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cumpanis

Ortodossia dinamica e innovazione militante

di Dario Leone*

Cos’è Costituente Comunista e la sua sinergia con “Cumpanis”

Puntualmente, ogni volta che un “ciclo” si chiude e un altro si apre, si tirano le somme e si carpisce il bilancio conclusivo di un’esperienza. È quello che è accaduto a noi pochi mesi fa. Più o meno improvvisamente ci siamo ritrovati a fare i conti con una svolta repentina del partito che abbiamo alacremente costruito, ritrovandoci con un simbolo nuovo, degli alleati mai conosciuti e un popolo di riferimento estremamente contraddittorio pesantemente partecipato da figure equivoche tanto sul piano ideologico, quanto su quello politico-culturale. E così, per quella disciplina, per quel “costume” che sempre ci ha contraddistinto, abbiamo affrontato una campagna elettorale grottesca, tra fervidi “partigiani postmoderni” che combattevano contro le scie chimiche, profeti di imminenti scenari di apocalissi rettiliane e appassionati del tattoo celtico. Malgrado la devastante débâcle elettorale, in barba a qualsiasi buona prassi del decantato Centralismo Democratico, l’analisi del voto è stata pilotata sull’ottimismo di chi ha ritenuto positiva un’esperienza così aberrante a tal punto da decretarne unilateralmente la prosecuzione ad ogni costo.

Ci siamo trovati dinnanzi a un burrone nel quale precipitava un pezzo importante della “questione comunista” italiana. Per tanti compagni e compagne, è arrivato il tempo delle somme, del resoconto, del bilancio di un periodo che si è aperto nel 2008 con la fuoriuscita dal parlamento ed è arrivo ai nostri giorni. Sono passati ormai quindici anni dal terremoto deflagrante della Sinistra l’Arcobaleno che ha segnato l’inizio di una diaspora popolata da infinitesimali torri d’avorio nelle quali Segretari Nazionali guidano micropartiti sconosciuti al popolo del quale vorrebbero essere avanguardia, impotenti nell’azione, incapaci di una prassi puntuale, coerente e incisiva nel tessuto sociale. Sono stati anni di grandi sacrifici che hanno piegato le schiene e le menti di coloro che hanno elaborato documenti, saggi e analisi trovando il cassetto della propria scrivania come unico luogo nel quale depositarli, o di coloro che hanno costruito, spesso in solitudine, delle parche presenze militanti in territori estesi riuscendo nelle grandi città metropolitane a raccogliere precari nuclei di compagni che oggi possiamo contare sulla punta delle dita di una mano sola. Sforzi sovraumani che hanno avuto come obiettivo tingere di colore strutture politiche invisibili ma che tuttavia tali sono restate. Se guardiamo ad ogni singolo soggetto organizzato di questo vasto arcipelago marxista italiano, non è difficile scorgere un sentimento umano di frustrazione imperante e di impotenza nevrotica forieri di abbandoni pedissequi e di abbattimenti costanti.

Purtuttavia centinaia di migliaia di comunisti vagano meditabondi nel limbo avvolto dalla nebbia fitta, schiacciati dalla quotidiana visione di un mondo che va nella direzione opposta demolendo, pezzo dopo pezzo, qualsiasi lembo di libertà seppur apparente. Costituente Comunista nasce nel periodo peggiore. Nasce con la consapevolezza che quell’arcipelago marxista non ha alcuna necessità di dotarsi dell’ennesima molecola invisibile al microscopio. Costituente Comunista non è e non sarà mai un partito, perché l’esigenza fondamentale è rappresentata dalla necessità urgente di attribuire credibilità alla questione comunista, di porla in una condizione di forza maggiore, di renderla nuovamente temibile dinnanzi al potere dominante. Una formazione che – caso unico nella storia del movimento comunista italiano – permetterà l’istituto della “doppia tessera”, favorendo l’ingresso e il confronto anche con chi possiede l’iscrizione ad un partito comunista creando un vero e proprio spazio di confronto neutro nella forma diplomatica e chiaro nei contenuti politici. Un obiettivo ambizioso. L’unità dei comunisti allora diventa un vero e proprio “processo storico” che vede la nostra neonata organizzazione come un “organismo diplomatico” che esercita la sua funzione su tre direzioni. La prima: costruire dei patti d’azione sui territori partendo dai temi comuni affrontando insieme battaglie operaie, ambientali, culturali e innanzitutto la battaglia centrale: quella della lotta contro la guerra imperialista e contro la NATO. La seconda: promuovere un grande laboratorio di analisi che raccolga le migliori risorse intellettuali del movimento comunista italiano. La terza: cementare convergenze sull’idea di un nuovo Partito Comunista espressione maggioritaria dei comunisti, con particolare riguardo verso coloro che attendono da anni di ritrovarsi e lottare dentro un soggetto credibile che non sia la parodia farsesca di un tempo passato. Il nostro Movimento per l’unità dei comunisti, ha raccolto ampie convergenze riguardo alla prima direzione; timide aperture con la seconda e ha sviluppato un’ampia sintonia proprio sulla terza direzione, individuando in Cumpanis il soggetto anticipatore di tale articolato processo storico sancendone l’inizio in Abruzzo a San Salvo (Chieti) lo scorso venerdì 24 marzo nell’ambito di una partecipatissima assemblea pubblica. Questa idea avanzatissima di “militanza diplomatica” da un lato e di costruzione di un “pensiero forte” (come lo definisce Fosco Giannini) dall’altro, rappresentano il cuore di questo processo storico e ne costituiscono il preludio per un nuovo partito. “Pessimismo della ragione e ottimismo della volontà”. Ripartiamo dall’idea di Álvaro Cunhal rispetto a un “partito dalle pareti di vetro”, in grado di articolare avanzati processi democratici in ogni ambito e settore della vita politica interna; che rifugge le malcelate tendenze di questi decenni che hanno reso il centralismo tutt’altro che democratico trasformando corpi pensanti in caserme popolate da teste militarizzate pronte a piegarsi davanti a mediocri e fallimentari segretari; che declina l’ortodossia dentro una dimensione dinamica pienamente partecipe delle fasi storiche piuttosto che la passiva spettatrice votata alla inerte ed entropica conservazione museale.

Il tema della partenza vera sarà la lotta contro l’invio di armi in Ucraina e la difesa dell’idea di un mondo multipolare, vera e sola soluzione di un conflitto dai potenziali risvolti apocalittici. Non abbiamo da perdere che le nostre catene e abbiamo un mondo intero da guadagnare.


* Sociologo, Portavoce Nazionale Costituente Comunista
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