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inchiesta

Una discesa nel Maelström

Vittorio Capecchi

maelstrom-3Quando Edgar Allan Poe incontra Vittorio Rieser

“Una discesa nel Maelström” è un racconto di Poe scritto nel 1833 e pubblicato nel 1841 ed è un racconto profetico sia per la diagnosi che per i rimedi suggeriti. La storia è quella del resoconto di un marinaio che si trova risucchiato con i resti della propria imbarcazione, suo fratello e gli altri componenti dell’equipaggio in un grande vortice perenne, il Maelström. Con le parole di Giorgio Manganelli che ha tradotto questo racconto per Einaudi ecco le “sensazioni di terrore, orrore e stupore” con cui il marinaio descrive la scena:

“l’imbarcazione sembrava sospesa , quasi per magia, a metà della discesa, sulla superficie interna di un imbuto di enorme circonferenza, di profondità prodigiosa, i cui fianchi, perfettamente levigati, sembravano ebano non fosse stato per la sconvolgente velocità a cui ruotavano, e la luminosità tetra e splendida che irraggiavano sotto i raggi della luna piena”. In quella discesa il marinaio incontra “una grande quantità di rottami galleggianti” e avverte tutto il fascino del lasciarsi andare verso i bagliori di quell’abisso “di luminosità tetra e splendida”.

Poi la personalità “scientifica” prende il sopravvento e il marinaio capisce che se vuole uscire dal Maelström deve rapidamente “fare inchiesta”. Osserva gli oggetti e i frammenti che girano nel vortice di acqua intorno a lui e riscopre una “legge scientifica”: gli oggetti a forma cilindrica sono risospinti verso l’alto mentre tutti gli altri oggetti con forme diverse finiscono risucchiati nel vortice.

Il marinaio si aggrappa allora a un barile e si salva la vita uscendo dal gorgo in cui stava discendendo. L’invito di Poe a “fare inchiesta” è intrecciato con la storia di questa rivista: in questo numero Giovanni Mottura ricorda come Vittorio Rieser ne abbia fatto l’obiettivo di tutta la sua vita di ricercatore militante e Emilio Rebecchi sottolinea come non bisogna mai cessare di porre domande e cercare le risposte adeguate. Edgar Allan Poe ci invita a leggere ciò che ci sta accadendo nelle due direzioni profetiche indicate nel suo racconto: (a) rottami galleggianti e bagliori dell’abisso mentre si discende nel Maelström; (b) fare inchiesta e porre domande per uscire dal Maelström

 

Rottami galleggianti e bagliori dell’abisso mentre si discende nel Maelström

Oggi la sensazione di discendere cerchio dopo cerchio in un Maelström senza ritorno è molto forte per la presenza dei tanti rottami galleggianti che si incontrano e dei bagliori dell’abisso che attraggono durante la discesa. Le recenti elezioni europee hanno reso ancora più visibili sia i rottami galleggianti che i bagliori “di luminosità tetra” che provengono dall’abisso.

I rottami galleggianti sono quelli del welfare state e dei diritti dei lavoratori che avevano governato le precedenti relazioni tra capitale e lavoro e tra governi e cittadini. Quando ho dato gli esami di economia alla Bocconi alla fine degli anni ’50 (mi sono laureato nel ’61) ho studiato su i testi di Keynes (il docente era Ferdinando Di Fenizio e il suo testo in più volumi aveva aveva come titolo Le leggi dell’economia) e sulla costituzione italiana fondata sul lavoro e sullo stato sociale (il docente era Giovanni Demaria e il libro era Lo stato sociale moderno). Keynes e la costituzione italiana rappresentavano uno scenario di relazioni, un patto sociale tra capitale e lavoro e tra cittadini e Stato che aveva un suo spessore, indicava una conflittualità che poteva svolgersi all’interno di una cornice condivisa. Oggi quei testi trasmessi ufficialmente alla Bocconi alla mia generazione sembrano lontanissimi e sovversivi. Oggi lo scenario neoliberista imperante non cerca più di sottolineare le illusioni, un tempo presentate “di medio periodo”, del Trickle down effect (l’effetto di ricaduta), cioè le illusioni che sostenendo le grandi multinazionali vi sarebbe stato, come ricaduta, un benessere per tutti. L’aumento delle disuguaglianze all’interno e tra le nazioni con sempre più povertà, guerre e flussi migratori incontrollati è considerato “un tratto inevitabile delle leggi dell’economia” e al posto delle non più credibili illusioni del neoliberismo vi sono solo bagliori di “luminosità tetra”.

La sensazione di vuoto e l’esplosione di violenza che emerge dalla frantumazione dei rapporti tra generazioni, analizzati da Emilio Rebecchi, si ritrova nell’analisi della corruzione negli appalti pubblici fatta da Ivan Cicconi e negli interventi di Riccardo Petrella, Loretta Napoleoni e Bruno Giorgini che sottolineano come l’Europa abbia riscoperto il populismo spicciolo della Le Pen e di Farage. Attenzione però. Come scrive Petrella “la nuova legislatura  si annuncia  meno stagnante della precedente. Le ricorrenti crisi economico-finanziarie, la drammaticità della disoccupazione giovanile, l’accentuazione dei fenomeni xenofobi,  razzisti e dei movimenti nazionalistici,  Il fallimento delle politiche di austerità hanno favorito  un’accresciuta diversità/frammentazione interna a ciascuno gruppo. La grande coalizione sarà più spesso scossa da  conflitti  interni ai due coalizzati”. Vi sarà quindi un aumento di rottami galleggianti e oltre ai bagliori cupi dei movimenti xenofobi, razzisti e nazionalisti può arrivare a dominare la tentazione che Gianni Rinaldini individua molto bene, nel recente congresso nazionale della Cgil: l’abbandonarsi alla “logica del meno peggio”, il sopravvivere alla giornata, il lasciarsi andare senza fare domande ai bagliori del momento.

 

Fare inchiesta e porre domande per uscire dal Maelström

Cosa accade se si sceglie la via diversa indicata nel racconto di Edgar Allan Poe? Giovanni Mottura sottolinea, parlando dell’esperienza di ricerca militante di Vittorio Rieser, che è importante nel fare inchiesta non solo produrre conoscenza ma “produrre rapporti di attenzione, fiducia e reale scambio con i soggetti sociali a cui si fa riferimento” e Emilio Rebecchi ribadisce che per uscire dalla violenza occorre affrontare anche problemi teorici (come quelli legati a Lacan) per vedere le figure del padre e della madre “nella loro effettiva realtà, senza inutili occhiali”. Ciò che è del tutto evidente è che, mentre si discende nel Maelström non bisogna cessare mai di fare inchiesta se si vuole capire come uscirne, se si vuole capire a quale dei frammenti galleggianti si può affidare la propria vita.

Fare inchiesta significa fare una continua analisi del potere economico e politico e in questo numero abbiamo inchieste di questo tipo presenti nelle analisi di Ivan Cicconi sugli scandali degli appalti pubblici, di Giordano Sivini, che svela tutte le criticità del Piano Marchionne 2014-2018, fino ad arrivare al dossier curato da Antonella Ceccagno che fa emergere la complessità della organizzazione e delle condizioni di lavoro dei migranti cinesi a Prato troppo spesso descritti con termini sbrigativi solo capaci di colpevolizzare.

Fare inchiesta e porre domande vuol dire muoversi politicamente a seconda degli spazi politici occupati; vuol dire mettersi in viaggio come scrive Riccardo Terzi; significa leggere un giornale come Il Resto del Carlino e iniziare a porre domande come fa Emilio Rebecchi; riflettere criticamente su i confini della ricerca scientifica come nel dossier a cura di Stefano Iotti e Stefano Lagomarsino sulle relazioni tra musica e scienza; definire uno scenario, come fa Massimo Canella, dei beni culturali che tenga conto dei cambiamenti avvenuti.

Le due linee che emergono da questo modo di porsi di fronte al reale sono indicate da Riccardo Petrella: (a) affrontare la sfida della depoliticizzazione della politica che vorrebbe una Europa sempre meno Comunità e sempre più “à la carte” ; sfida che su altri piani significa il contrastare la tendenza alla “logica del meno peggio”, all’agire solo in base alle convenienze e agli interessi privati; (b) affrontare la sfida della mercificazione, monetarizzazione e privatizzazione della vita cercando uguaglianza e giustizia centrate su sei diritti chiave: alloggio/casa, acqua, alimentazione, salute, lavoro, educazione.

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