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Ucraina. Il Patriot colpito, più di un miliardo di dollari in fumo

di Piccole Note

“I missili Patriot non salveranno l’Ucraina”. Titolava così una nota del National Interest del 9 maggio. Ieri, l’ennesima arma magica inviata a Kiev è stata distrutta/danneggiata dai russi. Era ovvio, lo spiegava il NI che, senza una rete difensiva più ampia (jet, altre difese) i Patriot non solo non avrebbero protetto le città ucraine, ma erano essi stessi “vulnerabili”.

 

Incrinata la magia dei Patriot

Questa la smentita del portavoce dell’aeronautica ucraina Yuriy Ihnat: “Distruggere il sistema con un Kinzhal, è impossibile. Tutto quello che dicono [i russi], può restare nel loro armamentario propagandistico” (Reuters). Ma l’America ha confermato i danni (New York Times).

Possibile che nell’attacco sia morto qualche americano, dal momento che il Patriot necessita di 90 operatori e certo non avranno affidato un sistema d’arma tanto sofisticato e che costa più di un miliardo di dollari esclusivamente al personale ucraino, tirato su in fretta da fine gennaio (CNN). Per inciso, il Pil del Burundi è di 2.7 miliardi di dollari…

Zelensky continua a recitare la sua parte e, dopo il danno, ha chiesto più armi. Forse ciò solleciterà l’arrivo dell’Iron Dome made in Israel in forza all’Us Army, come promesso la settimana scorsa dal comandante della Difesa spaziale e missilistica, generale Daniel Karbler (Jerusalem Post).

Peccato che nel recente conflitto di Gaza, come rileva Haaretz, l’Iron Dome si sia rivelato un po’ fallace. Cosa nota, Repubblica del maggio 2021, spiegava che “dopo dieci anni di successi, il mito della ‘Cupola d’acciaio’ viene messo in discussione” (non per nulla Tel Aviv nell’ultimo conflitto ha schierato un’altra difesa, la Fionda di David).

E in Ucraina, l’Iron Dome non dovrà vedersela con i razzi artigianali di Hamas… Evidentemente gli Usa hanno trovato un altro modo per dimostrare il loro impegno pro-Kiev e smaltire scorte obsolete.

Di interesse altri cenni del National Interest: “I Patriot non porranno fine alla guerra ucraina né consentiranno a Kiev di negoziare o riprendere la Crimea o il Donbass. Dimostrano solo un falso impegno americano, che può solo prolungare la carneficina”.

“Pochi benefici” dai Patriot, conclude il NI, “Tuttavia, Washington può ancora svolgere un ruolo chiave per porre fine alla guerra. I mezzi tattici non possono raggiungere questo fine strategico; i sistemi d’arma non si dimostreranno decisivi, ma il potere diplomatico sì. Washington può ancora ottenere molto facendo meno. La via per raggiungere la pace in Ucraina non dovrebbe essere lastricata di armi, ma di intelligenza diplomatica“.

 

Diplomazia

Quanto alla diplomazia, nulla si sa dell’inviato di pace cinese, che ieri era a Kiev. Ma alla sua missione si è affiancata un’inusuale mediazione africana guidata dal Sudafrica, oggi arrivata a Mosca (Reuters). Ed è forse per creare difficoltà a tale missione che l’ambasciatore Usa a Pretoria alcuni giorni fa aveva lanciato l’esilarante allarme su un’asserita fornitura di armi sudafricane alla Russia.

Intanto, Seymour Hersh lancia una notizia bomba: secondo fonti di intelligence Usa, la Polonia – uno dei Paesi più coinvolti nel sostegno a Kiev – si farebbe portavoce di altri Paesi confinanti con l’Ucraina (Ungheria, Lituania, Estonia, Cecoslovacchia e Lettonia) per far pressioni su Zelensky affinché avvii negoziati.

Da ultimo, Politico ricorda che i fondi stanziati dal Congresso Usa per l’Ucraina finiranno a metà estate. I falchi urgono un nuovo stanziamento, ma gli Usa sono alle prese con una difficile trattativa tra i due opposti partiti per alzare il tetto del debito dello Stato (che altrimenti andrà in default).

In pratica il Congresso deve produrre una Legge di bilancio, nella quale dovrebbe trovare posto un altro stanziamento per Kiev. Ma si prevedono difficoltà, data la pattuglia di repubblicani che si oppone a tale capitolo di spesa.

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