di essere pronte a fare tutto il necessario: in buona sostanza i Signori della Moneta hanno lanciato il draghiamo “Whatever it takes”.

Diverso è il discorso relativo agli eventuali (e direi probabili) aumenti di capitale necessari. Le banche centrali non possono certamente stampare moneta per sottoscrivere le azioni delle banche; sarebbe la loro totale perdita di credibilità, così come la perdita di credibilità della moneta che stampano.

Dunque i capitali devono essere messi da chi lì ha a disposizione. E qui diventa sbagliato parlare di sistema occidentale in generale: bisogna quantomeno discernere tra i paesi (intesi come nazione e dunque come la sommatoria di Stato, Famiglie e Imprese) che sono creditori e dunque in possesso di quei capitali necessari alle banche e i paesi che invece sono debitori netti verso l'estero. Tra i primi certamente vi sono la Germania, l'Austria, l'Olanda, il Belgio, la Danimarca e la Svezia. Tra i paesi debitori netti verso l'estero vi sono certamente la Francia e la Gran Bretagna che i due grandi malati con una posizione finanziaria netta verso l'estero di oltre 800 miliardi di dollari a testa, ma anche la Spagna e il Portogallo e fuori dall'euro anche la Polonia e l'Ungheria.

Qui i capitali non ci sono e potrebbero essere necessarie manovre di austerità e, nel caso dei paesi appartenenti alla EU, anche l'intervento del MES.

Una parola finale sull'Italia.

In caso di crisi bancaria, il sistema Italia (inteso come sommatoria di Famiglie, Imprese e Stato) i capitali per i salvataggi li avrebbe anche, visto che la posizione finanziaria netta del Bel Paese è positiva per circa 300 miliardi di dollari. Il problema è che lo Stato italiano è pieno di debiti e dunque quelle disponibilità sono – per logica - completamente nelle mani dei privati e sono da qualche parte all'estero.

I ricchi frati italiani saranno disposti ad aiutare il povero e miserando convento dove vivono?

Comments

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Alfred
Tuesday, 04 April 2023 13:28
A proposito dei margini di manovra del governo tedesco in caso... di default di DB
I problemi di DB non sono nati ieri, datano a parecchi anni fa e nel 2019 e' iniziato (con 18.000) un processo di riorganizzazione e 'risanamento'
Allora si parlava di:
C'è poi il vero elefante nella stanza, quello dell'immane esposizione ai derivati (i prodotti finanziari il cui valore dipende da quello di un altro strumento, quelli - per intenderci - alla base della crisi dei mutui del 2008) nella pancia dell'istituto: oltre 43 mila miliardi di dollari, ovvero sedici volte il Pil della Germania.
https://www.agi.it/economia/deutsche_bank_crisi_licenziamenti_derivati-5802773/news/2019-07-10/
Davvero una banca troppo grande per fallire, ma ... impossibile da salvare... solo affondarci insieme.
Non so come sia la situazione adesso, l'articolo e' di 5 anni fa ... staremo a vedere, altro non possiamo
Ed e' di questi ultimi giorni l'articolo di valori su un po' di speculazione sulle banche europee, quelle sicure ... ma de che?
https://valori.it/speculatori-cds-banche-europee/
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Alfred
Thursday, 30 March 2023 20:36
Gia prima di queste nuove .. difficolta' le banche stavano (stanno) prestando di meno. Ci sono i ritiri dai conti, ma anche minore richiesta di prestiti (vedi alla voce tassi di interesse).
Quindi si stanno innescando dinamiche anche nell'economia reale e nella domanda di beni che porteranno ... non so dove, ma di certo il problema delle banche non si limitera' alle banche..
Se i cittadini chiedono meno mutui con tassi in crescita, se le banche prestano di meno vuoi per case, aziende, credito al consumo ecc.. se la gente perde facilmenre il lavoro, se i mutuatari diventano insolventi ( e in Usa sembra che la cosa stia iniziando a preoccupare) , se le aziende arrivano al collasso...
Se..
Fantascianza?
Si, fantascienza in atto ..
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Pantaléone
Friday, 31 March 2023 07:57
Al di là della narrazione imposta, se i prezzi aumentano è perché il tasso di profitto diminuisce.
Aumentare i tassi significa comprimere i salari.
La BC alza il tasso di riferimento, provocando una contrazione del credito, un calo della liquidità con conseguente insolvenza.
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Alfred
Thursday, 30 March 2023 20:55 Like Like Reply | Reply with quote | Quote

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