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Grillo, ci risiamo?

di Simone Santini

La decisione di Grillo sul "caso Genova" e la votazione degli iscritti nazionali che ha, di fatto, ratificato tale decisione e promosso un candidato sindaco diverso da quello scelto dagli iscritti genovesi, è un punto di svolta nella vita del MoVimento Cinque Stelle. Mai prima d'ora, infatti, una votazione locale era stata disconosciuta dal Garante Beppe Grillo chiedendo agli iscritti nazionali di sostituirsi ad un gruppo locale per la scelta di un candidato.

Non conoscevo, se non molto vagamente, i candidati sindaci contendenti di Genova, Cassimatis e Pirondini, non sapevo quali fossero le differenze programmatiche o di approccio tra le due liste e loro rappresentanti. E, in fondo, è giusto così. Un iscritto del MoVimento non è tenuto a conoscere le dinamiche che si sviluppano in ogni realtà locale, anche se di una città importante, ma non fondamentale, come Genova. È stata dunque la decisione di Grillo ad imporre agli iscritti di occuparsi della faccenda.

Mi ha colpito molto il modo con cui Grillo ha deciso di farlo. Grillo ha scritto: "Questa decisione è irrevocabile. Se qualcuno non capirà questa scelta, vi chiedo di fidarvi di me. Non ho nessun interesse se non il bene del MoVimento 5 Stelle".

Ciò che mi ha spinto ad iscrivermi al MoVimento, più di ogni altro e pur valido motivo di carattere ideale o programmatico, è stato quel principio fondante per cui i cittadini devono farsi carico in prima persona del Bene Comune. Il fondamento più intimo della democrazia è la sovranità popolare. Il Popolo, la Comunità, devono poter scegliere il proprio destino. Ma per farlo è necessario che tale scelta sia consapevole, partecipata ed effettiva, è necessario dunque responsabilizzarsi, ogni decisione va presa con cognizione di causa, studiando, approfondendo, per quelle che sono le possibilità di ognuno, perché tali scelte riguardano non solo noi stessi ma anche gli altri. Nella sovranità popolare si coniugano l'individuo e la collettività. Il MoVimento proponeva dunque il superamento della democrazia rappresentativa, che ha ormai palesato tutti i suoi limiti e difetti, per approdare ad un modello tendenziale di democrazia diretta, ossia di vera e propria sovranità popolare.

"Vi chiedo di fidarvi di me" è la negazione di tale principio fondante. La democrazia diretta e la sovranità popolare non hanno nulla a che fare con il paternalismo, per certi versi si tratta anche di un passo indietro rispetto alla democrazia rappresentativa.

Nella fattispecie concreta non so se Grillo abbia ragione. Magari, da buon conoscitore della realtà genovese, posso pure concedere che abbia non ragione ma ragionissima nel ritenere inidonei quel candidato e quella lista: "Non possiamo permetterci nessuna sbavatura. Non possiamo permetterci di candidare persone su cui non siamo sicuri al 100%". Ma il succo del discorso non è se Grillo abbia o meno ragione, il punto è che non sta a lui decidere se la Comunità sbaglia o meno nel fare certe scelte. La sovranità popolare comporta che si possa anche sbagliare. Il Popolo deve poter sbagliare. Grillo può anche essere più che convinto che si stia facendo una cazzata, ma arriva il momento in cui il pater familias deve dismettere il suo ruolo perché è anche attraverso gli errori che un processo matura e si perfeziona.

Non sono uno sprovveduto idealista. Capisco bene che in alcuni passaggi storico-politici, per certi versi rivoluzionari e comunque di grande crisi, ci sia poco spazio per filosofeggiare, per tenere dibattiti assembleari mentre intorno fischiano le pallottole (per fortuna, almeno per ora, solo metaforicamente). Tuttavia, chi decide quando finisce lo stato d'eccezione? Chi decide quando il MoVimento è pronto per muoversi da solo sulle sue gambe? In definitiva, qual è il momento in cui Grillo condividerà il suo ruolo di garanzia e impulso politico con un organismo plurale eletto direttamente dagli iscritti?

Se "nel MoVimento 5 Stelle non c'è più spazio per chi cerca solo poltrone", come dice Grillo, allora si predispongano gli anticorpi nel MoVimento stesso, prima che sia troppo tardi, con le necessarie e trasparenti strutture di autocontrollo e autogoverno, si diano il metodo e gli strumenti operativi, e poi il MoVimento Cinque Stelle potrà proseguire sulla sua strada autonomamente.

Di una cosa saremo sicuri: tale strada sarà tortuosa e Beppe Grillo vedrà i "suoi" ragazzi commettere tanti errori. Almeno il numero di errori che lui stesso avrà commesso nella sua vita. Ciò non gli ha impedito di creare, dal nulla, un progetto politico straordinario e senza precedenti nella storia, nonché di ricevere l'affetto e la stima di milioni di persone che in tale progetto hanno creduto e credono ancora.

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