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gliocchidellaguerra

Un ballottaggio impossibile?

di Lorenzo Vita

A due settimane dal voto francese, la situazione appare molto meno nitida di quanto sembrava. Fino a poche settimane fa, le prospettive parevano essere molto chiare, con il ballottaggio tra Marine Le Pen ed Emmanuel Macron dato ormai per certo. Per mesi, soprattutto dopo lo scandalo che ha coinvolto Fillon, veniva ripetuto ovunque che Marine Le Pen avrebbe vinto al primo turno, ma avrebbe perso al secondo turno contro l’astro nascente Macron. Se questo scenario appare però ancora il più probabile, dall’altro lato non è più così scontato come prima.

Nelle ultime settimane, infatti, qualcosa è cambiato. Almeno nei sondaggi. Ed è vero che i sondaggisti sono ormai una delle categorie più bistrattate del momento (ed è anche vero che nella maggior parte delle volte hanno preso serie cantonate), ma comunque i loro lavori sono preziosi per capire l’evoluzione del sentimento collettivo. Pertanto, premesso che ai sondaggi si può credere come non credere, la loro analisi può comunque essere un ottimo spunto per una riflessione a tutto campo.

Il primo dato da sottolineare è che la coppia di testa, quella composta da Le Pen e Macron, continua a essere la prima nelle preferenze. Però, con un trend in discesa. In sostanza, la maggioranza dei francesi è ancora convinta che siano loro i rappresentanti più vicini alle esigenze del Paese, ma è una maggioranza che si sta riducendo. Secondo gli ultimi sondaggi Le Pen e Macron si assesterebbero entrambi intorno al 23%, questo almeno quanto affermato da sei differenti società di statistica. Soltanto una settimana fa, le stesse società sullo stesso campione avevano ottenuto un 25% netto per entrambi.

Questo trend in discesa è ancora difficile da analizzare. Certamente, su una campagna così lunga, l’avvicinarsi delle elezioni induce molti elettori a riconsiderare alcune idee di cambiamento per rifugiarsi in partiti più tradizionali. In questo senso, non va sottovalutato il costante 20% che ormai quasi tutti i sondaggisti assegnano a François Fillon, nonostante la generale perdita di consensi negli ultimi mesi. Les Republicains stanno rosicchiando di nuovo punti percentuali, e tendenzialmente lo fanno a discapito di Macron e Le Pen, le due novità che hanno attratto l’emorragia di voti gaullisti. La fermezza con cui il partito ha comunque sostenuto Fillon e l’endorsement giunto dall’ex presidente Sarkozy, hanno fatto sì che il candidato repubblicano non fosse più così isolato dalla destra francese.

E mentre Front National ed En Marche! non sfondano più nelle preferenze elettorali, dall’altro lato è da segnalare la roboante ascesa di Jean-Luc Mélenchon, candidato del movimento “France insoumise”. Il leader della sinistra radicale francese vola nei sondaggi, un continuo aumento di preferenze che per la prima volta l’ha condotto a raggiungere Fillon. Le sue capacità oratorie, le sue idee forti e il crollo del Partito Socialista, stanno regalando a Mélenchon un inaspettato traguardo: quello di essere il quarto (terzo) incomodo nella corsa alle presidenziali. Nessuno se lo aspettava all’inizio. Soltanto a febbraio 2017, il candidato della sinistra era dato tra il 10 e il 15%. Oggi non sembra scendere sotto il 18% e, vista la rapidità di ascesa e i successi negli ultimi dibattiti televisivi, non è detto che non possa puntare anche a qualcosa di più. La sua presa di posizione contro la NATO e l’Europa finanziaria è riuscita a smuovere quella massa dormiente di sinistra che era delusa dai socialisti, contraria a Macron e tendente all’astensione. In molti hanno deciso di votare per lui, e questa fetta di elettorato potrebbe diventare decisiva.

A questo punto, con i quattro candidati più forti stabilmente intorno al 20%, le cose cambiano (e di molto) in Francia. Perché se da un lato i sondaggi hanno fisiologicamente un margine di errore, e che quindi non vanno presi per oro colato, è altrettanto vero che l’errore deve essere applicato a tutti. In questo momento, l’unico candidato certo di ottenere un posto nel ballottaggio è, forse, Marine Le Pen, perché il suo elettorato è più o meno stabile e non è detto si sposti su Fillon. Diverso è invece il caso di Macron, che ha dalla sua parte il moderatismo e il centrismo, ma anche un elettorato notevolmente fluido. Per questo, in molti cominciano a teorizzare uno scenario che, fino a poche settimane fa, appariva del tutto inverosimile: un ballottaggio fra Marine Le Pen e Jean-Luc Mélenchon. Uno scontro improbabile per ora, ma che non va scartato a priori. Il candidato della sinistra radicale marcia a tappe forzate e aumenta i consensi di giorno in giorno. Il suo balzo di otto punti in pochissime settimane dimostra che non è un avversario da sottovalutare.

Queste due settimane saranno quindi inevitabilmente decisive. Nessun candidato può permettersi errori tattici, perché le distanze si assottigliano. Consapevoli che c’è un elettorato poco ideologizzato e fortemente fluido, i quattro leader devono ora tentare il tutto per tutto. Il pericolo ora è per i candidati principali, in altre parole Le Pen e Macron. La loro posizione di vantaggio li obbliga a dover ridurre i rischi di perdere l’elettorato conquistato da poco. Una situazione del tutto diversa, ad esempio, da Mélenchon, il quale invece punterà tutto su quest’ultimo rush finale per sognare l’impossibile. Un sogno che potrebbe condurre la Francia a uno scontro finale tra Front National e sinistra radicale che fino a questo momento sembrava irrealizzabile, ma che proprio perché i sondaggisti non ci prendono, potrebbe essere uno scenario tutt’altro che impossibile.

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