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ilsimplicissimus

Corteo anti Macron dopo averlo votato

di ilsimplicissimus

I seggi elettorali non sono ancora stati smantellati che a Parigi c’è stata la prima manifestazione anti Macron organizzata dal Front Social un ensemble che riunisce alcune sezioni sindacali, Force Ouvriere, studenti e associazione di base. E ancor prima dell’insediamento del fantoccio di Rothschild e bamboccio del Bilderberg, la polizia ha fatto capire le intenzioni della nuova governance francese mettendo in piedi un enorme di dispositivo di controllo e repressione del tutto spropositato rispetto a un corteo di poche migliaia di persone, con perquisizione dei passanti, chiusura di fermate della metropolitana, blocco di strade e infine con le manganellate a presunti black bloc e persino ai giornalisti.

In un certo senso la manifestazione era logica, dovuta, attesa  visto che la sinistra francese era scesa più volte in piazza quando Macron era ministro dell’economia e lo si imputava di essere stato l’autore principale della loi travail, ovvero dello strumento con cui si è proceduto a distruggere i diritti del lavoro e a lanciare la precarizzazione selvaggia. Ma sì logica, coerente, necessaria, se non fosse per il piccolo particolare che molta parte dei manifestanti appena due giorni prima era andata nei seggi elettorali per votare Macron invece di astenersi come sarebbe stato ovvio per evitare che la vittoria macronista fosse così netta. Il nemico non è stupido, sa come confondere gli avversari e infatti proprio ieri la sezione francese della Deutsche Bank  ha pubblicato una serie di approfondimenti statistici del voto tra le quali spicca la tabella dei flussi in cui si mostra come il manchurian candidate della finanza sia stato votato al secondo turno più dalla sinistra radicale che non dal centro destra e andando ancora di più nello specifico dall’elettorato più giovane della sinistra radicale che presumibilmente erano presenti nel corteo.  Bene, adesso che il pericolo fascista è stato evitato bisogna vedersele col fascismo vero, tanto più che una vittoria così netta di Macron getta anche un’ombra lunga sulle prossime elezioni politiche. Ma sapete, andare in piazza a manifestare dopo aver favorito una vittoria del massiccia del proprio avversario, il quale in realtà sta bene solo al 16% dei francesi  è come tentare di colpire il sistema della finanza scardinando un bancomat.

Questo dovrebbe far comprendere a tutti come l’esperienza della sinistra, diciamo così tradizionale, nelle sue varie forme, personaggi, strategie, tic, deve considerarsi in via di estinzione e archiviazione. Negli ultimi anni la si è sempre accusata di non riuscire ad esprimere una propria reale soggettività ed è verissimo, ma quella poca e residua, tutta imperniata su riflessi condizionati, gioca paradossalmente a suo sfavore facendola cadere in ogni tranello possibile tra cui quello classico di indurre a votare contro qualcosa e non per qualcosa ed astenersi se questo qualcosa non c’è.  Così se De Gaulle nel ‘ 65 prese poté godere di un incremento di voto al secondo turno di meno del 7% , Macron ha visto aumentare i suoi consensi del 42% una cifra seconda solo all’elezione di Chirac nel 2002 che si presentava contro il padre di Marine. Intendiamoci questo risultato è anche imputabile agli enormi errori della Le Pen che nelle ultime settimane di campagna è stata indotta a tornare indietro sui suoi argomenti forti, moneta unica e trattati europei, facendosi dettare dalle stive tenebrose del Front National un’accelerazione ottusa sui temi identitari. Adesso si scateneranno vendette e rese dei conti nel partito per cui nelle legislative di giugno è lecito attendersi un ridimensionamento sul 15% del Front che procura solo una pattuglia di deputati, mentre, dopo il disastro socialista non si può ipotizzare che uno spostamento di voti verso la sinistra radicale, ma di dimensioni tali da non costituire un pericolo per un qualsiasi governo dello status quo.

Ecco perché Melenchon aveva rifiutato di esprimersi per un voto di salvezza nazionale a Macron: ma molta sinistra non è stata in grado di capire che il punto di snodo per la politica francese non era Macron destinato comunque a vincere o Le Pen, ma la differenza tra i due in termini di voto. Così si va in piazza a manifestare contro il candidato che si è votato. E badate bene, in buona compagnia, perché l’elenco ufficiale dei sostenitori e dei finanziatori di Macron è sterminato, comprendendo tutto l’arco acostituzionale dell’oligarchia francese ed europea come potrete vedere alla fine del post. Mai una volta che tanta determinazione antifascista sia stata messa nella difesa dei diritti del lavoro che sono in realtà tutto l’antifascismo e il solo di cui ci sia effettivamente bisogno, proseguendo in una fallimentare del poi ci mobilitiamo, ovvero mai. Sentite condoglianze per quelli che festeggiano.

Finanziatori e sostenitori pubblici di Macron

Loïc Armand (presidente de L’Oréal France)
Bernard Arnault (l’uomo più ricco di Francia  e 11° mondiale proprietario del Parisien e di e di Échos)
Pierre Bergé (coproprietario del gruppo Le Monde)
Vincent Bolloré (decima fortuna francese e azionista di maggioranza di Vivendi e  Canal+)
Patrick Drahi ( il quinto più ricco di Francia proprietario di Libération e L’Express)
Pierre Gattaz (presidente della Confindustria francese)
François Henrot (ex braccio destro di David de Rothschild)
Arnaud Lagardère (proprietario del Journal du dimanche)
Bernard Mourad (ex-banchiere di Morgan Stanley )
Xavier Niel (Nono più ricco di Francia, comproprietario del gruppo Le Monde)
Matthieu Pigasse (direttore della banca Lazard, responsabile di fusioni e acquisizioni a livello mondiale e terzo, ma più importante comproprietario del gruppo Le Monde) 
Marc Simoncini (fondateur di Meetic)
Bernard Tapie (noto uomo d’affari, ex patron di Adidas e al centro di numerose vicende giudiziarie).

Joschka Fischer (ex ministro degli esteri tedesco)
Sigmar Gabriel (attuale ministro degli esteri e vice cancelliere)
Paolo Gentiloni (premier per caso)
Jean-Claude Juncker (presidente della Commissione europea)
Angela Merkel (cancelliere di Germania)
Charles Michel (Premier belga)
Barack Obama (ex presidente Usa)
Matteo Renzi (chi è lo sapete)
Alberto Rivera (presidente ddel partito di centro destra spagnolo  Ciudadanos)
Mark Rutte (Premier olandese)
Wolfgang Schaüble (ministro della finanze tedesco)
Martin Schulz (ex presidente del parlamento europeo)

Frank-Walter Steinmeier (presidente della republica tedesca)
Justin Trudeau (Premier canadese)
Alexis Tsipras (Premier greco)
Jacques Attali (consigliere di diversi presidenti, convertitosi negli ultimi decenni a visioni eugenetiche)
Christophe Barbier  direttore de L’Express)
Laurent Bigorgne (direttore de l’institut Montaigne, think tank degli industriali francesi)
Matthieu Croissandeau (direttore del Nouvel Observateur)
Ruth Elkrief (giornalista che ha diretto il secondo dibattito Macron Le Pen)
Bernard-Henri Lévy (filosofo ufficiale della reazione globale)
Yanis Varoufakis (ex-ministre delle finanze greco)
Si tratta solo di una piccola parte degli endorsement ufficiali che lascia fuori molti giornalisti delle testate possedute dai signori elencati prima, personaggi dello spettacolo, deputati e responsabili del socialismo hollandiano, banchieri di secondo piano, economisti di assoluta fede liberista, personaggi in cerca di autore e via dicendo, ma credo bastino per definire, collegando i punti, la geografia politica di Macron e definire il ruolo dei media totalmente coperti dai personaggi chiave.

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