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I rossobruni: la lista-civetta europeista D'Alema-Pisapia-Vendola-Camusso-Manifesto, il Furfantellum e l'ossessione del Centrosinistra

di Stefano G. Azzarà

E la sinistra vera?

 

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Annunciando in TV con la consueta ma ormai imbarazzante spocchia la sua poco attesa ricandidatura, uno Spezzaferro un po' imbolsito e sempre più caricatura del se stesso che fu ha ribadito - se qualcuno ancora facesse fatica a capirlo - che l'aggregazione di forze attorno a Pisapia, con Fratoianni e gli scissionisti riluttanti del PD, ovviamente auspicata anche dal Manifesto e dall'ala concertativa della CGIL, ha un unico e fondamentale obiettivo: "battere Renzi ma per ricostruire il centrosinistra". E dunque ricominciare con quelle politiche antipopolari, euro-atlantiche e guerrafondaie (rossobrune) che ci hanno portati dove siamo e hanno generato Renzi, preparando un ulteriore slittamento a destra in nome del "meno peggio" e della guerra al "populismo".

 

È sempre lo stesso schema ed è sempre lo stesso errore. Una proposta che ha fatto danni in passato, quando i rapporti di forza politici e sociali erano meno drammatici per le classi subalterne, e che farebbe terra bruciata oggi che questi rapporti sono totalmente sfavorevoli.

In sostanza, vogliono fare tutto quello che fa Renzi, come hanno sempre fatto in passato, ma vogliono farlo loro con i loro amici e soprattutto riprendendosi e controllando il PD. Senza il quale, per loro, non c'è salvezza e che basterebbe liberare dagli usurpatori.

Che poi questo orrido marchingegno sia velleitario e irrealizzabile, perché Renzi e Berlusconi sono assai più forti e furbi di questi reduci di mille crimini e disastri, non sposta di una virgola la questione e costituisce un ulteriore argomento contrario.

Per questo, l'atteggiamento di Rifondazione, che si è finalmente espressa con Maurizio Acerbo denunciando questa manovra - che si fa forte dello sbarramento al 5% e riduce ulteriormente gli spazi di democrazia - è molto importante. E può rappresentare l'avvio di un processo di ricostruzione popolare della sinistra su basi autonome che finalmente torni a chiamare le cose con il loro nome: dove c'è puzza di SEL, là si sente già l'Ilva, là ci sono già le municipalizzate o le cooperative in cui piazzare i clienti, là c'è già il compromesso opportunistico per l'Assessorato, là è già destra.

Entrare nel listone-civetta - se mai ci volessero - significherebbe consegnarsi mani e piedi a D'Alema e Vendola senza poter incidere e perdendo anche quel quarto di faccia e dignità che ci rimane.

Seminare invece oggi - senza aspettarsi risultati clamorosi, visto che si parte già tardi - per raccogliere domani, allora. Tanto più che Grillo, al quale la subalternità della sinistra aveva aperto autostrade, sta pian piano rivelando quanto assetato di potere fine a se stesso sia il suo partito.

Solo, evitiamo di fare la "Lista Giggino", possibilmente...

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