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ilsimplicissimus

San Pietroburgo: i complotti degli anticomplottisti

di ilsimplicissimus

A volte accadono miracoli, le conversioni o forse semplicemente si strappa il sipario di incoerenza e malafede delle elites occidentali e vi si può vedere attraverso: pensate che dopo averci ammorbato con la post verità e con il complottismo nel quale ricadono in pieno anche i semplici dubbi sulla dinamica piuttosto singolare degli attacchi terroristici degli ultimi anni, adesso la stessa allegra compagnia di servizi, stato profondo Usa e informazione al soldo ha deciso che ciò che era pazzesco e impossibile in Occidente, ovvero che ci fosse qualche zampino sconosciuto del potere nelle stragi, diventa invece più che plausibile per quanto riguarda l’attentato a San Pietroburgo.

Così abbiamo appreso da Luttwak e abbiamo letto sui giornaloni del Washington consensus che la bomba nella metropolitana potrebbe essere stata in realtà un auto attentato messo in atto da Putin per aumentare il proprio consenso interno e stringere la popolazione attorno a lui, soprattutto dopo che un truffatore di nome Navalny, ammaestrato in Usa, e di casa presso l’ambasciata Usa, fulcro dell’arancionismo di importazione, ha portato in piazza qualche migliaio di persone, nemmeno  diecimila in tutta la vastissima Russia. In linea puramente teorica potrebbe anche essere così,  non sarebbe certo la prima volta che accade, ma questo è chiaramente un argomento “complottista” che fino a ieri mattina era demonizzato mentre oggi viene all’improvviso riabilitato e posto al centro della deficience occidentale. Con una differenza fondamentale però: che mentre gli attentati dall’11 settembre in poi sono stati di effettivo supporto a progetti di cancellazione della democrazia, di controllo della popolazione, restrizione della libertà costituzionali e rilancio di oligarchie politiche  ormai compromesse, rendendo quanto meno plausibile sospettare lo zampino del potere o di una parte dello stesso, specie a fronte di narrazioni sconcertanti e lacunose degli eventi, la medesima cosa non è verosimile in Russia dove Putin gode di un saldo e vastissimo favore popolare che supera il 75%. In questa cornice l’attentato avrebbe solo l’effetto negativo di mettere in luce le debolezze e la fragilità del Paese mentre ogni giro di vite sulla popolazione in funzione anti terrorismo ( quello che spera Washington in realtà)  non avrebbe che effetti negativi. Per questo la logica vorrebbe che l’attentato sia stato compiuto da uomini di quella galassia terrorista creata e supportata da un occidente che vede Putin come fumo negli occhi.

Dunque la pista indicata dai depistatori globali è semplicemente priva di senso. Senza dire che in questo caso non ci troviamo di fronte alla maggior fonte di dubbi e di interrogativi, ossia allo schema sempre uguale da 15 anni a questa parte, quasi fosse un format che francamente fa ormai acqua da tutte le parti: individui che avrebbero dovuto essere stati attentamente sorvegliati proprio in virtù dell’ossessione securitaria con cui viene barattata la libertà, vengono invece lasciati liberi di organizzare la strage, ma subito dopo, con un tempismo straordinario, vengono identificati perché i servizi si ricordano improvvisamente di loro o anche perché gli attentatori stessi lasciano i loro documenti in bella vista, mentre successivamente vengono regolarmente uccisi, spesso senza necessità quando il minimo sindacale di una vera lotta al terrorismo consiglierebbe di far di tutto per catturarli vivi e comprenderne legami, moventi, finanziatori, suggeritori. Una cosa che probabilmente si vuole assolutamente evitare.

Certo una percezione della realtà anche minima e una elementare conoscenza degli eventi potrebbe facilmente trasformare questi fini dicitori della menzogna globale in cazzari con poca immaginazione, ma purtroppo l’antropologia neo liberista, ha lavorato tra l’altro proprio contro le idee chiare e distinte, in favore di un anodino guazzabuglio schizofrenico e incoerente nel quale il vero diventa esclusivamente tale per forza di ripetizione, per cui qualsiasi contraddizione o salto logico è consentito, talvolta fatto proprio anche contro ogni interesse e sensus sui.  Se no apparirebbe evidente l’accelerazione dei tentativi di mettere in crisi la Russia la cui resistenza all’accerchiamento si è rivelata di gran lunga superiore alle previsioni dei sottili strateghi americani e che è persino passata al contrattacco. Nonostante le fanfare la situazione non può essere risolta sul piano militare e allora si cerca di agire sul fattore interno e soprattutto su Putin, un gigante rispetto ai nanetti di Washington. Non a caso l’attentato è stato compiuto proprio nel giorno in cui era in città, quasi ad indicare che è lui personalmente sotto tiro e che la sua permanenza al potere è un fattore di insicurezza.

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