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“The Game”. Stiamo andando avanti a fari spenti

di Alba Vastano

A inizio dell’ultimo trentennio ci siamo immersi, inizialmente a piccoli passi, nella rete, curiosissimi del nuovo, sconosciuto e affascinante ambiente virtuale che ci permetteva il salto nel futuro. Saggiavamo con interesse quella sorta di magia tecnologica. Dalla vita reale a quella virtuale, sempre più stregati, ma anche sempre più intrappolati nelle spire del web. Fino ad essere totalmente catturati nella rete, con la sprovvedutezza del merluzzo, ed a scivolarne in dipendenza, assumendo la rete come oracolo per la risoluzione di tutte le nostre necessità quotidiane. Dalla professione, all’economia, dai desideri, alle relazioni. Persino nella scelta del mangime per il gatto o per la ricetta della torta di mele abbiamo delegato il web.

E siamo anche riusciti, navigando navigando, a trasformare il tempo e lo spazio in un tempo senza tempo e in uno spazio senza confini, inghiottiti in una realtà del tutto virtuale. La rete ci ha fagocitati a tal punto da restarne ‘bolliti’. Così come, nella storiella di Chomski, accade alla famosa rana che muore lentamente, senza rendersene conto.

E più l’asticella della curiosità del nuovo spazio saliva più, per noi naviganti senza bussola, è stato impossibile retrocedere. Raggiunta la linea di non ritorno ci ritroviamo, oggi, inermi, con poche probabilità di tornare ad un passato, a dimensione di spazio/tempo reali, con tutti i pro e i contro che comportava nei suoi tempi di attese, che a viverle nel 2023 ci parrebbero insopportabilmente lunghe.

Nell’ultimo biennio poi, l’uso della rete, pur fondamentale a supporto del distanziamento causa pandemia, ha assunto dimensioni esponenziali, ma già il red carpet glielo avevamo ben allestito. Si può tornare indietro? Ai tempi in cui la nostra vita era fatta di attese che consideravamo normali? Ai tempi in cui si comunicava a distanza grazie al solo uso del telefono? Ai tempi in cui il telefono aveva la sola originaria finalità voluta dall’inventore, ovvero comunicare a distanza? Se oggi il cellulare muore, non ci preoccupiamo tanto di non poter comunicare, ma di aver perso un intero archivio di documenti, un’intera agenda telefonica, un infinito book di immagini, una serie infinita di password che ci collegano ad app, a siti, a servizi, a mercati. Non siamo più cittadini reali, ma cittadini digitali.

E se non hai le app attive e a disposizione immediata, per un problema di connessione con il Wi-Fi o per mancanza di campo sei perso o puoi dare di matto, perché si bloccano tutte le attività. Capita. L’ho visto accadere e ne ho avuto personale drammatica esperienza. Peggio ancora accadrebbe con un black out improvviso della rete. Spenti i pc di un’intera area metropolitana, ad esempio, crollerebbe tutta l’organizzazione di lavoro di banche, aziende, uffici amministrativi. Si arresterebbero, conseguentemente, tutta la filiera del mondo del lavoro e del business internazionale.

Sarà forse il caso di fermarci a riflettere sull’uso e l’abuso della tecnologia, prima che la stessa finisca per divorare le nostre vite rendendoci ancora più schiavi degli algoritmi Big Data che controllano le nostre azioni e finanche le emozioni e i desideri? Molti spunti per una riflessione sulle origini della rete e sugli effetti destabilizzanti, rispetto alla normalità, in cui siamo, anche inconsapevolmente, finiti, ce li offre Alessandro Baricco nel suo ‘The game’.“Siamo protagonisti di una rivoluzione tecnologica senza precedenti. È un fatto con cui conviviamo quotidianamente, qualche volta con un filo di smarrimento, spesso con serenità. Ci siamo mai chiesti chi è stato ad innescarla e qual è la scintilla da cui tutto è partito?”. scrive Baricco nel suo saggio, lanciando varie supposizioni sulle cause che hanno generato il fenomeno che ha invaso e gestisce le nostre vite.

Stiamo andando avanti a fari spenti- avverte lo scrittore- perché non sappiamo da cosa è nata questa rivoluzione e quale sia il suo scopo”. E si pone una serie di interrogativi. Potrebbe essere che: ‘Sia una rivoluzione tecnologica che, ciecamente, detta una metamorfosi antropologica senza controllo?’Qualcuno ha sbagliato a calcolare, preventivamente le conseguenze che l’uso degli strumenti tecnologici avrà sul nostro modo di stare al mondo, sulla nostra intelligenza, sulla nostra idea del bene e del male? C’è un progetto di umanità dietro ai vari Gates, Jobs, Bezos, Zuckerberg…. O ci sono solo brillanti idee di business che producono una certa nuova umanità? Cosa sarà di un’umanità che non sa più scendere alle radici, né risalire alle sorgenti? Stiamo evaporando in un festivo nulla che sarà la nostra ultima recita?”.

Per rispolverare la memoria su ciò che è avvenuto nel campo della rivoluzione tecnologica sarà bene ripercorrere le tappe più salienti di questa escalation inarrestabile, iniziata oltre 40 anni fa.

 

Le origini, dal Commodore 64 a Google

981-1984 -In quattro anni escono sul mercato tre personal computer: il pc Ibm, Il Commodore 64 e il Mac della Apple. Non erano strumenti d’elite, tanto che si poteva pensare di averli a casa, senza essere necessariamente un genio. All’epoca Il Mac era il meno diffuso, ma divenne fra i tre il più geniale. Fu il primo pc ad avere un programma eccellente di grafica. Sullo schermo si muoveva il Topo. Nel 1981 viene pubblicato SMTP, il primo protocollo per le mail.

1990Tim Berners Lee, un ingegnere informatico inglese, inaugura il World Wide Web e cambia il mondo.

1994– Nasce Amazon, con il primo nome ‘Cadabra’. Era una libreria online dove reperire tutti i libri del mondo. Cliccavi, sceglievi e ti arrivava il libro a casa. È quasi impossibile non trovare qualsiasi oggetto. C’è l’intero mercato mondiale e ti arriva a casa con un click. Stesso anno nascono: il primo smartphone dell’IBM. La playstation della Sony e il primo Portale: ‘Yahoo’. Lo inventano due studenti della Stanford University (California).

1995– Nasce Windows 95, il sistema operativo che rende accessibile a tutti il pc e fa il suo ingresso in moltissime case. E’ di Bill Gates. Nasce eBay (California). Mercato globale, dove si vende e si compra qualsiasi oggetto.

1998– Due studenti della Stanford University, Sergej Brin e Larry Page, lanciano Google. Oggi è il brand più influente al mondo.

 

La colonizzazione

1999– nasce Napster ad opera di un diciannovenne americano. Scaricando un software si poteva inviare musica ad altri pc. Venne messo fuori legge dopo due anni, poiché il software del giovanotto ingegnoso stava per distruggere l’intera industria discografica.

2001– L’attentato alle Twin Towers, dopo il crollo del dot.com. Bubble (la bolla speculativa intorno alle prime aziende digitali). Fu un colpo durissimo per l’insurrezione digitale, perché metteva a rischio la dimensione di pace e benessere, obiettivo dell’insurrezione. Nello stesso anno nasce Wilkipedia, la prima enciclopedia online. Chiunque poteva e può contribuire a scrivere voci e modificarle. Quanto garantisce in affidabilità per ottenere informazioni su dati certi?

2002– Nasce Linkedin, fondato da Reid Hoffman (californiano). Ha la finalità di favorire i contatti di lavoro e scambi fra professionisti.

2003– Nasce il primo smartphone per tutti. il BlackBerry Quark. Più che un telefono era un pc. Muore nel 2016

2004– Nasce Facebook, un social per studenti universitari. Oggi, con oltre due miliardi di utenti è il network più frequentato e conosciuto. Con Facebook cambia il modo di comunicare. Ogni utente può avere infiniti contatti sconosciuti, che chiama ‘amici’.

2005– Nasce YouTube, il secondo sito più popolare al mondo. Ogni minuto vengono caricate, in media, 400 ore di video.

2006– Nasce Twitter per messaggistica breve (max 160 caratteri).

2007Steve Jobs comunica di aver reinventato il telefono. Sale sul palco del Moscone Center (San Francisco) e mostra una specie di portasigarette sottile ed elegante. E’ l’iPhone, un paio di generazioni più avanti degli altri telefoni, per tecnologia touch screen.

2023– La rivoluzione digitale è sempre più freneticamente in atto, tanto da accreditargli una peculiarità che fino a ieri era solo umana, l’intelligenza. Parliamo di IA, dell’intelligenza artificiale. Ovvero di un sofisticato artificio, basato su particolari algoritmi che ‘consentono alle macchine di imparare dall’esperienza, di adeguarsi a nuove informazioni ricevute e svolgere compiti simili a quelli dell’uomo. La maggior parte degli esempi di IA di cui sentiamo parlare oggi si basano principalmente sul deep learning (apprendimento profondo) e sul natural language processing (elaborazione del linguaggio naturale). Utilizzando queste tecnologie, i computer possono imparare a svolgere compiti specifici elaborando grandi quantità di dati e riconoscendo i modelli’. Fino a dove si spingerà ancora la tecnologia? Possibile per un software produrre un’intelligenza artificiale in grado di arrivare a provare emozioni ed elaborare un pensiero autonomo? Si sta creando un nuovo umano, infine? E sarà al servizio del bene o del male? Della guerra o della pace? Dei potenti o dalla parte degli emarginati, dei poveri, degli sfruttati, degli invisibili? Forse qualcosa ci sta sfuggendo di mano.

Isaac Asimov nel suo racconto del 1976 da cui è tratto il film ‘L’uomo bicentenario’ suggerisce quale potrebbe essere la soluzione per contrastare la deriva in cui ci sta portando la rivoluzione digitale. Nel film, che, per il messaggio etico- didattico contenuto, ha tutte le caratteristiche di una favola, il robot Andrew è al servizio di una famiglia per tre generazioni. Stanco di fare il robot fa il possibile, sottoponendosi a diversi impianti nella sua struttura metallica, per umanizzarsi.

Riesce così a provare sentimenti ed emozioni. E scopre di avere un cuore che lo rende davvero un umano, lasciandosi alle spalle l’androide, pur efficiente, che era. Mentre noi stiamo facendo il processo inverso. Ci stiamo robotizzando. Dovremmo provare ad invertire la rotta, finché siamo in tempo, tornando umani.


Fonti:
‘The Game’-Autore: Alessandro Baricco – Ed. Super ET
‘L’uomo bicentenario’- racconto di Isaac Asimov (1976)
‘L’uomo bicentenario’ – film del 1999 (tratto dal racconto di Asimov)
“Mi connetto…ergo sum”. Tutti i danni di internet – La Città Futura
I 4 padroni della rete – Apple – Lavoro & Salute – Blog

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