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Ucraina: guerra “locale” e crisi mondiale

di Osvaldo Coggiola*

755fd09c7f44132d3ded7d2204c4397a kpFH U33201820337414MQH 656x492Corriere Web SezioniQuella in corso è una guerra per riconfigurare la politica internazionale di un mondo capitalista in crisi e decadenza.

La guerra in Ucraina è l’espressione del trasferimento della crisi mondiale dal terreno economico e politico a quello bellico, e avrà ripercussioni nel mondo intero, anche militari, a cui nessun paese potrà sottrarsi, e da cui nessuna forza politica potrà lavarsene le mani, dichiarandosi neutrale o difendendo una posizione “equidistante”. Sebbene la Russia appaia come l’“aggressore”, il clima politico della guerra è stato accuratamente preparato dai principali media occidentali, premendo sui rispettivi governi, al punto in cui un ricercatore australiano ha concluso, alla vigilia del 24 febbraio, che “il progetto per un’invasione sembra essere già stato scritto, e non precisamente dalla penna del leader russo. I pezzi sono tutti al loro posto: l’ipotesi dell’invasione, la promessa attuazione delle sanzioni e limiti nell’ottenimento di finanziamenti, oltre a una decisa condanna”.

Poco o niente è stato detto da parte dei principali media occidentali sul fatto di come si è espansa l’alleanza sotto la sigla della NATO, dopo lo scioglimento e dissoluzione dell’Unione Sovietica nel 1991, espansione avvenuta ogni volta in modo più minaccioso per la Federazione Russa, quale principale stato succeduto all’ex federazione di nazioni che costituivano l’URSS.

Gli stessi Usa che puntano all’estensione della NATO fino agli stessi confini della Russia, mirando, dietro pressioni e ricatti militari, alla penetrazione dei propri capitali in tutto il territorio ex sovietico, hanno annunciato poco prima una forte ripresa della propria crescita economica simultaneamente al maggior bilancio militare della propria storia, due fatti che sono intimamente connessi.

All’inizio del 2014 Victor Yanukovych, governante molto vicino alla Russia, è stato defenestrato in Ucraina in un episodio noto come “Euromaidan”. La rappresaglia russa è stata la riconquista della Crimea, territorio ceduto dall’URSS all’Ucraina nel 1954. In seguito all’annessione della penisola le forze separatiste nell’est dell’Ucraina, nelle regioni a maggioranza russa, hanno rafforzato la loro richiesta di indipendenza. Prima che fosse possibile la riduzione del territorio od anche l’autonomia di queste regioni, il nuovo governo ucraino, guidato da Volodymir Zelensky, ha recuperato il progetto di formare la NATO nel suo paese.

Antecedentemente 13 paesi, quali Repubblica Ceca, Polonia, Ungheria (1999), Estonia, Lettonia, Lituania, Slovacchia, Romania, Bulgaria, Slovenia (2004), Albania, Croazia (2009), e Montenegro (2017) hanno aderito alla NATO da allora stabilizzatasi. L’assedio ad occidente è quasi concluso, ora è tempo dell’accerchiamento da sud, tramite Ucraina, Georgia, Moldavia e possibilmente Azerbaigian, che hanno già presentato la loro candidatura. L’operazione sta intanto facendo passi da gigante verso Oriente, con i paesi dell’Asia centrale che sostengono, almeno per il momento la loro potente vicina Russia, mentre servono anche gli interessi dell’altro gigante vicino, la Cina. Washington accusa Mosca da mesi di aver dislocato portaerei e truppe al confine russo. L’adesione dell’Ucraina alla NATO conduce immediatamente al dispiegamento di testate nucleari sul proprio territorio, secondo l’agenda geopolitica: un missile nucleare potrebbe cadere su Mosca nel giro di pochi minuti. In altri termini, una situazione in cui un’arma nucleare carica sarebbe puntata al cuore della Russia. Questa macchina da guerra è ciò che minaccia in primo luogo il futuro dell’umanità in Europa e in Asia. Di fronte all’attacco russo l’Economist, storico portavoce del grande capitale, sostiene che la NATO approfitta della circostanza per occupare tutta l’Europa dell’Est, indipendentemente dai limiti fissati dagli accordi precedenti.

La responsabilità dell’invasione militare in Ucraina è quindi unicamente dalla parte della NATO, che si è espansa dall’Atlantico del Nord fino all’Asia Centrale e ha militarizzato tutti gli stati confinanti con la Russia. I due mesi di discussione dall’inizio della mobilitazione delle truppe in Russia, poi in Bielorussia fino ai mari Baltico, del Nord e Nero si sono conclusi, prima dell’invasione, in uno stallo totale. Stati Uniti e Unione Europea si sono rifiutati di sottoscrivere l’impegno a non incorporare l’Ucraina nella NATO, a smilitarizzare gli stati confinanti con la Russia e riattivare il trattato che riguardava la riunificazione dell’Ucraina come repubblica federale. Come conseguenza, in primo luogo, è scoppiata una guerra proprio per l’estensione della NATO in tutto il mondo. L’identica procedura sta avvenendo in Estremo Oriente dove Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda e Giappone hanno stabilito un accordo politico-militare alle porte della Cina. La NATO, già 14 anni fa, ha occupato l’Afghanistan, quale corridoio tra Medio Oriente e Estremo Oriente. Quindi ha partecipato allo smembramento della Libia e armato le cosiddette formazioni islamiche per destituire il governo siriano. Adesso, i governi della NATO hanno attuato sanzioni economiche, inclusa la sospensione, da parte del governo tedesco, della certificazione del gasdottto Nord Stream 2, che avrebbe dovuto trasportare la fornitura del gas russo per l’appunto in Germania.

Il boomerang ucraino è l’espressione più profonda della politica imperialista (non solo Usa) mondiale, anticipata dalla ritirata vergognosa dall’Afghanistan, dal disastro in Libia (“una merda”, secondo le testuali parole di Obama) e, soprattutto, in Iraq. Ridurre tutto ciò a un episodio di una riformulazione geopolitica internazionale, favorevole al potenziale blocco Cina-Russia contro il tradizionale dominio occidentale, sarebbe un approccio unilaterale, ignaro del contesto della crisi capitalista mondiale, dell’insieme dei fattori politici internazionali posti in gioco, e perfino delle dimensioni storiche interne al conflitto. Dietro le operazioni aggressive promosse dagli Usa, si intravvedono le precarie condizioni di ripresa economica statunitense che non nascondono le condizioni di crisi del capitalismo più forte del pianeta. Nel terzo trimestre del 2021 il debito pubblico Usa ha superato 28 migliaia di miliardi $, o il 125% del Pil del paese: il governo americano ha enormemente aumentato il debito pubblico e, in condizioni di crisi sanitaria, non ha imposto tasse alle grandi imprese per coprire i costi della crisi. La promessa democratica del salario minimo a 15 $ l’ora è stata abbandonata, mantenendo la cifra precedente a 7,25 $. Il bilancio militare statunitense è stato incrementato a 720 miliardi di $, il più alto in assoluto dalla seconda guerra mondiale (nonostante il disimpegno degli Usa in Afghanistan). In materia di lavori pubblici l’amministrazione Biden, con il sostegno repubblicano, ha approvato un preventivo che favorisce le grandi imprese di costruzione.

Va ricordato che è proprio negli Usa che la pandemia da coronavirus ha provocato il più alto numero assoluto di decessi al mondo: più di 820.000 entro la fine del 2021. Nonostante l’estrema gravità della situazione, Biden non ha intrapreso alcuna azione che entrasse in conflitto con gli interessi di Big Pharma. Nello stesso tempo, la concentrazione del capitale è aumentata come mai nella storia: Apple è diventata la prima azienda nella storia a raggiungere un valore di 3 migliaia di miliardi di $; in 16 mesi il valore di Apple è aumentato del 50%. Nel 2021 i cinque maggiori big tech (Apple, Google, Amazon, Microsoft e Facebook-Meta) hanno raggiunto insieme il valore delle azioni di 9,3 migliaia di miliardi di $ (hanno superato già le dieci migliaia di miliardi di $). Durante la pandemia queste aziende sono state le più preparate a trarre profitto dal “lavoro a distanza”.

Nella ripresa di atteggiamenti apparentemente simili a quelli della “guerra fredda”, gli Stati Uniti sfruttano le contraddizioni nelle politiche dei governi di paesi precedentemente sottratti al dominio imperialista dalle rivoluzioni socialiste. Cina e Russia sono andate avanti sulla via della restaurazione capitalista dopo gli eventi del 1989-1991. Presi dalle contraddizioni del processo di restaurazione, questi paesi stanno ora affrontando un’escalation della pressione militare, economica e politica imperialista per imporre loro, con ogni mezzo, la totale sottomissione, frammentazione, e per imporre loro un nuovo tipo di colonizzazione imperialista, mascherata da “cambiamento di regime democratico”. Questi regimi non sono né capaci né disposti a sconfiggere l’offensiva imperialista, cercano un compromesso improbabile e un accomodamento impossibile con l’aggressore nemico dei loro popoli, in nome della “cooperazione internazionale”, della “multipolarità”, un “accordo mangia-mangia”, tutti gli avatar delle vecchie formule fallite della “coesistenza pacifica” e del “socialismo in un solo paese”.

In Kazakistan, ex repubblica sovietica, i clan reclutati dalla vecchia burocrazia hanno scatenato una repressione nel recente “gennaio sanguinante”, con oltre 160 morti, migliaia di feriti e 10.000 arrestati. Il Kazakistan è il paese più ricco dell’Asia centrale. Leader mondiale nella produzione di uranio, possiede anche grandi giacimenti di petrolio, gas naturale, carbone, minerali, grandi quantità di metalli preziosi quali manganese cromo, potassio, titanio o zinco. Durante il periodo in cui c’era ancora l’Urss, il reddito di questa ricchezza, estratta in gran parte dai deportati dai gulag, veniva incamerato dai massimi dirigenti della burocrazia. Dopo il 1990, il clan Nazarbayev ha continuato a ingrassare vendendo lo sfruttamento di queste risorse alle multinazionali, numerose nel paese. Mentre la maggior parte della popolazione sopravvive con salari miseri nelle città e le campagne sono lasciate al sottosviluppo, una ricca oligarchia – alcune delle fortune del paese sono nelle classifiche mondiali – esibisce uno stile di vita lussuoso. Una feroce dittatura preserva questi privilegi, controlla da vicino la popolazione, bandisce i sindacati e le organizzazioni indipendenti, soffoca ogni libertà democratica e interviene con estrema violenza ogni volta che si verifica una protesta.

Non siamo di fronte a una nuova “guerra fredda”, contrapposta al capitalismo e al socialismo “reale” (o addirittura immaginario). E paragonare l’“espansione etnica” della Russia guidata da Putin all’espansione altrettanto “etnica” di Hitler verso i Sudeti cechi e l’Austria nel 1938, come hanno fatto i media mainstream, significa semplicemente dimenticare che quest’ultima è stata esplicitamente appoggiata dalle potenze occidentali nella Conferenza di Monaco dello stesso anno. La somiglianza è dunque solo formale. La resistenza russa alla NATO getta una luce sulla potenziale disintegrazione della Russia, velata dalla sua “espansione”. La dissoluzione dell’Urss, promossa dalla burocrazia guidata da Boris Eltsin, cui è seguito Putin, ha rappresentato un passo verso la disgregazione nazionale. L’integrazione russa nel mercato mondiale ha provocato una battuta d’arresto delle sue forze produttive e della sua economia. Putin ora affronta la guerra come difensore degli interessi dell’oligarchia capitalista russa, ripulita da alcuni elementi mafiosi e beneficiaria di questo processo, contro il capitale mondiale.

Il regime politico in Russia è un’espressione della tendenza dissolvente esistente nella Russia “capitalista”: ha instaurato una sorta di bonapartismo che cerca di soggiogare le insormontabili contraddizioni sociali e nazionali della Federazione Russa nella stretta della repressione politica e della militarizzazione. Le forze armate russe possono occupare l’Ucraina, ma il sistema russo, economicamente molto indebolito, non è in grado di resistere alla pressione dell’imperialismo capitalista mondiale. L’inevitabile frattura del bonapartismo di Putin ripropone l’alternativa della dissoluzione nazionale. La Russia è un agglomerato di nazioni che storicamente hanno assunto la forma di uno stato zarista sotto la pressione di altre potenze, comprese quelle vicine. La rivoluzione bolscevica cercò di superare queste contraddizioni con la creazione dell’Urss, come libera associazione di nazioni e con la promozione della rivoluzione internazionale (vale la pena ricordare che, nei dibattiti del tempo, Rosa Luxemburg si oppose con veemenza alla concessione dell’indipendenza nazionale all’Ucraina, ex territorio dell’Impero – avendo persino ospitato la sua capitale, Kiev –una posizione tutt’altro che isolata). La possibile annessione odierna dell’Ucraina, diretta o celata, per integrare lo spazio della Comunità delle Nazioni Indipendenti gestito dalla Russia è un’operazione imperialista del territorio immediatamente vicino, che moltiplica le contraddizioni degli annessionisti.

Ignorare questa dimensione della crisi, considerandola “anacronistica”, in nome della “geopolitica internazionale” o di qualsiasi altra disciplina simile, significa ignorare che Putin vi ha fatto riferimento in modo molto esplicito alla vigilia dell’attacco all’Ucraina, anche nelle interviste a giornalisti occidentali, che avevano adottato un tono aggressivo in difesa della “sovranità nazionale” dell’Ucraina. “L’Ucraina moderna è stata interamente creata dalla Russia o per maggior precisione dai bolscevichi, dalla Russia comunista. Questo processo si è iniziato praticamente poco dopo la rivoluzione del 1917, e Lenin e i suoi associati lo fecero in modo assolutamente duro per la Russia, separando, tagliando quella che storicamente era terra russa. Nessuno ha chiesto ai milioni di persone che ci vivevano cosa ne pensassero” – sono state le sue parole. Tutta la discussione di Putin sulla storia, dall’istituzione dell’Urss nel 1922 al suo crollo nel 1991, è stata un’argomentazione per un obiettivo poco chiaro, la rifondazione della Federazione Russa sulla base dei confini della Russia zarista. Superato il trauma del collasso nazionale, le classi dirigenti russe stanno ora volgendo lo sguardo verso i vecchi confini dell’Urss che più o meno corrispondevano al territorio dell’Impero zarista.

Ad eccezione della Finlandia, della Polonia e dei tre paesi baltici, tutti i popoli dell’Impero zarista hanno deciso di mantenere il nuovo stato fondato sulla base della rivoluzione d’ottobre del 1917. Tutto il territorio della Russia zarista e quello dell’Unione Sovietica era più o meno delle stesse dimensioni. Putin desidera ardentemente ristabilire i confini non dell’Unione Sovietica ma della Russia da tempo immemorabile. E’ una menzogna se si dice che il desiderio di Putin è quello di ristabilire l’Unione Sovietica, dato che lo stesso discorso dimostra ampiamente che Putin è ostile all’Urss e la vede, quasi come tutti i leader della classe dirigente russa, come una deviazione transitoria dal corso della storia russa. Putin aspira a una riedizione della Russia zarista senza zar. A tale scopo inventa una narrazione storica che, per ora, si limita alle relazioni tra Russia e Ucraina, ma non c’è dubbio che, in caso di successo nel caso dell’Ucraina, l’establishment russo si estenderà ad altri territori ex zaristi. Nelle contraddizioni internazionali sollevate da questa politica e dalle sue formulazioni ideologiche, lo sfollato Donald Trump e lo squilibrato Jair Bolsonaro cercano naturalmente di trovare la loro collocazione.

L’epicentro della crisi, tuttavia, si trova nello stesso sistema imperialista. La crescente inadeguatezza della Nato nei confronti delle precarie relazioni internazionali è diventata evidente quando le sue operazioni militari sono culminate in ripetuti fallimenti, rivelando una contraddizione storica più acuta. La dissoluzione dell’Unione Sovietica e l’apertura della Cina al mercato mondiale sembravano annunciare un’eccezionale espansione del capitalismo, ma le successive crisi mondiali hanno mostrato limiti insormontabili: la contraddizione tra il monopolio finanziario e militare degli Stati Uniti da un lato, e il suo ritiro sistematico sul mercato mondiale dall’altro. Nella NATO l’imperialismo statunitense ha avuto scontri più frequenti con i propri alleati, nelle operazioni internazionali, come in Iraq, non potevano più fare affidamento su “coalizioni internazionali”. Nella crisi ucraina, la Russia ha negoziato separatamente con quattro o cinque governi quali: Stati Uniti, Germania, Francia e perfino la stessa Turchia e Ucraina. La guerra in Ucraina accentuerà, prima dietro le quinte e poi alla luce del sole, la disgregazione dell’apparato politico-militare occidentale.

Sullo sfondo della crisi bellica ci sono le contraddizioni dell’accumulazione capitalistica e la rivalità tra i grandi capitali e tra gli stati che li rappresentano. Le sanzioni economiche della Nato contro la Russia sono il rovescio della cosiddetta “globalizzazione”. Misure economiche “eccezionali” vengono adottate da paesi che temono di essere coinvolti in una grande guerra commerciale. La guerra crea la minaccia di uno spostamento del commercio internazionale e della finanza, già minati dagli effetti che le catene di produzione internazionali hanno subìto nel contesto pandemico. Il governo di Putin ha intrapreso le operazioni militari sotto la pressione di un vicolo cieco strategico, nello stesso modo in cui la NATO ha cercato questo risultato e ha insistito per provocarlo come unica via d’uscita. La Russia è sotto il dominio di una oligarchia e di una burocrazia senza altro titolo oltre la sua recente ascesa ed espropriazione della proprietà statale, un capitalismo razziatore che il capitale internazionale vuole sostituire in modo assoluto o relativo a proprio vantaggio.

Il motivo della discordia e della guerra non è l’indipendenza dell’Ucraina, quella attuale è una guerra per la riconfigurazione politica internazionale di un mondo capitalista in crisi e decadenza. Politicamente, invece, l’internazionalismo proletario è assente. La presenza, in questa crisi mondiale aggravata, di una strategia internazionalista dei lavoratori, a difesa di una pace basata sulla sconfitta delle provocazioni militari imperialiste, nella prospettiva della libera associazione e complemento di popoli e nazioni, dipende da un dibattito internazionale che la sinistra, se è coerente, deve urgentemente promuovere per condurre a una strategia antimperialista e anticapitalista, indipendente dalle burocrazie e dalle oligarchie neocapitaliste, e unificata in tutto il mondo.

* Professore ordinario presso il dipartimento di Storia dell’USP; autore, tra gli altri, di Teoria economica marxista. Traduzione dal portoghese di Carla Filosa.

Comments

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Paolo Selmi
Wednesday, 02 March 2022 08:34
02/03 primo aggiornamento.

Prima velina dell'ANSA di oggi. Non riguarda l'Ucraina, essendo a corto di argomenti, ma il grande capo supremo, quello che sta oltreoceano.

Riportando il suo delirante discorso alla nazione (e ai leccapiedi che non vedevano l'ora di metterlo sul loro sito), omette la perla della giornata:
https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2022/03/01/biden-parla-alla-nazione-attesa-per-le-sue-parole-sulloffensiva-militare-russa-in-ucraina_5debd963-5eac-46a5-8a93-73038181b7b3.html

La riportiamo noi, perché davvero notevole. A un certo punto dice:
"Putin may circle Kiev with tanks, but he'll never gain the hearts and souls of the Iranian people" (Putin potrà anche circondare Kiev con i carri armati, ma non arriverà mai a cuori e alle anime... degli iraniani!)
https://www.dailymail.co.uk/news/article-10567679/Biden-confuses-Ukraine-Iran-State-Union-address.html
https://sputniknews.com/20220302/whoops-biden-stumbles-confuses-iranian-with-ukrainian-in-first-sotu-address-1093504573.html
E dietro Kamala che mormorava fra i denti "Ukranian..."

Come direbbe Callaghan "Go ahead, make my day"...

E in effetti la fa, la mia giornata. Non tanto perché a 79 anni forse non è il caso di parlare a braccio e dire strafalcioni (iranian, ukranian, uranian, echeccavolo...), ma perché ammette quello che la propaganda sinora ha negato.

Che
1. I russi non hanno fretta di entrare a Kiev (quindi cambiare bufale per favore, quella della colonna fantasma da 60 km ferma al semaforo, a questo punto perde di senso...) ma soprattuto che,
2. La strategia di Putin non è
- annettere l'Ucraina,
- schiavizzare l'Ucraina ma
- "gain the hearts and souls", conquistare i cuori e le anime del suo popolo.
Esticazzi, ci è arrivato Biden, avvisare Mentana per favore... che per problemi di fuso orario, diciamo così, certe notizie non le sente. Può dirlo, il suo capo ha dato l'ok e ci ha pure inventato una gaffe sopra (quel geniaccio di Biden...) perché tutto il mondo, ANSA a parte, prendesse atto di quello che ha riconosciuto formalmente essere la strategia russa in Ucraina.

Torniamo sul campo di battaglia perché, a differenza della seconda velina dell'ansa in poche righe, ("Ucraina: E' il giorno dei colloqui ma si spara ancora" https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2022/03/02/ucraina-russia-putin-biden-_3f15391f-d183-47f0-801c-bdf712e3565d.html) non si sta sparando "ancora" nonostante oggi sia "giorno dei colloqui". Visto l'andamento della prima tornata di "colloqui", oggi dal punto di vista militare è esattamente come ieri.

Dodici case distrutte a Dokuchaevsk come risultato di un bombardamento notturno ucraino e una centrale termoelettrica colpita, (https://anna-news.info/eventfeed/donbass-operativnaya-lenta-2/), A RIPROVA CHE SEMINARE IL TERRORE NELLE ZONE APPENA PERSE MILITARMENTE DA PARTE DI UN ESERCITO CHE, NEL RITIRARSI, NON PERDE OCCASIONE DI BOMBARDARE E FARE DISTRUZIONE, è una strategia costante degli squadristi ucraini.

A nord ovest il cerchio, rappresentato dal fronte unito della cartina di ieri notte, si sta stringendo. La zona controllata dai russi comprende ora Balakleja, che apre la strada a Isjum (50 km c.a.) e Slavjansk da nord, e Trostjanec, ancora più a nord. Per il momento.
https://t.me/rusvesnasu/15065

A Kiev ennesimo episodio di razzismo, questa volta non contro un israeliano ammazzato per strada perché scambiato per un ceceno (razzismo su razzismo, peraltro...) ma contro gli immigrati africani a cui non è stato concesso di salire sui treni diretti a L'vov, ovvero di evacuare Kiev (che, a differenza di quanto sostiene Klichko per giustificare la politica sua e dei suoi capi, non è accerchiata).
https://t.me/rybar/26825
Ieri è morto un cittadino indiano, uno studente delle decine di migliaia presenti in Ucraina.
Il problema del razzismo nell'Ucraina fascistoide di Zelenskij è riportato anche su questo articolo:
https://www.independent.co.uk/news/world/europe/ukraine-refugees-racism-russia-invasion-b2024175.html?amp

A sud Cherson sotto controllo, si punta ora a Nikolaev, probabilmente accerchiata.

Seguono aggiornamenti
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Paolo Selmi
Tuesday, 01 March 2022 23:09
Ultimo aggiornamento della giornata.

Carta aggiornata e abbastanza precisa:
https://t.me/voenkorKotenok/31687

Dove si vede uno dei dati più importanti di questo primo marzo: l'incontro fra russi e miliziani della DNR sopra Mariupol.
https://anna-news.info/vhody-k-azovskomu-moryu-polnostyu-blokirovany-dlya-vsu-armii-dnr-i-rossii-somknuli-ryady/
La sacca di Mariupol è formata.

Dal punto di vista tattico, è evidente la formazione di un'unica linea di fronte che ora si può solo restringere verso l'interno.

Anche per questo, è sempre più criminale la direzione politica del sindaco Klitchko di Kiev, che ha perso un altro giorno per consentire l'evacuazione dei civili, accettare l'idea di istituire dei corridoi umanitari e organizzare un approvvigionamento di generi di prima necessità che, evidentemente, non è tra le sue priorità.

Sempre più insistenti giungono le notizie di soldati ucraini che consegnano le armi piuttosto di morire per quei delinquenti che li hanno governati finora
https://t.me/rusvesnasu/15047

Criminali che hanno ancora il Donbass sotto tiro e non smettono di martoriarlo sotto il fuoco dell'artiglieria
Decine di villaggi distrutti
Ospedali, case popolari e scuole a Doneck
https://anna-news.info/eventfeed/donbass-operativnaya-lenta-2/

Questo filmato, a questo proposito, non ha bisogno di traduzioni
https://anna-news.info/artilleriya-vsu-unichtozhaet-donetsk/
non ci sono obbiettivi militari vicino, non c'è nulla. solo ritorsione criminale.

Queste invece le interviste ad alcuni soldati ucraini (questi appartenenti alla guardia nazionale) che hanno consegnato le armi.
https://anna-news.info/nas-otpravili-kak-myaso-voennosluzhashhie-natsionalnoj-gvardii-ukrainy-rasskazali-kak-popali-v-okruzhenie/
Tutte in russo, il primo ragazzo è di Kiev... se vi ricordate dell'exploit del nostro ministro degli esteri che relazionava su "russofoni" e non, in teoria lui avrebbe dovuto parlarlo non come un russo... così come Gogol' e Bulgakov avrebbero dovuto comporre in ucraino. Passiamo al contenuto: "ci hanno trattato come carne da macello, se ne sono andati via e ci han detto tenete il posto". Non li avevano neppure informati che era iniziata l'offensiva delle milizie del donbass, non gli avevano dato una cartina del posto (ed erano tutti ucraini che venivano da fuori) o dato loro un piano di ritirata. Niente. carne da macello allo sbaraglio, come quelle ottantadue guardie di frontiera sull'isola dei serpenti.
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Paolo Selmi
Tuesday, 01 March 2022 18:03
Noto con piacere che anche per l'ANSA le guardie di frontiera dell'isola dei serpenti sono vive (forse.. ancora forse)
https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2022/02/27/ucraina-forse-ancora-vive-guardie-isola-che-insultarono-russi_6c5d8859-44a3-416f-9b62-b8680d9bee41.html
peccato che non gli hanno ancora detto che erano OTTANTADUE, non tredici. Ma fa più clamore, forse, ridurre il numero perché "tanti nemici tanta gloria"...
peccato che "rifiutarono di arrendersi" è una notizia falsa, a distanza di 4 giorni.
peccato che anche "insultarono" è una notizia falsa. video di oggi di una di quelle guardie di frontiera.
https://t.me/surf_noise1/5979

I soldati ucraini dell'isola dei serpenti sostengono che la frase, in cui la nave russa è stata mandata a quel paese, non c'è stata.
E' un'invenzione della propaganda ucraina, CHE HA SEPPELLITO I SUOI SOLDATI IL PRIMO STESSO GIORNO DELL'OPERAZIONE SPECIALE.
Lo stesso Paese-post, che ha creato il mito "Nave russa, vai a farti fottere", non vuole sentire il nuovo post dei marinai che dicono "Nave russa, dacci da mangiare che abbiamo fame!"

Украинские военнослужащие с острова Змеиный утверждают, что разговора, в котором российский корабль был послан матом, не было.
Это выдумка украинской пропаганды, которая похоронила своих бойцов в первый же день спецоперации.
Страна-мем, создававшая миф «Русский корабль, иди нахуй», не хочет слушать новый мем от матроса «Русский корабль, дай добавки, очень кушать хочется»

Grazie ANSA,

PS Aspettiamo ancora di capire dove è finita la colonna da sessanta km di stamattina...
https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/europa/2022/03/01/ucraina-convoglio-militare-russo-lungo-60-km-avanza-verso-kiev_af5e0318-c2ea-41e6-9e07-611c98d13f57.html

Che partiva da Prybirs'k (è l'unico modo di trovarla su google map - basta fare copia incolla di questa dicitura, altrimenti non lo si trova, ma esser precisi nella scrittura evidentemente non è il forte dell'ansa.)

Prybirs'k è a 99 km da Kiev, quindi scendendo giù di 60 km alla mattina dovevano mancare 39 km (ma per gli yankee erano 40 miles che sono 64 km... chi offre di più?)

Siamo a fine giornata. Che fine ha fatto questa colonna di 60-64 km? Si è fermata? Si è liquefatta? Ha spento i motori come quando c'è coda? Ha fatto marcia indietro? Ci son stati tamponamenti? E' intervenuta l'ANAS? Tra 10 giorni forse qualcuno scriverà che “forse” non erano 60 km... o “forse” no.
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Paolo Selmi
Tuesday, 01 March 2022 16:29
Aggiornamenti e note.

Ieri Zelenskij ha firmato un decreto che toglie il visto di ingresso a tutti gli stranieri che decidano di combattere nella "legione internazionale" contro i russi.
https://www.kp.ru/online/news/4647779/
Porte aperte ai mercenari.

La centrale nucleare di Zaporozhe, appena liberata dai russi, è uscita con il seguente comunicato. Attenzione, scrivo "liberata" perché questo è il tenore del loro comunicato UFFICIALE, pubblicato sul sito telegram della centrale. NON E' UN COMMENTO DI UNO CHE STA A MIGLIAIA DI KM DI DISTANZA, MA DI UN COLLETTIVO DI LAVORATORI CHE FINO ALL'ALTRO IERI FACEVA CAPO A QUELLI CHE ORA TROVA LA FORZA DI ACCUSARE.


Per tutto il tempo dell'occupazione ucraina (okkupacija sic) abbiamo lavorato sotto l'influenza dei servizi segreti ucraini (SBU), l'agente dei servizi segreti americani Pjotr Kotin e i curatori (kurator sic) americani introdottisi nel Ministero dell'Energia, in Energoatom e nella GIJRU (Государственная инспекция ядерного регулирования Украины - Ispettori statali della regolamentazione nucleare ucraina)
Все время украинской оккупации мы работали под давлением СБУ, агента спецслужб США Петра Котина и американских кураторов, внедренных в Минэнрго, Энергоатом и ГИЯРУ.

I comunicati che ci obbligavano a pubblicare venivano dai curatori stranieri. Publicheremo i dettagli molto presto, e ne daremo conto in tribunale.

Заявления, которые нас заставляли публиковать, поступали от иностранных кураторов. Мы опубликуем подробности уже скоро, а также дадим показания в суде.

Grazie Russia perché questo incubo è finito. Grazie Russia, per averci liberato dai fascisti ucraini.

Спасибо России за то, что этот кошмар закончился. Спасибо России, которая принесла нам освобождение от укрофашистов.

Diffonderemo ai nostri partner la documentazione sugli incidenti e le rotture delle barre di combustibile della Westinghouse. Presto il mondo intero saprà la verità

Передаем нашим партнерам документацию по авариям и поломкам ТВС Westinghouse. Скоро весь мир узнает правду.

https://t.me/s/zaes_energoatom

Ulteriori dettagli a seguire. Ma tutto si ricollega allo stato delle centrali atomiche a cui accennavo qualche giorno fa.
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Paolo Selmi
Tuesday, 01 March 2022 12:48
Riprendo l'ultimo aggiornamento di stamattina ore 08.30 e succ.
https://www.sinistrainrete.info/geopolitica/22396-fabrizio-casari-ucraina-e-le-ragioni-di-mosca.html#comments

Per un importante aggiornamento.

Purtroppo gli squadristi continuano a sparare e a uccidere i civili che cercano di evacuare le città assediate dai russi. E' appena successo a Volnovacha, dove una colonna di automezzi civili stava cercando di uscire sfruttando il corridoio umanitario lasciato aperto dai russi. Sono i "loro", in teoria. In pratica per quegli squadroni della morte che Zelenskij, quello che ieri ha chiesto di entrare nella UE, ha parificato alle ff.a.. regolari, sono solo scudi umani.
https://t.me/neoficialniybezsonov/7476

Segue una nota, che non è importante per nulla rispetto a quello che sta accadendo, ma per certi versi è indicativa.
Durante i combattimenti per l'aeroporto gli ucraini, nel tentativo di eliminare i parà russi che si erano infiltrati nella notte e ne avevano preso possesso, in attesa delle truppe di terra, arrivate MOLTO più tardi, non hanno esitato a ricorrere a missili distruggendo le loro stesse infrastrutture. In uno di questi hangar c'era L'UNICO ESEMPLARE DI AN-225 MRIJA ("sogno"), in epoca sovietica e ancora per parecchi anni il più grande aereo cargo al mondo.
Era una cosa impressionante e quando venne a Malpensa per un lavoro fece notizia
https://www.malpensanews.it/photogallery/lantonov-an-225-a-milano-malpensa/
La pagina di wikipedia è aggiornata
https://it.wikipedia.org/wiki/Antonov_An-225_Mriya
ma non dice CHI l'ha distrutto.
E' ancora lì, nel suo hangar anch'esso semidemolito, ritratto dal satellite ieri.
https://t.me/ChDambiev/13570
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