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lantidiplomatico

L'Ordine Mondiale Multipolare di Mosca e Pechino è una sfida al dominio di Washington

di Federico Pieraccini

Una volta tanto, anche think-tank come il Brookings Institute sono in grado di affrontare tematiche attuali e altamente strategiche. Spesso queste conferenze si basano su falsi pretesti e copiose banalità, con l’unica intenzione di sminuire e minimizzare gli sforzi degli avversari strategici degli Stati Uniti. Recentemente il ‘Progetto sull’Ordine Internazionale e Strategia’ del Brookings Institute ha tenuto una conferenza il 9 maggio 2017 invitando a parlare Bobo Lo, un analista del Lowy Institute for International Policy. L’argomento tratto, estremamente interessate e di cui l’autore in passato ha scritto ampiamente, riguarda la partnership strategica tra Cina e Russia.

Il principale assunto da cui Bobo Lo inizia, per definire le relazioni tra Mosca e Pechino, è il rapporto tra le due nazioni, definito di convenienza e di convergenza di interessi, non un’alleanza dunque. Lo prosegue nella sua disamina arrivando ad affermare che i maggiori punti di frizione riguardano la considerazione che Putin e Xi hanno per l’Europa ed in particolare per l’Unione Europea oltre al ruolo Cinese nel Pacifico. Nel primo caso, Lo afferma che Mosca vuole la fine del progetto Europeo, mentre Pechino si augura ed auspica un’Europa forte e prospera.

Per quanto riguarda la situazione nel pacifico, secondo Lo, Mosca vorrebbe un equilibrio di potere tra superpotenze senza che la dominazione egemonica passi da Washington a Pechino.

Il merito maggiore di Lo è di aver individuato negli Stati Uniti la causa maggiore della vicinanza strategica tra Mosca e Pechino, certamente un punto di vista poco condiviso e dibattuto dai policy-makers americani. Lo definisce l’ossessione di Washington verso la cooperazione tra Cina e Russia come un fattore controproducente oltre a ritenere che gli Stati Uniti abbiano effettivamente pochi mezzi per sabotare o delimitare i numerosi punti di contatto tra Pechino e Mosca.

Ciò che essenzialmente manca dall’analisi di Lo e dalle considerazioni degli altri opinionisti presenti alla conferenza riguarda due punti essenziali per comprendere i cambiamenti in atto: la suddivisione dei compiti che Pechino e Mosca si sono assegnato nel loro complesso rapporto di mutua cooperazione per la regione eurasiatica e il processo di globalizzazione e relativa ridefinizione dell’attuale ordine mondiale unipolare.

 

Mosca e Pechino: Sicurezza ed Economia.

Innegabilmente, Pechino risulta essere il motore economico del mondo da più di un decennio. Mosca, contrariamente a quanto asserito dai media mainstream è tornato a recitare un ruolo di potenza non solo regionale, ma globale. Entrambe queste traiettorie di crescita hanno portato ad una rotta di collisione con l’attuale superpotenza globale che tende a dominare le relazioni internazionali. Naturalmente parliamo degli Stati Uniti.

Nel caso di Pechino, il processo di globalizzazione ha arricchito immensamente la RPC permettendo alla nazione asiatica di diventare la fabbrica del mondo, consentendo ai paesi occidentali di esternalizzare la propria manodopera a basso costo. In questo processo di crescita economica, Pechino nel corso degli anni è passata da essere un semplice paradiso per l’outsourcing a basso costo per aziende private, ad essere leader mondiale negli investimenti ed in progetti a lungo termine. I dividendi di anni di accumulo di ricchezza a discapito delle nazioni occidentali hanno permesso a Pechino di essere più di un semplice partner strategico. La RPC guida il processo di globalizzazione, come sottolineato da Xi Jinping a Davos recentemente in un discorso storico. Questo passaggio da partner occidentale a leader mondiale di investimenti economici stranieri e domestici ha posto Pechino su una traiettoria di collisione con Washington che tenta, da sempre, di impedire l’ascesa di un egemone regionale, come nel caso cinese in Asia.

Il pericolo che Washington vede è l’emergere di una Cina quale superpotenza regionale che detti le regole del gioco in una zona del mondo in cui gli Stati Uniti hanno molti interessi e che rappresenta innegabilmente il futuro dell’umanità in termini economici e geostrategici. Il pivot-asiatico di Obama mirava esattamente a questo obiettivo: contenere la Cina per limitare ambizioni e strapotere economico.

In maniera speculare, i problemi di Washington con Mosca riguardano la rinascita della Federazione Russa in termini di capacità militare. Il motivo è strettamente legato alla volontà di Putin di resistere alle pressioni americane, potendo opporre un divieto a determinate situazioni favorevoli agli Stati Uniti grazie ai mezzi bellici a disposizione, come visto in Siria o nell’Est Ucraina. La possibilità per il Cremlino di arginare l’influenza americana nell’Europa dell’Est e in Eurasia in generale è un elemento che rende estremamente nervosi i policy-maker americani e le loro intenzioni di contenere la Federazione Russia e limitarne le sfere di influenza o addirittura negarle completamente.

In questo contesto entra in gioco la suddivisione strategica dei compiti, tra Pechino e Mosca, per garantire la stabilità della regione euroasiatica. Per riuscire in questo compito, Mosca si è accollata principalmente l’aspetto militare, in condivisione con altre nazioni amiche, appartenenti alle zone interessate. In Medio Oriente ad esempio, la partnership di Teheran con Mosca è ben vista da Pechino grazie all’intenzione di stabilizzare la regione ed estirpare il problema del terrorismo, qualcosa che nazioni come Cina e Russia temono particolarmente vista l’influenza di estremisti islamisti nelle regioni Caucasiche o nella regione autonoma dello Xinjiang in Cina.

In Nord Africa l’Egitto ha siglato svariati contratti di acquisto di mezzi militari da Mosca, oltre ad aver comprato le due mistral dalla Francia, entrando quindi nella catena di approvvigionamento militare Russa. In tal senso non sorprende la cooperazione di Mosca con l’Egitto per la situazione in Libia ed in generale in Nord Africa. Nella regione del sud-est Asiatico, Mosca cerca di coordinare gli sforzi per giungere ad un accordo comprensivo tra Afghanistan, Pakistan e India. L’ingresso nella SCO di Nuova Delhi e Islamabad, con la benedizione di Pechino quale protagonista della Shanghai Cooperation Organization, è la chiave di volta e il giusto prisma da cui osservare le evoluzioni nel continente. Mosca si propone essenzialmente come mediatore tra le parti, riuscendo a coinvolgere anche l’India nonostante la presenza predominante della Repubblica Popolare Cinese. L’obiettivo finale di Mosca e Pechino è giungere ad una eradicazione del fenomeno terroristico nella regione asiatica, sulla falsariga di ciò che avviene in Nord Africa ed in Medio Oriente con Iran, Iraq, Siria ed Egitto. Il punto di svolta delle relazioni tra Mosca e Pechino riguarda la capacità di coinvolgere nazioni terze in azioni militari o economiche a seconda delle necessità e degli obiettivi. Chiaramente nel campo militare è Mosca a guidare il gruppo con armamenti venduti a partner attuali e futuri, cooperazione nella sfera della sicurezza (come per le repubbliche centro asiatiche) ed interventi mirati nel caso si rendano necessari come in Siria.

Pechino dal canto suo agisce in maniera diversa ponendo l’accento sul fattore economico in particolar modo. Le iniziative come il One Belt One Road (OBOR) e la Via della Seta Marittima hanno lo stesso scopo strategico dell’iniziativa militare Russa. Garantire l’indipendenza della regione da un punto di vista economico, giungendo ad accordi win-win per tutti i partner coinvolti.   Naturalmente l’accordo win-win non significa che la Cina vince e poi vince ancora, piuttosto come una serie di concessioni bilaterali possano giungere a gratificare tutti gli attori coinvolti. Un esempio importante in tal senso, che spiega la partnership sino-russa, riguarda l’integrazione dell’Unione Eurasiatica con la Via della Seta Cinese.

Le preoccupazioni Russe di un’eccessiva influenza in centro asia del colosso Cinese sono state appianate da svariate soluzioni come l’affiancamento dell’infrastruttura OBOR a quella della UEE. Pechino non è interessata a sostituire il ruolo guida di Mosca nella regione, ma ad offrire importanti sviluppi energetici ed economici a nazioni particolarmente sottosviluppate e con necessità importanti di investimenti economici, qualcosa che solo Pechino può garantire. Il transito di merci sulla rotta Mongolia-Cina-Russia garantisce a Mosca un ruolo primario nel passaggio delle merci da est a ovest, diventando così il punto di collegamento tra Cina ed Europa. Ampliando il ruolo e la funzione dell’UEE, Mosca è in grado di garantire ai partecipanti un’occasione unica di espandere la propria redditività economica grazie all'infrastruttura del OBOR. E’ una tipica situazione in cui tutti i protagonisti hanno finalità in comune e benefici da trarre in tale cooperazione geo-economica.

 

Conclusione

Pechino naturalmente agisce come Mosca in ambito di sicurezza offrendo l’ombrello finanziario per nazioni in difficoltà. Esattamente come la SCO ha l’obiettivo di diminuire e prevenire l’influenza terroristica nella regione, l’AIIB e la Banca BRICS per lo sviluppo hanno tutta l’intenzione di essere elementi pechino-centrici che possano offrire garanzie economiche alternative a quelle dell’attuale struttura finanziaria internazionale.

Questo binomio di sicurezza ed economia, garantito da Mosca e Pechino, è il cuore pulsante del futuro ordine mondiale Sino-Russo. Gli Stati Uniti non hanno i mezzi per opporsi alla Cina sul fronte economico o alla Russia sul fronte militare, tutto si riduce quindi a quanto Mosca e Pechino riusciranno a continuare a garantire un ombrello economico o militare per le restanti nazioni del mondo. Se riusciranno ad avere successo, permetteranno ad altre nazioni di transitare dal vecchio ordine mondiale unipolare, a quello attualmente in evoluzione e comunemente definito multipolare.

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