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trad.marxiste

Marx, Engels, Bachofen e una leggenda urbana

di Christophe Darmangeat

Da alcuni decenni si assiste ad un fiorire, tra i commentatori (universitari) del marxismo, di molteplici variazioni intorno alla tesi di una presunta differenza d’idee che avrebbe diviso Marx ed Engels. Il metodo di tale tendenza consiste nel prendere paragrafi, frasi e persino la semplice punteggiatura (fornirò in seguito un esempio) al fine di dedurne le differenze di sfumatura, nonché di contenuto e di metodologia, che si ritiene abbiano contrapposto i due autori.

Ovviamente, si ha tutto il diritto di analizzare i testi. Ciò non significa che non lo si possa fare con una cera prudenza (mi verrebbe da dire con un certo buon senso); ogni esegeta dotato di un minimo di capacita, infatti, è in grado di individuare delle differenze (o similitudini) fra dei qualsivoglia estratti, che appartengano allo stesso autore o meno. Ora, nel caso di Marx ed Engels, si tratta di due autori che hanno collaborato lungo tutto il corso delle loro vite, firmato insieme libri, scritto in alcune occasioni capitoli per volumi pubblicati dall’altro e, last but not least, condiviso durante le loro battaglie le medesime posizioni politiche. Non posso certo vantarmi di conoscere integralmente la loro vastissima corrispondenza, ma nelle qualche centinaia di pagine che ho avuto modo di scorrere, non mi pare di aver trovato, sia pur una sola volta, una critica dell’uno riguardo all’altro che vada oltre la semplice sfumatura su di un punto preciso, e che si riferisca ad un testo pubblicato.

Detto in altri termini, vi è un che di pedante (e di ridicolo) nel voler a tutti i costi trovare delle differenze, persino delle contrapposizioni, tra personalità del tutto concordi nell’affermare come non ve ne fossero, oltre ad essere nella posizione di esprimere giudizi in proposito. Pertanto, non posso che rimanere perplesso quando, per esempio, Heather Brown, nel suo libro Marx Gender and the Family, pubblicato nel 2012 (disponibile a questo link), passati in rassegna numerosi autori (tra i quali Lukács, Carver, Manicas o l’ex segretaria di Lev Trotsky, Raya Dunayevskaya) sostenitori della tesi per cui Marx ed Engels non avevano lo stesso approccio al materialismo storico, vi aggiunge del suo:

“La differenza forse più significativa che è possibile trarre da una comparazione tra Marx ed Engels consiste nel carattere maggiormente determinista degli argomenti del secondo. Laddove Marx prende spesso atto della natura contingente di alcuni sviluppi e sottolinea le possibilità lasciate aperte all’azione umana – in aggiunta alle forze economiche e tecnologiche – nel cambiamento delle condizioni sociali, Engels volge la sua attenzione prioritariamente alle forze economiche e sociali al fine di spiegare le possibilità di mutamento. In tal modo, Engels rimane all’interno di un quadro relativamente determinista ed unilineare, mentre le formulazioni di Marx consentono una maggiore varietà di risultati, nonché uno spazio più ampio all’azione umana, in particolare per quanto riguarda le donne.”

Ma è davvero così?

 

Bachofen nei Quaderni antropologici…

Questa premessa un po’ lunga mi porta al cuore della questione: le presunte divergenze tra Marx ed Engels riguardo alle tesi di Bachofen (autore, nel 1861, de Il matriarcato). Nel 1974 vengono pubblicati i Quaderni antropologici di Marx, a cura di Lawrence Krader, attraverso i quali è possibile consultare le sue annotazioni circa le letture di antropologia sociale  intraprese negli ultimi anni di vita (l’opera è reperibile in rete). Il sopraggiungere della morte impedendogli di occuparsene personalmente, sarà Engels ad impegnarsi, con una certa urgenza, a redigere un libro che popolarizzerà le scoperte di Lewis Morgan (nella misura in cui esse andavano a corroborare il materialismo storico) presso i militanti socialisti – mi riferisco ovviamente a L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato (1).

Esaminare le note di Marx al fine di comprendere come egli reagiva alle sue letture e quali punti ne attiravano l’attenzione è, ovviamente, un oggetto di ricerca lodevole. Non si può dire altrettanto del giochetto consistente nel comparare questi elementi frammentari, scritti in un misto di inglese, tedesco, francese, latino e greco, col testo de L’origine della famiglia, e sottolineare la presenza – o l’assenza – di ogni singola virgola al fine di scovarvi un punto di disaccordo con Engels.

Già alcuni anni fa ho avuto modo di leggere nell’opera di Claudine Cohen, La femme des origines (2003), che «se Karl Marx ridicolizza l’ingenuità del metodo storico di Bachofen, Engels, al contrario, saluta in lui un visionario di genio, un pioniere della storia della famiglia». Tale opinione – qui formulata in termini quantomeno assai netti – è vecchia almeno quanto la pubblicazione stessa dei quaderni di Marx. Il curatore, Lawrence Krader, in effetti scriveva già nella sua prefazione che «Engels era meglio disposto di Marx riguardo a Bachofen e Maine» (p. 78). Dunque, su quali basi poggiano simili valutazioni?

Nei Quaderni antropologici Bachofen viene citato in tutto cinque volte, quattro delle quali si limitano a delle semplici allusioni. Solo le pagine da 235 a 237 [222 e 223 nell’edizione italiana, n.d.t.] si soffermano più estesamente sulle tesi del giurista svizzero. In un primo estratto, concernente il passaggio alla «discendenza in linea maschile», Marx intercala le sue annotazioni su Bachofen con alcuni punti esclamativi. Riporto qui il passaggio in questione, misto di tedesco e inglese, preceduto da un passo ironico sul pragmatismo di questo «vero erudito tedesco»:

«Denn vor der Zeit des Kekrops hatten d. Kinder nur eine Mutter, keinen Vater; they were of one line. An keinen Mann ausschliesslich gebunden, brachte das Weib nur spurious (!) children zur Welt. Kekrops (!) machte (!) diesem Zustand der Dinge ein Ende; brachte zurück (!) die lawless (!) union of sexes zur Exclusivität der Ehe, gab d. Kindern einen Vater (!) u. eine Mutter (!) u. machte sie so from unilateres – bilaterales. » (machte sie unilateres in male line of descent!)».

Malgrado il mio tedesco assai incerto, mi arrischierò in una traduzione [qui si riproduce la traduzione proposta nell’edizione italiana, n.d.t.]:

poiché prima del tempo di Cecrope i figli avevano solo una madre, ma nessun padre; essi erano di un’unica <linea di discendenza>. Non legata definitivamente a nessun uomo, la moglie portava al mondo solo figli spuri (!) Cecrope (!) pose fine (!) a questo stato di cose; ricondusse (!) l’unione senza legge (!) dei sessi all’esclusività del matrimonio, diede ai figli un padre (!) ed una madre (!) e i rese così da unilaterali-bilaterali (Li rese unilaterali nella linea maschile di discendenza!)

Marx, in quest’occasione, reagisce all’etnocentrismo di Bachofen, il quale descrive una struttura familiare diversa a partire dai criteri propri a quella cui facciamo riferimento noi. In tal modo, per esempio, i figli ritenuti privi di padre legale, sono definiti come illegittimi – laddove, nel sistema ricostruito da Bachofen, una simile definizione risulta assurda. È altresì possibile che Marx abbia rifiutato di seguire Bachofen per quanto riguarda il ruolo storico della figura leggendaria di Cecrope, tuttavia si ammetterà che due punti esclamativi rappresentano una prova assai debole allo scoppo di chiudere la questione.

Nella pagina successiva [p. 225 nell’edizione italiana, n.d.t.], Marx menziona ancora una volta il fatto che Bachofeen definisce senza legge [lawless] il matrimonio punalua.

Questi, dunque, sono i materiali con i quali è necessario comparare quanto scritto da Engels. Ciò nonostante, è utile notare sin da ora che se Marx critica il modo in cui Bachofen tratta le strutture familiari scomparse che ritiene aver messo in luce, egli non si pronuncia (se non favorevolmente, per omissione) sulla tesi di fondo dell’autore svizzero, sulla realtà stessa di simili sistemi familiari, della loro linea di successione, né sul metodo tramite il quale Bachofen giunge a tali risultati.

 

… e ne L’origine della famiglia

Rivolgiamo ora la nostra attenzione a L’origine della famiglia…, in cui Bachofen viene menzionato a più riprese, generalmente in maniera positiva – rammentiamo che Lewis Morgan stesso condivideva questa opinione favorevole, oltre ad essersi convinto di aver rintracciato tra gli Irochesi un caso etnologico in grado di corroborare la ricostruzione di Bachofen, il quale, da parte sua, si basava quasi esclusivamente sull’analisi dei miti.

La trattazione maggiormente dettagliata si trova nella prefazione alla quarta edizione, in cui Engels fa il punto riguardo la sua tesi fondamentale, secondo la quale il «diritto matriarcale avrebbe costituito, in passato, la forma condivisa da tutte le società umane, lasciando il posto solo in un’epoca relativamente recente al «diritto patriarcale», a seguito di una «sconfitta sul piano storico universale del sesso femminile» (l’espressione appartiene ad Engels; Bachofen parlava inizialmente di «più importante trasformazione nel rapporto tra i sessi»). Engels fa riferimento, notoriamente, all’interpretazione fornita da Bachofen dell’Orestiade, nella quale quest’ultimo vedeva le tracce della successione storica tra i due tipi di diritto familiare. È sempre in tale prefazione che Engles ricorre, per l’unica volta in tutto il volume, alla parola «ginecocrazia» (matriarcato), senza peraltro chiarire se egli sottoscrive quest’affermazione di Bachofen.

Nel resto del libro, a Bachofen viene riconosciuto a più riprese di aver aperto la strada alle ricerche sull’evoluzione delle strutture familiari, nonché aver scoperto forme di matrimonio scomparse (di gruppo, tra consanguinei… ): questi punti rappresentano i suoi quattro principali titoli di «merito». Engels, tuttavia, non manca di evidenziare le stonature, in particolare in una nota in cui scrive «quanto poco Bachofen abbia capito il valore di ciò che ha scoperto, o per meglio dire indovinato, egli lo prova indicando questo primitivo stato di cose col nome di “eterismo”». E prosegue Engels: «Le scoperte di grande importanza fatte da Bachofen furono dappertutto misticamente falsificate all’inverosimile dalla sua immaginazione che fa risalire l’origine dei rapporti tra uomo e donna, storicamente sorti, alle idee religiose del momento e non alle reali condizioni di vita degli uomini».

In un’altra nota, Engels riporta direttamente un’osservazione di Marx, secondo la quale:

«Se Bachofen trova questo matrimonio panalua “privo di una legge”, ugualmente un uomo di quel periodo troverebbe incestuosi, come matrimoni tra fratelli e sorelle carnali, la maggior parte dei matrimoni di oggigiorno tra cugini stretti o cugini lontani per parte di padre o di madre».

A questo punto, siamo in grado di giudicare quanto resta della presunta maggiore indulgenza da parte di Engels nei confronti di Bachofen, e concludere con Shakespeare: «molto rumore per nulla».


Note
  1. Karl Marx, Quaderni antropologici. Appunti da L.H. Morgan e da H.S. MaineI, Unicopli, 2009; Friedrich Engels, L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato, Editori Riuniti, 2005.

Link all’articolo originale Blog de Christophe Darmangeat

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